Nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 i carri armati del Patto di Varsavia entrarono in Cecoslovacchia per soffocare quella che sarebbe passata alla Storia come la “Primavera di Praga”.
Ancora una volta, dopo Budapest 1956, l’ideologia comunista mostrava il suo vero volto repressivo, totalitario e sanguinario.
E dire che la “Primavera di Praga” era niente più che un timidissimo rinnovamento interno al partito comunista cecoslovacco che aveva portato alla sostituzione del vecchio trombone Novotny con una sorta di “trojka” (allora molto di moda a quelle latitudini) di comunisti ortodossi come Svoboda, Cernik e Dubcek che poi divenne il simbolo del tutto, suo malgrado.
Eppure il comunismo non ammette neppure il ringiovanimento della propria classe dirigente.
Infatti i tirannosauri comunisti, magari mummificati come apparivano durante le parate del primo maggio, restavano al potere a vita, come gli antichi monarchi assoluti.
Storie d’altri tempi, diranno alcuni, ma che devono opportunamente essere ricordate ai più giovani che forse danno tutto per scontato.
Perché di scontato non c’è nulla.
Infatti vediamo che i tristi epigoni di quel comunismo, fatto un semplice atto di contrizione, sono in Italia nuovamente all’opera.
Non ne hanno azzeccata una nel passato (Budapest e Praga insegnino, ma anche la scelta contro la NATO e contro i Pershing e Cruise) eppure continuano a sentenziare, candidandosi alla guida del paese, sfruttando la foglia di fico che viene loro offerta dai democristiani di sinistra, novelli Kerenskj.
Nell’alleanza di sinistra, infatti, la “maggioranza azionaria” è detenuta dagli epigoni di quel comunismo e poco importa che siano comunisti vetero, neo, ex o post, sempre di comunisti si tratta.
I dirigenti attuali, erano dirigenti o iscritti o simpatizzanti della FIGC all’epoca dell’invasione della Cecoslovacchia e sono cresciuti a feste dell’Unità e bandiere rosse, manifestazioni antiamericane (non hanno perso questo vizio) e pugni chiusi.
Ma se anche volessimo, con un colpo di bacchetta magica, ripulire chi ha abiurato al comunismo con una comoda e conveniente contrizione, i partiti che ancora si richiamano nel nome e nell’ideologia (Rifondazione Comunista, Partito Comunista d’Italia) a quel male assoluto che fu il comunismo, rappresentano una percentuale determinante (circa l’8%) della sinistra, senza la quale Prodinotti non avrebbe alcuna speranza di vittoria.
Se poi aggiungiamo anche quei voti appartenenti alla galassia no global ed ecoambientalista, vediamo che la sinistra, pronubi i democristiani della Margherita, è ostaggio degli epigoni del comunismo che invase Budapest e Praga.
Così non è male ricordare quel che accadde la notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 e il modo migliore per onorare chi si immolò contro il comunismo (come lo studente Jan Palach che il 16 gennaio 1969 si diede fuoco contro l’occupazione sovietica) è impedire che gli epigoni di quel comunismo possano governare e fare ancora, altri danni.
Ancora una volta, dopo Budapest 1956, l’ideologia comunista mostrava il suo vero volto repressivo, totalitario e sanguinario.
E dire che la “Primavera di Praga” era niente più che un timidissimo rinnovamento interno al partito comunista cecoslovacco che aveva portato alla sostituzione del vecchio trombone Novotny con una sorta di “trojka” (allora molto di moda a quelle latitudini) di comunisti ortodossi come Svoboda, Cernik e Dubcek che poi divenne il simbolo del tutto, suo malgrado.
Eppure il comunismo non ammette neppure il ringiovanimento della propria classe dirigente.
Infatti i tirannosauri comunisti, magari mummificati come apparivano durante le parate del primo maggio, restavano al potere a vita, come gli antichi monarchi assoluti.
Storie d’altri tempi, diranno alcuni, ma che devono opportunamente essere ricordate ai più giovani che forse danno tutto per scontato.
Perché di scontato non c’è nulla.
Infatti vediamo che i tristi epigoni di quel comunismo, fatto un semplice atto di contrizione, sono in Italia nuovamente all’opera.
Non ne hanno azzeccata una nel passato (Budapest e Praga insegnino, ma anche la scelta contro la NATO e contro i Pershing e Cruise) eppure continuano a sentenziare, candidandosi alla guida del paese, sfruttando la foglia di fico che viene loro offerta dai democristiani di sinistra, novelli Kerenskj.
Nell’alleanza di sinistra, infatti, la “maggioranza azionaria” è detenuta dagli epigoni di quel comunismo e poco importa che siano comunisti vetero, neo, ex o post, sempre di comunisti si tratta.
I dirigenti attuali, erano dirigenti o iscritti o simpatizzanti della FIGC all’epoca dell’invasione della Cecoslovacchia e sono cresciuti a feste dell’Unità e bandiere rosse, manifestazioni antiamericane (non hanno perso questo vizio) e pugni chiusi.
Ma se anche volessimo, con un colpo di bacchetta magica, ripulire chi ha abiurato al comunismo con una comoda e conveniente contrizione, i partiti che ancora si richiamano nel nome e nell’ideologia (Rifondazione Comunista, Partito Comunista d’Italia) a quel male assoluto che fu il comunismo, rappresentano una percentuale determinante (circa l’8%) della sinistra, senza la quale Prodinotti non avrebbe alcuna speranza di vittoria.
Se poi aggiungiamo anche quei voti appartenenti alla galassia no global ed ecoambientalista, vediamo che la sinistra, pronubi i democristiani della Margherita, è ostaggio degli epigoni del comunismo che invase Budapest e Praga.
Così non è male ricordare quel che accadde la notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 e il modo migliore per onorare chi si immolò contro il comunismo (come lo studente Jan Palach che il 16 gennaio 1969 si diede fuoco contro l’occupazione sovietica) è impedire che gli epigoni di quel comunismo possano governare e fare ancora, altri danni.
2 commenti:
Il coraggio e la disinvoltura con cui i Bertinotti e i Diliberto si candidano alla guida dell'Italia, avvolti dalla bandiera del comunismo è vergognoso. GM
Non so se biasimare maggiormente chi, nonostante tutto, continua a proclamarsi "comunista", chi opportunisticamente ha abiurato o chi fornisce loro una copertura politica con una vernice, di facciata, di democraticità, prestandosi pure a fare il loro re Travicello.
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