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22 giugno 2013

Stasera l' Italia contro il Brasile

Un classico del calcio.
Si affrontano le squadre nazionali con il maggior numero di titoli mondiali: quattro per l'Italia e sei (purtroppo) per il Brasile.
La Confederations cup è un bidone costruito a tavolino solo per motivi economici e finanziari.
Non ci sono le squadre migliori, anche se ci sono sempre alcune tra le squadre migliori.
Quando una formazione, sia pur la Spagna, vince dieci a zero, significa che l'avversario (Thaiti) non doveva neppure essere invitato alla competizione.
Ciononostante stasera credo saremo in milioni davanti alla televisione per guardare la partita, magari in compagnia di quegli stessi amici con i quali vedemmo altre Italia-Brasile, che sono restate nella memoria.
E nei miei ricordi ce ne sono tre, due amare ed una dolcissima.
Il ricordo più bello è quello riferito al mondiale di Spagna del 1982, quando un'Italia in cui nessuno aveva fiducia, riuscì ad eliminare Argentina e Brasile, per poi sconfiggere la Polonia in semifinale e la Germania in finale.
Fu un campionato anomalo, con un primo girone eliminatorio e quindi, invece delle partite ad eliminazione diretta come sempre accaduto prima e dopo, con un secondo girone a tre squadre, nel quale l'Italia si trovò ad affrontare i campioni uscenti dell'Argentina e il Brasile.
Quell'Italia-Brasile fu l'apoteosi di due campioni: Paolo Rossi e Dino Zoff, il primo per i goals e il secondo per le parate.
Dei miei tre ricordi su scontri importanti tra le due nazionali, è il ricordo migliore, più soddisfacente perchè fu l'unico ad essere vinto dall'Italia.
Dodici anni dopo, nel 1994 al mondiale degli Stati Uniti, affrontammo in finale il Brasile.
I tempi regolamentari e supplementari terminarono in parità.
La delusione arrivò dai rigori.
E' la partita che ricordo meno, forse perchè volutamente cancellata per una sconfitta immeritata e sfortunata.
Ma la partita che paradossalmente ricordo meglio, con un pizzico di nostalgia, ma con tanta passione, è la finale mondiale del 1970 in Messico.
Non ci fu storia se non nel primo tempo.
Il Brasile vinse quattro a uno e ci strappò definitivamente la coppa Rimet.
Stavamo sostenendo l'esame di terza media e la finalissima seguiva la memorabile Italia-Germania 4-3.
Avevamo ancora negli occhi l'impresa contro i crucchi e "certi in cor dell'antica virtù" ci apprestammo a guardare la finalissima in quella che, con la conoscenza del poi, fu l'ultima occasione in cui ci trovammo, tutti assieme, noi ormai quattordicenni, che avevamo giocato ed eravamo cresciuti assieme per una decina di anni.
Italia-Brasile fu uno spartiacque, ad ottobre ognuno di noi avrebbe fatto una scelta differente ed avrebbe poi preso la sua strada, anche se ogni volta che ci incontriamo, ritroviamo quella complicità che solo il ricordo di un'infanzia felice passata assieme, possono far scattare.
Il goal di Boninsegna nel primo tempo ci illuse.
Il secondo tempo fu una sofferenza e una delusione.
C'è ancora chi sostiene che " se avessi guardato da solo la partita come le altre precedenti, avremmo vinto".
Sarà forse per i risultati non esaltanti delle partite "che contano" contro il Brasile ma, per me, la classicissima del calcio resta Italia-Germania, con quei poveri crucchi che pensano sempre di farci fessi e finiscono sistematicamente con il fare la fine dei pifferi di montagna.
Chissà che dal calcio non arrivi un insegnamento anche per la vita politica ed economica.

Buona visione di Italia-Brasile.


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