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28 aprile 2014

Se è vero,la fiducia è mal riposta

Se è vero (e per rispetto all’ intelligenza dei miei connazionali mi rifiuto di crederlo) che il 66% degli Italiani ha fiducia nella possibilità che Renzi produca quelle riforme necessarie a farci incamminare verso un futuro di Benessere e Sicurezza, allora abbiamo la dimostrazione che le informazioni corrotte sono l'anima della propaganda.
Chi, infatti, si dovesse soffermare sulle presunte “riforme” renziane, dovrebbe solo riconoscere che l’eventuale fiducia in esse e in chi le sostiene è mal riposta.
Partendo da quelle istituzionali.
Con una demagogia pari a quella di un qualunque Chavez, Renzi vuole sopprimere il senato, sostituendone l’elettività diretta da parte dei cittadini con una pletora di nominati.
Negli anni ci si è posti ripetutamente il problema dei senatori a vita nominati dal presidente della repubblica, eppure adesso Renzi vorrebbe fargli nominare ben 23 senatori.
Senza, almeno, far eleggere dal Popolo il presidente della repubblica che, quindi, resterebbe un nominato della casta.
E che dire della legge elettorale ?
Un sistema complesso, una autentica masturbazione legislativa con tre o quattro quorum, liste bloccate, collegi mini ma non troppo e un doppio turno come ciliegina sulla torta.
Come sempre più tortuoso è il meccanismo, maggiori sono i brogli che possono alterare la volontà popolare e, come per il senato di nominati, sembra proprio che la volontà sia quella di escludere il Popolo dalle scelte reali di chi deve governarlo.
E così dicasi per le province, da abolire sostituendole con altri marchingegni degni del dottor Azzeccagarbugli, che alla fine non solo costeranno come (e forse più) delle province attuali, ma esproprieranno ancora una volta i cittadini dalla possibilità di scegliersi gli amministratori.
Anche qui la via più semplice avrebbe voluto la conservazione della struttura provinciale, proprio dell’Italia e l’abolizione delle regioni, per trasformare l’Italia in una federazione di tre o cinque (se vogliamo dare autonomia a Sicilia e Sardegna) macroregioni.
Il tanto decantato disegno sul lavoro non è altro che una rimasticatura (in pejus)delle precedenti operazioni effettuate dal governo Berlusconi nel 2001-2006 e 2008-2011, con la tanto contestata precarietà che viene praticamente istituzionalizzata, anche perché nessun governo può imporre assunzioni a tempo indeterminato ed è ridicola la discussione tra la reiterazione della chiamata per otto o cinque volte o quattro.
Gli ottanta euro sono una bufala.
Perché non sono quei mille euro annui che Renzi aveva propagandato.
Perché non sono strutturali.
Perché quel poco che sarà è destinato ad una minoranza dei lavoratori che sono una ancor maggiore minoranza di cittadini.
Perché a pagare la “generosità” di Renzi sarà la maggioranza dei cittadini Italiani che vedrà i propri risparmi taglieggiati dall’aumento della tassazione.
E mentre i Marò continuano ad essere sequestrati in India, a Renzi non resta altro che cinguettare con la retorica resistenzialista, quella sì degna del suo livello.





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