Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

28 agosto 2025

Statisti si nasce


L'intervento di Giorgia Meloni ieri al meeting di Comunione e Liberazione, mi è piaciuto.

Non sto a ripetere quanto poco stimi CL e non creda alla profondità degli applausi tributati alla Meloni, non tanto sotto il profilo della sincerità, quanto per quello della affidabilità.

Al meeting hanno, negli anni, applaudito tutti coloro che si presentavano forti di una posizione di potere.

Quel che è rilevante è ciò che ha detto la Meloni e che trova corrispondenza nei fatti.

Mi libero subito delle due questioni sulle quali sono in disaccordo con la sua linea.

Non condivido, per le ragioni più volte espresse, la conferma della scelta di sostenere Zelensky a scapito della Russia con la quale avremmo molti più interessi in comune.

Non condivido le critiche a Netanyahu che sta cercando di scrivere la parola fine a 80 anni in cui i terroristi palestinesi si sono caratterizzati per dirottamenti, attentati, omicidi e stragi.

Ma tutto il resto lo condivido.

Alcune questioni, come le tre grandi riforme di questa prima legislatura a guida Meloni, giustizia, elezione diretta del premier, autonomia differenziata, sono l'asse portante di questa legislatura.

Ovviamente, dipendesse da me (ma bisogna sempre tener conto che la nostra singola volontà non basta) io la giustizia la rivoluzionerei a cominciare dalle modalità di reclutamento del personale, eleggerei direttamente il presidente della repubblica e non quello del consiglio e opterei per macroregioni con autonomie più marcate di stampo federale e non per una semplice autonomia differenziata.

Ma sarebbe già molto se i referendum confermassero quelle riforme che usciranno dal parlamento.

Condivido in toto l'approccio paritario nei rapporti con gli stati africani ricchi di risorse in cambio delle quali possiamo fornire esperienza, conoscenza e quindi sviluppo.

Condivido il piano casa e l'approccio alla riduzione delle tasse mettendo mano intanto alle aliquote.

Condivido la scelta di insistere, nonostante il boicottaggio che ha le sembianze dei magistrati ideologizzati, con la politica del rimpatrio degli immigrati irregolari.

Condivido la scelta di dare più capacità militare alle istanze della Nazione.

Condivido il monito all'unione europea perchè faccia meno cose, ma le faccia meglio.

Condivido tutto ciò anche perchè non sono parole vuote, ma sono la conferma di una linea osservata, di una strada percorsa sin da quando, il 25 ottobre 2022, Giorgia Meloni assunse l'incarico di Presidente del Consiglio.

Allora veniva irrisa e quelli "competenti e di sinistra" pronosticavano una esperienza breve, confidando probabilmente non tanto nelle inesistenti capacità dell'opposizione (evidenziate persino dal suo nume tutelare in una recente intervista al solito megafono a stampa), quanto nel potere di interdizione di Mattarella, della magistratura, dell'unione europea, della stampa e i cattocomunisti accendevano ceri a San Rating e Santissimo Spread.

Oggi quelle speranze sono quasi tutte evaporate, rimangono i santuari ostili alla Meloni ma sono costretti a fare una battaglia di retroguardia, prendendo atto che la forza del Governo è cresciuta, in Italia e in Europa.

E' un bene che, ogni tanto, la Meloni si rivolga direttamente, con discorsi (quello di ieri è di 50 minuti ma si ascolta e scorre con grande facilità) che affrontino tutti i temi all'ordine del giorno, senza essere costretta nei ristretti ambiti di un dialogo secco con "professionisti dell'informazione" il cui scopo principale è quello di fare propaganda contro il Governo, a prescindere dai fatti, dai risultati e, ciò che è più grave, dall'Interesse Nazionale.



27 agosto 2025

Privatizzare i dipendenti pubblici

Leggo che la spesa per la pensione dei dipendenti pubblici è doppia rispetto a quella dei dipendenti che hanno lavorato nelle imprese private.

E' una evidente stortura che non ricompensa il rischio di perdere il lavoro, di trasferimenti onerosi, di non ricevere lo stipendio, di fallimento del datore di lavoro, di essere penalizzato nella progressione di carriera: tali rischi sono praticamente inesistenti per i dipendenti pubblici.

In parallelo la produttività diventa un elemento essenziale per le voci integrative e variabili della retribuzione dei dipendenti privati, mentre solo negli ultimi anni si è provato a dare una spolveratina di merito con retribuzioni variabili anche per i dipendenti pubblici, peraltro con l'ombra dei sindacati sempre in agguato. 

Inutile piangere sul latte versato e il passato è passato, chi ha dato, ha dato, chi ha avuto, ha avuto.

Per il futuro una sana prospettiva sarebbe quella di organizzare le attività ora definite "pubblico impiego", secondo criteri, standard e regole private.

Perchè, ad esempio, non considerare di appaltare la gestione del catasto ad una azienda che organizzerebbe il lavoro, pagherebbe i dipendenti, in base a regole privatistiche, facendo leva sul merito, sulle capacità, sulla produttività ?

Analoga domanda può essere posta su tutti gli altri lavori dei vecchi "statali", anche quelli sempre posti su un piedistallo con la scusa della "missione" o della riservatezza del lavoro.

Cosa c'è, infatti, di più riservato, che suscita reazioni di massima gelosia nella custodia dei dati (quanti di noi sarebbero disposti a comunicare al vicino il saldo del proprio conto o la composizione del proprio portafoglio titoli ?), del lavoro di banca dove i dipendenti vengono a conoscenza della situazione economica di chiunque abbia un rapporto presso l'azienda in cui lavorano ?

E se dei dati escono illecitamente è perchè quel dipendente è infedele come può esserlo il dipendente di un tribunale che, ad esempio, facesse pervenire ad un giornale qualche notizia riservata su indagini in corso con le relative documentazioni.

Non accade, forse, ma se accadesse ...

Con la privatizzazione dei dipendenti pubblici lo stato non solo risparmierebbe sui costi incassando una cifra dalla società fornitrice del servizio che vincesse l'appalto, ma anche si libererebbe di tutti i condizionamenti che si hanno nel gestire del personale dal quale poi ci si aspetta il voto.

Nuovi contratti, nuove regole, nuova percezione del lavoro pubblico non più visto come una nicchia di privilegio, ma come motore produttivo della Nazione.

Merito, capacità, produttività diventerebbero le leve con le quali i servizi per i cittadini verrebbero forniti con meno burocrazia, più efficienza e più rapidità.


 

26 agosto 2025

Una grande legge di Libertà: privatizzare la Rai

Tutti i governi che si sono succeduti hanno tenuto ben saldo il principio della proprietà pubblica della Rai.

Anche quando le tecnologie avevano liberato le energie perchè potessero essere della partita più attori privati, la resistenza è stata fatta su ogni singolo punto e ogni spazio di libertà per l'iniziativa privata è stato conquistato dopo feroci combattimenti casa per casa.

Adesso abbiamo un sistema misto, dove c'è una concorrenza privata che si divide tra trasmissioni in chiaro con molta pubblicità e a pagamento con poca pubblicità e c'è, ancora, un dinosauro pubblico, con circa 13mila dipendenti di cui circa 1800 sono "giornalisti".

La Rai è un ostacolo alla completa liberalizzazione del settore e ad un corretto svolgimento delle attività di informazione che devono rispondere ai cittadini e non alle ideologie politiche dei conduttori, della cui personale opinione non ci facciamo proprio nulla.

Lo squilibrio deriva dal fatto che mentre un privato deve stare attento a quello che trasmette, perchè non può permettersi di scontentare troppi spettatori e inserzionisti, pena la riduzione della pubblicità e degli abbonamenti, la Rai, che conta sempre non solo sul canone ma anche su trasferimenti da parte dello stato di risorse finanziarie, può anche trasmettere programmi faziosi, visti da poche decine di persone, finalizzati solo ad una propaganda di parte.

E può, in estate, in una lunga estate che parte a giugno e arriva a settembre, imbottire le proprie trasmissioni di canzonette, repliche e podcast di dubbia qualità e interesse e che per lo più veicolano un messaggio fazioso, neanche troppo sottointeso.

Ritengo legittimo che uno possa leggere la storia, ad esempio, di un calciatore sotto un profilo ideologico, inserendolo in un periodo storico in cui, magari, la sua nazione era governata dai militari.

Faccia pure il suo podcast come oggi va tanto di moda per ogni flatulenza.

Ma perchè deve essere trasmesso dalla Rai pubblica, pagata anche da chi quella versione ideologica non condivide ?

Lo venda (se ci riesce) ad una privata che, magari, valuterà se acquistarlo anche in base a come si collocano i propri liberi spettatori, ma non si usino i soldi di tutti per propaganda di parte.

E' una questione che si può estendere ad ogni genere di informazione, come abbiamo potuto nettamente verificare durante il covid dove le voci critiche rispetto al pensiero dominante erano escluse anche solo dal diritto di tribuna e lo vediamo oggi con le due principali guerre in corso, tra la Russia e l'Ucraina e tra Israele e i terroristi palestinesi di Hamas, dove le versioni sono a senso unico.

Legittimo in una televisione che, liberamente, scelgo di finanziare pagando spazi pubblicitari per la mia azienda o con il mio abbonamento, totalmente illegittimo in una televisione pubblica quando non solo mi viene prelevato coattivamente l'importo del canone addebitato nella bolletta della luce, ma vengono anche usate le mie tasse per coprire i debiti che un carrozzone come quello della Rai può accumulare.

Non c'è altra soluzione che privatizzare la Rai, tutta, vendendo ogni struttura e società anche a spezzatino, incassandone cospicui ricavi da porre a decurtazione del maggior debito pubblico e, magari, da utilizzare per compensare una sostanziosa riduzione delle tasse.

Gli imprenditori privati che ormai agiscono nelle radio e nelle televisioni sono in numero sufficiente per garantire un pluralismo senza oneri coatti nei confronti dei cittadini.

La Rai pubblica non serve più, è solo uno strumento ipertrofico ma anche bulimico di soldi che potremmo utilizzare molto meglio che tenere in piedi un simile carrozzone sempre più ideologicamente inquinato.

La sua privatizzazione potrebbe essere la grande riforma per il prossimo quinquennio 2027-2032, perchè la riduzione e persino l'abolizione del canone non è sufficiente se lo stato continuerà a garantire la copertura delle spese e dei debiti di una Rai pubblica.

25 agosto 2025

Il bulletto di Guascogna cerca la rissa con tutti

Ho letto che Macron, dopo aver fatto convocare l'ambasciatrice Italiana per le parole di Salvini, avrebbe anche fatto convocare l'ambasciatore Americano per le parole di alcuni membri del Governo Trump.

Il tutto si aggiunge alle reiterate esternazioni, persino sulla messa a disposizione del pomposamente definito "ombrello nucleare" francese (quattro missili messi in croce), contro la Russia, con una voglia matta di inviare truppe in Ucraina sul terreno e alle pesanti sconfitte diplomatiche subite nelle ex colonie africane che stanno cacciando ovunque i francesi, sostituendoli con russi e cinesi, preferendo anche aprire un dialogo con l'Italia della Meloni.

Ho sempre più l'impressione che Macron cerchi di mantenersi al potere seguendo l'esempio del suo degno compare Zelensky che, con la scusa della guerra in corso, ha sospeso ogni elezione, ogni democratico confronto e si è auto prolungato il mandato che è scaduto ormai da due anni.

Macron non verrebbe rieletto, neppure chiamando a raccolta tutti i bellaciao d'Oltralpe, perchè essere antifascisti va bene (per loro), ma spero non si siano integralmente bruciato il cervello da continuare a votare, solo per antifascismo, uno come Macron.

Davanti a simili sceneggiate e chiedendo scusa ai Guasconi che i romanzi di Dumas ci hanno fatto apprezzare per la loro spacconeria detta, appunto, guasconeria, mentre quella di Macron è solo la peggior specie di bullaggine da asilo infantile, mi domando perchè ci stiamo a preoccupare dei rapporti diplomatici con la Francia.

Siamo tutti d'accordo, persino i cattocomunisti, che in Ucraina non manderemo soldati a farsi ammazzare, quindi, Macron, se desidera la rissa, indossi l'elmetto e parta per Kiev.

Mi correggo, tutti d'accordo, no.

Anche in Italia abbiamo un paio di simil Macron sempre pronti alla rissa, anche tra di loro e, in mancanza, con la loro immagine riflessa allo specchio.

Anche loro vorrebbero fare la guerra contro la Russia, ma fortunatamente pochi elettori hanno abboccato alle loro liste e quando si sono separati sono anche rimasti fuori dai giochi, per cui non resta loro che alzare i decibel, come Macron, ululando, impotenti, alla Luna.


24 agosto 2025

Quelli che lavorano sempre per il re di Prussia

Il Vice Presidente Salvini ha perfettamente ragione nel criticare Macron, tra l'altro con espressioni, simpaticamente dialettali ed immagini ironiche, di gran lunga più educate di quelle usate dai ministri di Macron dopo le elezioni del 25 settembre 2022 che diedero la maggioranza al Centro Destra e mandarono Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.

Ma quel che è opportuno sottolineare è che c'è, sempre, una parte politica in Italia, la sinistra cattocomunista, che ignora cosa sia l'Onore, la Dignità, l'Amor di Patria e, anche quando il Governo di Centro Destra ha ragione e si esprime per bocca del Vice Presidente Salvini, prende la parte del re di Prussia, in questo caso Macron, agendo come una quinta colonna contro l'Interesse Nazionale.

Questo risulta ancor più ridicolo da parte di taluni esponenti (Bonelli, Fratoianni) che, evidentemente, non si rendono conto di blaterare in contraddizione con se stessi e latrano contro Salvini per aver compromesso i rapporti con la Francia e, nel contempo, dicono le stesse cose di Salvini, berciando contro ogni impegno militare diretto in Ucraina. 

Purtroppo non è un vizio dei cattocomunisti di oggi, ma una veste che da sempre, sin da Togliatti, ma anche prima della repubblica come è emblematico nel caso del neutralismo socialista nella Grande Guerra, ha indossato la sinistra italiana.

Dall'opposizione alla Nato in ossequio alle direttive della Mosca sovietica, alla donazione alla Francia di un tratto di Mar Ligure; dalla puntuale esecuzione del piano di Sarkozy e Merkel che portò alla rimozione di Berlusconi, al patto del Quirinale; dall'elogiare la politica di "stare dietro" a Berlino e Parigi, fino alle odierne difese d'ufficio di un Macron sempre più all'angolo al quale la sinistra lancia (o prova a lanciare) ciambelle di salvataggio, la costante è una sistematica demolizione della Sovranità Nazionale e servile sudditanza nei confronti dello straniero di turno.

E' un male endemico dell'Italia che risale all'Italia dei Comuni, quando i signorotti locali, per non dire della chiesa e del papa di turno, incapaci di accordarsi se non per coalizzarsi contro chi riusciva ad emergere e poteva unificare lo Stivale, chiamavano ora questo, ora quell'altro sovrano straniero, regalandogli senza titolo potere e terre, pur di salvaguardare il proprio misero orticello, ma avendo come unico risultato quello di mantenere divisa una Italia serva e derisa.

La reazione di Macron è quella tipica di un soggetto in difficoltà che, dopo essere stato costretto a subire i lazzi di Trump, prova a rivalersi, con alta emotività isterica, su chi ritiene più debole.

Probabilmente lui e i suoi consiglieri hanno ancora in mente l'Italia del periodo da Monti a Draghi e non si aspettavano il sarcasmo di vedersi invitare ad andare al fronte con tanto di vignetta del Macron con elmetto e fucile.

Macron, nella sua immensa supponenza, ha quindi dato ordine di far avanzare la Vecchia Guardia dei parrucconi con le feluche.

Macron è un problema dei francesi ai quali auguro di liberarsene al più presto, prima che la sua sola presenza faccia, a loro ed a noi, troppi danni.

Il nostro problema è che viene dato spazio, credito, voce a chi lavora per il re di Prussia, danneggiando l'Interesse Nazionale.

Pensiamo solo quanto potremmo guardare dall'alto in basso francesi e tedeschi se solo sapessimo tacere, quando al governo ci sono "gli altri", nel nome del sacrosanto principio "right or wrong is my Country".


23 agosto 2025

#IostoconSalvini

Matteo Salvini ha espresso una opinione che qualunque Italiano (ma anche francese) assennato sottoscriverebbe: se a Macron prudono le mani, al punto da boicottare il tentativo di pace di Trump e di chiedere continuamente di mandare truppe in Ucraina, allora che sia il primo ad indossare elmetto e partire per il fronte.

Il traballante e minoritario governo francese ha convocato, presumibilmente istigato da una sfuriata isterica di Macron, l'ambasciatrice d'Italia protestando per le parole e richiamando la "collaborazione" tra i due stati.

La classica ipocrisia diplomatica per minacciare facendo la parte della vittima.

Macron è il primo a criticare i capi di stato stranieri, chiunque, offuschi la sua sfrenata ambizione di un novello Napoleone che diretto a Waterloo senza però essere mai passato da Austerlitz, Marengo, Jena.

Purtroppo in Italia ci sono troppi personaggi asserviti alla narrativa francese, tutti premiati con onorificenze francesi che avrebbero dovuto restituire o rifiutare dopo i sorrisini di Sarkozy nel 2011.

Ma ciò non toglie che l'Italia non debba accettare alcun tipo di sudditanza alla Francia.

Salvini ha espresso il desiderio della parte sana dell'Italia che rifiuta di combattere guerre altrui, in cui avremmo solo da perderci.

#iostoconSalvini


22 agosto 2025

E quindi uscimmo a riveder le stelle

L'Italia di Giorgia Meloni è al centro di crocevia importanti nel mondo e questo perchè con una libera elezione, il Popolo Italiano ha votato dando una maggioranza coesa e stabile ad una Coalizione che vede i tre partiti principali collaborare da trent'anni.

Non è una Coalizione improvvisata o basata sul mercato delle poltrone e degli strapuntini, ma fondata su basi ideali e progettuali comuni, come la riduzione delle tasse, la costruzione di opere pubbliche come il Ponte Silvio sullo Stretto, la riduzione e regolamentazione dei flussi di immigrati, con l'obiettivo di fermare ogni accesso clandestino.

Stabilità, coerenza, diplomazia, sono gli ingredienti che hanno consentito al Governo Meloni di ridurre ai minimi il famigerato spread sul quale ha costruito le sue fortune Monti, di tenere sotto controllo i conti pubblici nonostante l'enorme debito pubblico ereditato soprattutto dai governi di sinistra, cancellare i provvedimenti debitori di Conte, sedersi in Europa e nel Mondo non più "dietro" a Berlino e Parigi, ma al loro fianco e sempre più spesso davanti a loro.

Il tutto con benefiche ricadute sull'inflazione, gli stipendi, gli affari delle nostre aziende, le esportazioni, il turismo.

Insomma, si vive sicuramente meglio oggi di tre anni fa, anche se i capi della sinistra vorrebbero riportarci ai tempi bui dei confinamenti, dell'austerità, dell'assistenzialismo che toglie solo la spinta a migliorarsi per renderci tutti sudditi in una palude comune di povertà, tristezze e miserie.

Nonostante l'appoggio delle toghe, della stampa, della chiesa di parte zuppiana (in attesa di verificare come agirà il nuovo papa dopo i giorni dell'entusiasmo per l'elezione) e non solo, i cattocomunisti devono appigliarsi al loro antifascismo compulsivo per raccontare che siamo sull'orlo di un disastro che vedono solo loro (probabilmente vedono il LORO disastro, che certifica il successo dell'Italia e il Bene degli Italiani).

Nel frattempo la stabilità che abbiamo da tre anni ci porta benefici e consente al nostro Presidente del Consiglio di occuparsi con successo anche di questioni internazionali.

Ecco, su questo avrei qualche riserva, non tanto sulle scelte, legittime anche quando non le condivido come l'appoggio all'Ucraina e la critica a Netanyahu, quanto sull'utilità di sprecare così tante energie per finalità che restano e resteranno sempre al di fuori delle possibilità non solo dell'Italia ma, come vediamo, anche della prima potenza mondiale, gli Stati Uniti.

Piccole scaramucce, guerre locali che non coinvolgono attori mondiali, scontri tribali, possono trovare soluzione quando un Trump batte i pugni sul tavolo, ma là dove ci sono troppi attori che, anche nella loro piccola meschinità (leggi Macron) cercano in tutti i modi di ostacolare chi cerca la pace, allora mi sembra solo una perdita di tempo impegnarsi più di tanto, più di essere presenti a tutela dell'interesse dell'Italia a non venir travolta nel caso in cui si rompessero gli argini del buon senso.

E se è sicuramente piacevole navigare tra le stelle (e non solo guardarle da lontano come si accontentava Dante Alighieri) per essere protagonisti e non solo spettatori, le energie che una persona di qualità come la Meloni mette in tali attività sono tolte al giardino di casa, che potrebbe splendere più di quanto già non faccia.

Leggo con piacere che si sta preparando la manovra economica e che è presente l'ipotesi di ridurre la terza aliquota Irpef di due punti, come leggo con interesse la benevola attenzione con la quale il Governo guarda alle manovre che potrebbero restituire interamente in mani italiane il controllo di un importante Istituto di Credito come Mediobanca e, in prospettiva, la principale Compagnia di Assicurazioni.

Meno piacere ho nel vedere che il Centro Destra ricade nello sbaglio dell'epoca di Berlusconi, con i piccoli dirigenti locali che si fanno la guerra per un posto al sole, nella convinzione che sarà poi la Meloni a trainare i voti necessari per essere eletti.

La Meloni fa benissimo a volare, ma non a rinunciarvi in attesa di novità sull'Ucraina o sul Medio Oriente, in estremo oriente per aprire nuovi mercati e fare nuovi accordi, ma il resto delle sue energie, le metta sul fronte interno, per guidare la Coalizione, potenzialmente vincente ovunque purchè non ci si sieda sulle sbagliate convinzioni che i successi all'estero portino i successi in Patria, con quella stessa mano ferma che usa nel trattare con Macron, rimettendo il suo pur coetaneo francese, in riga, come merita.

21 agosto 2025

Il realismo della Meloni

Ogni volta che ci si avvicina ad un possibile accordo che ponga fine alla guerra in Ucraina, si distinguono, in negativo, individui ai quali, probabilmente, prudono le mani e, in realtà, avrebbero bisogno di una lezione, più che di essere coccolati e ascoltati in favore di telecamera.

Ogni riferimento a Macron è voluto, ma anche Tusk, tutti i baltici che sembrano fatti con lo stampino di Kaia Kallas, primi ministri di stati con un paio di milioni di abitanti, eppure eccola a dettar legge credendosi una Churchill in gonnella.

Per non dire dell'ambiguità di un Merz che vorrebbe, ma non può, far riemergere lo spirito bellicoso, più che bellico, del suo popolo.

Si distingue, e sono felice di aver contribuito ad insediarla a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni che, pur seguendo coerentemente la scelta di appoggiare l'Ucraina, mai messa in dubbio, esclude con forza che l'Italia possa schierare reparti sul campo, anche dopo una eventuale pace.

La Meloni sa che il suo appoggio all'Ucraina le costa simpatie, anche se forse non perderà consensi perchè a destra sappiamo ragionare e non abbiamo l'antifascismo compulsivo che i bellaciao applicano ad ogni espressione della politica, come vediamo quotidianamente leggendo i loro commenti su X.

L'Italia è sempre stata considerata un alleato inaffidabile, uno stato dalla lingua biforcuta, frutto di un duplice tradimento nelle due guerre mondiali.

Nella prima guerra, l'Italia era parte, inopinatamente, della Triplice Alleanza, con i nemici storici di Austria e Germania, salvo entrare in guerra, un anno dopo il suo inizio, contro di loro e a fianco della Triplice Intesa.

Una scelta naturale considerati i territori rivendicati tutti sotto amministrazione austriaca, ma inopportuna dal punto di vista della affidabilità del giovane Regno.

Nella seconda guerra mondiale abbiamo fatto di peggio, iniziando la guerra, sempre un anno dopo, assieme, sì, al nostro alleato (ancora una volta la Germania, scelta sempre sbagliata), aggredendo una Francia già piegata, con l'illusione che gli Inglesi si sarebbero non arresi, ma accontentati di una pace che avrebbe consegnato l'Europa ad Hitler.

Calcolo sbagliato e così la guerra si prolungò fino ad esaurimento di uno stato già provato dalla conquista dell'Impero nel 1936 e qui si consumarono una serie di tradimenti: il Gran Consiglio che sfiduciò Mussolini, il Re che lo fece arrestare per sostituirlo con Badoglio e la resa senza onore, segreta e occultata fino all'8 settembre, di quest'ultimo al nemico, al punto che pare che gli Inglesi stessi avessero coniato il verbo "to badogliate" per indicare un tradimento.

Con tali premesse non potevamo pensare di ricoprire ruoli affidabili e la stessa ambigua politica della prima repubblica su alcuni scacchieri internazionali (soprattutto sul Medio Oriente da parte di Andreotti e ancor più di Craxi che prima protesse a Sigonella e poi lasciò andare liberi dei terroristi palestinesi assassini che avevano dirottato l'Achille Lauro e ucciso un passeggero ebreo) non avevano contribuito a sanare la naturale e legittima diffidenza sulla nostra affidabilità.

Ci provò Berlusconi a ristabilire una credibilità dell'Italia, con la partecipazione alla liberazione dell'Afghanistan e alla pacificazione dell'Iraq liberato dopo l'infame attentato islamico dell'11 settembre, ma dopo i suoi governi si tornava sempre alla solita politica ambigua.

E' arrivata quindi l'operazione militare speciale contro l'Ucraina da parte della Russia e qui, accodandosi all'unione europea, in perfetto stile Prodi che predica la bellezza di "stare dietro" a Berlino e Parigi, Draghi scelse di stare con l'Ucraina e di rincalzo Mattarella pronunziò e continua a pronunciare pistolotti infarciti di retorica bellica a sostegno del comico di Kiev.

Vinte le elezioni del 2022 con un elettorato probabilmente diviso in due, ma prevalentemente incline a non immischiarsi nelle guerre altrui, la Meloni ha presumibilmente scelto di non cambiare, ancora una volta, la posizione dell'Italia, confermando la linea di sostegno all'Ucraina, inviando denaro e armi ma, almeno, tenendo ferma la barra, negando coinvolgimenti diretti.

Una scelta che comprendo, in parte, relativamente alla necessità di non dare dell'Italia la solita immagine inaffidabile, condivido, ma che mi auguro mantenga la linea rossa invalicabile dell'invio di reparti sul campo di battaglia, anche sotto forma di forze di pace e di interposizione.

Sono confortato in questo da una secca battuta che la Meloni avrebbe rivolto a Macron, chiedendogli: e quanti uomini dovremmo inviare ?

Infatti se è mia convinzione che un'azione militare delle truppe occidentali, anche senza gli Stati Uniti, sarebbe in grado di respingere i russi (al netto del rischio nucleare che sarebbe immenso perchè se i russi si vedono sconfitti non esiterebbero a lanciare i missili contro di noi e non saremmo in grado di fermarli) perchè abbiamo armi migliori, militari professionisti e addestrati, il problema è proprio quello della quantità, lo stesso che sta facendo arretrare costantemente ma inesorabilmente le linee ucraine.

Nel 2005 fu sospeso e poi abolito un servizio di leva che, già nel ventennio precedente, era stato fortemente penalizzato riducendo i mesi di "naja" e gli effettivi in addestramento.

Questo vuol dire che quasi tutta la popolazione di età inferiore ai 40 anni e una vasta parte tra i 40 e 60, cioè quella che prima di ogni altra fascia d'età, in ogni tempo, è chiamata a servire la Patria in armi, è totalmente priva di addestramento militare.

Impossibile in tale situazione, nel breve, schierare reparti in numero adeguato a controllare una lunghissima linea di confine terrestre in Ucraina, anche assieme agli eserciti di nazioni praticamente tutte nelle nostre condizioni.

E' giusto, a mio avviso, aumentare le spese per la difesa, come sarebbe giusto ripristinare il servizio militare obbligatorio, con richiami periodici di aggiornamento, magari con riservisti inquadrati in una Guardia Nazionale.

Ma un simile progetto richiede tempo, sono passati venti anni dall'ultimo scaglione chiamato a svolgere il servizio di leva e venti anni sono tantissimi per pensare di avere una riserva che possa essere mobilitata in ventiquattro ore come sta in queste ore facendo, con grande efficienza, l'IDF di Israele.

L'apprezzabile realismo della Meloni è tutto qui: cercare di riparare ai danni del passato mostrandoci credibili e affidabili nelle nostre alleanze e, nel contempo, trovare il modo per guadagnare quegli anni necessari per poter tornare ad avere Forze Armate non solo bene armate e tecnologicamente avanzate, ma anche con un numero di effettivi addestrati adeguato a sostenere impegni prolungati e diffusi.

20 agosto 2025

Pacifinti messi a nudo

Per anni hanno ammorbato la politica con la loro liturgia pacifinta, le loro bandiere arcobaleno, le loro marcette domenicali, peraltro sempre a senso unico, sostenendo le pretese di chi è contro l'Occidente.

Sono stati coccolati e viziati dai politici di sinistra che, in cambio, hanno avuto la cortesia del loro silenzio quando D'Alema e Mattarella (presidente e vicepresidente delconsiglio con delega ai servizi segreti) ordinarono di bombardare Belgrado.

I "professionisti dell'informazione", manipolatori come non mai tanto da giustificare pienamente la riottosità della Meloni a parlare con loro (molto meglio il colloquio diretto, oggi che è possibile, con i cittadini) hanno accreditato costoro come vessilliferi di un mondo senza guerre, ingannando solo chi è propenso a farsi ingannare e, quindi, merita di essere ingannato.

Ma, oggi, nonostante lo sforzo profuso dai soliti "professionisti dell'informazione", nel dipingere un'immagine distorta del vertice di Washington, esaltando più il livido Macron e l'ambiguo Merz, invece di applaudire la grande prestazione della Meloni, persino chi è propenso ad essere ingannato sarà più difficile ingannare.

E' evidente che c'è una parte della politica internazionale che non vuole la pace in Ucraina e, francamente, non capisco bene l'utilità di una tale posizione.

Il conflitto ucraino non ci serve, ci costa non solo per aver dovuto abbandonare l'acquisto delle materie prime dalla Russia, abbondanti e a basso prezzo, ma anche perchè l'unione europea si è stoltamente accollata l'onere di acquistare le armi da regalare agli ucraini.

Abbiamo spinto tra le braccia della Cina, vero nemico dell'Occidente tutto, la Russia che, nel corso della sua Storia, ha sempre guardato, aspirando di esservi pienamente accolta, più a occidente che ad oriente.

Abbiamo rinunciato a quella posizione di principio, giusta, per cui erano le popolazioni a dover decidere la loro appartenenza, nella fattispecie quelle di Crimea e del Donbass se essere ucraine o essere russe.

Con una economia di guerra non ancora combattuta, stiamo compromettendo il Benessere e la Sicurezza delle nostre nazioni.

Lasciamo perdere i cattocomunisti in Italia che, nella loro squallida palude, ogni mattina si alzano pensando a cosa possono dire contro la Meloni e, dopo aver letto le cronache del vertice, invece di applaudire al successo italiano, criticano e darebbero contro alla Meloni sia che persegua l'idea di un articolo cinque esteso all'Ucraina, sia che aderisca all'invio di militari sul terreno, sia che si chiami fuori dalla follia di Macron.

Un Macron svilito sia in patria che nei consessi internazionali, dove non può fare altro che atteggiarsi a bulletto di Guascogna, facendosi fotografare con la mano in tasca e cercando di minare il terreno della pace.

Forse sperando di ripetere l'avventura del suo compare Zelensky che, da due anni, è scaduto dal suo mandato di presidente ma, causa guerra, ha sospeso le elezioni che dovrà affrontare una volta conclusa la pace, per cui l'unico modo per restare al potere ed evitare eventuali imputazioni da parte del suo successore, è continuare la guerra "fino all'ultimo ucraino".

Questa guerra, se si fosse applicato a Crimea e Donbass lo stesso criterio della autodeterminazione dei popoli, non sarebbe mai scoppiata e adesso i pacifinti sono nudi alla meta, perchè sono proprio loro a disseminare di ostacoli il percorso verso la pace che, evidentemente, invocano a parole, ma rifuggono nei fatti.


19 agosto 2025

Finiamola con gli "atti dovuti" dei magistrati !

Due casi in due giorni, sembrano fatti con lo stampino.

I Carabinieri, chiamati da cittadini spaventati e in pericolo, intervengono per riportare alla ragione un esagitato che dava in escandescenze, danneggiava proprietà e minacciava persone.

In entrambi i casi, dopo aver tentato una dissuasione a parole, i Carabinieri hanno estratto il taser e neutralizzato i due esagitati.

Caso vuole che, dopo, ma non è detto a seguito, del colpo con il taser i due muoiano.

L'autopsia dirà le cause, ma, a prescindere da tale risultanza, i Carabinieri non devono subire alcun fastidio, perchè hanno solamente fatto il loro dovere, servendo e proteggendo i cittadini spaventati e minacciati dagli energumeni che andavano neutralizzati e, non essendosi calmati con le parole, i Carabinieri hanno dovuto usare tra le armi in dotazione, quella ritenuta meno invasiva e cioè il taser di cui sono stati forniti proprio per queste circostanze.

Non so perchè i due fossero così esagitati, ma è evidente che fossero un pericolo per i cittadini, quindi dovevano essere messi nelle condizioni di non nuocere. 

Se anche la causa ultima del loro decesso, la "spintarella" finale, fosse stato il taser, nulla dovrebbe essere imputato ai Carabinieri.

Niente minacce ai passanti, niente distruzioni di proprietà, niente taser.

E' ora di finirla con i magistrati che, invece di ringraziare premiare chi rende più sicure le nostre strade e la nostra vita, si nascondono dietro un "atto dovuto" per disincentivarli dal fare quello per il quale noi, cittadini inermi e disarmati per volontà dello stato, li ringrazieremo sempre.

18 agosto 2025

Una delegazione numerosa significa debolezza e sfiducia reciproca

Ne ho contati otto che, oggi, varcheranno come scolaretti il cancello della Casa Bianca, credendo di poter condizionare il Presidente Trump: Macron, Meloni, Mertz, Rutte, Starmer, Stubb, Von der Leyen e Zelensky.

Nella mia esperienza di trattative di lavoro, ho sempre visto perdenti le delegazioni numerose che, in genere, erano tali per sfiducia nei confronti del professionista che, pure, avevano delegato e finivano per litigare tra loro perchè ognuno aveva il suo personale interesse a porre l'accento su un aspetto piuttosto che un altro, che invece stava a cuore al proprio vicino.

Trump rappresenta il Mediatore, Colui che prova a mettere d'accordo i litiganti e, dopo aver parlato e definito un percorso e magari qualcosa di più, con uno dei contendenti (Putin) adesso deve ottenere la firma di Zelensky la parte più debole perchè perdente sul campo, delegittimato essendo scaduto il suo mandato da presidente da due anni, privo delle risorse, anche umane, per continuare la guerra da solo.

Zelensky, quindi, cerca sponde e le trova nella illusione che entrare nella Nato e nella unione europea sia un beneficio ed ecco che sono legittimamente chiamati i capi della Nato (Rutte) e dell'unione (Von der Leyen).

Gli altri che ci stanno a fare ?

Gli altri sono lì perchè hanno degli interessi nazionali da difendere, alla faccia della tanto conclamata "unità europea" e perchè, dopo due trattative (con Big Pharma sui vaccini e con Trump sui dazi) in cui la Von der Leyen ha dimostrato la sua abilità a concludere accordi in perdita e in ginocchio, non si fidano di quel che potrebbe sottoscrivere a nome di tutti.

E anche Starmer, che fa parte della Nato, quindi rappresentato dal ridanciano olandese Rutte, di suo non si fida di tutti gli altri, volonterosì sì, ma solo per fare le scarpe agli altri.

Non mi meraviglierei se domani uscissero indiscrezioni che indicassero come Trump si sia dovuto spendere anche per mettere d'accordo i colleghi europei che oggi riceve alla Casa Bianca.

Salvo poi ascoltare le dichiarazioni di tutti che dicono di aver contribuito, in perfetta unità di intenti, a salvaguardare gli interessi dell'Ucraina che, volente o nolente, dovrà ingoiare parecchi rospi, ma che è salva grazie alla forza di una unione in cui non ci si fida a lasciar sola la propria presidente.

17 agosto 2025

Let Giorgia, be Giorgia

In questo periodo ferragostano quando, pure, di notizie ce ne sono (il vertice di Anchorage, la morte di Pippo Baudo) è, su X, un fiorire di indignazione minoritaria e di altrettanto minoritaria irrisione, da parte dei due fronti contrapposti sui vaccini.

Non li chiamerò "no vax" e "covidioti", perchè dopo cinque anni mi sembra che si debba superare quella contrapposizione voluta proprio da chi ebbe l'intenzione, riuscendoci, di confinarci a casa, di imporci un trattamento sanitario obbligatorio (o quasi) per misurare fino a dove si sarebbe potuto spingere nell'opprimere la popolazione.

Sono persone, in un campo e nell'altro, che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno dubbi sulle loro stesse scelte e che probabilmente, sempre nella stragrande maggioranza dei casi, preferirebbero la libertà di scegliere che l'obbligo, in modo da poter valutare, senza avere alle spalle un fucile spianato, cosa reputano meglio, dopo aver consultato il proprio medico.

Ma l'ultima parola deve, sempre spettare al singolo cittadino, maggiorenne e, se lo riterrà, anche vaccinato.

Non apprezzo quindi la scelta del ministro Schillaci (che ad ogni sondaggio che mi perviene indico come uno dei pochi ministri in cui non ripongo alcuna fiducia) di revocare la famigerata commissione sui vaccini, cedendo alle pressioni dei favorevoli ai vaccini e presumibilmente delle società farmaceutiche.

Ma rifiuto anche l'isteria, con un sorprendente Mario Giordano in prima fila, di chi ne fa una questione di vita o di morte, minacciando sfracelli contro ... la Meloni e il Centro Destra, senza capire che se facessero venir meno il loro sostegno al Governo, al loro posto tornerebbero gli emuli, complici e nipotini di Speranza, con i vari Draghi, Conte, Schlein, Renzi e Calenda che agirebbero, non solo sui vaccini, in modo ben più aggressivo contro le loro stesse idee.

Grande colpa credo l'abbiano i social, dove chiunque si ritiene in grado di sparare ordini a destra e a manca su cosa si deve fare, salvo poi spegnere il dispositivo e andarsene per i fatti suoi senza curarsi della valanga che può innescare, soprattutto perchè i cosiddetti influencer, con migliaia di lettori, per continuare ad avere citazioni, spazio, interesse, devono, ad ogni intervento, alzare sempre più l'asticella delle iperboli e, quando sono finite, quella degli insulti e delle previsioni apocalittiche.

Nel 1981, con il colpo di stato in Polonia del Generale Yaruselsky (o come si scrive), il Presidente Reagan attivò una azione di natura morale, civile, economica, ma non militare, a sostegno dei polacchi oppressi dall'ennesimo colpo di stato comunista.

Ricordo un messaggio televisivo con Reagan stesso, la Thatcher e i principali capi di governo occidentali, per l'Italia c'era Spadolini, che andava sotto il titolo "Let Poland, be Poland", cioè lasciamo che la Polonia sia libera di decidere.

Ecco, sarebbe opportuno che, invece di continuare a tirare per la giacchetta la Meloni e il suo Governo, in base alle nostre personali esigenze e priorità (e siamo in tanti, ognuno con la sua personale scala di valori e di importanza) ci si affidi alle scelte di un Presidente del Consiglio che, in quasi tre anni, ha dimostrato la sua capacità di gestire tutti i temi nazionali e internazionali.

Sarebbe l'aspetto positivo della democrazia rappresentativa, in cui chi viene eletto, cerchi di raggiungere quel punto di equilibrio per percorrere la strada indicata nel proprio programma, senza il passo arrembante dei bersaglieri, ma con quello, costante, sicuro e che porta lontano, degli alpini.

Diamo fiducia alla Meloni che saprà considerare e dare spazio a tutte le opinioni, a differenza di chi si candida a sostituirla che vorrebbe imporre una verità assoluta fatta di obblighi e sanzioni e sarebbe favorito se, a fronte di una scelta tutta da verificare sul come arriverà alla conclusione, prevalesse l'isteria iconoclasta dei richiami più distruttivi.

16 agosto 2025

Che spasso i "professionisti dell'informazione" dopo Anchorage !

Trump e Putin si sono visti, si sono parlati, sono tornati nelle rispettive capitali lasciando i "professionisti dell'informazione" a cimentarsi sull'interpretazione dei segni, delle smorfie, del non detto, delle indiscrezioni di qualche talpa, vera o presunta che sia.

La spasmodica attenzione ad un vertice di pace è nociva alla pace, esattamente come la chiamata di decine di persone, mezze figure, capi di stato e di governo di nazioni marginali, ognuna delle quali vuole dire la sua e presentare la sua geniale ricetta.

Ma ce lo immaginiamo Cesare Ottaviano Augusto che, per pacificare il mondo allora conosciuto, avesse chiamato a consulto e avesse trattato con i vari capi tribù germanici o dei parti o gli aspiranti faraoni d'Egitto ?

Non ci sarebbe mai stata pace.

Certo, a tutti piacerebbe conoscere le proposte, i punti di accordo e quelli di disaccordo, ma credo sia opportuno lasciare ai "Grandi" la determinazione, in via riservata, di quel che si concede e di quel che si ottiene, in modo che tutti possano poi dichiararsi felici, vincenti e in pace.

Dopo una guerra, qualcuno perde più di altri e quel qualcuno è chi la guerra l'ha persa sul campo.

Nel caso di Russia e Ucraina è evidente che Zelensky è tenuto artificialmente in vita dai finanziamenti europei, dalle armi americane e dallo spionaggio inglese.

La Germania, dopo due guerre mondiali perse, lasciò sul campo l'Alsazia, la Lorena, gran parte della Prussia e fu costretta a dividersi in due.

L'Italia dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale perse dolorosamente l'Istria che si aggiunse alla Dalmazia che ci era stata negata anche dopo la vittoria nella Grande Guerra.

Perchè insistere per mantenere una unità territoriale dell'Ucraina, con la pretesa di soggiogare le popolazioni russofone della Crimea e del Donbass ?

Non so come finirà e non mi avventuro nella lettura della palla di vetro come fanno i "professionisti dell'informazione", però il buon umore di Trump e Putin lascia ben sperare e noi Occidentali abbiamo necessità di chiudere il capitolo della guerra in Ucraina per staccare la Russia dalla Cina.


14 agosto 2025

Rivedere il limite dei 14 anni per la punibilità

Contrariamente a quanto suggerirebbe la logica, considerata l'immaturità manifesta, l'allungamento della vita, il rallentamento dell'apprendimento, dell'ingresso nel mondo del lavoro, l'abolizione del servizio militare obbligatorio e tanti altri fattori che ci dicono come un trentenne, oggi, abbia la maturità di un ventenne degli anni Sessanta e Settanta, per non dire dei nostri Nonni che affrontavano la vita sin dalla più giovane età, acquisendone esperienza, si sono abbassati vari limiti di età per conseguire un diritto, come per il voto attivo e passivo.

Unica eccezione, pienamente condivisibile, la guida degli autoveicoli.

Se ne era parlato già in passato, ma poi tutto è andato in cavalleria e, dopo l'omicidio perpetrato da quattro bambini rom tra gli 11 ed i 13 anni a Milano, in cui è morta una signora di 71 anni, Cecilia De Astis, credo debba riproporsi il tema della punibilità dei minori di 14 anni.

La capacità di delinquere di un minore di 14 anni non solo non è inferiore a quella, ad esempio, di un sedicenne, ma confida anche su due elementi aggiuntivi: la sfrontatezza che deriva dalla consapevolezza di non pagare dazio e il gusto del "fare qualcosa da adulti" che spinge sempre i più giovani.

Nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove la criminalità minorile è una piaga anche per le numerose comunità estranee alla tradizione civile delle due nazioni, l'età della punibilità varia, negli Stati Uniti, tra i 6 e i 12 anni a seconda dello stato, mentre nel Regno Uniti è stata recentemente fissata in 10 anni in Inghilterra e Galles e in 12 in Scozia.

Insomma, per tutti età inferiori a quella italiana e, come in Italia, con un occhio di riguardo a pene riabilitanti, lasciando la detenzione come ultima ratio.

Anche alla luce, quindi, dei fatti di cronaca quotidiani che vedono come protagonisti minori di 14 anni, che si atteggiano e agiscono come vere e proprie bande criminali, non solo nei confronti dei loro coetanei, ma anche verso adulti contro i quali fanno valere la legge del numero e del branco, credo che un provvedimento che sposti almeno ai 10 anni la soglia di punibilità debba essere assunto con urgenza.

Simili fenomeni, infatti, dilagheranno se non saranno adeguatamente contrastati, non solo con la "comprensione" e ancor meno con aleatorie politiche di "inclusione", ma con una determinazione che mostri, finalmente, uno stato dal volto severo, ma giusto anche e soprattutto verso le vittime dei crimini dei minorenni.

Rieducazione non vuol dire lasciarli andare dopo un predicozzo noioso e senza prospettive, ma costringerli a prendere atto del male fatto, comprenderlo ed espiarlo con un servizio per la comunità, a cominciare dalle loro vittime e dai loro famigliari. 

13 agosto 2025

... e allora arrangiatevi !

Indubbiamente il Ferragosto del 2025 può essere ben più importante che non le solite tiritere sul caldo, il traffico, la spiaggia, i sentieri di montagna intasati come il 24 dicembre nei centri commerciali.

Merito di Trump, come accade ormai sin da prima del suo secondo, trionfale ingresso alla Casa Bianca del 20 gennaio.

Trump, finalmente, sta dimostrando quanto conti e cosa significhi avere un potere e saperlo usare.

Invece dell'ipocrita e mesta autoflagellazione dei "buoni", che rinnegano i Padri per mostrarsi "aperti" alle istanze degli antichi, presunti, "oppressi", danneggiando con ciò non solo una intera Nazione, ma tutta la Civiltà Occidentale che, ricordiamocelo, ci ha dato, pur con naturali errori, il miglior mondo che ci stiamo ora godendo. 

Il peso degli Stati Uniti, della sua economia e della sua potenza militare, è stato gettato da Trump per sancire la pace tra Ruanda e Congo, tra Pakistan e India, tra Armenia e Azerbaijan, tra Israele e Iran e ci sta provando anche con Russia e Ucraina, nonostante gli sgambetti che figuri come Macron cercano di tirargli, nascondendosi dietro altri 26 capi di stato e di governo.

Sono quindi molto curioso, lo ammetto: seduto comodamente in poltrona e diviso tra il fresco della montagna e la quiete di una città svuotata dai suoi residenti e colorita da turisti dagli abbigliamenti più improbabili, in attesa dell'esito dell'incontro di Anchorage, al quale viene forse attribuita una eccessiva aspettativa ma, questa volta, comprendo la fame di notizie dei "professionisti dell'informazione" che al 15 di agosto si spremono fino all'ultima goccia per poter comporre un giornale.

Sono curioso soprattutto perchè sono convinto che Trump sia propenso a chiuderla certificando lo status quo emerso da tre anni e mezzo di guerra, per poter quindi andare avanti.

E sono curioso per vedere come reagirebbe Zelensky se gli mettessero sotto il naso, da firmare, il riconoscimento della sovranità russa su Crimea e Donbass.

Il campo ha dato un responso molto chiaro: la Russia, pur in tempi più lunghi e con spese più alte, sta vincendo la guerra, nonostante le armi occidentali, le sanzioni (sono una ventina gli inutili "pacchetti" di Bruxelles), nonostante l'isteria della delegittimata corte penale internazionale che sembra aver preso gusto ad intralciare la politica emettendo a raffica mandati di cattura, nonostante, soprattutto, il grandissimo apporto dei servizi segreti britannici, i migliori al mondo dopo quelli israeliani, che forniscono puntualmente obiettivi e suggerimenti alle scalcagnate forze armate ucraine che, senza i satelliti di Musk e le informazioni dell'MI6, sarebbero state sbaragliate in breve tempo.

Bene, sarei curioso di vedere cosa accadrebbe se Zelensky, istigato dai Macron e dagli Starmer, non firmasse.

E di sentire Trump dire: e allora, arrangiatevi, gli Stati Uniti si chiamano fuori,

P.S.: ovviamente mi auguro che Zelensky firmi qualunque accordo dovesse emergere da Anchorage (se mai ne uscirà uno) e che si chiuda tutto questo spiacevole capitolo, riprendendo le normali relazioni con la Russia per strapparla all'influenza cinese.



12 agosto 2025

La Meloni si spende troppo per Zelensky e la ue

Nel momento in cui il Governo Meloni diventa il quarto più longevo della repubblica superando Renzi e a settembre, superando Craxi, salirà sul podio dietro solo a due Governi Berlusconi (non a caso di Centro Destra) dubito che chi abbia, anche a sinistra, un minimo di dignità, coscienza e buona fede, possa mettere in discussioni le abilità del nostro Presidente del Consiglio.

E' solo merito suo, infatti, se l'Italia, che andava a rimorchio, come affermato da un nostalgico Prodi, di Germania e Francia, è ora capofila in Europa, avendo anche creato un blocco di governi affini che remano dalla stessa parte che non è certo quella dell'unione a trazione socialista, verde e liberale.

E' per questo che guardo con preoccupazione alla Meloni che, con la sua firma, le sue dichiarazioni, le sue telefonate a Trump, concede una copertura autorevole verso il Presidente Americano sia per Zelensky che per l'unione europea.

E' accaduto con i dazi, accade sull'Ucraina e su Gaza.

Non so quanto possa esserci utile aiutare la VdL, Macron, Sanchez a rimanere a galla, invece di dare loro quella spintarella che li farebbe precipitare.

Perchè senza Trump, senza gli Stati Uniti o, peggio, contro di essi, l'unione si schianterebbe nella sua inutile pochezza.

Del resto francesi e tedeschi nel 2011 hanno dimostrato che non ci pensano due volte, anche sfruttando le quinte colonne che preferiscono "stare dietro" a loro che fare una politica sovrana, ad abbattere un governo eletto per sostituirlo con un loro maggiordomo.

Perchè, quindi, la Meloni non agisce allo stesso modo ?

Oppure, e questa è la mia speranza, il suo gioco è ancora più ambizioso e con un disegno più ampio, che porterebbe ad acquisire all'Italia una sorta di primazia in Europa, concedendo qualcosa alle apparenze, ma diventando imprescindibile per ogni rapporto con Washington ?

11 agosto 2025

La legge della domanda e dell'offerta

I "professionisti dell'informazione" fino a un mese fa tuonavano contro l'overtourism, presentando servizi e scrivendo ponderosi articoli sulle proteste dei residenti contro quei biechi turisti che portavano soldi buoni e pretendevano persino di dormire negli alberghi e pranzare nei ristoranti,  adesso cavalcano la tesi opposta, quella della crisi dell'industria turistica e sparano ovunque fotografie di spiagge vuote.

Al loro seguito, nella povertà culturale che li contraddistingue, arrivano i cattocomunisti che non perdono occasione per cercare di danneggiare l'Italia e gli Italiani pur di dar contro al Governo Meloni (che nel frattempo, senza curarsi di lor, ma guardandoli e passando oltre, ha superato anche quello di Renzi come durata, avendo comunque superato di gran lunga tutti i governi repubblicani per produttività).

I conti si faranno alla fine e non ho gli strumenti per dire quanto e come, so peraltro che le vacanze degli Italiani sono cambiate con il cambiare del modello di vita.

Il 40% circa delle famiglie è unipersonale, composto cioè da una sola persona che per le vacanze, quindi, può agevolmente scegliere periodi differenti dal solito luglio/agosto, tanto più con la diffusione del lavoro da casa che consente di stare in una località di villeggiatura, senza essere in ferie, magari andando in spiaggia fuori dagli orari di servizio.

Circa il 26% degli Italiani possiede una seconda casa situata in località di vacanze, spesso relativamente vicina alla residenza in modo da poterla usufruire nei fine settimana.

Ma chi va al mare, presentandosi solo nei fine settimana, eventualmente alterni, rischia di non trovare posto e allora ecco gli abbonamenti per tutta la stagione, per cui io occupo un posto in spiaggia anche se non ci sono, perchè lo tengo a mia disposizione per tutte le volte che ho la possibilità e la voglia di andarci.

Fino all'anno scorso, peraltro, era un profluvio di inchieste che denunciavano l'affollamento nelle spiagge e il comportamento dei balneari che avevano aumentato le file degli ombrelloni, riducendo gli spazi sulla spiaggia.

Sembra che ai "professionisti dell'informazione" sfugga una delle regole di base dell'economia liberale: se aumenta la domanda, aumentano i prezzi, se diminuisce la domanda, diminuiscono i prezzi.

L'anno scorso nessuno ha potuto negare che la domanda fosse molto alta e questo è registrato dall'aumento dei prezzi denunciato quest'anno.

Se veramente la domanda nel 2025 è così drasticamente calata e non si tratta invece del solito allarmismo modello cambiamento climatico, allora assisteremo il prossimo anno ad una riduzione dei prezzi.

Se non ci saranno, vorrà dire che tutta quella disaffezione non c'è stata e i guadagni dei balneari sono stati sufficientemente soddisfacenti da poter riproporre gli stessi prezzi.

La verità è che, come per tutte le vicende, solo le notizie che fanno rumore attirano l'attenzione, infatti i nostri giornali sono pieni di disgrazie e di polemiche, fanno notizia le ondate di caldo e le nevicate del secolo, mentre quando qualcosa fila liscio, nessuno se la ... fila.


10 agosto 2025

Prolungano le guerre i troppi galli nel pollaio della pace

E' alla Casa Bianca da neanche sette mesi, ma Donald Trump ha già fatto terminare o bloccato sul nascere ben quattro conflitti:

- Ruanda contro Congo

- Armenia contro Azerbaijan

- Israele contro Iran

- India contro Pakistan.

Come mai non ha ancora chiuso i due conflitti più importanti che hanno impattato e impattano direttamente su di noi e la nostra economia ?

Mi riferisco, con ogni evidenza, a quello che contrappone la Russia all'Ucraina e Israele ai terroristi palestinesi di Hamas che controllavano e ancora in parte controllano Gaza.

Come per tutte le questioni della vita e dell'Umanità, le cause sono più di una, con pesi differenti, ma una, in particolare, mi sembra evidente: la folla di sgomitanti comprimari che, cercando un posto al sole, parlano di pace ma favoriscono il perpetuarsi della guerra.

Lo ha detto chiaramente il Segretario di Stato Americano Marco Rubio, quando ha imputato alla uscita improvvida di Macron sul riconoscimento di un inesistente stato della Palestina, l'irrigidimento dei terroristi che hanno fatto saltare gli ultimi colloqui e costretto Israele a decidere di terminare l'opera ripulendo Gaza anche dalle ultime roccaforti dei terroristi.

Ed è sempre Macron, in questo ben assistito da una vecchia e debole unione europea, che si sta mettendo di traverso anche alla pace tra Russia e Ucraina che Trump sta faticosamente cercando di realizzare, istigando Zelensky a mandare a morire altre migliaia di giovani con il miraggio di "una pace giusta e duratura", quando, dopo tre anni e mezzo di guerra, occorre una pace tout court.

Se non ci fossero tutte queste interferenze di gente che non è in grado di svolgere alcuna azione positiva, ma può influire negativamente, illudendo quelli che stanno perdendo la guerra su una possibile via d'uscita, anche quelle due guerre sarebbero finite da un pezzo e il mondo vivrebbe una stagione di Pax Trumpiana, che nulla avrebbe da invidiare alla Pax Augusta di Romana memoria.

Nessuno può dubitare che senza gli strepiti degli inconcludenti come Macron, ma anche come il segretario dell'onu Gutierrez (mai come in questi anni l'onu si sta dimostrando l'ente più pernicioso e costoso del mondo) non avremmo più i due conflitti che maggiormente ci hanno danneggiato e hanno provocato difficoltà alle nostre economie, oltre a fornire l'opportunità ai biechi affaristi dell'ambientalismo di proporre il green deal anche come arma contro la Russia.

Come si può infatti pensare che, senza la sponda dell'onu, di una unione europea tignosa quanto debole, Zelensky e i terroristi palestinesi avrebbero continuato a menare il can per l'aia, proseguendo guerre e mandando sadicamente a morire il loro popolo (e anche quello nemico) ?

Fra cinque giorni è annunciato un vertice tra Trump e Putin in Alaska (e forse senza le ripetute esternazioni di Mattarella si sarebbe potuto tenere a Roma, nonostante l'evidente e, a mio avviso, improvvido sbilanciamento della Meloni a favore di Zelensky) in cui si sarebbe potuto scrivere la parola "fine" alla guerra, riconoscendo alla Russia le conquiste militari, fondate su una petizione per la unificazione delle popolazioni russofone di Crimea e del Donbass.

Invece, arrivano gli europei che, dimentichi del nostro glorioso passato coloniale e quindi ignorando tutto quello che avremmo dovuto imparare da tale esperienza, propongono un piano alternativo che non si sa bene dove voglia parare, ma che fornisce a Zelensky l'opportunità per negarsi alla pace, ponendo condizioni irrealistiche e sfrontate.

Io, se fossi Trump, sarei seccato e, anzi, mediterei di farla pagare in qualche modo che potrebbe passare attraverso un accordo con la Russia che, passando sopra le teste degli europei come una nuova Yalta, cominci a costruire un nuovo ordine mondiale, con chi ci sta.

Ma anche volendo concedere il beneficio della buona fede ai dirigenti europei dove portano le loro intenzioni ?

All'Inferno, esattamente dove portano tutte le buone intenzioni di cui sono lastricate le strade che percorrono i troppi galli (o capponi ?) che chiocciano nel pollaio della pace, provocando invece il prolungarsi delle guerre.

09 agosto 2025

Figuraccia degli europeisti in mondovisione

 


Il video, che ho caricato da You Tube dove esiste anche la versione più lunga, mostra la figuraccia che la Von der Leyen ha fatto in Finlandia.

Fischiata e contestata, reagisce dicendo che chi la contestava doveva ringraziare di essere nella democratica Finlandia ancorata all'unione europea, perchè se fossero stati in Russia, sarebbero stati immediatamente arrestati e portati via.

E' evidente che gli Dei non amano la VdL, perchè mentre faceva tale affermazione, un gruppo di poliziotti allontanava a forza i contestatori, dimostrando che tutto il mondo è paese e che in Russia come nella europeista Finlandia non viene tollerato il dissenso (ammesso e tutelato solo in Italia e solo contro la Meloni e Salvini).

Suppongo che a breve il video scomparirà dal circuito, ma con questo commento volevo che rimanesse testimonianza di come ci si riempia la bocca su una superiorità che non esiste, mentre ci si sottomette quando dovremmo far valere la nostra maggiore capacità ed esperienza.

08 agosto 2025

Il Ponte Silvio

Siamo appena all'inizio, ma condivido in pieno la proposta di Forza Italia di intitolare a Silvio Berlusconi il Ponte sullo Stretto.

Senza il sogno di un grande visionario come Berlusconi, forse non si sarebbe arrivati a questo punto e se il Governo riuscirà a dribblare l'ostruzionismo che arriverà da ambientalisti, sinistra, Mattarella e soprattutto magistratura, il Ponte non avrà, a mio avviso, altro nome possibile che Ponte Silvio.

Salvini dovrà accettarlo anche perchè chiamarlo "ponte Matteo", creerebbe qualche possibile dubbio di attribuzione visto che di "Matteo" in politica ce ne sono troppi e non tutti sono apprezzabili come Salvini.

La sinistra, con grande disprezzo del ridicolo di cui non si accorge neppure, sta elevando barricate per opporsi ad un'opera fantastica che, in qualsiasi parte del mondo, verrebbe accolta come l'ottava meraviglia.

Il comportamento della sinistra è tanto più spregevole, quanto più l'opera porta vantaggi nella circolazione, nell'economia e, con la drastica riduzione dei tempi di percorrenza, anche all'ambiente.

L'opposizione della sinistra è unicamente strumentale e ricorda, elevata all'ennesima potenza, la grandissima bufala che fu Cofferati che, eletto sindaco di Bologna dopo Guazzaloca, rinunciò alla metropolitana unicamente per evitare di portare avanti un progetto dell'odiata giunta che aveva, per la prima volta, scalzato da Palazzo d'Accursio un comunista.

Oggi Bologna, per colpa di quella scelta, è nel caos causato dalla imbarazzante incompetenza di un demagogo come Cofferati (che infatti neppure si presentò per essere eletto, tanto fu fallimentare la sua amministrazione) e dai suoi due successori.

Strade sventrate per fare posto ad un tram che ridurrà, ancora di più, lo spazio delle carreggiate, creando intasamenti e quindi emissioni sempre maggiori da motori surriscaldati, al minimo e con percorrenze che si dilatano quanto più vengono imposte normative lunari come i trenta all'ora.

Analogamente, il giacobinismo (peraltro lo vediamo oggi a senso unico) dei cinque stelle fece una analoga scelta suicida, rinunciando alle Olimpiadi a Roma, non capendo che l'Italia e la sua Capitale, sono in grado di ben figurare se si remasse verso lo stesso obiettivo, come ha dimostrati il Giubileo che sposta milioni di persone che arrivano a Roma accolte in modo esemplare.

Ma si può capire la sinistra, priva di Visioni, Progetti e Ideali, che può giocare solo la carta della rabbia e quindi promuove, a tutti i livelli, miseria, fame e povertà.

Infatti il grande obiettivo della sinistra è regalare la cittadinanza Italiana a masse di estranei alla nostra Gente, che arrivano in Italia, con la compiacenza di ong e magistrati, affamati e pronti a depredare quello che i nostri Padri hanno costruito e che noi dovremmo lasciare ai nostri Figli e Nipoti, conservato intatto e migliorato.