I tempi di crisi sono anche tempi di
opportunità e l'Italia ha, oggi, una grandissima opportunità che
può cogliere: archiviare la guerra civile iniziata nel 1919-1920 e
proseguita con il Fascismo, l'antifascismo, la prima
repubblica, il compromesso storico, il berlusconismo e
l'antiberlusconismo.
L'esito delle elezioni di febbraio ha
segnato la non vittoria di tutti e l'impossibilità di formare un
governo di parte.
La rielezione, la prima nella storia,
del presidente della repubblica uscente ha certificato
l'impossibilità di una maggioranza di parte.
La individuazione di un governo
comprensivo delle maggiori forze politiche ad esclusione volontaria
dei grillini è l'opportunità per archiviare il passato.
Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha
avuto.
Per dirla in linguaggio moderno:
resettiamo tutto e ricominciamo dall'Italia.
Ricominciamo dalle Idee, ricominciamo
dai Valori, ricominciamo dal confronto sulle questioni concrete non
nominalistiche.
Ricominciamo e costruiamo una nuova
Italia, archiviando con il passato anche una costituzione superata e
ingessata, creata per impedire un governo che decida.
Ricominciamo e costruiamo una nuova
Italia individuando una vera, autentica, condivisa Giornata di Festa
Nazionale che non potrà essere il 25 aprile, il 2 giugno o il 28
ottobre.
Ricominciamo e costruiamo una nuova
Italia dove i magistrati applicano le leggi approvate dal parlamento e non vadano a caccia di
orchi in base a teoremi ideologici o si mettano ad interpretare e adattare le norme a particolari esigenze.
Ricominciamo e costruiamo una nuova
Italia dove sia lo stato ad essere al servizio del cittadino e non
viceversa.
Ricominciamo e costruiamo una nuova
Italia dove siano premiati capacità e merito.
E' facile a scriversi, molto meno a
farsi e lo si comprende benissimo vista la totale contrapposizione di
questi anni che, se anche si è manifestata su personalismi
(Berlusconi sì, Berlusconi no) trova in principi e valori non
negoziabili (proprietà privata, tasse, intervento dello stato,
libero Mercato, politica energetica, politica dell'immigrazione,
europa unita, costumi ...) altrettanti motivi di profondo contrasto.
Ma l'opportunità è, per definizione,
una circostanza favorevole da cogliere, non una facilitazione, anzi
spesso le migliori opportunità richiedono un percorso irto di
difficoltà.
Se Letta riuscirà a formare un governo
di larghe intese, sarà solo un primo passo, forse il più facile,
per cogliere l'opportunità storica che la nostra Nazione ha davanti.
Perchè possa iniziare il cammino,
però, non devono essere posti veti agli uomini del "blocco
berlusconiano".
La sinistra, con solo lo 0,3% in più
dei voti, si è accaparrata le quattro principali cariche
istituzionali cui viene aggiunta la quinta (presidenza della corte
costituzionale) da sempre in sue mani per tutta una serie di
circostanze sfavorevoli alla equità rappresentativa.
E' naturale che in un governo ad "alta
intensità politica" come quello che Letta può formare, il PdL
abbia diritto ad alcuni, determinanti dicasteri, da scegliere tra l'Economia, la
Difesa, gli Esteri, gli Interni, il Welfare, la Giustizia, l'Istruzione, la Sanità, lo Sviluppo Economico, le Riforme Istituzionali, oltre alla vicepresidenza.
E per tutti gli incarichi dovrà essere
il PdL a scegliere i propri uomini da mandare al governo, senza veti
da parte della sinistra, come il PdL non dovrà porre veti agli
uomini dei partiti della coalizione governativa che andranno a
riempire i rispettivi tasselli.
Il secondo passo del governo non potrà
che rappresentare un segnale di libertà verso i cittadini abolendo
l'imu sulla prima casa sin dalla rata di giugno.
Il resto può essere tutto messo in una
aperta discussione per raggiungere il necessario compromesso che
possa portarci a nuove elezioni da giocarsi su progetti di società,
anche opposti, ma non su contrapposizioni personali magari supportate
da toghe che sconfinano in politica.
Sarebbe la rivincita della politica che
riaffermerebbe il proprio primato e sarebbe la prima pietra per una
nuova Italia che archiviasse, lasciandoli alla Storia, gli ultimi
cento anni della propria vita.
Entra ne