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12 luglio 2018

Pensioni: un diritto, non un privilegio


Pur godendo delle reazioni dei parrucconi di regime davanti a questo governo giallo verde, mi rendo perfettamente conto che c'è un abisso tra la Lega e i Cinque Stelle.
Questi ultimi hanno venature sinistre, invidie smaccate, assistenzialiste e pauperiste che non mi appartengono.
Ma i numeri usciti dal voto del 4 marzo quelli sono e con quei numeri questo è il meglio possibile.
Non rinuncio però a contestare una riforma delle pensioni fondata sull'invidia e che penalizzi chi ha invece versato regolarmente e, con i suoi versamenti, conseguito una pensioni non solo dignitosa, ma anche molto alta.
Non parlo degli Amato e compagni che percepiscono una pluralità di assegni e che dovrebbero essere assoggettati ad un tetto massimo o a dover scegliere di ricevere una e una sola pensione in base ai contributi versati.
Parlo di chi, lavorando ben più delle otto ore canoniche, ha raggiunto i vertici aziendali, è stato retribuito di conseguenza e quindi ha potuto versare contributi alti ricevendo oggi una pensione alta.
E' giusto che sia così e non deve essere sottoposto neppure ad un contributo di solidarietà, perchè la solidarietà viene svolta dal sistema fiscale che, con la sua pesante progressività, toglie molto di più a chi più ha.
Se i vecchi pensionati con il retributivo non possono e non devono essere penalizzati da un ricalcolo, perchè sono andati in pensione con quella aspettativa, diversamente in pensione non ci sarebbero andati, altrettanto non si può dire però nei confronti di chi è oggi al lavoro.
In Italia le cose sono sempre fatte a metà.
Così la sinistra, dopo aver impallinato Berlusconi nel 1994, con la solita complicità della magistratura che lo ha attaccato su altri versanti, per una riforma delle pensioni che ci avrebbe risparmiato la pena della Fornero, votò allegramente la riforma Dini e per cantare vittoria fece solo un lavoro a metà, malfatto come tutti i lavori lasciati a metà.
Retributivo per tutti coloro che avevano superato i 18 anni di anzianità e misto per gli altri.
Contributivo per i neo assunti.
Una totale iniquità (pensateci: le riforme più inique delle pensioni: Amato, Dini, Fornero, sono tutte frutto della sinistra al governo ...).
Avrebbero dovuto dire: da oggi si ricalcola tutto al contributivo per chi è in servizio o, al peggio, il misto per tutti quelli in servizio.
Ma si è ancora in tempo.
Contributivo totale per tutti quelli in servizio che possono quindi ancora decidere di continuare a lavorare.
E non mischiare i fondi pervenuti con i contributi per le pensioni con il calderone dell'assistenzialismo.
Infine favorire i fondi pensione privati, riducendone la tassazione e non, come fece quel cervellone toscano di Renzi, raddoppiandola.
Modificare le regole per le pensioni, archiviando la Fornero è un dovere prima ancora che un piacere.
Ma le pensioni sono un diritto, non un privilegio, quando si siano versati i contributi, anche se ne risultano pensioni molto alte.





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