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No alla deriva

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06 marzo 2018

Italia est omnis divisa in partes duas


Solo all'ora di cena abbiamo sostanzialmente conosciuto i numeri importanti, quelli della ripartizione dei seggi, quelli fondamentali, al netto dei traditori (che ci saranno sempre, finchè non verrà abrogato l'articolo 67 della "costituzione più bella del mondo nata dalla resistenza antifassista" che esclude il vincolo di mandato per i parlamentari, quindi consente loro di svolazzare da un gruppo all'altro in base alle proprie convenienze personali e non alla volontà del Popolo elettore cui apparterrebbe la Sovranità).
Non c'è maggioranza in base agli schieramenti esistenti.
Se l'Italia è divisa in due, lo è per ragioni economiche.
Da un lato l'Italia produttiva, dall'altra l'Italia che, elevando Di Maio, un professionista del fancazzismo gratificato da un cospicuo ed immeritato reddito da parlamentare, a proprio mito, accorre al richiamo della mancetta promessa con il reddito di cittadinanza che consentirebbe di percepire un reddito senza lavorare carpemdolo con le tasse da chi lavora.
Ma è l'Italia che è sempre esistita, sin dalla incauta annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d'Italia (del Nord).
Questa divisione veniva mascherata dai richiami di ideologie che l'abbraccio mortale dell'unione sovietica europea e dell'invasione degli immigrati ha superato.
Quello sarà il problema maggiore per il futuro, perchè sarà molto difficile conciliare gli interessi di chi chiede la mancetta e chi dovrebbe pagarla con il proprio lavoro.
Ma il governo si costituirà in base ai numeri parlamentari, come hanno sdoganato e legittimato gli ultimi sette anni, da Monti a Gentiloni, passando per Letta e Renzi, che, quindi, non potranno opporre obiezioni di carattere etico alla transumanza di nuclei, anche consistenti di parlamentari (Fini e Alfano hanno trasmigrato una sessantina di parlamentari sull'altra sponda senza che fossero crocefissi da chi ne ha beneficiato continuando a governare con quei voti !).
Chi è, quindi, più vicino alla maggioranza assoluta, che deve cioè ricercare meno "responsabili", è il Centro Destra, a condizione che sappia mantenersi unito e rispettare i patti.
Non dubito di Salvini e della Meloni, ma ho qualche dubbio su alcune zone di Forza Italia, quelle che hanno aperto alle unioni civili tra omosessuali, all'eutanasia, al divorzio breve, insomma quell'ala liberale che nel 1974 fece tanto male all'Italia festeggiando assieme al pci, sullo stesso palco, la sconfitta del referendum antidivorzista e ponendo così le basi per i successi comunisti alle amministrative del 1975 e al quasi sorpasso sulla dc nelle politiche del 1976 che portarono per la prima volta i comunisti nell'area di maggioranza con i governi della "non sfiducia", alimentando anche le illusioni rivoluzionarie degli assassini delle brigate rosse.
Ma la legge elettorale prevedeva espressamente le coalizioni e la coalizione vincente è quella del Centro Destra e, al suo interno, l'accordo tra le parti prevedeva l'incarico di premier al leader del partito che avesse preso il maggior numero di voti e seggi: la Lega.
Matteralla non deve fare giochini alla Napolitano e deve incaricare Salvini per formare il governo.
E Salvini, secondo me, deve formarlo, aprendo ad eventuali "responsabili" da altri schieramenti ma su basi certe di programma.
Il blocco di ogni attività di recupero di immigrati per portarli in Italia e la contemporanea espulsione di massa dei clandestini già presenti da noi.
Una attività legislativa che applichi le direttive europee solo in quanto utili all'Italia.
La riduzione delle tasse.
L'abolizione della Fornero.
E una nuova legge elettorale che, senza furbizie, scelga tra il maggioritario puro all'inglese con l'Italia divisa in tanti collegi quanti sono i parlamentari da eleggere con la vittoria di chi dovesse ottenere anche solo un voto in più degli altri oppure un proporzionale puro con uno sbarramento serio al 5%, senza altre alchimie e complicazioni.
Alla prima bocciatura parlamentare su tali questioni fondamentali, di nuovo al voto, con la legge elettorale che ci sarà.
Senza inciuci, senza compromessi, senza doroteismi.
Che, poi, sono quelli che hanno sempre limitato il potenziale dell'Italia e di qualsiasi governo.
I numeri non consentono, a meno che qualcuno non ritenga di rimangiarsi completamente le affermazioni e le promesse formulate in campagna elettorale, altra strada che quella del carpe diem.
Un vivere alla giornata che richiederà un'alta dose di pazienza, tolleranza e diplomazia per riuscire ad indirizzare l'Italia sulla giusta strada che è esattamente nella corsia e in direzione opposta a quella in cui ci hanno condotto negli ultimi sette anni Monti, Letta, Renzi e Gentiloni con la complicità di Napolitano e Mattarella e la regia della Merkel, di Juncker e degli gnomi della finanza internazionale.
Ha detto bene Salvini quando ha avvisato Bruxelles che, con questo voto, per gli Italiani decidono gli Italiani, non lo spread, non la Merkel, non la commissione europea.
Non sarà facile, ma è già un primo vagito della ritrovata Dignità di una Nazione.





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