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No alla deriva

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07 ottobre 2012

Generazione L


Io appartengo ad una generazione fortunata.
Noi nati nel 1956 e dintorni (diciamo la generazione "L" , nata negli anni cinquanta e che oggi ha tra i cinquanta e i sessanta anni circa che comprende anche i primi anni sessanta) abbiamo avuto una infanzia felice e sana.
Non abbiamo avuto la guerra, non abbiamo subito bombardamenti e anche la miseria del dopoguerra era ormai lontana quando nascemmo e, anzi, eravamo nel pieno dello sviluppo economico dell’Italia, la cui moneta vinceva premi internazionali.
Potevamo bere latte appena munto senza obbligo di tanti passaggi che ne riducono il sapore e giocare in cortile con gli altri bambini senza che i nostri genitori dovessero preoccuparsi di mostri e pervertiti.
Avevamo tanto amore da parte dei nostri genitori che superavano le loro difficoltà di coppia senza pensare a distruggere la famiglia, perché il divorzio ancora non era legge.
Ed eravamo tutti nati, perché anche l’aborto non era ancora legge.
Avevamo i nonni in famiglia e anche noi piccoli ci prendevamo cura di loro, senza pensare di sopprimerli perché vecchi e malati.
Magari avevamo anche cani e gatti che mangiavano i nostri scarti, senza avere la pretesa del cibo inscatolato e preparato esclusivamente per loro.
La televisione iniziava alle 16,30 con la Tv dei ragazzi e finiva poco dopo le nove di sera con Carosello.
Siamo stati fortunati anche a scuola e all’università, perché la scuola dell’obbligo era ancora selettiva e insegnava, mentre alle superiori abbiamo incrociato il “sessantotto” ma avevamo ancora insegnanti autorevoli, capaci e severi, per cui ne siamo usciti più facilmente, ma con la medesima preparazione dei nostri padri.
Siamo andati all’università senza numero chiuso ed abbiamo potuto formarci conoscendo vecchi luminari ai limiti della pensione o del trapasso, che comunque amavano ancora trasmetterci la loro conoscenza e la loro esperienza.
Abbiamo servito la Patria per un anno nonostante all’epoca i militari fossero, tranne poche armi, una barzelletta e sicuramente non avrebbero saputo affrontare i rischi di una vera guerra, ma abbiamo potuto confrontarci con esperienze diversissime dalle nostre.
Abbiamo avuto una relativa facilità ad inserirci nel mondo del lavoro ed a percorrere un cursus honorum molto più adeguato al titolo di studio conseguito di quanto non possano dire i venti-trentenni di oggi.
Abbiamo vissuto in “diretta” il crollo dell’internazionalismo comunista, l’ideologia più sanguinaria e perversa che mai abbia conosciuto la Terra, anche se, nonostante tutto, di comunisti ce ne sono ancora troppi, soprattutto in Italia.

Scontiamo questa nostra fortuna con l’allontanarsi della data di “scadenza”, cioè della pensione.
Se fossero ancora in vigore le leggi esistenti quando entrai nel mondo del lavoro, il 18 di questo mese avrei potuto salutare e iniziare una sedentaria vita da pensionato.
Invece resterò (non che mi dispiaccia, finchè c’è salute e il lavoro piace …) in teoria ancora per nove anni (anche se penso che con la voglia di rottamazione dei "vecchi" e "costosi" saranno quattro o cinque).
Se la mia è stata una generazione fortunata, ciò è dovuto ai sacrifici e alla lungimiranza dei nostri padri, che si sono sacrificati ed hanno costruito, che ci hanno istruito ed insegnato.
Noi cosa lasceremo ai nostri figli e nipoti ?
Siamo ancora in tempo a cambiare registro.
Siamo ancora in tempo a lasciare una società civile, più libera, viva (non come quella delle nazioni scandinavedove lo stato stia lontano dalle nostre tasche e dalle nostre vite, quindi dove prevalga l’Individuo con le sue doti, la sua fantasia, le sue capacità.
Siamo ancora in tempo a fermare e far regredire l’invasione degli immigrati che sottrarrebbero la nostra terra ai nostri figli.
Siamo ancora in tempo a recuperare quell’integrità morale che si fonda sul nucleo essenziale di ogni società civile, la Famiglia, unita e stabile nel tempo, formata solo e solamente da un Uomo e una Donna.
Siamo ancora in tempo a recuperare il senso del bello dell’invecchiare ed a cancellare gli incubi di una società futura come dipinta da molti film di fantascienza, dove i vecchi, perché non più produttivi e malati, vengono soppressi.
Siamo ancora in tempo a dominare il progresso per non esserne schiavi.
E un passaggio fondamentale sono, da sempre, le scelte politiche che possono determinare un indirizzo piuttosto che un altro.
Per quanto i tempi moderni ci bombardino di vicende e notizie tanto che ci resta poco tempo per riflettere, sappiamo tutti, benissimo, chi è che vorrebbe mettere ancor di più le avide e oppressive mani dello stato nelle nostre tasche e nella nostra vita e chi invece ha più ritegno e rispetto.
Sappiamo tutti chi considera divorzio, aborto, eutanasia, liberalizzazione della droga, unioni omosessuali, cittadinanza e voto agli immigrati addirittura un “diritto civile” e chi, invece, un vulnus alla nostra identità nazionale e integrità morale.
Ricordiamoci che è sempre meglio  “piuttosto” di “niente”.  



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6 commenti:

Nessie ha detto...

Ci sono alcune falsificazioni in questo post, sebbene involontarie e scritte in buona fede: lo stato attuale in realtà sono le banche e i bancocrati che se ne sono impadroniti ,come il trio Monti-Passera-Fornero. Ovvero dei privati e non dei "politici". Inoltre se studi bene la dottrina neoliberista di quel Friedman che difendi, prevede proprio il rifinanziamento dello stato (ovvero la cosa pubblica e cioè i cittadini) per le banche "private". In Inglese si chiama "bailout".

Spero di invecchiare serenamente con uno stato che torni sovrano e non requisito dai banchieri privati.

Massimo ha detto...

Ognuno ha i suoi mantra ... :-)

Maurizio De Marco ha detto...

Ciao, appartengo anch'io alla generazione L e mi sono riconosciuto in pieno nel tuo percorso di vita. Anch'io ho vissuto le stesse situazioni e le stesse emozioni che hai ricordato.
Non sarei però così ottimista sul "Siamo ancora in tempo..."
Secondo me invece il tempo è scaduto.
Non siamo più in tempo a recuperare nulla. Sul piano politico siamo ormai, come dice anche Nessie, al governo delle banche e dei burocrati europei, sul piano morale
qualsiasi forma di valore e di etica è andato a farsi benedire e per tutti, chi più chi meno, contano solo "I schei".
L'economia e il tessuto produttivo della Nazione sono in continuo, costante sfaldamento, sul tema dell'immigrazione siamo già invasi e circondati, il resto lo farà il tempo con i nuovi arrivi e sopratutto con il "differenziale demografico" fra "noi" e "loro".
Dobbiamo renderci conto che siamo alla caduta dell'impero Romano, siamo alla fase delle invasioni barbariche.
Peccato che sia durato poco, perchè in fondo, se ci pensiamo bene il benessere di questa società è durato dagli anni settanta ad oggi, sono una quarantina di anni e siamo già al declino e alla mancanza quasi totale di prospettive che non siano di mera sopravvivenza individuale, aiutati molto in questo senso da "Mamma Inps", dalla "Zia Cassa Integrazione" e dai tesoretti che le famiglie italiane hanno accumulato con fatica negli anni passati.
Ma finite queste riserve?

Massimo ha detto...

Dopo si andrà avanti. Come sempre nella storia del mondo e dell'Umanità. Con più fatica, dolori e sofferenze di quante non ne sarebbero occorse prendendo un'altra strada, ma si andrà avanti. Non deve venir meno il senso del futuro e l'ottimismo per superare gli ostacoli. In fondo siamo sopravvissuti ai governi di Ciampi, Dini, Prodi, D'alema e Amato, riusciremo anche a sopravvivere a Monti. E poi, noi della Generazione L, sappiamo benissimo che ... non è mai troppo tardi. ;-)

Maurizio De Marco ha detto...

Certo, è vero anche questo che il mondo è sempre andato avanti anche in situazioni peggiori di questa, basti pensare agli anni dell'ultima guerra e alla successiva rinascita dell'Italia.
Ma allora c'era voglia di ricostruire, voglia di rimboccarsi le maniche, di sacrificarsi per un futuro che si sperava sarebbe stato migliore (e c'era il piano Marshall degli odiati capitalisti americani).
Non vedo oggi risorse politiche, morali, economiche in grado di farci ripartire, ma forse sono considerazioni dettate dal disincanto chi ne ha viste parecchie e nel corso degli anni sempre peggiori. Può essere che da qualche parte si accenda una luce e che si possa veramente ripartire.
Me lo auguro, per noi, ma sopratutto per i nostri figli e nipoti....

Massimo ha detto...

Chi parte rassegnato è già sconfitto ... :-)