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No alla deriva

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Diciamo NO alla deriva

05 ottobre 2017

I giudizi sono fatti apposta per essere smentiti


Avevo appena finito di tessere le lodi della Meloni che subito la Giorgia Nazionale toppa sui referendum autonomisti di Veneto e Lombardia (e questo mi ricorda il perchè, per quanto apprezzi la Meloni e le radici di Fratelli d'Italia, alla resa dei conti voto e firmo il 2 per mille per la Lega). 
Capisco che non si può chiedere ad una romana di chiudere il rubinetto dei denari che arrivano a Roma e, altrettanto, dicasi per i meridionali tutti, ma l'errore della Meloni non è solo di prospettiva (guardare all'immediato, cioè al soldo che arriva oggi invece di guardare alla società migliore che avremmo domani) ma anche politico andando a rompere una alleanza con la Lega che ha motivi molto importanti (immigrazione, unione sovietica europea, libertà di opinione, principi e valori etici) per proseguire.
Mi auguro che alla Meloni riescano a spiegare che i referendum del 22 ottobre non sono contro l'Italia, anzi sono a favore e nell'interesse dell'Italia e, capendolo, la Meloni farebbe una figura da statista riconoscendolo e manifestando la sua opinione cambiata.
A differenza della Catalogna, Veneto e Lombardia hanno indetto un referendum consultivo, nell'ambito delle regole esistenti e che, quindi, non è solo legittimo (come quello Scozzese e Catalano) ma anche legale (come quello Scozzese, ma non quello Catalano).
Di più, Veneto e Lombardia non pongono sul tavolo la questione dell'Indipendenza, quindi della Secessione (che lascia perplesso anche me, ancorchè, dovendo votare alla fine voterei per la secessione), ma chiedono una legislazione di autonomia, in cui è la regione ad incassare i fondi e, semmai, a trasferirli a Roma e non viceversa e, quindi, è la regione ad intervenire su tutte le questione amministrative, lasciando allo stato centrale le sole attività istituzionali di uno stato: la Polizia federale, le Forze Armate per difendere gli interessi ed i confini nazionali, le regole della giustizia e la rappresentanza con gli altri stati.
Ma, dicono, questo significherebbe togliere a Roma i soldi necessari per le spese pubbliche.

Sì, ma di quali spese si tratta ?
Strade, scuole, sanità, dipendenti pubblici, cioè tutto ciò che viene costruito per il cittadino e per il quale il cittadino paga.

Ora mi domando perchè il cittadino lombardo, veneto, emiliano, toscano, dovrebbe pagare per le incapacità gestionali degli amministratori eletti dai cittadini siciliani, campani, romani.
L'autonomia non esclude la solidarietà che significa un intervento massiccio in caso di eventi catastrofici di carattere naturale (alluvioni, terremoti) ma quella che ci viene chiesta non è più solidarietà, bensì mantenimento perpetuo.
Allora non va più bene.
Per costruire un'Italia forte e rilevante sul piano nazionale le regioni che oggi ricevono gli aiuti economici e beneficiano dei trasferimenti dallo stato in misura superiore alle tasse che loro pagano, devono mantenersi da sole nell'ordinario delle esigenze e dei servizi quotidiani.
Devono quindi spendere quello che ricevono dai loro cittadini e non pensare che ci sia sempre un Pantalone a Milano, Venezia o Bologna che sganci qualche lira in più per i loro servizi.
Se non cominciamo ad attivare questo ciclo virtuoso, non riusciremo mai a far uscire l'Italia dalle sabbie mobili debito dei 2300 miliardi di euro che abbiamo e che è in crescita (come attesta anche la manovra proposta da Gentiloni che sfrutta la "flessibilità" per aumentare di 10 miliardi il deficit) perchè con gli stessi soldi dobbiamo mantenere pretese sempre maggiori visto che c'è la sbagliata idea che dobbiamo avere tutti gli stessi servizi, che li paghiamo o meno.
Invito quindi la Meloni a fare un gesto da grande statista e dichiarare pubblicamente di averci ripensato e cambiato idea, schierandosi a favore del referendum di Veneto e Lombardia.
Anche perchè il nemico non si chiama Autonomia o Federalismo, ma immigrazione, clericomarxismo (o cattocomunismo), unione europea, euro, deriva morale, repressione della libera opinione.





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1 commento:

Nessie ha detto...

Tra l'altro, la sua collega di partito Viviana Becalossi di Brescia rivela un particolare importante: la Meloni sapeva già da tempo delle intenzioni leghiste del referendum ed era nei patti che questo non avrebbe mai intaccato l'alleanza. Quindi quello della Meloni è un autentico voltafaccia, un mero spirito di orticello.
Non ho mai pensato nemmeno per un attimo di spostarmi dalla Lega di Salvini. Fosse per me, non toglierei nemmeno l'attributo Nord alla Lega. Quello della Meloncina è un colpetto gobbo alla romana:

http://www.ilgiornale.it/news/politica/referendum-meloni-si-sfila-e-spacca-partito-e-lalleanza-1448897.html