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05 maggio 2019

Siri non deve dimettersi


Ho piena fiducia nelle scelte tattiche e strategiche di Salvini e non potrebbe essere altrimenti verso un leader che ha portato il suo partito dal 3% al 17% del 4 marzo 2018 ed ora veleggia nei sondaggi al 30%.
Ciononostante non rinuncio a dire la mia, del resto è questa la opportunità che offre la Rete, una valvola di sfogo in cui ognuno esprime le sue aspirazioni ideali, senza dover fare i duri conti con la realtà politica.
Così, sul caso Siri, io farei cadere il Governo.
A prescindere da ogni valutazione sul fatto attribuito al senatore leghista (nessuno di noi ha in mano le carte per giudicare) la mia è una valutazione di merito generale: non si deve permettere che un qualsiasi magistrato, indagando su qualcuno, lo obblighi a dimettersi o a non candidarsi, superando la scelta degli Elettori, cioè del Popolo.
Un fatto del genere è contrario ad ogni etica giuridica e al basilare principio della presunzione di innocenza.
Quindi Siri, che lavora bene e riesce anche a tener testa agli avversari (sempre in numero superiore) nelle trasmissioni televisive (e forse è un bersaglio proprio per questo) ed è soprattutto il primo teorico della flat tax, deve restare al suo posto.
Se i grillini vorranno a maggioranza rimuoverlo, Salvini e tutti i ministri e sottosegretari della Lega dovranno lasciare il Governo.
Anche se Mattarella non ci chiamerà mai anticipatamente alle urne.
Anche se dovesse poi uscirne un governo tra grillini ed euro cattocomunisti o di "tecnici", contro il quale caricare comunque a testa bassa, perchè sia il primo che il secondo agirebbe sui temi essenziali contrariamente ai voleri del Popolo, aprendo i porti e le porte ai clandestini, aumentando le tasse per pagare le clientele anche degli immigrati (vedi i rimborsi per caritas e coop che gestiscono i campi di raccolta), ripristinando la feroce legge Fornero sulle pensioni, abolendo le leggi che, almeno sulla carta visto che non sembra siano applicate dai magistrati ma bensì interpretate, dovrebbero garantire più sicurezza e la legittima difesa dei cittadini vittime di furti, scippi e rapine.
Siri, dunque, non deve dimettersi, neppure se in cambio i grillini offrissero l'immediata approvazione della flat tax e delle autonomie locali.
La presunzione di innocenza e la supremazia della volontà popolare su quella di un singolo magistrato, sono principi troppo rilevanti per essere merce di scambio.



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1 commento:

Nessie ha detto...

Curiosamente dalla politica come "arte del possibile" ci vediamo costretti dopo il caso Siri, ad applicare la politica dei valori e dei "principi non negoziabili". Non sapevo che Siri fosse il teorico della flat tax. Questo spiegherebbe il particolare accanimento da parte dell'Avvocato forkaiolo (non "di tutti gli italiani" ma dei grillini). Ma c'è dell'altro. Sallusti scriv a chiare lettere nel suo editoriale che le procure cercano con ogni mezzo di disattivare Salvini rendendo NULLO il suo decreto sicurezza. Se il min. dell'Interno si ritrova anche un infingardo fronte interno del M5S a dare manforte alle procure, tanto vale, far saltare il banco, come scrivi.