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No alla deriva

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15 settembre 2014

Ci vorrebbe un Uomo solo al comando



Sono ridicoli quelli che attribuiscono a Renzi un agire da dittatore.
Il bambinello di Firenze ha, sì, tutta la grottesca prosopopea e prosa del Napoleone, ma di quello delle barzellette ambientate nei manicomi ante Basaglia.
Renzi parla, parla, parla evocando riforme, provvedimenti e leggi che non vedono mai la luce.
Nei fatti agisce nel solito modo dei comunisti: tasse (quella sui risparmi aumentata dal 20% al 26%) e spesa (assunzioni di precari che vanno ad ingrossare le già ipertrofiche legioni dei dipendenti pubblici).
Invece sarebbe proprio sulla pubblica amministrazione che si dovrebbe lavorare di forbici e di bisturi, se non di accetta.
Perchè l'Italia ha una spesa pubblica annuale di ben 800 miliardi e se consideriamo che circa 80 derivano dagli interessi sui titoli di stato, abbiamo 720 miliardi da tagliare.
Non ripeto la mia teoria per cui le uniche spese essenziali e non rinunciabili di uno stato sono per la difesa esterna e interna, per la diplomazia e la giustizia (purchè rivoluzionata da come è gestita in Italia).
La sanità ci costa 230 miliardi, l'istruzione 150.
Ecco i due grandi buchi cui vanno aggiunti i costi del personale.
Abbiamo visto la reazione appena Renzi ha osato disporre la proroga del blocco degli stipendi degli statali e la riduzione delle ferie (da 45 a 30 giorni !!!) dei magistrati (che altro non sono che impiegati dello stato pagati - profumatamente ! - con i soldi delle nostre tasse).
Abbiamo visto il catenaccio, degno del miglior Nereo Rocco, di tutti i ministri di Renzi all'ipotesi di tagli ai rispettivi bilanci.
Tagliare si deve, ma il proprio ambito è essenziale e, quindi, non può subire tagli.
Tagliare si deve, ma tutti indicano il vicino nelle cui tasche andare a ravanare per rastrellare i denari necessari.
Le resistenze degli apparati burocratici, dei privilegiati che, come peraltro è naturale che sia, non vogliono perdere il loro vantaggio, piccolo o grande che sia, impedisce all'Italia di risalire la china.
La scellerata decisione di rinunciare alla Sovranità monetaria e, quindi, a molta della Sovranità politica accettando l'euro ed entrando nell'unione sovietica europea, peggiora solo la situazione che riceve poi il suo colpo di grazia dalle varie Boldrini e dai vari Bergoglio che spingono masse di estranei ad invadere l'Italia, con la complicità di chi dovrebbe invece difendere i confini della Patria.
Per forza i conti peggiorano di governo in governo e arriverà il giorno in cui qualcuno  riconoscerà che si viveva meglio con Berlusconi, che con i suoi tre successori, mai eletti.
Ma se nessuno è disponibile a rinunciare al suo orticello, quale prospettiva abbiamo se non il fallimento ?
Ci vorrebbe uno che comandasse sul serio, uno che facesse seguire i fatti alla decisione di tagliare la spesa pubblica, uno che non dovesse sempre mediare con una infinità di lobbies, uno che non dovesse veder stravolto il suo programma dalle imboscate parlamentari, uno che avesse la possibilità di sbagliare da solo, senza cumulare ai suoi anche gli errori delle corporazioni in difesa dei propri privilegi.
Ci vorrebbe un Dittatore.
Uno che potesse governare seguendo la sua Stella Polare per dieci anni, senza preoccuparsi del consenso effimero e di cinguettare come un assatanato per dire "ci sono".
E questo lo sappiamo tutti.
Come scrisse mesi fa Veneziani in suo Cucù, però, lo sappiamo tutti, ma non lo diciamo, perchè il timore è che quel Dittatore, invece di decidere secondo i nostri desiderata, applichi le teorie esattamente opposte e sia, in sostanza, dall'altra parte.
Anche se non vedo proprio come qualcuno possa pensare di salvare l'Italia con più tasse, più europa, più invasione degli immigrati, più decadenza morale, più spesa pubblica.
Chi sostiene quella ricetta non vuole salvare l'Italia, ma consegnarla agli gnomi di Bruxelles, trasformando una Gente Libera in sudditi senza futuro e senza diritti.

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