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04 novembre 2014

4 Novembre, Festa degli Italiani


Una settimana dopo il 28 ottobre, arriviamo al 4 novembre, altra data che mi piace ricordare e che rappresenta un passaggio essenziale per la Storia Patria.
Un'altra ricorrenza che non è più celebrata con il giorno di Festa, risultando "spostata" alla prima domenica di novembre.
Una autentica bestemmia nei confronti della Patria, una blasfemia operata da quanti, oggi, sbandierano la loro millantata italianità assieme ad un Tricolore e ad un Inno Nazionale che hanno sempre rifiutato.
E, nei fatti, lasciando da due anni i nostri Marò nelle mani dei sequestratori indiani, continuano ad offendere.
Se, dunque, il 28 ottobre diventa attuale per il suo indissolubile legame con le prime leggi di tutela del lavoro e dei lavoratori, il 4 novembre rappresenta l'unica, vera data possibile per una Festa Nazionale, riducendo ai soli altoatesini gli unici a non sentirvisi rappresentati.
Anche se l'Italia di oggi preferisce date ... partigiane come il 25 aprile e il 2 giugno, il 4 novembre, essendo la ricorrenza dell'unica Vittoria delle Armi Italiane in una guerra plurale (perchè in confronti individuali o ristretti abbiamo vinto anche altre due guerre di Indipendenza contro l'Austria per merito degli Alleati: la Francia di Napoleone III e la Prussia di Bismarck), la Vittoria del 1918 fu una vittoria tutta Italiana, non essendovi stato alcun contributo fattivo da parte degli alleati di allora.
Fu una vittoria che, per la prima e unica volta (se escludiamo i campionati del mondo di calcio ...) ha unito nella sofferenza e nella gioia tutta l'Italia.
Le precedenti guerre di Indipendenza, infatti, furono una questione essenzialmente del Nord, come nel Nord fu combattuta la guerra fratricida del 1943-1945 , più che altro a rimorchio dei rispettivi alleati.
Nella Grande Guerra, invece, migliaia di Italiani del Sud combatterono per il confine Nord e per riportare in Italia Trento e Trieste (e con il pensiero rivolto anche a Fiume, Istria e Dalmazia che erano e restano nel nostro cuore come parte integrante della Nazione Italiana e, sono convito, prima o poi torneranno a farne parte anche giuridicamente).
Una data, quindi, il 4 novembre da ricordare come unica, vera Festa Nazionale e che, in quanto tale, meriterebbe di essere ripristinata al posto di due celebrazioni che dividono gli Italiani e che non potranno mai essere quella Festa Nazionale riconosciuta e condivisa che a noi manca.



ANNI PRECEDENTI:

4 novembre 2005 4 novembre Festa Nazionale




4 novembre 2009 Non passa lo straniero

4 novembre 2010 4 novembre nella memoria

4 novembre 2013 Festa della Vittoria


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13 commenti:

aognomo ha detto...

Fiume, Istria ma - soprattutto - Dalmazia ormai non hanno più niente a che vedere con l'Italia. Fiume e Dalmazia, oltre a non avere più neanche una significativa presenza italiana tale da giustificarne rivendicazioni, non rientrano neanche nei confini fisici dell'Italia.

Massimo ha detto...

Spiace rilevare come le manipolazioni giungano al punto da negare l'Italianità di Istria, Fiume e Dalmazia. E' vero che la Storia (quella vera) non la si insegna più, ma basterebbe guardarsi una carta della Serenissima per vedere come, per 400 anni, dopo la millenaria Civiltà Romana, quei territori avessero beneficiato della nostra Cultura, assorbendo e identificandosi con la Nazione che oggi è quella Italiana. E basterebbe anche la cronaca di questi ultimi 70 anni per capire come i comunisti slavi, con le Foibe, le deportazioni, la distruzione di monumenti e il cambiamento della toponomastica abbiano fatto esattamente quello che hanno fatto i talebani in Afghanistan e che si propongono di fare quelli dell'Isis in Iraq: distruggere e sradicare con la forza una Civiltà. E noi dovremmo accettarlo ? Neanche per idea. Del resto l'esempio di Israele è illuminante. Dispersi in mille posti diversi, ma la loro terra è quella dove, adesso, sono tornati. Come noi torneremo in Istria, a Fiume e in Dalmazia.

aognomo ha detto...

Allora dovremmo pure rivendicare la Crimea e varie località del medio-oriente perché sono state colonie di repubbliche marinare? O Nizza e Savoia perché un tempo erano piemontesi (neanche Mussolini era interessato veramente alla Savoia, in quanto al di là del crinale italiano e popolata esclusivamente da francesi) o Avignone perché antica sede Pontificia? O facciamo prima a rivendicare tutti i territori dell'ex impero romano. Anche ai tempi della Serenissima la presenza italiana in Dalmazia era limitata ad alcune città costiere, mentre il resto della regione era già popolata da slavi (da cui provenivano i celebri "schiavoni" dalmati fedelissimi a Venezia). Tu stai considerando come "nazionali" regioni entro confini disegnati in un'epoca dove il signorotto di turno prendeva un po' di quella nazione e un po' di quell'altra, senza tenere conto né dei confini fisici né di quelli etnici, un po' come in epoca più recente si è fatto con le colonie africane, dove ora tribù storicamente avversarie si ritrovano a condividere stati disegnati da stranieri. Avrebbero molto più da rivendicare i tedeschi, che hanno perso regioni molto più vaste (Slesia, Prussia, Pomerania ecc...) e visto l'esodo di DODICI MILIONI di loro verso i territori attuali. È vero che la "de-italianizzazione" di Istria, Fiume e quel poco di Dalmazia è avvenuta con metodi brutali, ma ragionando così allora ogni nazione avrebbe da rivendicare territori su un'altra.

Massimo ha detto...

L'attuale situazione in Ucraina dimostra come i legami storici e culturali non possono essere troncati, neppure dalla violenza. In Israele la terra storicamente appartenente agli ebrei fu loro riconsegnata nel 1948. La presenza slava in Istria, Fiume e Dalmazia è un insulto a millenni di Storia. I confini sono spesso un artificio, le convenienze internazionali li rendono "stabili" fino ad un nuovo ribaltone. Ma nel caso di Istria, Fiume e Dalmazia si unisce un confine imposto, alla violenza nei confronti delle persone e della cultura locale accettati da un trattato infame (quello di Osimo) che rappresenta un tradimento che nessun Italiano potrà mai accettare. E' giusto che una Nazione, rivendichi il proprio territorio storico. Ed è necessario perpetuare la memoria di Istria, Fiume e Dalmazia come terre italiane, proprio per evitare la resa di cui i tuoi interventi sono purtroppo espressione.

lantarner ha detto...

Ammiro il tuo ottimismo sulla possibilità che Istria e Dalmazia possano ritornare italiane in un futuro più o meno lontano.
Purtroppo in quelle regioni la spietata pulizia tecnica da parte di sloveni e croati è stata devastante (una delle pulizie etniche più riuscite fra le tante di cui è purtroppo piena la storia) .
Dispiace soprattutto per l'Istria, da sempre italianissima fino al midollo, ma anche la Dalmazia, checchè ne dica l'utente “aognomo” è storicamente italianissima (e cosa c'entra il fatto che non rientra nei confini fisici dell'Italia ??) .
Avete mai sentito parlare del dalmatico, la lingua romanza che qui si parlava e che si è estinta alla fine dell'Ottocento ? Una delle tante lingue romanze oramai irrimediabilmente perdute !
E qui mi verrebbe da pensare, ma vado completamente Off Topic, al triste destino a cui sembrano andare incontro anche le altre stupende lingue romanze volgarmente ed erroneamente chiamate dialetti italiani (di tutte le regioni, dal nord al sud).
Per tornare on topic, l'Italia è l'unico paese al mondo che celebra come festa nazionale una vergognosa sconfitta e questo la dice tutta su come siamo messi.

aognomo ha detto...

A lantarner. La presenza italiana in Dalmazia era limitata alle città principali come Zara, Spalato e Ragusa, ma il resto della regione era croata già allora. Avrebbe di gran lunga più senso rivendicare la Corsica, italiana sia fisicamente che culturalmente. A dire il vero anche in Istria gli italiani erano limitati ad alcune zone costiere, anche se almeno il Carso può considerarsi un confine fisico abbastanza netto. Se la Dalmazia non rientra nei confini fisici dell'Italia non può considerarsi territorio italiano. Questi sogni irredentisti restano appunto sogni, perché siamo un paese nato morto, che è tenuto insieme con lo sputo, dove i regionalismi e campanilismi prevalgono, dove nord e sud presentano differenze abissali (e quando si somigliano è il nord a prendere il peggio del sud), dove non riusciamo neanche a respingere quei cazzo di barconi di immigrati e con una classe politica rincoglionita, corrotta e ideologizzata.

A Massimo. Ma il mio precedente commento l'hai ricevuto?

Massimo ha detto...

Vedo, Lantarner, che hai colto l'essenza del perchè Istria e Dalmazia sono Italiane a prescindere dall'attuale popolazione e dai loro confini. Del resto non avevo dubbi sul fatto che i comuni studi classici portino a risultati simili, anche se mi stupisco sempre più del tuo pessimismo. Dobbiamo essere ottimisti ... e qualcosa di buono arriverà. Quanto ad Aognomo, non posso che concordare sulla seconda metà del tuo intervento, ma proprio per i motivi che evidentemente non riesco a far comprendere, Fiume, Istria, Dalmazia sono e resteranno Italiane a prescindere da ogni considerazione di carattere, diciamo, "materiale". Tutti i tuoi commenti che ho ricevuto sono stati pubblicati, altri non ne ho in attesa.

aognomo ha detto...

Come sarebbe "a prescindere"?! Questo è un ragionamento dogmatico che mi sarei aspettato da un comunista (appena due giorni fa ho letto commenti sulla Corea del Nord da far accapponare la pelle, del genere che si tratta del paese più libero e democratico del mondo). Nel mio commento precedente andato perso ero intervenuto sull'Ucraina, dicendo che i territori "caldi" erano tali perché attualmente popolati da una maggioranza russa, mentre di italiani nei territori irredenti ce ne sono ormai pochissimi, di cui molti inoltre trasferitisi in tempi più recenti.

Massimo ha detto...

A prescindere da considerazioni materiali, cioè dello stato delle cose. Non possiamo accettare che il "fatto compiuto", soprattutto se compiuto con l'assassinio di migliaia di Italiani, sia premiato con la rinuncia alle nostre legittime rivendicazioni. Voglio sperare che, come io, che non vissuto nè la guerra, nè il dopo guerra, continuo a sostenere che Istria, Fiume e Dalmazia debbano tornare in Italia, così vi sia sempre in futuro qualcuno che ricordi e rivendichi i nostri diritti su teli terre. Finchè non si realizzerà l'auspicato ricongiungimento.

aognomo ha detto...

Dopo la guerra non potevamo certo pretendere che, oltre a mantenere tutti i nostri territori, ce ne aggiudicassimo anche altri (anche se di certo si potevano certo evitare le violenze sui civili, ma questo valeva anche per l'occupazione italiana della Slovenia).

Massimo ha detto...

Una guerra persa porta come naturale conseguenza la perdita di propri territori, ma questo non vuol dire rinunciare a rivendicarne l'appartenenza. E l'infame trattato di Osimo ci insegna che non bisogna mai avere fretta di legittimare un esproprio, soprattutto quano non siamo costretti a farlo, perchè sarebbe bastato aspettare una dozzina di anni ed ecco che lo sfaldamento del comunismo e della Jugoslavia avrebbe potuto aprire un bel vbarco alle nostre rivendicazioni, almeno sulla zona B di Trieste.

aognomo ha detto...

Come un dozzina d'anni! Saranno stati almeno 46. E a quel punto sarebbe stato anacronistico rivendicare i territori irredenti.

Massimo ha detto...

A memoria non ricordo la data esatta ma il trattato di osimo dovrebbe e sere della metà anni 70 e la caduta del muro del 1989 9 novembre ...