Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 agosto 2008

La Destra verso il Congresso. Le mozioni. Mozione Santanchè

La Destra, il partito fondato da Francesco Storace nel luglio 2007 per restituire un riferimento a cittadini ed elettori di Destra in Italia e che, assieme alla Fiamma Tricolore, ottenne il consenso di novecentomila cittadini pari al 2,4% dei voti, si avvia al primo Congresso Nazionale, nel prossimo novembre.
Entro il 31 agosto dovevano essere depositate, corredate da almeno 10 firme di componenti il Comitato Politico Nazionale, le mozioni in appoggio delle candidature a Segretario.
Due le mozioni, due i candidati: Daniela Santanchè e Francesco Storace.
Da elettore de La Destra/Fiamma Tricolore e da uomo Conservatore e di Destra, sono profondamente interessato alle vicende del partito che ha già nel suo nome la parola “Destra”.
Sono rimasto disturbato dalle polemiche che nei mesi scorsi sono state innescate tra i due candidati, polemiche che hanno avuto il solo risultato di radicalizzare, come vedremo, le due mozioni e le due posizioni, allontanandosi da quello che era il programma elettorale e che, a mio avviso, andava riproposto senza modifiche perché rappresentava perfettamente una politica conservatrice e di destra, necessaria alla Nazione.
Le due mozioni sono quindi fortemente contrapposte, anche se continuo a sperare che sia solo una strategia mediatica per suscitare interesse, ritenendo esiziale per la Destra Italiana una ulteriore divisione con il corollario di una radicalizzazione delel rispettive posizioni.
Le due mozioni sono anche studiate e presentate in modo completamente diverso, con un approccio di immagine opposto (la Mozione Santanchè è di due pagine, "aperta" per definizione, quella Storace di trentadue), con conclusioni confliggenti, ma con solidi principi comuni.
Proprio per tali ragioni, oltre ad aver linkato le due mozioni per chi le volesse leggere integralmente, articolerò i miei commenti in quattro post.
In questo, oltre al cappello, commento la Mozione Santanchè , nel secondo commenterò le parti che condivido della Mozione Storace , nel terzo le parti che non condivido della stessa Mozione Storace, per lasciare al quarto una prima conclusione su un tema sul quale si ritornerà più volte fino a conclusione del Congresso (e anche oltre).
La Mozione Santanchè ha due pregi fondamentali:
- la facilità di lettura
- la chiarezza nelle finalità
.
A livello comunicativo la Mozione Santanchè sfata il mito del “politichese”, per esporre con perfetta sintesi e altrettanta chiarezza: valutazioni sulla situazione politica, idealità e proposta politica.
I sostenitori di tale mozione, infatti, considerano il risultato elettorale come l’affermazione della volontà popolare di passare dal bipolarismo al bipartitismo.
Per tale valutazione ritengono che i principi ideali della Destra, che riassumono in presidenzialismo e federalismo, politiche atlantiche, diritto alla vita, sicurezza, doveri e reciprocità verso gli altri, non possano essere perseguiti se non partecipando alla costruzione del partito unico di Centro Destra.
E’ chiara la proposizione: La Destra non più come soggetto autonomo, ma come “affluente” del partito unico di Centro Destra.
Ecco una mozione che dicendo chiaramente quello che i suoi redattori si propongono di fare, è altamente apprezzabile.
I principi ideali, sono i miei, li condivido al 100%.
La conclusione per sostenerli è totalmente contraria alla mia idea di Destra.
Se una prospettiva del genere ci fosse stata prima della scelte di Berlusconi di annullare i simboli identitari e, soprattutto, prima della campagna elettorale nella quale Berlusconi ha squallidamente utilizzato le paure degli elettori del Centro Destra con il “voto utile” e le “suppliche” in funzioni contraria alla Destra, ci si poteva anche ragionare, anzi sarebbe stata la mia prima opzione.
Ma oggi, con Berlusconi che ha definito la sua creatura un “partito di centro, moderato e liberale”, con la presenza, addirittura come portavoce del partito più forte, di un Capezzone, con Cicchetto e Rotondi che ne hanno ripetutamente marcato la natura “antifascista” e con le ultime iniziative che portano il governo a mettere le mani nelle tasche degli italiani per finanziare Alitalia e persino Gheddafi, con corollario di scuse, non dovute e storicamente sbagliate, per il nostro passato Coloniale, non credo vi sia possibilità per una persona realmente Conservatrice e di Destra di prestare il suo consenso a tale raggruppamento.
Ringrazio pertanto Daniela Santanchè per la grande passione che ha messo nella campagna elettorale e, soprattutto, per la chiarezza della sua mozione, ma ritengo inaccettabili le conclusioni ed ogni azzeramento della Destra nel “partito di centro, moderato e liberale.
Spero che questa mozione non vinca il Congresso, anche se auspico che riprenda la collaborazione tra Santanchè e Storace.

(1 – continua )

30 agosto 2008

Scandaloso Berlusconi in Libia

Silvio Berlusconi si è recato in Libia per compiere uno degli atti più umilianti che un governante possa fare: presentare le scuse (e portare soldi di “risarcimento”) per aver portato in Libia la Civiltà.
Per 32 anni, dal 1911 al 1943, gli Italiani hanno, più e meglio di tutte le altre potenze coloniali, esportato cultura, scienza, costruito infrastrutture, creato lavoro, portato istruzione, sfamato il popolo libico.
Tanto che, ripristinata la saggia monarchia di Re Idris, il monarca trattenne gli Italiani che si erano stabiliti in Libia perché da essi non poteva prescindere la nuova Libia indipendente.
Nel 1969 un tenente dell’esercito, con un colpo di stato, cacciò il Re, occupò il potere e, grazie all’inettitudine dei governanti europei ed italiani in primis di allora, sfruttò il potere che gli derivava dal petrolio (<u>trovato dagli Italiani !) per istituire un regime islamico.
Non pago Gheddafi cominciò a minacciare persino l’Italia (non si può dimenticare il missile lanciato su Lampedusa e i sospetti su aerei che violarono il nostro spazio) e, come risulta dall’accordo che ha portato la Libia a risarcire gli Stati Uniti, ad essere sospettata di coprire azioni terroriste.
Nel 1986 il Presidente Reagan impartisce una lezione esemplare a Gheddafi, bombardando Tripoli e costringendolo a rinunciare ad una politica aggressiva che è riemersa, a sprazzi, dimostrando che il lupo perde il pelo ma non il vizio, ogni volta che pensava di poterlo impunemente fare e riabbassando la cresta ogni volta che, come dopo la nobile e determinata reazione Americana disposta dal Presidente Bush a seguito dell’aggressione dell’11 settembre 2001, capiva che non era aria per lui.
Dopo la restituzione dell’obelisco di Axun all’Etiopia (quando mai Inglesi e francesi hanno restituito – anche all’Italia – i beni portati in patria dopo una guerra vittoriosa ?) ecco che Berlusconi compie un altro atto con il quale rinnega il nostro glorioso passato coloniale che, come dissero gli Inglesi, sbarcava cannoni e banchi di scuola e questo per sottolineare come la missione civilizzatrice che fu dei Romani, sia stata pienamente continuata dal Colonialismo Italiano.
La Libia con cosa risarcisce i nostri cittadini che nel 1969 Gheddafi costrinse a ritornare in Italia senza potersi portar dietro nulla dei propri beni ?
La Libia con cosa risarcisce tutte le infrastruttura, l’istruzione, la civiltà che noi abbiamo portato in Libia ?
Dicunt
che Berlusconi sia stato costretto a questo umiliante atto (corredato dalla consegna di una statua romana !!!) per ottenere il blocco degli arrivi degli extracomunitari.
Se così fosse, sarebbe alla stregua del pagamento di un ricatto.
Avevamo la possibilità per bloccare le coste libiche senza doverci abbassare ad un simile mercanteggiamento da casbah.
Grave è la colpa di Berlusconi per questo “accordo” e, per quanto possa contare, le scuse di Berlusconi non sono fatte a mio nome e, soprattutto, se vi sarà una iniziativa per bloccare ogni esborso di denaro pubblico (cioè soldi prelevati dalle nostre tasche contrariamente all'impegno di non metterci le mani in tasca) verso la Libia, io sarò presente.

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29 agosto 2008

Un velo pietoso

Alcuni giorni fa, un Custode di un museo veneziano cui va tutta la mia stima e riconoscenza, ha impedito ad una musulmana di entrare coperta dal velo islamico.
Ha rispettato una legge.
Eppure il sindaco comunista di Venezia, Cacciari che pure dovrebbe essere filosofo di professione, lo ha criticato ma, bontà sua, ha rinunciato a licenziarlo.
Viceversa il Governatore del Veneto Galan e lo Sceriffo di Treviso Gentilini hanno plaudito al Custode ligio al dovere.
Sì, perché tra una legge dello stato, finchè tale è, e una prescrizione religiosa, deve prevalere la legge dello stato.
Posso immaginare se, al posto della musulmana, ci fosse stato un cattolico con la pretesa di esporre un qualche segno della sua religione vietato dalle nostre leggi (anche se non mi risulta che ve ne siano), quanti latrati sarebbero stati lanciati dalla sinistra “politicamente corretta”, contro quella che avrebbero definito l’arroganza del Vaticano.
Invece, oltre alla esilarante uscita di Cacciari, assistiamo alla decisione di riservare sale alle mascherate islamiche.
Qui bisogna intendersi con chiarezza.
Siamo in Italia e sono quelli che in Italia vogliono stabilirsi che devono adeguarsi, rispettandole, alle nostre leggi.
Non siamo noi che dobbiamo modificare le nostre leggi, costumi e sistema di vita in funzione di chi viene da noi ospite.

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28 agosto 2008

Alitalia:così Berlusconi mette le mani nelle nostre tasche

Il “partito di centro, moderato e liberale” mostra la sua vera anima statalista e assistenzialista (con i soldi dei cittadini) , copiando per Alitalia vecchie, costose e improduttive scelte.
Dopo una campagna elettorale che, oltre al vergognoso richiamo al “voto utile”, è stata improntata al “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani” ed alla denuncia del pateracchio che stava maturando su Alitalia, Berlusconi tenta una spericolata soluzione statalista per la compagnia aerea.
Non bastavano i 300 milioni di euro (ultimi di una lunga serie) tolti dalle nostre tasche per essere bruciati nella fornace Alitalia, ecco presentata una soluzione che già 20 anni fa fu architettata per la Olivetti di De Benedetti.
Alitalia viene divisa.
La parte produttiva verrebbe regalata ad una cordata di imprenditori che, così, entreranno nel business del volo senza debiti pregressi, con un marchio che, comunque, ha il suo mercato e con del personale altamente qualificato e in numero adeguato a far quadrare i bilanci.
I debiti vengono accollati allo stato, come gli esuberi che saranno ricollocati in aziende pubbliche.
La faccia tosta integrale è quella di indicare, tra le aziende pubbliche che dovranno assorbire gli esuberi, le Poste, cioè proprio quella azienda per la quale, principalmente, è stato emanato un contestatissimo provvedimento ad personam per evitare di dover assumere in pianta stabile dei precari.
I precari no, gli esuberi Alitalia, sì.
Si perpetua così la politica in cui furono maestri gli Agnelli e che ebbe nella Olivetti di De Benedetti un esempio di scuola: socializzare le perdite e privatizzare i profitti.
Se non interverrà un fatto nuovo che impedisca questa politica da Robin Hood al contrario (che toglie ai cittadini per donare agli imprenditori) Berlusconi e il suo “partito di centro, moderato e liberale” avranno totalmente violato uno dei capisaldi della loro campagna elettorale: caricando gli esuberi Alitalia nel pubblico bilancio, avranno messo le mani nelle tasche degli italiani.
Non rimarrà loro che il “voto utile”.
Semprechè trovino ancora elettori che ci caschino.

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26 agosto 2008

Con il Federalismo per il nostro futuro

La Lega ha il pregio di far emergere i reali interessi – spesso inconfessabili – di alleati e avversari.
Vediamo infatti in affanno i paladini dello status quo, soprattutto di quello proteso a mungere a piene mani dalle mammelle statali.
Il Federalismo, che inizia come fiscale e non si sa (magari molti di noi sperano) dove possa arrivare.
Il Federalismo significa dare a ciascuno il suo.
Noi produciamo reddito in ogni nostra attività.
Questo reddito è la ricchezza della nostra persona, della nostra famiglia, della nostra azienda, della nostra città.
Alcune regioni, quelle che producono più reddito, si vedono espropriate dei frutti del loro lavoro perché il “Jocondor” romano sottrae legalmente con il fisco e riversa là dove si produce meno reddito.
Purtroppo questa non è una redistribuzione temporanea, finalizzata a fornire gli strumenti e il tempo perché anche altrove si possa produrre più reddito.
Questa è una sorta di tassa eterna, che sposta, senza nulla in cambio e senza un adeguato ritorno di produttività, ricchezza dal Nord al Sud.
La Lega chiede che le tasse del Nord rimangano al Nord, per poter pagare i servizi e le infrastrutture per chi produce quella ricchezza e, magari, per poter ridurre le tasse.
Naturalmente è necessario contribuire per la propria parte alle spese dello stato (Forze Armate, Polizia, giustizia, apparato pubblico).
Una quota che, trattandosi di servizi utilizzati in pari modo da tutti i cittadini, non può essere percentuale e, tanto meno, progressiva, quanto pro capite: tot ci costa lo stato, diviso per i cittadini, moltiplicato per gli abitanti di una regione e quella è la somma che deve prendere la via di Roma.
Naturalmente in caso di calamità naturali scatta il contributo di solidarietà che, però, deve essere finalizzato alla ricostruzione e non all’assistenzialismo perpetuo e, quindi, deve avere una data finale, predeterminata e certa.
Tutto il resto sia gestito in sede locale, in base alla capacità degli amministratori eletti dai cittadini, di far fruttare le locali ricchezze.
Chi, invece, ha fatto delle clientele e dell’assistenzialismo la base della propria fortuna politica, si oppone acchè sia dato a ciascuno il suo.
La resistenza al cambiamento è fortissima, dentro e fuori il governo.
Ma su questo cambiamento, che è radicale, di mentalità, di costumi, di gestione delal cosa pubblica, si gioca il futuro della nostra società.
Solo con il Federalismo (non solo fiscale) gli sforzi di chi produce ottengono il risultato di creare ricchezza e non di essere sperperati in un eterno assistenzialismo fine a se stesso (e alle clientele di potere).

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24 agosto 2008

Dopo i cento giorni della “luna di miele”

La “luna di miele” è una antica espressione che, in politica, identifica il primo periodo di un nuovo governo che, convenzionalmente, è indicato in “cento giorni”.
Caso vuole che la scadenza dei “cento giorni” della terza era berlusconiana sia coincisa con il periodo delle vacanze estive e che, quindi, sia possibile tanto un primissimo bilancio dell’azione governativa, quanto la manifestazione di una serie di desiderata con le relative priorità.
Se dovessi dare un voto al governo, mi richiamerei alle vecchie scenette di Cochi e Renato e direi: “bene, bravo, sette più”.
Un “7+” che è composto da un’ampia valutazione positiva per quello che è stato fatto (militari per le strade, abolizione dell’Ici, lodo Alfano, rifiuti campani) coniugato con una ampia insufficienza perché non si è avuta la forza e l'intelligenza politica per completare quello che si stava iniziando e sfruttare al meglio i “cento giorni”.
Infatti i militari per le strade sono in numero esiguo, il “lodo Alfano” è riduttivo della necessita di restaurare una autentica giustizia, mettendo mano ad una rivoluzione nell’ordine giudiziario, l’Ici non stata abolita completamente, si è accantonato il progetto di introdurre il reato di immigrazione clandestina e si è barattata la giusta indicazione di prendere le impronte ai rom, con la decisione di disturbare tutti i cittadini.
Il “7+” è quindi una media non matematica, con l’aggiunta del classico “voto di incoraggiamento” per le future decisioni.
Nel sondaggio a lato ho indicato una ventina di questioni, tutte importanti, per una scelta di priorità.
A mio parere quelle indicate, anche se alcune sono necessariamente di contorno o complementari ad altre, sono le questioni che un governo che voglia riportare l’Italia sulla via del benessere, deve affrontare.
Alcune sono ugualmente prioritarie.
Il problema di ripristinare l’ordine pubblico minato dall’immigrazione e dalle violenze,
la necessità di restaurare una vera Giustizia,
la necessità di dare più libertà ai cittadini riducendo le tasse e facendo in modo che, con il Federalismo, a ciascuno spetti il suo,
il veloce via libera alla costruzione di centrali nucleari per ridurre la dipendenza (ed i costi) da potenze straniere spesso nemiche e ricattatrici,
sono, dal mio punto di vista, i temi prioritari da affrontare con decisione e senza compromessi, contemporaneamente, perché dare all’Italia una risposta su quelle questioni significa portarci, da subito, in una posizione virtuosa per risolvere anche le altre tematiche.
Le resistenze, come si è visto con le incompiute dei “cento giorni non mancheranno e alcune avvisaglie si rilevano nelle dichiarazioni estive, come quella, allucinante, del signor Italo Bocchino, vice presidente dei deputati del “partito di centro, moderato e liberale”, che ci ha illuminato sul fatto che il parlamento non approverà mai una penalizzazione del sud con il Federalismo.
Dimostrando che, nella sua testa, i fiumi di denaro che, attraverso il fisco e Roma, prendono la strada del meridione pur essendo prodotti nel Nord, sono diventati non un privilegio da sopprimere, ma un qualcosa di dovuto, mancando il quale si “penalizzerebbe” chi li riceve.
Su questi temi non si può che confidare nella Lega, che ha rinunciato a molti temi impostati in campagna elettorale, si spera per far prevalere un Federalismo chiaro che dia a ciascuno il suo.
E molto del benessere degli Italiani lo si giocherà sui soldi che lo stato non sottrarrà alla nostra disponibilità.
Tanto con le tasse (quindi avanti con l’abolizione del canone televisivo – pagato solo in mezza Italia ! – con l’abolizione del bollo auto, con la completa abolizione dell’Ici anche sugli A1, A8 , A9 e sulle seconde case, ridefinizione delle aliquote) quanto con i risparmi che possono derivare da un concreto riordino ed efficientamento della Pubblica Amministrazione, che dalla riduzione della dipendenza energetica dall’estero.
Infine il blocco “sicurezza-giustizia-immigrazione”, perché i cittadini onesti devono essere protetti: è il primo compito e la prima ragione nella formazione di uno stato.
E la protezione è tanto nel respingimento di ogni invasione che cambierebbe radicalmente il tessuto sociale, culturale ed economico della nostra terra, quanto nella prevenzione e repressione dei reati che più disturbano la tranquillità dei cittadini (scippi, rapine, stupri, omicidi, furti) quanto nella formazione di una classe giudicante che sia distinta da quella inquirente.
Dove quest’ultima risponda direttamente al Popolo delle sue scelte, sottoponendosi periodicamente al giudizio elettorale e la prima non sia costruita a tavolino, senza esperienza, in base ad un concorso teorico, ma sia scelta tra esperti della materia che devono giudicare e, anche, della vita vissuta.
Vedremo se la politica italiana riuscirà, in questo fine 2008, nella terza era Berlusconi, ad elevarsi o se, restando aggrappata ai privilegi che ha acquisito, arzigogolando su finte riforme che gattopardescamente non cambiano nulla e su questioni che non interessano la vita quotidiana dei cittadini, rimarrà, irrimediabilmente, una “casta” estranea, anzi dannosa, per la Patria e per il Popolo.

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22 agosto 2008

Cultura (?) repubblicana

Nei giorni scorsi è apparsa una nota d’agenzia che, sostanzialmente, attribuiva ad un magistrato la decisione di togliere l’affidamento del figlio alla madre, per concederlo al padre separato, perché la prima non era in grado di controllare il minore che frequentava la locale cellula di rifondazione comunista.
Il magistrato ha seccamente smentito l’interpretazione e difeso la sua decisione.
Non è stato però sufficiente per frenare le lingue lunghe dei politici.
E se non vale la pena dar conto delle reazioni dei politici comunisti, di interesse, per l’elettore di Centro Destra, è sapere quale dichiarazione ha fatto tal Gianfranco Rotondi, ministro del governo Berlusconi e leader della c.d. DCA (Democrazia Cristiana per le Autonomie) in procinto di essere assorbita dal “partito di centro, moderato e liberale”.
Il partito di questo Rotondi ha una unica carta da giocare: l’asserita titolarità dello scudo crociato, il famoso simbolo della DC.
Invero tale possesso non è senza contestazioni, ma Berlusconi, per non saper né leggere né scrivere, ha inglobato, con un posto da sottosegretario, anche Pino Pizza, cioè colui che contende a Rotondi il simbolo.
Rotondi, che già il 2 agosto scorso a Bologna, per strappare qualche applauso, ha recitato il “credo” della “repubblica nata dalla resistenza antifascista … bla … bla … bla …” , ha inopinatamente preso le difese dei comunisti, dichiarando, praticamente in contemporanea con il 40° anniversario dell’invasione comunista in Cecoslovacchia , che il comunismo è – a suo dire, sia ben chiaro ! – una “cultura” (?) fondante la repubblica.
Due brevi considerazioni.
Se il comunismo, deve essere considerato una “cultura” e per giunta fondante della repubblica, allora si capisce perché stiamo così inguaiati in Italia.
La seconda, molto importante per le future scelte elettorali: se Rotondi che è uno dei ministri del “partito di centro, moderato e liberale” e, quindi, uno dei suoi esponenti di punta, stima così tanto i comunisti, che c’azzecca con l’elettorato di Centro Destra che di comunismo non vuole proprio sentir parlare ?

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20 agosto 2008

Praga 1968 - 2008

Sono passati 40 anni, all’incirca due generazioni, dall’invasione comunista che ha soffocato nel sangue le aspirazioni di libertà del popolo cecoslovacco che dovette quindi attendere ben 21 anni per poterle realizzare.
Sulla vicenda di Praga scrissi già nel 2005 , nel 2006 e nel 2007 e continuerò anche negli anni a venire perché non si dimentichi una delle pagine più brutali della storia comunista che ha reso tutti i partiti marxisti correi di simili misfatti e ancora più colpevoli tutti coloro che, venuti a conoscenza di tutto ciò (e nessuno oggi può dire: io non so) continuarono e, addirittura, alcuni continuano a professarsi comunisti.
Un ricordo dedicato soprattutto a chi, in quell’estate del 1968, non c’era o non era in grado di comprendere la gravità dei fatti e che, adulto, non ha trovato nell’insegnamento scolastico della Storia contemporanea – grondante retorica resistenzialista – alcun riferimento alla barbarie comunista, se non in qualche fugace e nascosta nota a pie’ di pagina.
Sarà perché la Primavera di Praga e la sua tragica fine ha rappresentato per me, allora 12enne, uno di quegli eventi che hanno marcato la formazione politica, sarà perché mio padre mi ha sempre sollecitato ad interessarmi ai fatti del mondo e in quel 1968 mi appassionava la politica estera con la competizione negli Stati Uniti tra Repubblicani e Democratici (e spuntava quel “terzo incomodo” che fu George Wallace), ma la vicenda del 1968 praghese resta un punto di svolta nella competizione politica mondiale.
Dopo il 1968, infatti, anche i più ingenui presero coscienza “di che lacrime grondi e di che sangue” il comunismo, tanto che proprio da quella vicenda cominciò a maturare il convincimento del capo marxista italiano, Enrico Berlinguer, che il Pci, da solo, non poteva – per la stessa sicurezza dei gerarchi rossi – andare al potere.
Un convincimento poi confermato dalla fine ingloriosa della deriva marxista in Cile cinque anni dopo, così da far emergere per la prima volta il termine “compromesso storico” che fu realizzato con le elezioni del 1976 e affossato grazie all’astuzia di Giulio Andreotti.
Ricordiamo, dunque, le vittime della bestialità comunista che nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 impose la sua ferrea legge, fatta di miseria, terrore e morte, alla Cecoslovacchia.
Lo ricordiamo per aiutare chi ancora osa professarsi comunista a mondarsi e a ripudiare quella barbara ideologia.

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17 agosto 2008

L'estate sta finendo

Quando ero bambino, il Ferragosto rappresentava il giro di boa dell’estate.
Non eravamo alla esatta “metà”, ma segnava il ritorno dalle vacanze, il rivedersi con quegli amici che, con i loro genitori e nonni le avevano passate in altre spiagge e in altri monti e l’inizio dello svolgimento di quei “compiti per le vacanze” che significavano ricordarci i doveri che ci aspettavano dopo quei quasi quattro mesi di vacanza.
Anche oggi la settimana di Ferragosto per me rappresenta la più bella dell’estate, passata rigorosamente al lavoro, in una città splendidamente vuota e serate tranquille, circondato da abitazioni deserte.
Un lavoro più “leggero”, mancando spesso la “controparte”, ma non per questo meno utile, visto che non è mai tempo sprecato riordinare carte ed idee.
Il 2008 non tradisce la tradizione ferragostana dei temporali che “rompono” il tempo, abbassano le temperature e accompagnano sulla strada del rientro molti italiani, avanguardia dei milioni che nei prossimi due fine settimana torneranno a riempire le città.

Che c’è di male nel prendere le impronte ai bimbi rom ?
Quando si parla di riordinare le idee, oltre alle carte, non si può ignorare il disordine che regna in taluni ambienti, forse acuito dal sole battente dell’estate, come si arguisce dagli editoriali di un settimanale cattolico, prontamente sconfessato dalla solitamente prudente Santa Sede.
Uno dei provvedimenti mancati del governo Berlusconi è l’introduzione del reato di ingresso clandestino, mentre la tanto propagandata “schedatura” degli zingari con il rilevamento delle impronte digitali anche ai bambini rom, si è trasformata in una carnevalata di “censimento” con obbligo, per tutti noi, dal 2010 di depositare le nostre impronte.
Eppure il settimanale paolino sembra credere ancora che ci si prepari ad una stretta nei confronti degli immigrati, nel nome della sicurezza e scomoda persino il fantasma del Fascismo (quello della accezione comunemente percepita, non certo della sua realtà storico-politica che è ben altra cosa e di ben altro spessore !).
E’ evidente che alcuni ambienti cattolici, fortunatamente minoritari, hanno nostalgia di quel cattocomunismo che negli anni settanta e ottanta portò alcuni di loro a farsi eleggere nelle liste del Pci e che, in tempi recentissimi, ha fatto sì che, dopo la caduta del Muro e del comunismo, un presidente del consiglio "cattolico adulto" (sic !) – il cui nome fortunatamente ora è coperto da un pudico oblio – portò per ben due volte i comunisti al governo della nazione.
Ancora una volta la intellighenzia nostrana si dimostra ben lontana dalle esigenze di sicurezza e ordine che abbiamo noi cittadini onesti, che per ottenerle, gradiremmo venisse imposto un controllo stringente sui fenomeni immigratori e zingari.
L’Ici una tassa odiosa
Sempre sotto il solleone di Ferragosto il leader della Lega, Umberto Bossi, propone il ripristino dell’Ici.
Uno dei due provvedimenti condivisibili del governo Berlusconi (anche se nessuno dei due – l’altro riguarda i militari utilizzati per la sicurezza - è stato portato fino in fondo) è l’abolizione dell’Ici purtroppo solo sulle prime case e neppure tutte.
Bossi, apparentemente, ne vuole il ripristino.
Più concretamente il disegno bossiano è quello di fornire agli enti locali uno strumento finanziario per rendersi autonomi dal centralismo romano.
Mi auguro che le parole di Bossi siano da interpretare in tal senso: autonomia impositiva agli enti locali, nel quadro di una generale e marcata riduzione delle tasse.
In fondo a me poco importa se una tassa si chiama Pippo o Pluto, mi interessa invece che complessivamente le tasse che pago siano ridotte al più basso livello possibile (ricordo sempre che i Romani consideravano usuraria una imposizione superiore alla “decima”, cioè al 10% …), possibilmente con una flat tax che non depauperi progressivamente il frutto del proprio lavoro inducendo a limitare la produttività e con una destinazione prevalentemente finalizzata ai servizi prestati nel territorio in cui quelle tasse sono pagate, fatto salvo i servizi essenziali - Forze Armate, Polizia, Giustizia, politica estera - che devono restare allo stato centrale.
Venti di guerra
Un presidente avventato della Georgia, ha fornito ai russi l’opportunità di mostrare i muscoli, occupando in pochi giorni gran parte del territorio dello stato caucasico ed aprendo, di fatto, una crisi nei rapporti tra Mosca e una Washington che si appresta al cambio di presidenza (purtroppo !).
Il Presidente George Bush, pur in scadenza di mandato, non le ha mandate a dire e, ancora una volta, abbiamo visto come la pavidità della vecchia e decadente europa abbia causato l'apertura un nuovo fronte di guerra.
Non sfugge a nessuno, infatti, che al di là delle scelte avventate di Shakasvili (o coem cavolo si scrive) i russi non avrebbero mai replicato alla Georgia con l’invasione del territorio posto oltri i confini dell’Ossezia o dell’Abkazia se la Georgia fosse stata ammessa alla Nato.
Francia e Germania, che vi si opposero, si sono ora distinte, forse per rimediare al danno, per individuare un accordo che salvaguardi l’integrità territoriale georgiana, ma è evidente che le parole non servono.
Sarà opportuno, per evitare una seconda Georgia, che l’Ucraina sia tempestivamente ammessa nella Nato, rilevando il coraggio della Polonia che ha repentinamente accettato la dislocazione di missili americani.
Mi auguro, comunque, che un accordo tra Washington e Mosca lo si possa trovare nel nome di un interesse coincidente a sconfiggere il comune nemico islamico i cui estremisti terroristi hanno insanguinato tanto l’Occidente quanto la Russia.
I 50 anni di Madonna
Chi avrebbe pensato nel 1982, quando uscì Everybody, che quella paffutella cantante ventiquattrenne di origine italiana sarebbe diventata la nr. 1 al mondo e, al giro di boa dei 50 anni, ancora in testa alle classifiche ?
Madonna è un frutto della volontà ed impegno professionale.
Tante ragazzine che ciondolano per le nostre città dovrebbero prenderla ad esempio nell’impegno che mette nel suo lavoro.

Ferragosto è dunque passato e ci si avvicina al 31 agosto, quando il Campionato di Calcio riprenderà a mettere in gioco punti e classifiche, segnando la ripresa delle normali attività.
Mi auguro che, nel frattempo, i politici nostrani abbiano svolto bene i compiti per le vacanze e ci propongano quelle leggi, poche, ma necessarie, che significano sicurezza, ordine, benessere per i cittadini onesti.
Che non rimangano sulla carta le promesse e le parole di contrastare l’immigrazione clandestina e di ridurre le tasse.
Di riformare la giustizia (che ha più bisogno di essere restaurata che riformata) e, ripristinando le caratteristiche della Riforma Gentile, restituire agli italiani una scuola dove si insegni non solo nozioni, ma anche rispetto della gerarchia e disciplina.
L’estate sta finendo e sarà necessario affrontare i problemi che abbiamo accantonato per goderci mari e monti.

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09 agosto 2008

La Destra ? Assente

Pausa estiva per la politica e, sotto la canicola e all’ombra delle montagne, i politici affilano i loro coltelli per piantarli, con il sorriso sulle labbra, nella schiena dei propri avversari, soprattutto se “amici”.
Nel supermercato “di centro, moderato e liberale” scalpitano in attesa della dipartita (politica) di Berlusconi, sicura nel 2013 ma … non si può mai sapere.
Così un Fini sempre più invotabile cerca di acquisire un aplomb istituzionale, sposando tutte le liturgie che un tempo, brillantemente denunciava, mentre Formigoni, forte del suo essere Governatore della regione più produttiva d’Italia, rivendica il ruolo di Delfino anche in forza della promessa di organizzare il partito-supermercato che a gennaio terrà il suo primo congresso con esiti già definiti (70% a Forza Italia e spezzatini vari e 30% a reduci di Alleanza Nazionale).
E non demordono neppure Tremonti, il gruppo degli ex socialisti premiati oltre ogni logica con i ministeri di peso affidati a Brunetta e Sacconi, mentre un effetto urticante provoca la persona del nuovo portavoce di Forza Italia, un riciclatissimo Capezzone.
Nell’altro supermercato la resa dei conti è a colpi di televisioni (“Red” contro “You dem”: grande fantasia !) e di fondazioni “culturali”, cercando di rintuzzare il populismo giustizialista di Di Pietro che solletica i bassi istinti antiberlusconiani che appartengono ad una minoranza chiassosa e rancorosa.
La Lega ha deluso.
Le parole spese in campagna elettorale sono sfumate ai primi refoli di protesta.
Ancora qualche leghista si ostina a sceneggiate (il giuramento di Borghezio, ad esempio, contro l’invasione islamica) ma che non può trovare alcun riscontro di fiducia da parte dei cittadini dopo i repentini voltafaccia il cui apice è stato raggiunto con il voto favorevole al trattato di Lisbona che espropria la Sovranità Nazionale, dopo che la stessa Lega aveva sostenuto la necessità di un referendum modello irlandese.
Poi la rinuncia all’introduzione del reato di clandestinità, i belati buonisti sul “censimento” degli zingari presentato non, come dovrebbe essere, come necessità per la sicurezza nazionale, ma come necessità per accudire meglio quelle persone, la rinuncia ad una legge che imponga una moratoria nazionale sulla costruzione di moschee.
Insomma, tutto al macero nella speranza di ottenere una parvenza di federalismo.
A sinistra cercano di recuperare lo spirito di un tempo e non si può che apprezzare la scelta di Rifondazione di affidarsi a Ferrero piuttosto che a Vendola, un simil Veltroni in salsa pugliese e con gusti sessuali discutibili.
E la Destra ?
Dopo le elezioni, novecentomila voti e un 2,4% che in altri tempi sarebbe stato un grande successo per una formazione nata da soli 5 mesi, si è assistito ad uno squagliamento generale.
Invece di diventare forza aggregante anche nei confronti delle altre formazioni di Destra, a cominciare da Forza Nuova, La Destra ha maturato la rottura con la Fiamma Tricolore e manifestato una incredibile vocazione suicida con le polemiche tra Santanchè e Storace.
La prima, partita da una posizione condivisibile (La Destra in autonoma alleanza con il PdL, perché il PdL del dopo Berlusconi perderà molti consensi e avrà bisogno di alleati che intercettino la voglia di Destra che il “partito di centro, moderato e liberale” non potrà mai soddisfare) con una visione di una Destra moderna, conservatrice, solidale, viene costretta dalle polemiche interne e da una evidente miopia del clan romanocentrico, a rilanciare con sempre maggiore spericolatezza, fino ad una inaccettabile dichiarazione su una partecipazione della Destra alla costituzione del PdL.
Storace, invece, che manifesta la sua incapacità di ergersi come leader nazionale, rimanendo sempre e comunque un bravo dirigente di partito ma strettamente locale, come altri del gruppo dirigente: Buontempo, Musumeci, e che, quindi, nella prospettiva di una rottura definitiva con la Santanchè, trasformerebbe La Destra in uno dei tanti rivoli di Destra Radicale e, per di più, geograficamente timbrata come partito del centro-sud.
Eppure le premesse per ricostruire una grande forza di Destra c’erano tutte.
La somma dei voti ottenuti da Santanchè e Fiore era pari a quella della sinistra arcobaleno.
Il “partito di centro, moderato e liberale”, come abbiamo visto, ha espulso ogni istanza di Destra, anche quelle portate dalla Lega che le ha sacrificate per un prossimo futuro federalista.
Berlusconi è necessariamente destinato a calare nei consensi anche per le difficoltà generali non a lui direttamente imputabili.
L’annessione di An nel nuovo partito toglierà ogni rappresentanza alla Destra e molti cercheranno un nuovo, antico, ancoraggio a Valori e Tradizioni che solo la Destra può fornire.
Vi sono temi di carattere etico e morale (la Famiglia fondata solo e soltanto sul matrimonio di un uomo con una donna, la Vita, i diritti umani calpestati come in Cina, Cuba e Iran), sociale (il lavoro, la giustizia, la sicurezza), politico (il federalismo, la riforma costituzionale, la Sovranità Nazionale nei confronti dell’europa), fiscale (l’eccesso di tasse) che potrebbero aprire ad una vera Destra una autentica autostrada.
Invece vediamo una spaccatura che spinge, anzi: respinge, le due parti sempre più lontane tra loro.
Santanchè costretta ad inseguire un improbabile e inaccettabile annullamento nel “partito di centro, moderato e liberale” che un uomo di Destra non potrebbe mai votare.
Storace “prigioniero” da un lato degli irriducibili delle coreografie compulsive (il braccino alzato, gli “a noi” “a voi” “a loro” che hanno un senso solo come provocazione e sfottò nei confronti dei resistenzialisti in s.p.e., ma non possono essere la base per un partito moderno), dall’altro da una delimitazione geografica (Roma e il sud) che non può rappresentare la Nazione ed esclude la Destra del Nord.
Eppure la linea inizialmente indicata da Santanchè era quella opportuna: una Destra autonoma, naturale alleata dei centristi, in attesa di incassare i dividendi dell’implosione che provocherà nel PdL la guerra di successione a Berlusconi.
C’era solo da aver pazienza e, nel frattempo, strutturare la Destra e diffonderne le idee moderne e conservatrici.
Forse c’è ancora tempo per un accordo tra le due anime della Destra, un accordo che non può prescindere, a mio avviso, dalla esclusione tanto di ogni confluenza nel PdL, quanto di ogni unità d’azione con gli antiberluschini alla Di Pietro, Travaglio, Grillo & Co.
Se invece verrà consumata la rottura tra una Santanchè “in ginocchio da te (Silvio) e uno Storace arroccato senza speranza come gli ebrei a Masada, l’alternativa, per tanti elettori che il 13 aprile diedero fiducia alla nuova Destra, in mancanza di un “frigorifero” dove conservare incontaminato il proprio voto come ai tempi dell’MSI, sarà solo la via dell’astensione partecipativa.

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07 agosto 2008

E le stelle stanno a guardare

Un paio di settimane ( o poco più) continuative di vacanza e tanti, piccoli, eventi da registrare.

Deriva morale
Continua la deriva morale dell’Occidente e l’Italia, purtroppo, non fa eccezione.
Anche le favole, le belle, affascinanti favole che tanto allietano i bambini, divengono strumento di corruzione, trasformando in una recita – nella disperata ricerca di normalità – il principe azzurro in un cavaliere omosessuale.
Per fortuna che i genitori se ne sono accorti ed hanno reagito con forza: finchè c’è reazione, c’è speranza.

Militari per le strade
Dal 4 agosto, tremila militari sono impiegati per compiti interni di sicurezza.
Tremila sono una goccia nel mare, considerando che per la famosa operazione “Vespri siciliani” ne furono impiegati ventimila nella sola regione Sicilia, mentre i tremila sono sparpagliati per tutta la penisola.
E’ comunque un segnale positivo e auspichiamo che siano tutti i militari non utilizzati per le missioni all’estero ad essere attivi per la sicurezza interna.

Poteri ai sindaci
Sempre nel campo della sicurezza, sono stati affidati più poteri ai sindaci: speriamo ne facciano buon uso, senza farsi infinocchiare dall’ipocrisia buonista che ha già messo nel dimenticatoio le impronte ai rom e l’introduzione del reato di ingresso clandestino.
Ecco cosa succede quando manca la Destra al governo: al primo rigurgito buonista si calano le braghe.
Bisogna mettersi in testa che le impronte ai rom servono alla sicurezza dei cittadini onesti, non vorrei che portassero a nuove spese e a … nuovi cittadini di cui non sentiamo il bisogno, anche perché dovremmo mantenerli noi !

A proposito di Destra
La Destra che prese il 2,4 % si avvia alla spaccatura tra Storace e Santanchè.
Tra una destra romanocentrica, con il baricentro pericolosamente spostato a sud ed invotabile per un uomo del Nord e una destra che si annulla nel “partito di centro, moderato e liberale”.
Credo avremo modo di parlarne meglio.

Anche la Lega approva il trattato di Lisbona
Come può giustificare il voltafaccia sul trattato di Lisbona la Lega che aveva addirittura ipotizzato un referendum modello irlandese ?
Non può giustificarlo, come non può giustificare la rinuncia all’introduzione del reato di immigrazione clandestina, alla raccolta delle impronte rom ed a tanti altri (ad esempio una legge che imponga la moratoria sulla costruzione di moschee) capisaldi che le fecero ottenere un successone elettorale nell’aprile scorso.
Peccato che a Destra si dividano anziché unirsi: i temi sui quali impostare un’azione politica sono tutti quelli abbandonati dal “partito di centro, moderato e liberale” e dai suoi alleati.

Occorrono risorse
E’ una espressione ricorrente.
Ministri e sindacalisti, sinistri e centristi, sindaci e magistrati non fanno altro che ripetere che “occorrono risorse”.
Ma i soldi (le “risorse”) non ci sono.
Tutti quelli che reclamano le risorse pensano che debbano essere “gli altri” a sacrificarsi e, con tale ragionamento, siamo arrivati ad un livello di imposizione fiscale ributtante.
Le tasse vanno ridotte e le spese pure.
Tutti sono capaci di amministrare bene con i soldi altrui, spendendo e spandendo a piene mani (mi tornano in mente gli anni settanta quando a Bologna il comune rosso offriva l’autobus gratis, tanto era lo stato obbligato a saldare i debiti !).
Adesso il bravo amministratore è quello che riesce, con i (pochi) soldi a disposizione, a individuare le priorità.
Ad esempio l’assistenza agli anziani, rinunciando alle kermesse estive e non che sono un inno al superfluo (una volta si diceva “all’effimero”).

Torna il voto di condotta
Dopo la sbornia post sessantottina, la scuola cerca disperatamente di rientrare nei ranghi.
Meno docenti: ottimo, perché noi andammo a scuola in classi di 25/30 alunni e non avemmo alcun ritorno negativo.
Un solo maestro per le classi elementari: i bambini devono imparare ad identificare nel docente l’Autorità e non possono farlo se ce ne sono tre o quattro, magari tra loro in conflitto.
La divisa: segno esteriore di disciplina e di ordine che deve essere insegnato ai bambini, perché si comportino anche nella vita in modo disciplinato ed ordinato, rispettando le gerarchie.
Il voto in condotta che può significare la ripetizione dell’anno.
Si torna al passato nella dimostrazione che la miglior riforma possibile della scuola è la Riforma Gentile.

Le solite liturgie commemorative
Agosto è mese in cui si susseguono date, ricordate a vario titolo, con annesse commemorazioni intrise di superate liturgie ideologiche.
Così è per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, quando anche davanti a reiterati elementi che dovrebbero quanto meno far riflettere sulla “verità” ideologica scelta, la strage non può che essere “Fascista” e persino un ministro di Berlusconi, pur di strappare qualche fischio in meno, si accoda alla litania della repubblicanatadallaresistenzantifascista bla … bla … bla… dimostrando non di ricercare giustizia, ma di sposare una tesi ideologica.

Hiroshima e Nagasaki
Da alcuni anni viene dato risalto alle ipocrite condanne per le bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki attualizzando la questione – senza pensare a quante migliaia di vite di soldati Americani sono state risparmiate da quelle dolorose decisioni – per sposare uno stantio sentimento antiamericano.
Quanta dignità, invece, nei giapponesi che commemorano, senza starnazzamenti, una simile, dolorosissima vicenda,

La Dal Molin si farà
Come è logico che sia.
Anche in questo caso l’ammuffito sentimento antiamericano fa aggio sulla sicurezza che è rinforzata dalla presenza delle Forze Armate degli Alleati Americani, con una (e anche più, se necessario …) basi da cui possano partire celermente reparti per intervenire laddove gli interessi dell’Occidente – e quindi anche dell’Italia – sono minacciati.

Olimpiadi: si dimetta la Meloni
Io boicotto le Olimpiadi.
Confesso: non mi sono mai importate granchè, con tutti quegli sport che servono solo alla conta delle medaglie, ma quest’anno non le guardo proprio (e se “scopro” qualche ditta che sponsorizza i programmi ove possibile comprerò prodotti di altra azienda) anche se sarà impossibile non ascoltare qualche notizia in merito o leggere qualche titolo di giornale.
Capisco gli atleti che vogliono parteciparvi.
Infatti è il governo che, nell’incoscienza degli organismi sportivi che MAI avrebbero dovuto concedere alla Cina comunista di organizzare la manifestazione, avrebbe dovuto pensare al boicottaggio.
Inutile ed ipocrita chiedere agli atleti di fare quel che non ha fatto il governo che, anzi, manda il suo ministro degli esteri alla apertura, rendendo nei fatti omaggio al sanguinario regime comunista cinese.
Mera propaganda, quindi, la richiesta della Meloni, in controtendenza con il governo di cui fa pure parte, nel richiedere un gesto agli atleti.
Visto che il “suo” governo avalla il regime cinese partecipando alla inaugurazione, il gesto lo dobbiamo chiedere alla Meloni: si dimetta !

Liberi gli ostaggi preda delle bande somale
Ancora una volta “nuntio vobis gaudium magnum” sembrava dire Frattini alla camera alcuni giorni fa: sono liberi i due “cooperanti” rapiti in Somalia.
Perfetto Franco Cangini ne “Il Resto del Carlino” di oggi 7 agosto (pagina 18 … non ho trovato il pezzo in internet): “A nessuno può essere impedito di andare là dove lo porta il cuore, o lo spirito di avventura … non resta che fargli gli auguri e rendergli noto che lo fa a suo rischio e pericolo. Chiunque è libero di spendere la propria vita come più gli aggrada. Ma senza aspettarsi di coinvolgere il governo del suo Paese, né di sottrarre qualche risorsa alla politica della lesina … Dal governo ci si attende che riservi le sue scarse disponibilità per iniziative solidali ai paesi in grado di trarne profitto … non c’è ragione di considerare un nostro problema i popoli incapaci di governarsi da sé. Semmai sono un problema dell’onu.”.

Pena di morte in Texas
Il mondo insorge contro l’applicazione di una sentenza di condanna capitale in Texas.
Articoli di stampa e servizi nei giornali radio e telegiornali per informarci che sarebbe stato negato il diritto alla difesa ad un messicano giustiziato il 6 agosto.
Solo incidentalmente ci dicono che il condannato era reo confesso di un atroce stupro con omicidio nei confronti di una minorenne.
I “benpensanti” (sempre i soliti, quelli che vorrebbero fare dell’Italia una terra invasa da zingari ed illegali senza consentirci di reagire, quelli che si formalizzano se si reagisce a sanguinosi attentati come quello dell’11 settembre cercando di portare la minaccia lontana da casa nostra, quelli che sposano tutte le tesi, anche quelle più strampalate, purchè siano antiamericane) si scandalizzano perché, forse in una fase dei tanti processi e delle tantissime udienze che in ben 15 anni hanno visto il condannato nella piena disponibilità di difendersi, non gli è stato concesso di conferire con un rappresentante del Messico.
Perdono così di vista la sostanza: che quel tizio era un criminale pericoloso.
Aveva stuprato ed ucciso una minorenne
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Giustizia è fatta (anche se troppo in ritardo).

Brigatisti rossi: i nuovi eroi della Francia
Le esternazioni che alcuni mesi fa una attrice francese si era permessa di diffondere, rivalutando un ex brigatista rosso come Curcio, non furono una estemporanea mancanza di senno della signorina (o signora).
Purtroppo i nostri vicini francesi che da sempre danno rifugio a terroristi rossi in fuga dalla giusta punizione, si dimostrano ancora una volta simpatizzanti di chi, in Italia, ha caratterizzato con il rosso sangue un decennio della nostra storia.
E’ il caso della ex brigatista rossa Petrella anche lei “gravemente ammalata” e per questo celermente liberata, mentre la burocrazia rende lunghissimi i tempi di una estradizione che dovrebbe farle finalmente scontare la sua giusta pena.
Magari, ora che è libera, riuscirà ad emulare il signor Cesare Battisti, che, nelle more delle decisioni sull’estradizione, se ne è volato in Brasile, dove continuano a proteggerlo con la scusa che non possono estradare un soggetto condannato all’ergastolo perché tale pena non è prevista dall’ordinamento locale.
Per la Petrella si è mosso persino Sarkozy, pretendendo la grazia a priori.
Un secondo caso Baraldini (ricordate ? Condannata e incarcerata negli Stati Uniti per atti di terrorismo e liberata dal governo di sinistra nel 1998 perché “molto malata” ed oggi ancora viva e libera !).
O un secondo caso Sofri, scarcerato da tre anni, sempre perché “gravemente malato” ed ancora vivo e libero.
E sono gli stessi – quelli che difendono simili individui – che si fanno prendere dalle convulsioni ogni volta che si parla di nuovi possibili indizi e responsabilità sulla strage di Bologna o di concedere analoghi privilegi a Mambro e Fioravanti.

Storie della storia del mondo.
E le stelle stanno a guardare
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