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11 febbraio 2013

Il Papa e le elezioni


Mentre mi godo dalla finestra dello studio, in montagna, una delle nevicate più intense ascoltando la radio, la trasmissione viene interrotta per annunciare le dimissioni del Papa Benedetto XVI.
Per la settima volta nella storia,  più di settecento anni dopo il celeberrimo, grazie a Dante, Celestino V (“colui che per viltà fece il gran rifiuto”) nel XIII secolo e seicento anni dopo l'ultimo dimissionario, Gregorio XII, un pontefice romano si dimette.
Sicuramente un evento epocale.
Sicuramente non è viltà quella di Benedetto XVI ma è l’età e questo attesta la sua lucidità e intelligenza che fanno la differenza con altri suoi coetanei che si ostinano, nonostante una vita passata nell’errore conclamato, a restare avvinghiati alla loro  poltrona.
Da agnostico devo dire che, salvo miracolose elezioni di un papa "come dico io", le dimissioni di Benedetto XVI, di cui ho  letto molti libri e che apprezzo e stimo, contribuiranno ad allontanarmi ancora di più dalla chiesa, dove vedo troppi soggetti che fanno prevalere idee e fondamentalismi contrari a quella che ritengo debba essere la politica di una chiesa cristiana, cioè una delle fonti della nostra Civiltà che si è dimostrata la più grande perché quella che ha dato di più al maggior numero di persone.
Probabilmente il papa si è reso conto di essere troppo anziano per combattere quegli estremismi che richiederebbero pugno di ferro contro chi usa la chiesa per scopi politici.
Quindi, a seconda di chi sarà eletto o vedremo, come nelle profezie, i “cosacchi” abbeverare i loro cavalli nel Tevere, oppure vedremo una chiesa che saprà riscuotersi e reagire allontanando chi non c’entra nulla con la millenaria storia della cristianità.
Se mi si consente una critica alle scelta del papa è nel tempismo.
Dimissioni annunciate a tredici giorni da una importante scadenza elettorale ed effettive tre giorni dopo il voto.
Proprio nel momento in cui l’Italia ha necessità di sicurezze e di certezze.
Potrei dire e sperare che, venuta meno una certezza con Benedetto XVI, gli Italiani debbano mettersi nelle mani di un uomo forte, un’altra certezza, che non può essere altri che Silvio Berlusconi.
Per evitare che ad abbeverare i loro cavalli nel Tevere dopo il voto siano Bersani e Monti e, peggio, i loro scudieri Vendola e Casini. 



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3 commenti:

Josh ha detto...

Massimo, fammi capire...

la conclusione sarebbe:
Silvio Berlusconi papa?!

:-))

ma questo è panberlusconismo!

Massimo ha detto...

Il più grande primo ministro di Francia fu un Italiano, cardinale, sposo morganatico di Anna d'Austria, regina madre, vedova di Luigi XIII e madre del Re Sole, Luigi XIV che, nato nel 1638, alcuni dicono essere in realtà suo figlio: Giulio Raimondo Mazzarino. Non mi scandalizzerei quindi, se Berlusconi fosse eletto papa. :-) Ma io, da agnostico, pensavo a Berlusconi come garante dell'Italia, magari al Quirinale se non a Palazzo Chigi, essendo l'unico con il carisma necessario per il ruolo, lasciando allo Spirito Santo scegliere chi riterrà più adatto come successore di Pietro. Purchè non scelga Pietro come nome ... ;-)

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

Troppo odio contro Benedetto. Soprattutto all' interno della Curia Romana.