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No alla deriva

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Diciamo NO alla deriva

11 dicembre 2016

No al poker di nominati


Se Renzi fosse un uomo d'onore la cui parola avesse valore, non staremmo qui a pendere dalle elucubrazioni di Mattarella.
Renzi resterebbe presidente del consiglio fino ad un voto ravvicinato a febbraio.
Potrebbe farlo perché, abbandonando la politica dopo la sconfitta come più volte dichiarato e spergiurato perché lui sarebbe diverso dagli altri politici, garantirebbe imparzialità nel guidare il parlamento verso la nuova legge elettorale e nella campagna elettorale.
Ma Renzi sembra proprio che non voglia dimostrarsi uomo d'onore e, quindi, la sua parola, se non si ritira dalla politica, non vale nulla.
Lui vuole ripresentarsi quindi non può restare a Palazzo Chigi.
Ma non può neppure pensare di imporre il suo Gul o Medvedev come sarebbero Gentiloni o Padoan o Delrio o simili.
Le soluzioni di cui si parla, con Alfano e Verdini che dichiarano di essere a favore di qualsiasi governo purché ci sia posto per loro, sono tutte di parte e inaffidabili per garantire una corretta campagna elettorale.
Soprattutto se si dovesse pensare a porre a carico dei contribuenti i debiti della banca rossa per eccellenza, il Monte dei Paschi, che  ci costerebbe molto meno se lo stato pagasse il pensionamento anticipato per 26mila lavoratori del credito per far posto a quelli di Mps una volta dichiarato il fallimento della banca e chiuse le filiali.
E non è accettabile il quarto presidente del consiglio di nomina quirinalizia, senza il voto popolare, al quale affidare questioni rilevanti come l'invasione degli immigrati, le tasse, la permanenza in europa.
Meglio nessun governo, come è accaduto per oltre un anno al Belgio e quasi un anno alla Spagna.
Non occorre un governo perché il parlamento voti una legge elettorale e Mattarella convochi i comizi per febbraio.
Basta un generale che gestisca l'ordinaria amministrazione.  


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1 commento:

Nessie ha detto...

Verdini, Alfano, Fini...erano tutti uomini di Berlusconi. Ne avesse azzeccato uno!
Ah dimenticavo in passato Lamberto Dini, uscito dalla sua premiata scuderia e che poi lo tradì presiedendo a uno dei tanti governi non eletti. Ci prese così gusto che restò in carica più del necessario.

Consoliamoci: Mattarella non ci farà votare prima del 2018, e l'ha già detto.