09 aprile 2011

Marcello Veneziani sulla XII disposizione transitoria


Marcello Veneziani si conferma un faro per la Cultura.

I suoi editoriali ne Il Giornale sono intrisi di concretezza e buon senso, cioè tutto ciò che manca alla sinistra e la sua rubrica Cucù riesce a focalizzare in poche parole, con grande efficacia, i principali temi che arrivano all'ordine del giorno politico e non.

Così la reazione isterica e compulsiva alla tardiva ma necessaria proposta per abrogare la XII disposizione transitoria della costituzione del 1948.

Ne ho scritto (e continuerò a farlo perchè credo che la Libertà non esista quando si vuole imporre il bavaglio alle idee e alla possibilità di manifestarle con i nomi e i simboli che le richiamano) ed ecco cosa ne pensa Marcello Veneziani nell'odierno Cucù ne Il Giornale .


Tranquilli, non c'è il Duce in sala d'attesa

di Marcello Veneziani


Abolire il reato d'apo­logia del fascismo non sarebbe un ritor­no al fascismo, semmai un ritorno alla de­mocrazia...


Ma cosa c'entra l'accusa di fascista a Corsaro che citava Moro e Borselli­no?

Se vuoi squalificare qualcuno lo in­chiodi al fascismo.

È un effetto perverso della famosa norma costituzionale sul partito fascista.

Sarà inopportuno chiede­re di cancellarla, ma abolire il reato d'apo­logia del fascismo non sarebbe un ritor­no al fascismo, semmai un ritorno alla de­mocrazia.

Perché con quella legge specia­le del '52, nata per attuare quella norma, si punisce un reato d'opinione e i reati d'opinione ledono la democrazia.

È la leg­ge Scelba, e così è la legge Mancino.

Direi la stessa cosa se una norma punisse l'apo­logia di comunismo o, che so, di giacobi­nismo.

Se proprio volete una democrazia minorenne, sotto tutela, allora modifica­te quella legge speciale in divieto d'apolo­gia di tutti i regimi dittatoriali e totalitari.

Sarebbe più equo, pur restando una leg­ge contro la libertà d'opinione.

Ma sareb­be meglio non punire le idee, anche sba­gliate.

Sul piano dei fatti, l'apologia del fasci­smo è stata alimentata dal proibizioni­smo, cioè dal fascino del vietato.

Proibire idee, simboli e storie, significa incentivar­ne l'uso trasgressivo.

Sul piano del giudi­zio storico - ma qui è inevitabile è benefi­co che i giudizi divergano- non credo che il male assoluto sia il fascismo, al punto da meritare l'unico divieto penale vigen­te.

La storia è piena di regimi dispotici, persecuzioni e massacri, mica uno solo.

Per esempio, uccise più antifascisti italia­ni il comunismo tra i rifugiati in Urss -1020 tra fucilati e deportati (fonte: Dun­dovich- Gori, Italiani nei lager di Stalin, ed. Laterza) - che il fascismo in Italia (mi pare 17 nell'arco intero del regime).

Quel reato poteva avere un senso in una nor­ma transitoria perché eravamo appena usciti dal fascismo.

Ma non 66 anni dopo la sua morte.

Una sana e robusta costituzione puni­sce gli atti violenti o violanti, non le idee.

Ma la proposta parlamentare di abroga­zione è stata tradotta in modo falso e grot­tesco con: vogliono permettere di rico­struire il partito fascista.

Come dire: il du­ce è in sala d'attesa, aspetta solo che la Costituzione gli dia via libera.

Ma che gar­bo, duce, ma che rispetto delle regole...


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1 commento:

  1. "Direi la stessa cosa se una norma punisse l'apo­logia di comunismo o, che so, di giacobi­nismo".

    Infatti la Francia dei governi democratici festeggia comunque le 14 juillet, anche se quel giorno volarono teste dalla ghigliottina.

    A proposito di quanto dice Veneziani con cui concordo quasi sempre, vorrei far presente che la Ue vuole cancellare i simboli fascisti e comunisti all'unisono. E che la Polonia ha firmato il decreto per l'abolizione di entrambi. Dovrei rallegrarmi per la scomparsa della falce e martello, come anticomunista? E invece no, non sono d'accordo, perché anche i regimi totalitari e dispotici vanno consegnati alla storia e non al cieco e ottuso fideismo. L'iconoclastia nei confronti dei simboli è sempre un gesto barbarico e poco riflessivo.

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