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05 novembre 2017

Lavori usuranti


Che Renzi non sia all'altezza di un ruolo governativo (ed è il motivo per cui va tanto d'accordo con un altro parolaio come Obama: "chi si assomiglia, si piglia") lo dimostrano le sue due ultime intemerate fallimentari.
La prima, contro Visco, è naufragata perchè il bulletto di Rignano non ha ancora capito che in Italia, grazie al suo partito, comandano gli stranieri, da Bruxelles.
La seconda lo ha visto battere in rapida ritirata quando, dopo aver strologato sulla sospensione per sei mesi (come se cambiasse qualcosa) dell'innalzamento a 67 anni dell'eta per la pensione di vecchiaia (e tutti hanno capito trattarsi di mera manovra elettorale per rinviare decisioni impopolari a dopo il voto politico) adesso si batte per interposto Gentiloni per allargare gli esentati con la scusa del lavoro usurante.
Ma tutti i lavori sono usuranti !
Contesto decisamente questa demagogia socialista di definire "usuranti" i lavori in funzione dello sforzo fisico.
Forse che i lavori intellettuali non sono meno usuranti ?
E qual'è la logica che consegna all'usura lavorativa la maestra d'asilo, ma non quella elementare,o delle superiori ?
Ho sempre saputo che fosse più facile controllare una classe di bambini che non una di adolescenti che, oggi, è anche infarcita di immigrati il cui apporto è quello delle palle ai piedi dei forzati.
Il punto è che la nostra economia è stata devastata dalle idee socialiste, con i loro tristi epigoni odierni che, da una parte in politica, vedi le sparate di Renzi, dall'altra con il sindacato (inarrivabile il duo Camusso-Landini, ma anche la Furlan e Barbagallo puntano al podio) continuano a pretendere di aumentare una spesa pubblica già enorme voragine per accontentare le proprie clientele.
I soldi, ovviamente, li prendono dove ci sono (cioè da altri lavoratori dipendenti meno tutelati, quelli privati) abbassando sempre più il tenore di vita generale con l'obiettivo di avere un'Italia divisa in due classi: quella di poveri da mungere fino alla morte e quella dei burocrati che vivono alle spalle altrui senza nulla produrre.
La riforma Fornero è stata una bomba dettata dalla sudditanza del governo Monti (che nessuno ha mai eletto) che doveva rispondere ai suoi referenti di Bruxelles.
Ma la canea fatta dai sindacati e dalla sinistra nel 1994 e anni seguenti sul tema pensioni, dovrebbe, se avessero un minimo di senso del pudore, indurli almeno a tacere.
Come per la legge elettorale, ogni formula che vada oltre la semplice indicazione di un'età diventa un imbroglio che si presta ad interpretazioni e sofismi da Azzeccagarbugli.
La soluzione non può che trovarsi nella privatizzazione e nell'allontanamento dello stato dalle nostre vite.
Una polizza pensionistica e uno può scegliere di ritirarsi dal lavoro, con quello che ha versato, senza gravare sul prossimo.
Ognuno decide in base alle proprie condizioni ed esigenze.
Lo stato (cioè noi) non paga e non ci sono questioni su età, mesi o aspettive di vita.
ma nel frattempo, essendo impensabile un taglio netto "alla Fornero", dobbiamo ripristinare un criterio logico e umano.
Sessantacinque anni per tutti, abolendo la pensione "anticipata" potrebbe essere una soluzione equa, con l'applicazione, anche retroattiva, del sistema contributivo per tutti, a far data dal 1996 (il ricalcolo delle pensioni troppo "datate" con il sistema contributivo sarebbe oltremodo penalizzante verso persone che, ormai, hanno un'età che non consentirebbe loro di difendersi e che hanno un diritto assoluto a vivere con dignità i loro ultimi anni).
Se qualche azienda volesse far uscire prima i suoi dipendenti anziani, dovrebbe pagare in proprio la congiunzione con la pensione, così come i dipendenti che volessero uscire prima dal lavoro non perderebbero il diritto alla pensione che però verrebbe erogata solo al 65° anno di età.
Ma, forse, essendo troppo facile, questa soluzione non viene praticata perchè renderebbe disoccupati tanti Soloni che sulle discussioni inutili ci campano con demagogiche manifestazioni, comparsate televisive e articoli a sostegno degli interessi particolari di questo o quel loro referente.







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