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No alla deriva

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01 settembre 2019

Crisi di governo:ma l'hanno raccontata giusta ?


Gli euro cattocomunisti del pci/pds/ds/pd, dopo aver perso tutte le ultime elezioni nazionali e locali, si apprestano ad occupare nuovamente quelle poltrone da cui gli Italiani li avevano cacciati a suon di voti, puntellati e puntellando a loro volta le poltrone dei Cinque stelle che, come i pifferi di montagna, erano arrivati per suonare la loro musica ed ora intonano l’Inno alla Gioia in ossequio ai voleri dei potenti dell’unione sovietica europea.
Ma come è possibile essere arrivati a questo punto ?
La stampa di regime, dopo averlo dipinto come un novello Belzebù, erede tanto del Duce quanto di Andreotti, oggi si diletta in quello che sembra essere l’ordine di scuderia; dileggiare, sfruculiare Salvini per demolirne l’immagine da Leader.
Ma è proprio così ?
Per oltre un mese, dopo l’insediamento di questo parlamento, abbiamo letto articoli dotti e sapienti che ci spiegavano perché la Lega e i Cinque stelle non potevano stare assieme.
Con grande fatica, perché si tratta di partiti antitetici, fu stilato un contratto di governo che prevedeva determinate realizzazioni.
Prima della campagna elettorale e del voto europeo, nonché dei sondaggi che piovono come i rating di Moody’s e compari, il programma veniva sostanzialmente rispettato, cercando di realizzare un provvedimento ciascuno dei due contraenti.
Emblematica l’accoppiata, in unico testo, del reddito di cittadinanza e di quota cento.
Ma ancor più significativi i decreti sicurezza e la legge sulla legittima difesa che, pur non andando ancora pienamente incontro alle esigenze dei cittadini che vogliono difendersi dai criminali e non vogliono più sentir parlare né vedere clandestini ed ong, hanno contributo a dare un solido e costante consenso popolare al governo.
Il problema è sorto quando i grillini si sono accorti che quel consenso era il frutto di un riequilibrio delle rispettive forze elettorali, culminato con il successo del Centro Destra a trazione leghista in tutte le regioni in cui si è votato e nelle elezioni europee che hanno sancito il ribaltamento dei rapporti di forza elettorale.
A questo punto i grillini hanno cominciato a frenare, cercando di impedire la realizzazione piena dei provvedimenti di marca leghista come la flat tax e l’autonomia regionale.
Ma non è colpa di Salvini se erano i punti della Lega il piatto forte e di maggior interesse per gli Italiani del contratto, mentre i punti dei grillini, data la loro incompetenza conclamata dall’azione di alcuni dei loro ministri, erano mera demagogia, solo costosa.
Il governo si è così impantanato, fermando le sue realizzazioni concrete per parlare del sesso degli angeli (Siri, Rixi, rubli e altre amenità del genere) mentre si intensificavano le aggressioni alla politica antimmigratoria di Salvini, anche con le pilatesche posizioni della ministra della difesa.
Cosa avrebbe dovuto fare Salvini ?
Continuare a strappare, con il massimo sforzo il minimo risultato ?
Del resto l’elezione della Von der Leyen a presidente del politburo dell’unione sovietica europea, con il voto determinante degli euro parlamentari grillini, era un avvertimento molto forte che i tentacoli del potere stavano avviluppando i Cinque stelle nella loro tela e quindi attendere oltre poteva significare solo un appesantimento dell’azione di governo, compromessi sgraditi, come quello che avrebbe voluto Conte (sulla cui trasparenza e coerenza di comportamento oggi sappiamo che ogni dubbio era fondato) sull’autonomia regionale, coinvolgendo anche la Lega nella pessima prova amministrativa dei grillini.
Manca ogni controprova del famoso “what if?”, cosa sarebbe accaduto se Salvini avesse atteso e, quindi, ogni ipotesi lascia il tempo che trova.
La Lega ha ritenuto di non poter più trascinare avanti un governo che non consentiva di attuare un programma innovativo per le resistenze di un contraente.
La repentina emersione di Conte come direttore di orchestra per una maggioranza gradita a Bruxelles, in piena sintonia con gente che si chiama Renzi, Boschi, Prodi, è, per me, la dimostrazione che Salvini aveva visto giusto e che si era passati da un governo bersagliere, ad una logorante guerra di trincea.
Adesso con un esecutivo di estrema sinistra è peggio ?
Sicuramente avremo provvedimenti sgraditi alla maggioranza degli Italiani in tema di tasse, immigrazione, sicurezza, asservimento all’unione sovietica europea, ma la Lega ha potuto recuperare una libertà di movimento e di programma che le consentirà di tornare a rappresentare il vero cambiamento, ora che si sono squagliati come neve al sole i finti paladini dei Cinque stelle.
Il maggior merito di Salvini, infatti, è stato quello di aver fatto chiarezza.
I Cinque stelle hanno gettato la maschera e si sono qualificati come un nuovo partito tra i tanti che appartengono alla decennale compromissione tra socialisti e popolari, adesso allargata ai liberali e, per l’appunto, ai grillini: la coalizione Ursula.
Forza Italia è stata costretta a scegliere se stare con il Centro Destra o se piegarsi all’obbedienza merkeliana e, per il momento, ha fatto la scelta giusta che le evita la scomparsa.
Per il momento, considerata l'esternazione di Berlusconi dopo il colloquio con Conte.
Il panorama politico si è chiarito.
Sicuramente Salvini pensava (o confidava) che il chiarimento sarebbe stato frutto delle urne e in linea con i desiderata del Popolo, invece hanno prevalso, come nel 1994 e nel 2011, le piccole astuzie da squallidi contabili della politica, i piccoli e grandi imbrogli che ignorano il principio fondamentale della volontà popolare, ansiosi di conquistare benemerenze, eseguendo da ligi maggiordomi le decisioni assunte a Berlino, Bruxelles e Parigi.
Ma il tentativo andava fatto.
Prima, adesso o dopo non possiamo sapere se avrebbe fatto differenza, l’importante, però, è che Salvini e la Lega continuino a perseguire quegli obiettivi che sono anche nel nostro interesse: lotta all’immigrazione, sicurezza nelle città, autonomia regionale, riduzione delle tasse, smantellamento della Fornero, indipendenza dagli organismi sovranazionali.
Non deve spaventare l’opposizione avendo acquisito alcune certezze.
La prima e più importante è che i quattordici mesi di Salvini agli Interni hanno dimostrato che quando si vuole si può cambiare quegli andazzi negativi come gli sbarchi dei clandestini e la protervia delle ong.
I risultati del blocco dei porti sono sotto gli occhi di tutti, quando la Lega, magari con Fratelli d’Italia e la parte migliore di Forza Italia tornerà al governo, si farà presto a riprendere la giusta strada.
Abbiamo anche la certezza che l’unione sovietica europea è nemica dell’Italia e mostra condiscendenza (che è quanto di più umiliante per un Popolo e per una Nazione) solo se l’Italia viene rappresentata da maggiordomi, proni ai voleri dei potenti.
Abbiamo la certezza che i cittadini condividono le battaglie della Lega il cui programma deve solo essere perseguito con coerenza e senza compromessi.
Abbiamo anche la certezza che il cammino dei giallorossi sarà ancora più complicato di quello dei gialloverdi.
Non hanno il consenso maggioritario degli elettori e hanno una maggioranza fondata sui senatori a vita, sui vari gruppuscoli del “misto” e sull’estrema sinistra.
A differenza infatti di Lega e Cinque stelle che avevano una maggioranza autosufficiente alla camera e al senato, Cinque stelle e pci/pds/ds/pd non raggiungono, da soli, la maggioranza del senato, creando i presupposti per un cammino molto più accidentato.
Abbiamo anche la certezza di essere dalla parte del giusto, perché l’unica azione giusta e legittima è quella di restituire la parola al Popolo.
Abbiamo la certezza che Renzi, con i suoi quaranta parlamentari, staccherà la spina appena avrà organizzato il suo nuovo partito.
Abbiamo la certezza che Di Maio e Zingaretti hanno fatto una ben misera figura con le loro dichiarazioni sulle rispettive linee del Piave, salvo poi ritirarsi perché la volontà di occupare le poltrone è più forte dell’amor proprio di mantenere un comportamento dignitoso e lineare.
Zingaretti che ha continuato ad arretrare dal no a Conte, al no a Di Maio.
Di Maio che da vice premier e ministro degli Interni, si ritrova a combattere per uno strapuntino.
Tutto con l'unico obiettivo di evitare le temutissime urne.
Mentre, infine, il contratto di governo tra Lega e Cinque stella era una meditata elaborazione delle proposte dei due partiti, il programma giallorosso fonda esclusivamente su una volontà di occupare il potere in nome e per conto dell’unione sovietica europea, avendo come modello il sistema Salvini, cioè quanto è stato maggiormente gradito agli Italiani, da smantellare.
Un governo di distruzione, quindi, non di costruzione.
Un governo che non sembra avere neppure il convinto sostegno dei suoi promotori, considerati i tanti mal di pancia sia tra i grillini (qualcuno già dichiara di votare contro la fiducia) che tra gli euro cattocomunisti.
Un governo, quindi, che merita ogni sorta di contrapposizione in parlamento, nelle piazze, sui luoghi di lavoro, fino ad ogni occasione per ridicolizzarne l’azione, anche al bar e dal barbiere: qualcosa resterà.
E’ dunque ingiustificato il dileggio cui si stanno dedicando giornali e televisioni per demolire sul piano personale Salvini, perché, a differenza di Conte, Zingaretti e Di Maio con le loro piroette, ha assunto una decisione logica che, in un “paese normale” avrebbe portato a rivolgersi al Popolo Sovrano per decidere quale strada percorrere.

L'alternativa alla crisi era un cammino bersagliato da tutti i nemici coordinati dall'unione sovietica europea.
Così, invece, adesso sarà la Lega con tutto il Centro Destra a bombardare i giallorossi che dovranno sempre confrontarsi con i risultati ottenuti da Salvini soprattutto nel campo della sicurezza e dell'immigrazione.
E già le sagome delle navi ong si profilano all'orizzonte dei porti italiani.




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