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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

13 luglio 2025

30%

Il Presidente Trump, con una letterina di una paginetta e mezzo, ha comunicato che dal primo agosto applicherà dazi del 30% sui prodotti europei.

Forse.

Il dubbio è d'obbligo considerata l'imprevedibilità del Presidente che sta mandando ai matti tutti i parrucconi abituati alle stantie liturgie ed agli orpelli lessicali della diplomazia ottocentesca.

Il bello è che, ancora oggi, io scrivo "forse", ma gli "esperti", i professoroni universitari con tante mostrine sul petto come il Generale Figliuolo, continuano a mostrare certezze incrollabili anche se non azzeccano una. 

Ciononostante continuano ad avere un atteggiamento supponente, come quel signore che ieri pomeriggio ho ascoltato su Sky, che ha avuto l'ardire di definire la missiva del Presidente Trump "la lettera di un venditore di tappeti", suggerendo di applicare ritorsioni ed entrare in guerra (per ora solo commerciale, poi l'ubris di costoro non conosce limiti ... ) con gli Stati Uniti.

Sono quegli atteggiamenti, quella autoreferenzialità che hanno portato al fallimento l'unione europea che ha preteso di gestire in proprio la trattativa per tutte le 27 nazioni dell'unione.

Sappiamo benissimo, infatti, che l'estensione territoriale e le differenti zone climatiche, portano i 27 ad avere differenti produzioni da sostenere e di cui difendere le prerogative, spesso in contrasto o in concorrenza con le produzioni di altre nazioni.

Come fa la VdL a difendere gli interessi di tutti e chi butterà a mare in caso di accordo fondato sul compromesso ?

Qui casca l'asino di una unione inesistente, che non è "una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor", ma neppure una di produzioni, coltivazioni, interessi.

Anche per questo le trattative affidate all'unione europea si sono dimostrate un flop clamoroso perchè i parrucconi di Bruxelles, supponenti come quel professorone di Sky, non hanno capito nulla di Trump, nulla di come ci si deve comportare e nulla di quel Trump ha scritto.

O forse l'hanno capito, ma ormai sono corrotti dalla loro ideologia che antepongono anche all'interesse dei Popoli e delle Nazioni europee che dovrebbero tutelare.

Per tre volte, infatti, in una pagina e mezzo, Trump ha chiaramente indicato il motivo per cui ha deciso di applicare il 30% (ma poteva anche essere il 50 o il 20) : " deficit commerciali a lungo termine, ampi e persistenti, generati dalle vostre politiche tariffarie e non tariffarie e dalle vostre barriere commerciali.".  

Non solo ma Trump dice chiaramente che se l'unione europea cesserà di imporre tasse e limitazioni di natura ideologica, liberando il Mercato, lui rivedrà la decisione.

In sostanza Trump punisce l'unione europea per quelle tasse e quelle limitazioni al commercio che impediscono lo sviluppo di un autentico Libero Mercato nel nome della follia verde ambientalista e delle impostazioni ideologiche, come la tassazione imposta con l'obbligo di acquisto della Co2, come i paletti sui prodotti Ogm, come il divieto di vendere automobili a carburante fossile dal 2035, come il digital service act che impedisce la libertà di esprimere le proprie opinioni se non rientrano in quelle approvate dal maintream comunitario.

Espressione di questo atteggiamento stalinista, degno dell'Unione Sovietica e contrario allo spirito costitutivo della comunità europea, è l'esclusione degli iscritti e militanti di AfD dal poter accedere agli impieghi pubblici in uno o più lander della Germania, le perquisizioni nelle sedi del Rassemblement National in Francia, la violenza con la quale si è voluto imporre il gay pride in Ungheria e le interferenze sulle elezioni in Romania.

Trump, ovviamente, guarda all'interesse primario della sua nazione, quindi dice all'unione europea che se non verranno rimossi tutti quei lacci e lacciuoli ad una totale libera espressione di Mercato, quello sarà il prezzo da pagare, un prezzo che comprende anche un parziale ristoro per tutto quello che gli Stati Uniti hanno dovuto pagare, con le precedenti amministrazioni, accettando di sottostare alle norme ideologiche imposte da Bruxelles.

Riuscirà il Presidente Trump nel suo intento ?

Io, ovviamente, me lo auguro perchè le ricadute sarebbero positive per tutti noi, in quando l'eliminazione dei vincoli ideologici, soprattutto quelli di natura ecoambientalista, libererebbe anche il mercato interno europeo da centinaia di vincoli che limitano il nostro Sviluppo, il nostro Progresso e il nostro Benessere.

Ho però dei dubbi che i parrucconi di Bruxelles siano in grado di comprendere la portata dell'azione del Presidente Americano e lo dimostra non solo l'incapacità di trovare, dopo mesi di trattative, un punto di caduta, ma anche la reazione dettata alla Von der Leyen, sin troppo bellicosa, in linea con la l'arrogante bellicismo di Macron, invece di seguire il saggio approccio della Meloni e di Merz per un trattativismo ad oltranza senza accelerare sulle ritorsioni.

Se i parrucconi di Bruxelles non saranno capaci, come non sono stati capaci fino ad ora, di riconoscere i loro torti e ripensare alle politiche fiscali e alle direttive ideologiche emanate negli ultimi dieci - quindici anni, allora all'Italia non resta altro che riprendersi il testimone della trattativa bilaterale diretta con gli Stati Uniti.

Con tutte le difficoltà del caso che non sarebbero esterne, anzi credo sarebbe molto agevole trovare un punto di caduta con l'Amministrazione Trump, ma tutte interne, per il boicottaggio che verrebbe operato non tanto da una opposizione che non è in grado politicamente di esprimere nulla, ma di chi, a livello istituzionale, ha gli strumenti per intralciare il lavoro del Governo preferendo operare scelte ideologiche: Mattarella, i sindacati, la magistratura, i "professionisti dell'informazione", che già hanno dimostrato come si considerino i difensori, non eletti, dell'ortodossia ideologica fondata sulla deriva politica ambientalista, comunitaria e, fondamentalmente, anti Italiana.

Ma è un rischio, una certezza di scontro, che credo meriti di essere assunto a difesa del superiore Interesse Nazionale.                         

12 luglio 2025

Immaturi

Credo ci sia stato un film, una commedia all'italiana, qualche anno fa, che fosse titolato "Immaturi".

Raccontava la vicenda (di fantasia, poi in questi giorni leggiamo che quattro anni dopo la laurea all'Università di Modena e Reggio alcuni laureati si vedono annullare il loro titolo non per colpa loro) di un gruppo di diplomati che, anni dopo la maturità, vedono annullata la prova e la devono ripetere.

Nel caso di questi giorni, invece, nessuno osa qualificare come immaturi quegli studenti che si stanno rifiutando di rispondere all'esame orale e, ciononostante, vengono promossi.

La loro motivazione è una baggianata che solo una società debole e decadente può considerare degna di essere presa in considerazione: la scuola, i professori che mi interrogano non sono realmente interessati a quello che sono, che faccio, alle mie aspirazioni.

E' un gnè gnè che, ai miei tempi, neppure i più somari avrebbero avuto l'ardire di sollevare ed io ho dato la maturità nel 1975, quando già era stata resa molto facile e le percentuali di promossi veleggiavano oltre il 90%.

Quello a cui assistiamo è un altro passo verso la dissoluzione della nostra Civiltà, la perdita della forza propulsiva di una Gente che tanto ha dato all'Umanità ma sembra non essere più in grado di sollevarsi dalle miserie buoniste.

Quelli che rifiutano di sostenere l'esame orale, sono i ragazzi del covid, quelli della didattica a distanza e, a seguire, quelli del bonus psicologi.

Tenuti nella bambagia, cresciuti nel timore, nella paura, nel lavaggio del cervello dello "state a casa" di contiana memoria o del "non ti vaccini, ti ammali muori o fai morire" di Draghi.

Scopro che studenti ai quali la Commissione d'esame avrebbe dovuto, figurativamente, restituire immediatamente il libretto dicendo: torni il prossimo anno, vengono invece promossi grazie ad un complesso meccanismo fondato sulla paura dei commissari e della istituzione scolastica di cause, processi e ricorsi.

Il Ministro Valditara, che pure qualche provvedimento l'ha assunto come quello sui cellulari o sul ripristino del latino dalla seconda media, invece di dire che chi non risponde alle domande deve essere bocciato, se non altro perchè con il suo comportamento dimostra immaturità, proprio per evitare ricorsi e processi, minaccia che solo per il prossimo anno sarà esplicitata tale ovvietà.

Così stanno proliferando i casi di chi non risponde e sfanga una interrogazione di un'ora, applicando il principio per cui è meglio stare zitti lasciando il dubbio di non sapere, invece di aprire bocca dandone la certezza.

Questi qui che non rispondono, sono i futuri medici, magistrati, ingegneri ... poi non chiedeteci di fidarci degli esperti !

Temo che l'Umanità non abbia un futuro e che solo un evento profondamente traumatico, violento, che scuota le coscienze e obblighi tutti noi ad alzare il culo dalle nostre comode poltrone, potrebbe rimetterci in carreggiata.

Il famoso Asteroide, metafora di un'Apocalisse che sembra arrivi comunque senza tanti squilli di tromba, anzi nel silenzio di un candidato alla maturità che "a domanda non rispose".

11 luglio 2025

Irresponsabili

A corto di argomenti concreti, i cattocomunisti, imbeccati dai loro ispiratori "professionisti dell'informazione", hanno rispolverato una vecchia questione, quella del libico Almasri.

Nè io, nè altri potremo mai sapere la verità, se il mandato di cattura emesso dalla corte penale internazionale (la stessa che, superando se stessa nel ridicolo e nella irresponsabilità ne ha staccato uno persino contro Putin e Netanyahu, alla faccia della diplomazia necessaria per porre fine alle guerre) sia fondato o meno, se il rimestare con codici e pandette sia fondato o sia una vendetta dei magistrati contro il ministro e il Governo che stanno portando a casa la separazione delle carriere, per cui l'unica risposta è quella del buon senso.

Il buon senso che ci dice che l'Interesse Nazionale prevale su qualsiasi altra considerazione e l'Interesse Nazionale nell'evitare un pericoloso contenzioso con la Libia che potrebbe rovesciarci addosso migliaia di clandestini accampati sulle sue coste, era proprio quello di lasciare che la questione Almasri venisse affrontata dalla Libia, come sembra stia avvenendo.

Una opposizione che ricercasse il bene dell'Italia e degli Italiani eviterebbe di accusare il Governo per aver tutelato i nostri interessi e avrebbe applicato quel principio che dovrebbe campeggiare su ogni palazzo istituzionale ed essere fatto proprio da chiunque ricoprisse o ambisse a ricoprire ruoli di rappresentanza istituzionale, ma anche da qualsiasi cittadino: Right or wrong is my Country.

Ma è un qualcosa che non si può chiedere a degli irresponsabili internazionalisti, corrosi dal cancro del pregiudizio ideologico e dai personalismi vendicativi.

Non ho alcuna fiducia nei magistrati, quindi neppure nel cosiddetto tribunale dei Ministri, ma credo che qualunque sia la decisione che verrà assunta, non si debba compromettere il risanamento che il Governo Meloni sta portando avanti, lentamente, ma inesorabilmente, dopo anni di sperperi e di incapacità gestionali finalizzate solo a sottrarci Libertà e denaro.

Qualunque azione aiuti a contenere l'ingresso di clandestini è una azione svolta nell'Interesse della Nazione, quindi da approvare e sostenere.

Chi non lo facesse, remerebbe contro l'Italia e contro gli Italiani.

Nel momento in cui l'Italia della Meloni sta assumendo sempre più un ruolo centrale nella politica europea e internazionale, le beghe da comari che i "professionisti dell'informazione" suggeriscono ai cattocomunisti di agitare, sembrano sempre più espressione di un meschino nanismo politico e culturale.




10 luglio 2025

Ecco dimostrato perchè serve il riarmo nazionale

Uno dei temi che i cattocomunisti cavalcano, danneggiando l'Italia e gli Italiani tramite le loro pregiudiziali critiche alla politica del Governo Meloni, è quello del riarmo con l'impegno finalmente assunto di aumentare entro il 2030 al 5% del pil la spesa militare e connessa.

Puntualmente arriva un episodio che dimostra come un riarmo nazionale (beninteso: sotto il controllo esclusivo di Roma e senza concessione alcuna alla follia di un esercito europeo posto sotto il controllo della commissione di Bruxelles !) sia non solo opportuno, ma necessario e improcrastinabile.

Il Ministro Piantedosi era stato cooptato in una delegazione dell'unione europea in missione in Libia.

I burocrati europei, però, nella loro ignoranza o, peggio ancora, nella supponenza di poter ignorare la realtà politica, hanno scelto come loro interlocutore il solo governo di Tripoli, quello riconosciuto dall'onu, saltando le opportune trattative con quello di Bengasi che, però, controlla un'area pari e forse maggiore di quella controllata dal governo tripolino.

Esauriti quindi i colloqui a Tripoli, "forti" di un salvacondotto fornito da quel governo, gli europei sono partiti a petto in fuori verso il territorio controllato dal governo di Bengasi, rifiutando, a quanto leggo, di far partecipare il capo di quel governo al colloquio che avevano chiesto all'uomo forte della Cirenaica, il generale Haftar, sostenuto da Mosca.

Il risultato è noto: il governo di Bengasi ha dichiarato non graditi i membri della delegazione dell'unione europea che, così, se ne sono tornati a casa con le pive nel sacco.

Sarebbe accaduto lo stesso ad una delegazione americana, cinese o russa ?

No e non perchè avrebbero gestito meglio la missione, concedendo al governo che controlla una parte della Libia un riconoscimento che apparterrebbe solo alla realpolitick, ma perchè la forza militare di Stati Uniti, Russia e Cina sarebbe un deterrente abbastanza forte per impedire simili atti.

E non sarebbe accaduto neppure nei confronti delle singole nazioni europee prima della seconda guerra mondiale, quando le nostre cannoniere difendevano efficacemente i nostri interessi senza necessità di sparare un colpo, perchè la controparte sapeva che non ci sarebbe stata nessuna remora a spararlo, quel colpo, in caso di uno sgarbo.

Non so quale sia il reale stato delle nostre Forze Armate.

Sicuramente abbiamo reparti ben addestrati e capaci di intervenire in zone limitate e circoscritte, ma abbiamo pochi effettivi (il che imporrebbe di ritornare alla leva militare che sarebbe anche una utile palestra per i nostri giovani) e soprattutto abbiamo armi poche e vecchie, con arsenali (comunque presumibilmente obsoleti) probabilmente svuotati dalla onerosa politica di sostegno all'Ucraina.

Abbiamo di contro una eccellenza nel campo dell'industria e ingegneria bellica, si pensi alla Beretta, alla Fincantieri, alla Leonardo, che potrebbero ben produrre armi moderne, anche carri armati come fu per l'Ariete.

Il margine per passare dal 2% teorico (effettivo per ora sembra essere l'1,6%) al 5%  del pil, anche computando spese collaterali di carattere infrastrutturale utili anche a fini bellici, è tale che dovrebbe consentirci di ripristinare quella deterrenza opportuna a livello diplomatico per non dover più sottostare alle prepotenze di mezzi staterelli che, pur se da riconoscere e rispettare nella loro realtà per il controllo di un territorio, non devono sentirsi autorizzati a trattare una delegazione, anche se solo dell'unione europea, come un gruppo di clandestini.


09 luglio 2025

Sfiducia giusta,ma tatticamente miope e politicamente infantile

Domani il parlamento europeo respingerà la mozione di sfiducia promossa da alcuni parlamentari di destra, contro la commissione e la sua presidente Von der Leyen.

Il pretesto è lo scandalo chiamato pfizergate relativo all'acquisto dei "vaccini" contro il covid 19.

Sicuramente la Vdl merita la sfiducia ben oltre la questione Pfizer e, infatti, i vari gruppi di destra non ne votarono la rielezione.

Questa sfiducia, però, mi sembra frutto di infantilismo politico e miopia tattica.

Intanto la sfiducia richiederebbe una adesione dei due terzi dei votanti che rappresentino la maggioranza assoluta del parlamento.

I gruppi di destra quei voti non li hanno, quindi la mozione è destinata a fallire come tutte le mozioni che tentano i cattocomunisti in Italia contro questo o quel ministro.

Poi la sfiducia travolgerebbe anche tutta la commissione, inclusi quei commissari nominati dai governi di Centro Destra, tra i quali il nostro Fitto, la cui azione è essenziale per quel graduale cambiamento di orientamento che tanto ha messo in fibrillazione socialisti, verdi e liberali che di aperture alla destra non ne vogliono sentir parlare.

Votare quella sfiducia significa quindi fare uno sgarbo nei confronti del partito della VdL, il PPE, maggioranza relativa e fondamentale per spostare gli equilibri del parlamento, che verrebbe nuovamente spinto tra le braccia di verdi, socialisti e liberali.

Senza i voti del PPE i clandestini avrebbero via libera, le politiche verdi sarebbero devastanti, la rottura con gli Stati Uniti ci costerebbe miliardi.

La mozione di sfiducia mi appare come la cavalleria polacca che andava, per un malinteso senso dell'onore, alla carica contro i carri armati tedeschi e sovietici all'inizio della seconda guerra mondiale: un massacro inevitabile, senza conseguire alcun risultato.

La Meloni sta tessendo una tela difficile ma che sta cominciando a portare risultati come il progressivo smantellamento dell'impianto verde, la prosecuzione delle trattative sui dazi e l'irrigidimento sugli ingressi dei clandestini.

Fare politica significa ottenere risultati, non urlare e poi ritirarsi offesi sull'Aventino quando le proprie urla non sono supportate dai numeri e ottengono l'effetto opposto.

So che è un discorso difficile perchè richiede alle persone di ragionare, pensare prima di agire e parlare, scegliere di trattenere i moti di pancia per far lavorare il cervello.

Ma è un discorso che noi di destra abbiamo l'obbligo e la capacità di fare e farci se vogliamo ribaltare decenni di deriva cattosocialista a tinte verdi e gialle, che ci ha portato alla odierna, irrilevante, vecchia, sottomessa Europa.  

07 luglio 2025

Quando una tassa non è una rapina

Nei giorni scorsi, i latrati cattocomunisti sono stati indirizzati anche verso un emendamento che avrebbe aumentato di UN euro i pedaggi autostradali al superamento dei MILLE chilometri di percorrenza.

Una inezia e, soprattutto, una impostazione di tassa a fronte della prestazione di un servizio che è forse l'unica accettabile nel fantasioso e variegato mondo delle vessazioni fiscali.

Zitti quando si è trattato di pagare tasse generiche, zitti quando, negli anni Settanta, tutti gli Italiani hanno pagato la demagogia del sindaco comunista di Bologna che regalava (con i soldi altrui) la gratuità dei mezzi pubblici, zitti quando si tratta di pagare il superbonus per pochi eletti, zitti quando si sperperavano i soldi di tutti per pagare gente giovane e sana perchè continuasse a restare sul divano, zitti quando tutti paghiamo le utenze dei morosi o gli incentivi alla dannosa follia verde sulla quale qualcuno ci starà lucrando a mani basse alla faccia nostra, zitti quando si tratta di accollarsi i costi di trasporto, vitto, alloggio, cure, istruzione di clandestini, ma scatenati quando si tratta di far pagare, a chi la utilizza, l'autostrada.

Perchè di questo si tratta, di far pagare l'uso di un bene o di un servizio a chi lo usa e non all'intera comunità.

E' esattamente quello che dovrebbe essere una tassazione corretta: non colpire i risparmi, i redditi, i patrimoni come usando una rete a strascico dove restano impigliati sia quelli che usano sistematicamente i servizi che i cittadini che di quei servizi non sanno cosa farne, ma far pagare il consumo, il costo di un bene o servizio a chi quel bene o servizio utilizza.

Se porto in lavanderia un vestito, pago, io, il costo di quel lavaggio, dall'acqua al detersivo, dall'energia per il funzionamento dei macchinari alla mano d'opera.

Il lavaggio del mio vestito non viene pagato spalmandone il costo su tutti quelli che abitano in una determinata via o quartiere ed è giusto che il mio beneficio lo paghi io.

E' un principio che si è perso nel momento in cui, dal 1962 in poi, con l'ingresso dei socialisti prima nella maggioranza e poi, 1964, al governo e, peggio ancora, nel 1970 con l'istituzione delle regioni e ancora nel 1975 con la tragica vittoria dei socialcomunisti nei maggiori comuni d'Italia, lo stato, il pubblico, è stato chiamato a sopperire in regime di concorrenza sleale al Libero Mercato, intervenendo per produrre bene e servizi, facendoli pagare meno, molto meno, del loro costo reale, incrementando gli stipendi pubblici senza che corrispondessero ad una reale produttività, accollandosi, per garantire la pace sociale, aziende fallite, decotte, improduttive.

Cominciare a pensare di far pagare il costo effettivo di un bene o di un servizio a chi lo utilizza, è un primo passo verso una società più sana ed una cittadinanza più responsabile.

Ritirare l'emendamento che proponeva tale risibile aumento, ci dice che la canea socialisteggiante è ancora viva anche se il partito socialista non esiste praticamente più e adesso, quelli che ci hanno portato al disastro economico (l'arco costituzionale degli anni Settanta e Ottanta) oggi si fanno chiamare pd e, purtroppo, sono ancora vivi a vegeti.

E continuano a fare danni, come la campagna contro l'aumento di UN euro per le percorrenze autostradali superiori a MILLE chilometri, da far pagare a chi quelle autostrade percorre e non a chi usa altri mezzi o resta a casa che, quindi, senza quell'emendamento, pagherà con la sua tassazione generica, perchè quelle autostrade dovranno comunque essere mantenute in efficienza e perchè ciò accada occorreranno materiali e mano d'opera, da pagare.

06 luglio 2025

A proposito di ius scholae

Capisco Tajani che deve, in qualche modo, giustificare l'esistenza di Forza Italia senza Berlusconi e, ai figli di Berlusconi, giustificare la necessità di continuare a finanziarla.

Il Governo sta, lento pede, ma inesorabilmente, come certificano anche i latrati della sinistra, procedendo sul suo programma.

Con meno sciabolate di quante sarebbero necessarie per soddisfare la sete di "sangue" cattocomunista che abbiamo tutti noi, ma recuperando posizioni, avamposti, villaggi come sta facendo l'esercito russo in Ucraina.

Tajani e Forza Italia non hanno quindi spazio alcuno per distinguersi dagli alleati che si sono impossessati dei temi più mediatici (tasse, criminalità, immigrazione, follia verde) non lasciando al bonario segretario e ministro degli esteri neppure, appunto, la primazia nel settore di sua competenza, davanti alla debordante personalità della Meloni che, a sua volta, è aiutata dagli oppositori che vedono in lei e in Salvini i nemici da battere e da abbattere e ignorano il povero Tajani, dando quindi maggior spazio alla Meloni, a Salvini e anche a Vannacci.

Potenza dell'odio che pervade la sinistra ed il miglior veicolo pubblicitario per le buone idee e persone di Destra.

Tajani quindi non ha visto altra opportunità che cercare di distinguersi e accaparrarsi i titoli sui giornali rilanciando un qualcosa che è stata appena bocciata dagli Italiani: la cittadinanza facile.

Ecco quindi che propone lo ius scholae, cioè la concessione della cittadinanza a chi, dopo aver completato con successo un intero ciclo di studi (dieci anni) lo ha superato.

E' uno dei tanti "ius" sui quali si sono sbizzarrite le menti cattocomuniste per crearsi una nuova base elettorale e, i preti come Zuppi, per sperare di avere nuovi "fedeli" non essendo affatto convincenti nella loro proposta spirituale.

Non sto qui a ricordare che, proprio nei giorni scorsi, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha promosso l'iniziativa del Presidente Trump di bloccare la concessione della cittadinanza per ius soli agli immigrati nati sul suolo statunitense.

Una decisione epocale, prodromica all'abbandono dello ius soli nella patria di tale forma di acquisizione della cittadinanza e che si è formata ed è cresciuta con lo ius soli, ma adesso ne è satura.

Personalmente avevo proposto lo "ius Fornero", cioè la cittadinanza concessa a chi, straniero, maturasse 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi di contributi versati alle casse dell'Inps, ma non ho ancora avuto successo.

Tolto quindi lo ius Fornero, lo ius scholae sembrerebbe il metodo più ragionevole per chi volesse abbandonare lo ius sanguinis.

Ma, c'è un ma enorme, solo se il presupposto fosse di un ciclo completato senza favoritismi, senza pietosi e pelosi "aiutini" che sono sempre dietro l'angolo come quello riportato dalla notizia che ho trovato su una rassegna bolognese (l'articolo originario credo fosse tratto dall'edizione bolognese del Corriere) e che di cui ho trascritto l'occhiello di presentazione.

Sottolineo che, nell'epoca in cui promuovono quasi tutti, essere bocciato alla maturità vuol dire che, proprio, non ne ha azzeccata una: perchè allora dire che sarebbe "ingiusto" ?

Si parla di ius scholae perchè uno dovrebbe integrarsi nella nostra società attraverso il percorso scolastico, acquisendo quelle nozioni e quei costumi che fanno di un residente in Italia un Italiano e, proprio sul primo e fondamentale aspetto, la conoscenza della Lingua Italiana, si chiede di chiudere un occhio ?

E se passasse lo ius scholae cosa potrebbe accadere ?

Che dopo la Lingua, si chiuderebbe anche l'altro occhio e magari tutti i sensi sulla geografia, la storia, la musica, l'arte ?

E che cavolo di integrazione sarebbe se la promozione, quindi il completamento del ciclo dei dieci anni, avvenisse per pietà ?

E chi ci garantirebbe che una cosa del genere non avvenga comunque, viste le percentuali più che bulgare, direi cinesi, dei promossi in ogni classe di qualsiasi ordine e grado ?

Forse Tajani dovrebbe trovare un diverso cavallo di battaglia per distinguersi e, magari, riuscirebbe anche ad ottenere qualche applauso dal Centro Destra e non solo gli insulti che da qualche giorno gli sono (meritatamente) riservati dagli utenti di X.

05 luglio 2025

La Legge del Mercato contro gli sperperi del denaro di tutti noi

C'è voluto un probabile, orrendo, duplice omicidio per puntare i riflettori su uno dei costumi peggiori della classe politica di sinistra: l'elargizione dei nostri soldi con la scusa della promozione della cultura.

La Meloni e il ministro Giuli, che non mi convince ma che in questa circostanza ho rivalutato, stanno mettendo mano a quel verminaio e credo a ciò che ha dichiarato il Premier sulla intenzione del Governo di demolire le rendite di posizione.

Sarebbe, è, un grande passo avanti verso la strada giusta che è quella di far cessare ogni contributo pubblico a cinema, giornali, editoria, teatri, cantanti e tutto  quell'ambiente (ma non solo quello) che, se ha bisogno dei nostri soldi, evidentemente non fornisce un prodotto di successo con il quale coprire i costi e avere margine per le nuove iniziative.

Che è, poi, la regola del Libero Mercato in ogni settore merceologico.

E non parlino di valorizzazione della cultura come sarebbe sempre stato fatto da Mecenate in poi, perchè Mecenate e i suoi successivi emuli usavano denaro proprio, non il nostro !

Non è un caso che tutta questa orgia di denaro nostro immolato sull'altare di un malinteso senso della "cultura", sia iniziata con quel disgraziato 1975, cinquanta anni fa, quando i socialcomunisti vinsero nelle principali metropoli italiane e si lanciarono nelle estati dell'effimero, arpionando il nostro denaro contenuto nelle casse pubbliche, pagando e strapagando cantanti, attori, nani e ballerine che, da parte loro, ricambiarono sostenendone le idee politiche.

Come per tutti i beni e i servizi, anche quel che la sinistra mette sotto il termine omnicomprensivo di "cultura", deve essere soggetto alle regole del Libero Mercato: se funziona, se è gradito, se è utile (e questo lo decide lo spettatore, il cliente, l'acquirente, non un ministro!) allora vivrà per la sua forza intrinseca, meriterà di guadagnare, di svilupparsi, di arricchire i suoi inventori e interpreti.

Ma se quel prodotto o servizio è solo il risultato di una fantasia personale di un individuo, perchè dobbiamo pagare soldi nostri perchè possa viverci sopra (e con debordante opulenza che ci viene sbattuta in faccia da riviste patinate come se fosse un modello di vita) ?

C'è una strada molto semplice: ognuno paghi il bene, il servizio, il prodotto di cui ritiene di aver bisogno per la sua vita o per il suo divertimento e il produttore, il fornitore guadagnerà in proporzione alla sua capacità di aver intercettato le esigenze del cittadino.

Lo stato deve limitarsi a garantire il rispetto delle leggi, non ad influenzare questo o quel prodotto nè, ancor meno, a partecipare alla competizione da una posizione di privilegio, perchè usa soldi di tutti.

Se un regista, un attore, credono in un film, lo producano con soldi loro e poi, se funziona, avranno il ritorno in guadagni attraverso il pubblico nelle sale e i diritti in televisione.

Se un giornale ha giornalisti che soddisfano le esigenze di lettura dei cittadini, potrà svilupparsi, pagare sempre meglio i suoi giornalisti, incrementare le vendite e quindi anche la pubblicità ed i guadagni per l'editore.

Se un editore crede in uno scrittore e lo vede come il Dante del terzo millennio, lo pubblichi, mandi le copie del suo libro nelle librerie e, se ha visto giusto, sarà premiato dal pubblico con gli acquisti e la necessità di seconde, terze e quarte edizioni.

Il tutto mettendo in gioco il proprio denaro, non il nostro attraverso contributi, patrocini o finanziamenti addirittura prima ancora che "l'opera" sia prodotta.

Scommettiamo che così riusciremmo a calmierare la borsa dei cachet di attori, registi, cantanti fino ad arrivare a quelli dei calciatori ?

Se la Legge del Mercato fosse realmente applicata, tutti noi avremmo una retribuzione equamente fondata sulla utilità e sulla necessità sociale della nostra attività.

04 luglio 2025

4 luglio e 17 marzo

Oggi, 4 luglio, negli Stati Uniti celebrano la loro Festa dell'Indipendenza, richiamando quel 4 luglio del 1776 quando fu approvata la dichiarazione di indipendenza dall'Inghilterra dei 13 stati, oggi ricordati nelle 13 strisce della bandiera, che costituirono quelli che sono diventati gli Stati Uniti d'America.

In occasione del ricevimento di due giorni fa all'ambasciata americana a Roma, la Meloni ha richiamato quella data, facendo un parallelo, passato troppo sotto silenzio, con una data storica che riguarda la nostra Nazione: il 17 marzo 1861 quando fu proclamato il Regno d'Italia.

Spesso ho ricordato come in Italia, le divisioni della seconda guerra mondiale terminata con una guerra civile, non abbiano consentito di individuare una data che potesse essere rappresentativa della Nazione, con una Festa che unisse e non dividesse.

Le date che, nel tempo, si sono succedute sono molteplici, dalla festa del Tricolore del 7 gennaio a quella della Vittoria del 4 novembre oggi declassata a festa dell'Unità d'Italia e delle Forze Armate, per non citare quelle più divisive e di parte come il 21 e il 25 aprile, il 2 giugno e il 28 ottobre.

La Meloni, dimostrando una grande intelligenza e quel che una volta si sarebbe chiamato "amor patrio", ha colto l'occasione del 4 luglio e della sua anticipata celebrazione all'ambasciata americana, per ricordare una ricorrenza che, pur presente nel nostro ricco carnet di festività civili, è sempre stata poco conosciuta e ancor meno celebrata.

Eppure, dopo Roma, dopo le infinite divisioni in signorie e staterelli sempre al servizio di "Franza o Spagna purchè se magna", di una millenaria interdizione della chiesa che fu la prima ad impedire la formazione anche in Italia, di uno stato nazionale unitario perchè ne avrebbe limitato potere, prerogative e ricchezze, fu proprio il 17 marzo che, con la proclamazione del Regno d'Italia, si pose formalmente e sostanzialmente fine ad una divisione iniziata con la deposizione dell'Imperatore d'Occidente Romolo Augustolo nel 476, quindi quasi 1400 anni prima, anni di divisioni, lotte fratricide e sottomissione agli eserciti stranieri che sono passati e ripassati sulle nostre terre.

E' quanto di più simile possa essere ad una dichiarazione di Indipendenza, perchè è la dichiarazione dell'Unità d'Italia, anche di quei territori che allora, in parte anche oggi, non ne facevano ancora parte.

Tolte le festività di parte, che ognuno deve poter legittimamente celebrare in base alla propria ideologia e se non si vuole, perchè dal sapore troppo bellicista, riportare agli antichi fasti il 4 novembre, ecco che il 17 marzo potrebbe essere la data per una celebrazione che non veda distinguo nè polemiche di fazione.

Bene ha fatto la Meloni a ricordarla e male fanno, dimostrando di non essere all'altezza dell'autoreferenziale ruolo di "professionisti dell'informazione", a non richiamarla con una copertura informativa adeguata.


03 luglio 2025

60 milioni di partiti

Leggo, con non poco divertimento, delle iniziative di creazioni di nuovi partiti che si collocano "al centro del centro sinistra" (con una concezione della geometria tutta originale e creativa) che la stampa di sinistra (il 90% dei giornali italiani) copre con dovizia di particolari e impiegando più "professionisti dell'informazione" di quanto non siano gli elettori dei nuovi partiti.

Leggo anche, con dispiacere, della reazione di pancia di molti della Destra Radicale, delusi e arrabbiati perchè non vedono la Meloni avanzare come una panzerdivision asfaltando tutto il pregresso woke, lgbt e immigrazionista.

Sono due facce della stessa medaglia, portata ai massimi livelli dalla diffusione dei social dove non si argomenta, ma si brandisce la propria ideologia contro tutti, anche contro quelli che per lo più hanno le stesse idee ma, magari, su uno o due temi, esprimono una loro differente opinione, ad esempio sull'Ucraina, su Israele, sull'intervento dello stato in economia, sulla Nato.

E' la trasposizione in politica dei sessanta milioni di commissari tecnici della Nazionale, adesso che la presenza degli stranieri nel nostro Campionato ha praticamente ridotto gli Italiani a quattro gatti per cui non ci sono più la scelte di una volta tra Rivera e Mazzola, ecco che ci si sposta in politica.

Costa poco, ci si gonfia il petto, si scrivono 180 caratteri e si pensa di aver lasciato il segno nella Storia.

Ma la Politica è cosa seria, impegnativa, che richiede professionalità, quelle che noi facciamo nei social sono solo chiacchiere da bar e le fanno anche quelli che si prestano a solleticare i bassi istinti dei propri lettori dall'alto di cattedre universitarie, primariati di ospedali, scranni parlamentari o anche solo comunali.

Qualcuno deve spiegarmi il senso di cattolici e di liberali (o presunti tali) che si alleano con i comunisti e i socialisti (pur se si sono dati una mano di rispettabilità cambiando il nome al loro partito restano sempre gli stessi) e per ottenere un seggio sicuro per concessione del pd, creano un partitino dello zero virgola, intimando di essere compresi nell'accordo di coalizione, perchè senza la loro fragile creatura non si vince, salvo poi riporre ogni velleità una volta acquisito lo scranno parlamentare e ricominciare in prossimità delle successive elezioni.

Qualcuno deve spiegarmi che senso ha tenere separati Forza Italia e Noi Moderati tra loro e, sempre tra loro, Forza Nuova, CasaPound e tutte le miriadi di associazioni e movimenti sorti a destra di Fratelli d'Italia e della Lega e che pensano solo a bersagliare questi due partiti, sottraendo quelle percentuali che servirebbero a cambiare la costituzione senza passare da un rischioso referendum.

Qualcuno deve spiegarmi come sarebbe possibile per la Meloni procedere senza compromessi su tasse, clandestini, smantellamento della cappa culturale sinistra, ritorno alla Giustizia vera, riforma del mercato del lavoro e via discorrendo, quando sappiamo tutti che, oltre ad una opposizione che non fa gli interessi degli Italiani ma guarda sempre all'estero, una volta a Mosca, poi a Bruxelles, Parigi, Madrid a seconda delle circostanze, ci sono resistenze di ogni tipo.

C'è un presidente della repubblica che fa le pulci ad ogni provvedimento per mettere i bastoni fra le ruote riparandosi dietro la foglia di fico dell'atto dovuto, la stessa foglia di fico che usano i magistrati per giustificare aberrazioni come le indagini su Poliziotti o semplici cittadini che hanno abbattuto un criminale.

E, ancora, una Cei che regge lo strascico del pd con il suo presidente, una commissione europea cui i predecessori della Meloni hanno svenduto gran parte della nostra Sovranità che impone direttive e bilanci, per non dire della copertura mediatica che, grazie a "professionisti dell'informazione" che pendono a sinistra, fornisce ampio spazio a tutte le dietrologie funzionali a ostacolare l'azione di Governo e l'elenco potrebbe continuare con tutti i lacci e lacciuoli che cercano di impedire al Governo di realizzare il 100% del suo programma.

Al Duce (ma anche ad altri, ad esempio Giovanni Giolitti a dimostrazione che il problema risale appena riunita l'Italia) è attribuita una frase emblematica: governare gli Italiani non è difficile, è inutile.

A ruota un ricordo personale di quanto mi fu riferito su Rumor, presidente del consiglio negli anni settanta, che in un incontro conviviale con i suoi amici di gioventù  disse che non è difficile arrivare a ricoprire cariche politiche, il difficile è riuscire a realizzare qualcosa, superando i veti incrociati, le pressioni di interessi contrastanti, i piccoli ricatti di chi detiene una manciata di voti parlamentari.

Ho sempre saputo che un buon politico, non è quello più puro nella proposta ideale che sottopone alla gente (e qui ci starebbe la citazione di Nenni che disse che a fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro... che ti epura ) ma chi riesce ad aggregare una maggioranza tra simili, fondata necessariamente sul compromesso, perchè la Politica è l'arte del possibile.

E dividersi in base alla purezza invece di dare più forza al partito che maggiormente rappresenta la propria area politica (anche questa sarebbe una citazione, ma se citassi il testo i soliti sciocchi guarderebbero il dito e non la Luna) anche se ci sono, inevitabilmente, dei temi sui quali non tutti sono d'accordo, sarebbe voler consegnare il potere a chi è ben più lontano sotto ogni profilo.

Il Centro Destra ha, sotto un certo aspetto, compreso questa esigenza di stringersi attorno al nucleo forte della Coalizione, grazie al principio introdotto da Berlusconi, per cui il Leader della Coalizione è il capo del partito che nella coalizione prende più voti: meglio di qualsivoglia primaria farlocca dove votano e rivotano anche quelli che quella coalizione non voterebbero mai.

E tanti critici dalla tastiera facile, dovrebbero provare a farsi eleggere e, se ci riescono, a sporcarsi le mani creando quelle maggioranze con le quali loro vorrebbero mantenere pura un'azione di governo.

Credo che il 99,99% di loro si arrenderebbe al momento di apporre la firma di candidatura, perchè i problemi comincerebbero già a quel punto.

Lasciamo lavorare la Meloni perchè sta cambiando quello che può cambiare nel quadro politico internazionale e istituzionale in cui si trova ad operare e nei tempi che le sono concessi da tutti gli ostacoli che le vengono frapposti, anche dalla trincea amica.

Questo non vuol dire rinunciare ad esprimere la propria opinione (la Meloni non potrà mai convincermi a sostenere Zelensky !) ma senza insorgenze ultimative della serie "o così o non vi voto più".

E cosa fai, poi, voti per la Schlein o, anche senza votarla, scegliendo il tuo partitino puro che più puro non si può (chiamiamolo Dash), magari monotematico, ne favorisci la vittoria ?