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25 luglio 2014

Gli ultimi giapponesi


Ne Il Resto del Carlino di ieri, a pagina 12, è apparso un commento di Gabriele Canè intitolato, appunto, “Quegli ultimi giapponesi” , con il quale si criticava chi si opponeva alle presunteriforme” di Renzi sul senato e la legge elettorale.
Sempre ieri su Libero il direttore Maurizio Belpietro attaccava chi si opponeva alle presunteriforme” renziane del senato e della legge elettorale, accusandoli (ci, perché mi ci metto a pieno titolo anche io) di fornire assist al modello di Pittibimbo insediatosi a Palazzo Chigi.
Canè (è stato anche candidato del Centro Destra per la presidenza della regione Emilia Romagna ed ha anche un passato di giornalista de Il Giornale quando Montanelli tentò lo sfortunato sbarco a Bologna) e Belpietro sono due giornalisti che non hanno certo debolezze verso la sinistra e la loro posizione è ancor più pericolosa di tutte le chiacchiere del parolaio toscano.
Particolarmente grave è l’affermazione di Canè che sminuisce l’importanza politica e morale del sistema di elezione del senato.
Il giornalista del Carlino si e ci chiee infatti se “Vi sembra possibile, ad esempio, che sia tanto rilevante il metodo di elezione dei nuovi senatori (diretto o indiretto)…?”.
Sì che è rilevante, eccome.
E’ la differenza tra una democrazia ed una oligarchia in questo caso composta da burocrati, neppure una aristocrazia composta dai migliori !
Prosegue il Canè domandando se “Vi sembra he possano ritenere vitale la volontà dei cittadini, dei parlamentari scelti solo dalla volontà delle segreterie?”.
A parte i refusi che rendono criptico il pensiero che, probabilmente, voleva dire quale volontà può essere attribuita alla scelta dei cittadini se i parlamentari vengono scelti dalle segreterie dei partiti, la risposta è ancora una voltà sì, perché se è sbagliato il sistema di reclutamento all’interno dei partiti (ma i partiti siamo noi, se non ci iscriviamo ecco che abbiamo la pappa pronta cotta da chi invece si è attivato) è comunque un diritto inalienabile dei cittadini votare per i propri rappresentanti e a nulla vale dire che i senatori di Renzi sarebbero eletti da chi noi abbiamo eletto, ma noi abbiamo votato per regioni e comuni in base ad altre motivazioni, parzialmente differenti da quelle che muovono una elezione nazionale, quindi è un modo per sopraffare la volontà popolare.
Renzi, con le sue chiacchiere, si dimostra non autorevole, ma autoritario, un autentico prepotente che, pestando i piedi per terra,  minaccia le elezioni se non ottiene il gelato (le presunte “riforme” peggiorative costituzionali).
Ma, dicono, bisogna dare un segnale che l’Italia si muove verso le riforme.
Certo, ma non bisogna dar corso a pessime riforme che espropriano il Popolo e favoriscono la nascita di una oligarchia di potere sovietizzante.
Si facciano riforme serie.
Si abolisca il senato tout court.
Si aboliscano le province tout court (io sarei piuttosto per abolire le regioni).
Si riducano i parlamentari, ma TUTTI eletti dai cittadini.
Si approvi una legge elettorale semplice, preferibilmente un maggioritario secco all’inglese o un proporzionale con premio di maggioranza a livello nazionale di coalizione o di partito, ma senza alcun ballottaggio che farebbe solo rivivere l’Italia bizantina del mercato delle vacche per il voto al secondo turno.
E, soprattutto, si riformi il fisco e si riducano draconianamente tasse e spese dello stato.
Ma una riforma purchessia, soprattutto quando favorisce una oligarchia di burocrati, non serve, anzi è dannosa.
E, quindi, viva gli ultimi giapponesi che resistono (sia pur per interesse personale, ma qualcuno che abbia una spinta ideale ci sarà pure !) e che ne rallentano il cammino, anche a costo di andare al voto con l’attuale legge deturpata dalla corte costituzionale.
Se, poi, Renzi rinunciasse alla pregiudiziale del senato non elettivo, allora si riaprirebbe un altro panorama, con riforme che possono essere realmente tali e che quindi richiederebbero la più ampia condivisione possibile.
Altrettanto dicasi per la legge elettorale che non può essere quella uscita dalle sedute (psichiatriche) che hanno partorito un sistema a quatto soglie più il ballottaggio.
Sì, quegli ultimi giapponesi siamo noi che riteniamo il Popolo Sovrano e non suddito di una oligarchia e nel dire la verità, denunciando il tentativo autoritario di Renzi, non gli forniamo alcun assist, perché anche un bambino comprenderebbe che nessuna riforma è meglio di “riforme” che peggiorano la situazione esistente.


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1 commento:

Nessie ha detto...

"Riforme" è un termine orwelliano sul quale insiste molto Matteuccio da Firenze, ogni giorno del Domineiddio, fino alla nausea. Le riforme che vuole fare lui sono precise tappe della famigerata Agenda Ue. Eliminare una delle due camere per fare dei nominati "immuni" e quindi inattaccabili è l'esecuzione di precisi alti ordini di scuderia. In tal caso, sono "ultima giapponese" anch'io. Di più: sono IRRIDUCIBILE.