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No alla deriva

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05 luglio 2014

Edmondo Fabbri e Cesare Prandelli

Ieri leggevo che, a neppure due settimane dall'eliminazione dell'Italia da lui voluta, costruita e guidata, Cesare Prandelli aveva già trovato una panchina d'oro, al Galatasaray in Turchia, con una remunerazione tripla a quella cui ha rinunciato dimettendosi da commissario tecnico della Nazionale.
Era lui che, prima del disastroso incontro con l'Uruguay, parlava di "patriottismo".
E mi è tornato in mente un Grande delle panchine del passato: Edmondo Fabbri.
A imperitura onta nei suoi confronti la partita persa ai mondiali Inglesi del 1966 contro la Corea del Nord del dentista Pak Doo Ik.
Mondino si portò dietro quella unica partitaccia per tutta la vita, nonostante avesse pienamente azzeccato le convocazioni, venendo tradito dal ginocchio di Bulgarelli (allora non si potevano effettuare sostituzioni).
Solo il presidente del Torino Orfeo Pianelli gli permise di riabilitarsi allenando (benissimo) una squadra da mezza classifica (poi venne anche ad allenare - bene - il Bologna).
Per lungo tempo, quando si presentava sul terreno di gioco, veniva accolto dai tifosi avversari al grido di "Corea, Corea".
Con dignità e spirito, rimase in Italia e dimostrò di essere un tecnico di eccellenza.
Probabilmente se avesse trovato un bulletto fiorentino con il quale mangiar banane davanti alle telecamere e pronunciare balordi pistolotti politicamente corretti, Mondino sarebbe morto ricco, molto ricco.

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