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05 settembre 2016

La Raggi è vittima delle consorterie come Berlusconi


In questi giorni telegiornali e quotidiani di regime e non (mi riferisco a quelli che dovrebbero essere giornali di opposizione come Il Giornale e Libero) danno ampio spazio alle vicende della giunta capitolina dei grillini, ovviamente con commenti che tendono a proiettare l'idea di un movimento allo sbando, senza capo nè coda, in preda a lotte interne e senza alcuna capacità amministrativa.
I renzini, che dopo tre anni continuano a blaterare "dategli tempo, lasciatelo lavorare" quando si critica il chiacchierone fiorentino, pretenderebbero dopo neanche tre mesi di dare giudizi finali sulla più importante giunta grillina.
Può sembrare strano, essendo un autentico contrappasso, ma l'aggressione che subisce la Raggi è uguale a quella che ha subito Berlusconi (e che subiscono ad ogni occasione utile Salvini e la Meloni) , orchestrata dalle consorterie affaristiche che usano le loro armi per spianare la strada al pci/pds/ds/pd evidentemente più allineato e funzionale ai loro disegni.
In effetti la Raggi (e il movimento grillino) è estranea a tale consorteria esattamente come lo fu il Berlusconi dei tempi migliori e come lo sono Salvini e la Meloni.
La Raggi, subendo l'aggressione mediatico-giudiziaria, oggi può comprendere quanto male abbiano fatto all'Italia i suoi referenti Grillo e C. nei loro scomposti attacchi a Berlusconi.
Non hanno però ancora risolto una questione che li sta immobilizzando e, cioè, il rapporto con la magistratura.
Non è possibile concedere ad un soggetto, magistrato solo per aver superato un concorso pubblico, il diritto di veto su nomine ed eletti.
Non si può mandare al macero la volontà Popolare solo davanti ad una iscrizione nel registro degli indagati e neppure davanti ad una condanna definitiva o meno.
Personalmente ritengo che anche una condanna definitiva, purchè non sia per alto tradimento della Patria, non potrebbe revocare il mandato elettorale concesso dal Popolo, la cui Volontà deve essere superiore a qualsivoglia decisione assunta da uno o più dipendenti pubblici che hanno superato il concorso da magistrato.
E' evidente che le consorterie affaristico finanziarie hanno paura che la Raggi, come prima Berlusconi e oggi la Meloni e Salvini, possano rappresentare in Italia quel polo di attrazione in grado di scardinare i loro disegni, a cominciare dall'egemonia senza elezioni del soviet europeo.
Allora scatenano le armi a loro disposizione e assistiamo a campagne di stampa che hanno come unico scopo quello di screditare l'immagine dei grillini come amministratori.
La Raggi vada avanti, amministri Roma come è capace (sicuramente meglio di Marino ...) e fra cinque anni il voto dei Romani dirà se ha amministrato bene o male.
In ogni caso lei deve restare perchè, a differenza del chiacchierone fiorentino che si regge sui voti di coloro che hanno tradito gli elettori che li hanno mandati in parlamento, lei è stata eletta dal Popolo.



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