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No alla deriva

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02 settembre 2017

Giornalismo impresentabile


Non sono uno attaccato ai mezzi di informazione, ormai divenuti peraltro megafoni di propaganda, ma vi sono alcune trasmissioni che mi piace ascoltare quando posso.
Tg 24 economia delle 18,30, ad esempio o la rubrica del mattino di radio uno che è passata da un imponente e interessantissimo "prima di tutto" ad un fazioso "6suradio1" con il "6" che vorrebbe rappresentare la seconda persona dell'indicativo presente del verbo essere ("tu sei") ma soprattutto l'orario di inizio della trasmissione (che però non è alle sei perchè a quell'ora c'è il giornale radio).
Mi piace ascoltare quando posso "Radio anch'io" e sarebbe stata (non so se sia stata abolita o se riprenderà a settembre) interessante la rassegna stampa delle 5,30 del mattino su radio uno, purchè non sia condotta da quel Giostra (Asdrubale ? Alberico ? Annibale ? non ricordo) che, pur essendo su una radio pubblica, per un pubblico servizio, commentava i titoli e gli articoli dei giornali di Destra esponendoci non richiesto le sue opinioni che spesso occupavano più spazio della lettura stessa del quotidiano che doveva essere invece lo scopo della trasmissione.
A parte Radio anch'io che mantiene una sua linea, pendente a sinistra ma lascia relativamente spazio anche a chi di sinistra non è, le altre trasmissioni sono divenute impresentabili.
Passi per il tg24 economia, privato, per cui sono abbonato ma non certo per la informazione visto che ogni sera che Dio manda in terra è presente un esponente del pci/pds/ds/pd, a volte con un dibattito solo all'interno della sinistra.
Ma, ripeto, è privato, il suo editore faccia quel che crede, poi però non chieda contributi pubblici se il calcio non sarà più un motivo sufficiente per rinnovare l'abbonamento.
Indecente invece è la radio pubblica.
Ho già detto della rassegna stampa, ma qualche giorno fa 6suradio1 ha superato il limite.
Dando notizia della protesta di Forza Nuova nei confronti del prete immigrazionista di Pistoia, abbiamo ascoltato solo due campane (il prete stesso e un suo omologo) che suonavano la stessa musica.
Buona informazione avrebbe voluto chiamare in studio o al telefono e concedere pari tempo (senza interrompere, che è lo sport preferito dai conduttori in cerca di facile piaggeria verso il governo) ad un esponente di Forza Nuova perchè illustrasse i motivi della protesta e fornisse la sua versione dell'esito della stessa.
La stessa cosa possiamo dire per la trasmissione del giorno dopo che incensava un prete che si candida sindaco per il pci/pds/ds/pd.
Anche qui una protesta di Casapound che ne contestava le omelie più marxiste che cristiane, ma rigorosamente assente dalla trasmissione.
Altrettanto accade, pressochè quotidianamente, per ogni argomento, che si parli di Trump o di economia, dell'aggressione degli antirazzisti ai manifestanti di Charlottesville che volevano solo difendere la legittimità di una statua nel ricordo della Storia degli Stati Uniti o delle presunte alterazioni climatiche, degli immigrati o degli stupri.
Raramente un interlocutore che possa steccare dal coro e quando lo chiamano, come è accaduto un paio di mattine fa con il prof. Borghi, viene ridotto ai minimi termini (con difficoltà perchè la sua comunicazione è molto efficace) facendogli parlare a seguire qualche sinistroide o interrompendolo nei ragionamenti pretendendo risposte secche a domande poste al momento, cosa che si guardano bene dal proporre agli esponenti del pci/pds/ds/pd.
Abbiamo quindi conferma di due principi che personalmente sostengo da anni:
1 - la rai deve essere privatizzata, anche a spezzatino, perchè non svolge un servizio pubblico ma è megafono di parte e in quanto tale deve reggersi su chi la vuole sostenere, quindi sul denaro privato e non anche sui miei contributo che sono totalmente distante dalle tesi che sostengono i suoi giornalisti;
2 - non deve più esistere alcun ordine dei giornalisti che stabilisca chi e come possa scrivere, dirigere o editare un qualsivoglia mezzo di informazione, perchè l'ordine non tutela più (se mai lo avesse fatto) la libertà di parola, di pensiero, di opinione e oggi, con i mezzi a disposizione, chiunque può proporre quella che non è più "informazione" ma solo "opinione" (legittima, ma non a spese del pubblico, anche di chi ha opinioni differenti).




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