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03 aprile 2015

L'involontario outing di Tosi



La caratura di una persona, prima ancora che di un politico, si vede dalla sua personale coerenza.
Flavio Tosi ha ammantato la sua uscita dalla Lega (già organizzata ben prima della manfrina cui ha costretto Salvini) di tante belle parole e alti concetti.
Purtroppo per lui e per fortuna per l'elettorato veneto, la lucidità gli è mancata (come accade a molti ...) quando ha avuto a che fare con una esternazione della Bindi.
Costei, presidentessa della commissione antimafia, ha richiesto un accesso al comune di Verona guidato da Tosi.
E il sindaco veronese neocentrista (o presunto tale) ha reagito inviperito.
Tra le tante cose che ha detto, rilevo il seguente virgolettato: "Perché dovrebbe farlo? Per fare un dispetto a Renzi. Ho cercato di capire il perché di un'uscita così inspiegabile, e mi hanno spiegato che Bindi è ferocemente anti renziana. Forse - prosegue - le sue dichiarazioni servono per abbassare il consenso a me e aiutare Luca Zaia a vincere. Non tanto contro di me, quanto contro la renziana Alessandra Moretti".
Ora, se la Bindi attacca Tosi per danneggiare la Moretti vuol dire che la candidatura di Tosi è FUNZIONALE a quella della Moretti.
Sì, perchè in Veneto la gran parte dell'elettorato è ferocemente anticomunista e la candidata rossa probabilmente non otterrebbe più del solito 30-35% dei voti e non vincerebbe.
A meno che un terzo incomodo proveniente dalla Lega non riesca a sottrarre voti a Zaia o a disgustare l'elettorato di Centro Destra inducendolo ad astenersi così da tirare la volata alla Moretti.
Ecco perchè Tosi è inviperito con la Bindi, perchè teme che il castello di carte che ha costruito con Alfano e Cesa possa crollare nelle urne e perchè ha scoperto il suo vero disegno che non è quello di vincere le regionali, bensì di farle perdere a Zaia, facendo vincere la Moretti e presentarsi da Renzi come colui che gli regalato il Veneto.


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