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No alla deriva

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31 luglio 2006

L'autodifesa dopo l'indulto e l'immigrazione selvaggia


Anche il senato ieri ci ha messo del suo, votando l’indulto che libererà quasi 13000 criminali.
Il voto, che ha visto l’adesione dei parlamentari di Forza Italia, mentre coerentemente contrari sono rimasti Lega e Alleanza Nazionale (pur con alcune defezioni come quella di Alemanno), è un insulto ai cittadini onesti perchè, come risulta da un sondaggio de Il Giornale trova l’ostilità dei due terzi degli Italiani, sia tra le file del Centro Destra, che tra quelle della sinistra.
Il parlamento ha quindi legiferato contro il manifesto volere dei cittadini.
Ha legiferato anche contro il parere di chi dovrà gestire l’aumento della criminalità che ne derivarà, infatti il Sindacato Autonomo di Polizia aveva espresso pare sfavorevole al provvedimento che metterà sulle strade, e proprio nel periodo estivo, migliaia di piccoli criminali.
Sì, perché se l’attenzione pubblica si è concentrata sui “grandi nomi”: Tanzi, Previti – peraltro già liberi – Consorte, Fiorani e Ricucci (ancora da condannare !!!), indagati delle coop rosse, la questione sostanziale per la sicurezza dei cittadini non sta nella loro libertà, quanto in quella di tanti e tanti piccoli criminali, scippatori, rapinatori, drogati, violenti, devastatatori di città, extracomunitari, che con il provvedimento torneranno liberi.
Per tacere sulle riduzioni di pena che potranno dare la libertà a serial killer come Stevanin o a efferati (e non pentiti) assassini come Erika De Nardo e il suo ex amico Omar.
Infatti, all’annuncio dell’approvazione dell’indulto, si è levato un boato da stadio dalle carceri dove non ci sono i Tanzi, i Previti, i Consorte, i Fiorani, i Ricucci.
Mi domando come tutte quelle migliaia di piccoli criminali potranno “sbarcare il lunario” se non gravando sulle famigerate associazioni del volontariato (che batteranno cassa nelle nostre tasche) o riprendendo la loro attività abituale, aumentando la microcriminalità, fornendo mano d’opera per il grande associazionismo criminale e riproponendo, nel giro di poco tempo, il problema del sovraffollamento delle carceri.
E parliamo anche della finta e solo appariscente opposizione di Di Pietro.
Parliamoci chiaro: gli unici cui va il merito di essersi opposti a questo aberrante provvedimento di clemenza suicida, sono la Lega e Alleanza Nazionale con esclusione della componente di Alemanno.
Lega e A.N. che, durante tutto il quinquennio di Maggioranza del Centro Destra, riuscirono ad impedire che si approvasse indulto o amnistia.
Di Pietro era nella stessa condizione di Lega e AN.
Avrebbe potuto impedire l’indulto se si fosse dimesso e fosse uscito dalla maggioranza, provocando la crisi di governo che avrebbe bloccato ogni iter legislativo.
Ha preferito baloccarsi con i sit in dimostrando di non credere a quello che faceva, ma solo per ottenere visibilità mediatica ben sapendo che i cittadini erano e rimangono contrari al provvedimento.
Infatti, terminato lo spettacolo, è tornato a “fare il ministro” come se nulla fosse.
Ma i pericoli per la nostra sicurezza e benessere non vengono solo da un atto inconsulto di demagogia clementifera del parlamento, ma anche da un disegno ideologico della sinistra che vorrebbe scardinare la Bossi Fini e consentire a milioni di extracomunitari di arrivare in Italia per “ricongiungersi” con i loro parenti già sul nostro territorio e già follemente legalizzati, con un tratto di penna del governo cattocomunisti, nel numero di 350000 oltre le quote previste per il corrente anno.
Secondo “stime al ribasso” sarebbero oltre due milioni gli immigrati che potrebbero trovare asilo in Italia, con costi da bancarotta per le nostre finanze che dovrebbero provvedere all’accoglienza, all’assistenza, al mantenimento di tutti costoro.
Un provvedimento che, accoppiandosi all’indulto, provocherebbe tensioni e scontri sociali, ma anche un aumento esponenziale della microcriminalità che la Polizia difficilmente sarebbe in grado di contenere e di contrastare, lasciando ogni danno a carico dei cittadini.
E’ quindi necessario che i cittadini onesti si organizzino, aiutando e affiancando la Polizia per quanto possibile e legalmente fattibile, per difendere la sicurezza e proprietà loro e dei famigliari.
Questo è legittimamente possibile, per diritto naturale e per diritto materiale, grazie alla modifica dell’art. 52 del codice penale attuata dalla Maggioranza di Centro Destra con voto definitivo del gennaio 2006.
Questo è legittimamente possibile possedendo un’arma di difesa, con regolare porto d’armi.
Questo blog è da sempre schierato a favore della possibilità per i cittadini onesti di armarsi a difesa della propria incolumità, libertà, sicurezza e proprietà.
L’aperture delle porte delle carceri a 13000 piccoli criminali e l’aperture delle porte dell’Italia ad una immigrazione selvaggia, ripropongono il tema del diritto alla legittima difesa.
Un argomento che vede in primo piano il diritto naturale e diritto di libertà a possedere un’arma.
Con le eccezioni nei confronti di chi non è cittadino italiano, di chi si è reso responsabile di delitti contro la persona e la proprietà e chi è giudicato psicologicamente instabile.
Lo stato naturale dovrebbe essere il libero possesso di armi.
Purtroppo in Italia vige una legislazione non solo fortemente restrittiva, ma anche pesantemente sperequativa, concedendo alle prefetture la parola ultima se concedere o meno il porto d’armi.
La richiesta del porto d’armi varia a seconda che si voglia ottenerlo per arma corta, lunga, sportiva, bastone animato.
In sostanza occorre munirsi di un certificato medico rilasciato dal servizio sanitario in relazione alle condizioni fisiche e psichiche (anche qui se si incappa in un medico fondamentalista e pacifinto sarà ben difficile ottenere il certificato), un attestato relativo alla conoscenza dell’uso delle armi o una autocertificazione corredata dalla fotocopia del congedo (e magari del foglio matricolare) che attesti che si è svolto il servizio militare.
Bisogna pagare due bollettini per tasse e imposte e inoltrare domanda al Prefetto o al Questore (a seconda della scelta: difesa personale o attività sportiva).
E’ sempre opportuno informarsi presso la Questura sui documenti necessari per corredare la domanda, alla quale il Prefetto deve dare risposta entro 120 giorni.
Per informazioni di ogni tipo, anche legali, c'è un ottimo sito con anche approfondimenti e chiare indicazioni sul porto d’armi .
Ci sono siti anche per ogni genere di modulistica sia necessaria per ogni attività o richiesta, ivi inclusa quella per la detenzione di armi .
A tanto ci porta la deriva di un governo cattocomunista.

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29 luglio 2006

La memoria è tesoro e custode di tutte le cose


Memoria est thesaurus omnium rerum et custos (Cicerone)

David Otey Campbell, age 51.
Place killed: World Trade Center. Resident of Basking Ridge, N.J. (USA).David Otey Campbell will be honored by Massimo at the blog Blacknights. This was the 1014th blogger to sign up for the 2,996 Tribute project



Otimaster ha trovato e diffuso anche nella blogosfera italiana, questo sito che si prefigge di onorare ciascuna delle vittime del World Trade Center.
Quell’11 settembre 2001 ero in ufficio, quando lessi il primo lancio di agenza che comunicava che un aereo aveva impattato con una delle Torri.
Poche righe che non davano alcun senso della tragedia che si sarebbe svolta in pochi minuti e che ci sarebbe stata riproposta più e più volte.
Fra poco più di un mese ricorrerà il quinto anniversario di quella che, giustamente, fu considerata la dichiarazione di guerra del terrorismo musulmano alla Civiltà.
Un atto vile e spregevole, come tutti gli atti terroristi, che scuotendo la nazione leader del mondo civile, ha dato il via alla rinascita delle nostre genti.
Sono seguiti Afghanistan e Iraq, dove abbiamo liberato e contribuiamo e tenere liberi due popoli oppressi per anni.
Ma il terrorismo non è ancora sconfitto.
Come disse il Presidente George W. Bush, la guerra al terrorismo sarà lunga, ma la vinceremo, estirperemo il male.
Lo estirperemo nonostante gli “equivicinanti” che mettono sullo stesso piano vittime e carnefici.
Lo estirperemo nonostante le verginelle del “politically correct” che mandano liberi i terroristi e cercano di imbrigliare e arrestare (non solo metaforicamente) chi ci difende dai terroristi.
Lo estirperemo nonostante la perdita di coscienza di tanti, tra la nostra gente, che hanno dimenticato le loro radici e la loro storia.
L’iniziativa di 2,996 Tribute project è quindi meritoria sia per il rispetto dovuto alle vittime, sia per il significato morale che ha il ricordare quanto accadde quell’11 settembre 2001.
Perché ricordare significa anche comprendere perché i terroristi debbano essere cacciati e abbattuti come si fa con le belve feroci, senza tregua e senza mezze misure.

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28 luglio 2006

Nazione avvisata,mezza salvata


L’Agenzia Ansa delle ore 11,35 del 27 luglio batte una inquietante notizia : Padova è stata messa a soqquadro da scontri tra etnie diverse, nigeriani e maghrebini.
Sempre l’Ansa dice che “ingenti gruppi di maghrebini e nigeriani” sono stati separati delle nostre Forze dell’Ordine che hanno evitato più gravi incidenti che sarebbero causati da “danni provocati ad una sala usata come luogo di preghiera dalla comunità mussulmana che abita nella zona, alla periferia di Padova, non collegata alla moschea principale della città in quanto di rito diverso”.
Se verrà applicata (come dovrebbe esserlo) la Bossi-Fini 56 delinquenti extracomunitari lasceranno per sempre l’Italia.
Ci interessa se due musulmani di diverso rito, due extracomunitari si esibiscono in una rissa ?
Sì, ci interessa se vengono danneggiate le nostre proprietà, se deve intervenire (con i relativi costi umani ed economici) la nostra Polizia, ma soprattutto se è indice di quel che potrebbe accadere, moltiplicato per 350.000 !, grazie all’inconsulta decisione del prodinotti di aprire le frontiere, dando un pessimo messaggio agli illegali che ora pensano di trovare accoglienza “aggratis” in Italia.
I messaggi che la maggioranza nata per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere, sono devastanti per l’ordine sociale che una nazione che vuole progredire deve mantenere.
350000 legalizzazioni di immigrati (lo 0,6% della popolazione !!!) in un colpo solo, con un semplice tratto di penna;
volontà di liberare 12000 e forse più condannati sempre con un semplice tratto di penna;
spionaggio fiscale e sovietizzazioni fatte passare dalla propaganda per “liberalizzazioni” che scatenano le proteste delle categorie vessate;
tentativi di assist verso le bande terroriste palestinesi ed hetzbollah, che danneggiano l’unica democrazia dell’area medio orientale al punto che gli estremisti islamici per bocca del presidente del parlamento libanese individuano nell’Italia la mediatrice loro più favorevole.
E poi ancora deriva morale nell’inseguire i capricci sessuali di una minoranza, continui ricorsi alla fiducia parlamentare per bypassare ipocritamente le profonde divisioni di una maggioranza interessata solo alle poltrone, acquiescenza alle corporazioni dei magistrati e dei giornalisti per ottenerne il sostegno contro i nemici politici, abbandono della solidarietà atlantica per abbracciare un terzomondismo d’accatto, succube dei francesi (come nel fallimentare incontro romano sul Libano), terroristi liberati con il sofismo che si tratta di "combattenti" e funzionari dei Servizi Segreti, che ci difendono da quei terroristi, messi sotto inchiesta e anche in galera.
I disordini di Padova sono la punta di un iceberg che in autunno potrebbe devastare le nostre città proprio grazie alle incaute e incoscienti legalizzazioni del governo in aperta contraddizione con la legge Bossi – Fini.
Insomma i segnali di allarme per la nostra stabilità nazionale e per l’ordine sociale cui ogni cittadino aspira, ci sono tutti e di più.
Spetta ai partiti della Casa delle Libertà raccoglierli e canalizzarli per rovesciare questo governo cattocomunista che in appena 70 giorni di vita ha già tanto danneggiato l’Italia (a cominciare dalla perdita secca del 10% in borsa).

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27 luglio 2006

Enti inutili: l'onu


Siamo alle solite.
Un focolaio di violenza.
Scontri armati.
Le vittime che si stancano di subire e reagiscono.
Le verginelle “politicamente corrette” che sbraitano contro la vittima (pienamente in linea con il portare in parlamento ex terroristi e violenti di ogni genere) e intimano il “cessate il fuoco” che sarebbe solo un assist agli aggressori per continuare a usare violenza.
Incontri internazionali costosamente sponsorizzati da uno degli enti più inutili, costosi (e spesso dannosi) che siano stati inventati dalla burocrazia: l’onu, l’organizzazione delle nazioni unite (sic!).
Anche in questa circostanza per una panoramica generale rimando ad un esaustivo post di Jetset, volendo puntare l’indice sull’abitudine “politically correct”, of course, di eleggere come segretario generale, cioè capo del baraccone, un personaggio del terzo mondo che, alle spalle, non ha proprio nulla che possa rafforzare la sua posizione.
A volte un personaggio che, nella miglior tradizione dell’Italia che non amiamo, “tiene famiglia” che gli provoca danni non da poco (veggasi scandalo “oil for food” che ha sfiorato Kofi Annan e colpito il figlio).
Del resto un politico del terzo mondo cosa può sperare dall’onu se non un prestigio e arricchimento personale ?
Bene, il mandato di Annan sta giungendo ingloriosamente al termine.
E’ ora di eleggere il nuovo capo tribù.
Ci sono fior di statisti disoccupati o al termine del loro mandato, che hanno anche la possibilità, per l’appartenenza ad una nazione importante e democratica, di far valere un peso specifico sicuramente maggiore dello scadente (perché in scadenza, ma non solo …) Annan.
Vengono in mente Bill Clinton, Colin Powell, Josè Aznar, Silvio Berlusconi, Gerard Schroeder, ma anche Jacques Chirac e Tony Blair che sono all’ultimo valzer in patria.
Nomi di prestigio personale e anche di peso specifico per le “spalle robuste” che hanno.
Nomi che appartengono ad una consolidata tradizione civile e democratica.
Invece sapete chi sono i candidati alla poltrona di segretario generale ?
Ban Ki-Moon, Corea del Sud
Shashi Tharcor, India
Jayantha Dhanapala, Sri Lanka
Surakiart Sathitatrai, Thailandia
.
E questo perchè è necessario ottenere il voto dei paesi del terzo mondo, molti dei quali retti da sistemi tirannici e che non dovrebbero, per tale motivo, poter influire sulle scelte di un organismo che, in teoria, dovrebbe essere lo strumento propulsore dell’espansione della libertà e della democrazia, mentre nella realtà è strumento per imbrigliare le forze della democrazia e della libertà.
A noi Occidentali si chiede solo di pagare … e con quanta arroganza ci chiedono anche di aumentare i nostri contributi !
E se chiudessimo i rubinetti ?

Sull'onu hanno scritto anche:

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26 luglio 2006

Oltre ogni ragionevole dubbio ?


Ieri sera, ancora una volta con grande effetto mediatico e relativi dibattiti televisivi, abbiamo avuto le sentenze di appello per la vicenda che passerà sotto il nome di “calciopoli” o “moggiopoli”.
Come era ampiamente prevedibile (“Vedremo cosa accadrà in appello, dove, se l’accusa non sarà in grado di produrre qualcosa di un po’ più concreto e realmente grave, mi aspetto una fortissima riduzione delle pene … condizionamenti e teoremi esterni permettendo”, commentavo all’indomani della sentenza di primo grado) vi è stata una mitigazione delle condanne, non però come mi sarei aspettato e come sarebbe stato lecito attendersi, soprattutto per Milan e Lazio.
Naturalmente bisognerà attendere il 10 agosto per leggersi le motivazioni, per cui mi rifaccio alla sentenza di primo grado, dove si poteva chiaramente notare come gli addebiti per Milan e Lazio fossero praticamente inesistenti, tali da far supporre il proscioglimento delle due società, mentre a carico di Juventus e Fiorentina ci fossero elementi di un qualche pregio giuridico, tali da far supporre una penalizzazione, ma non a questo livello.
E’ probabile che i giudici di appello non abbiano avuto il coraggio necessario per portare al giusto compimento le decisioni, con assoluzione di Milan e Lazio, penalizzazione, in serie “A”, di Juventus e Fiorentina, mano più pesante nei confronti dei singoli protagonisti della vicenda, revoca del solo scudetto 2004-2005 e conservazione del diritto acquisito sul campo alle coppe europee.
So che questa tesi incontrerà critiche, ma dalle carte della sentenza di primo grado, questo emerge e dubito che ci siano altri elementi a carico.
So che a rimetterci, ancora una volta, sarà il mio Bologna, ma credo che i rossoblu meritino riconquistare sul campo il ritorno in serie “A” e non con un tratto di penna che lascia molti dubbi irrisolti.
Invece di eccitare gli animi dei bolognesi (che sopportano stoicamente persino l’inefficienza del sindaco forestiero, figuriamoci la serie “B” della squadra di calcio !) giornalisti e dirigenti felsinei dovrebbero (avrebbero dovuto) imparare la lezione dell’anno scorso e impiegare il tempo trascorso non in riunioni con gli avvocati e ipotesi di ripescaggio, ma per costruire una squadra forte che possa ritornare presto in serie “A”, per meriti sul campo.
Tornando alla sentenza di ieri è legittima la reazione degli interessati che ipotizzano gli ulteriori ricorsi ammessi (potrebbero anche andare alla Corte di Giustizia europea che il 18 luglio ha emesso una interessante sentenza che farebbe saltare completamente l’assetto che esce dall’appello).
Sopra le righe il solo Della Valle, misurato Lotito, determinato Cobelli Gigli.
Personalmente mi auguro che già nella camera di conciliazione del Coni si possa concludere il tutto, con il ripristino dei risultati acquisiti e la sola penalizzazione della Juventus e della Fiorentina nel prossimo campionato di serie “A”, mettendo una pietra sopra a questa vicenda e facendo ripartire il nostro calcio dalla meravigliosa coppa del mondo vinta contro i francesi … che ancora stanno a rosicà.

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Il nome della Destra


Ne Il Giornale di ieri Angelo Mellone (non sono in grado di linkare il suo articolo che non ho trovato nel quotidiano on line) ha scritto l’ennesimo capitolo sulla Destra, sul nome che questa “aggregazione” di spiriti liberi (perché questa è una caratteristica consustanziale dell’essere “di Destra”) può avere.
E Mellone spezza una lancia contro il termine “moderato”, “partito dei moderati” che a volte è stato usato.
Contrariamente a quel che scrive Mellone non me la prendo se vengo definito “moderato”.
In realtà non mi interessa il nome che ci si vorrà dare per identificare la coalizione (“Casa delle Libertà” se la legge proporzionale ci indurrà a continuare con partiti identitari, “Partito delle Libertà” se si tornasse al maggioritario, andrebbero benissimo, ma il nostro Leader – Silvio Berlusconi troverà sicuramente, con l’ausilio di esperti di marketing, la definizione migliore) perché quel che conta è ciò che la Destra (consentitemi di chiamare genericamente così tale aggregazione) sosterrà nei suo programma da trasformare in leggi quando torneremo al governo dopo questa infausta parentesi nata per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Il “mio programma presidenziale” che ho già velocemente elencato credo contenga spunti sicuramente di Destra, che possono legittimamente entrare nel progetto politico che era iniziato il 13 maggio 2001.
Al centro di tutto deve esserci la persona, l’individuo, come parte di una nazione.
Quindi la sua libertà e la sua sicurezza.
Libertà per poter estrinsecare le sue capacità nei vari campi della vita sociale, delle arti e del pensiero, in modo da avere in base a quelli che sono i propri meriti e capacità.
Sicurezza, per poter vivere in una società dove gli elementi disgreganti siano messi all’indice e posti nelle condizioni di non nuocere e di non corrompere i più deboli.
Non importa quindi quale sarà il nome della Destra, purchè sia Destra e Destra vera:
liberale in economia
solidale con i cittadini in difficoltà
conservatrice nel Valori.

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25 luglio 2006

Siamo tutti tassisti, farmacisti,avvocati,panettieri …


Vi ricordate (gli over anta, ovviamente) quel giochino sui mestieri che si faceva nelle assolate giornate estive al mare o all’ombra di un giardino ?
Beh, sembra che il prodinotti, in una regressione infantile, lo voglia applicare nella realtà.
L’incapacità ad amministrare lo stato di questi cattocomunisti, arrivati al potere per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere, sta assurgendo a livelli tragicamente comici.
Non basta l’inesistenza di una politica estera che non sia il sermoncino “equivicino” buonista e terzomondista che confonde terroristi e combattenti per la libertà, assassini e vittime, aggrediti e aggressori come una Fifa qualunque (ogni riferimento al signor Joseph Blatter di professione francofilo è voluta).
Non basta l’atto inconsulto di legalizzare in un colpo solo 350000 extracomunitari , devastando il tessuto sociale della nostra nazione.
Non basta la demagogia che danneggia solo i cittadini onesti, per liberare dal carcere, con un indulto, schiere di delinquenti condannati con sentenza passata in giudicato (però vorrebbero fare un codicillo contra personam per evitare che ne benefici Previti … loro preferiscono gli assassini ad un “corruttore” … mi ricorda un certo Pilato che chiese se preferivano Gesù o Barabba … ).
Non bastando tutto ciò insistono con il definire “liberalizzazioni” i provvedimenti di fine giugno che già hanno registrato la protesta dei tassisti (riuscita, con il governo impegnato in una affannosa retromarcia) e che vede gli avvocati astenersi dalle udienza e i farmacisti fermarsi, dopo 30 anni, il 26 luglio, riuscendo anche a far disseppellire l’ascia di guerra ai fornai.
Il tutto nascondendo, meglio di Silvan, i provvedimenti che portano a ulteriori intromissioni dello stato nella nostra vita privata, con l’obbligo – a partire dal 2005 – di segnalare le transazioni effettuate e costruire un gigantesco archivio di movimentazioni bancarie per spiare fin nei minimi particolari tutti i nostri interessi.
Invece di essere più liberi, saremmo – se passeranno le sovietizzazioni del governo – tutti più sudditi.
Per questo siamo tutti tassisti, avvocati, farmacisti, fornai
Per questo dobbiamo prepararci ad un autunno caldo, che dovremo rendere incandescente.
Semprechè il prodinotti non si fermi a Kabul …

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24 luglio 2006

S'ode a Destra uno squillo di tromba


La Destra, il Centro Destra, si interroga sul suo futuro, sulle strade da percorrere, le iniziative da intraprendere.
Il dibattito coinvolge fior di politici e uomini di cultura.
Molto modestamente riprendiamo quel filo che già avevamo intessuto con The Right Nation - La Grande Destra e con Cos'è la Destra.Cos'è la sinistra, rafforzato da quanto abbiamo visto e ascoltato al convegno di Azione Universitaria in Versilia .
Ogni analisi prospettica sul futuro, non può che partire dalla concreta realtà che ci dice che abbiamo un governo nato per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere come ha nei giorni scorsi confermato il nostro Leader, Silvio Berlusconi.
Ma dobbiamo anche prender atto che, avendo scelto la strada dei ricorsi istituzionali, se mai ci potrà essere un approdo, questo sarà solo a fine legislatura.
Abbiamo quindi un governo della cui legittimità è lecito, quanto meno, porsi il dubbio, che, oltre a tutto, sta insieme solo per la fame di poltrone che anima la sua nomenklatura.
E che non perde occasione per penalizzare chi lavora e chi produce (veggasi le false liberalizzazioni), infiltrando i suoi tentacoli nella nostra vita privata (veggasi il “grande fratello fiscale”) e devastando l’assetto sociale della nazione (veggasi la carica dei 350000 extracomunitari ).
E’ un governo, quindi, destinato ad avere vita tormentata e auspicabilmente breve, per quanto lo possa consentire la fame di poltrone del suo soviet.
Sul nostro versante, invece, c’è stato un eccesso di masochismo, troppe critiche, troppi scontri portati sulla stampa e non negli organi a ciò preposti, troppe ricette frettolosamente elaborate.
E questo è dimostrato dal recente sondaggio che vede i partiti della Casa delle Libertà in vantaggio, se si votasse oggi, contro i cattocomunisti della sinistra, nonostante tutte le critiche che noi stessi ci siamo rivolti.
Rischiamo anche, per eccesso colposo di senso dello stato, di non riuscire ad approfittare delle occasioni che ci si presentano per abbattere il prodinotti e tornare alle urne.
Abbiamo anche noi i “furbetti del parlamentino” che sperano nella grossa eredità, confidando nella stanchezza e nell’età di Silvio Berlusconi.
Quel Silvio Berlusconi che, è mia convinzione, se si fosse presentato, con i suoi discorsi e la sua carica vitale, in Versilia al posto di Fini avrebbe ottenuto un successone tra i giovani di Destra che vogliono progetti ambiziosi e ideali forti, e non machiavellici documenti nei quali si fanno passi verso l’abbandono di quei Valori, di quella Identità, di quella Storia che ci appartengono e che continueranno ad essere le radici della Destra che, senza rinnegare nulla del suo passato, sarà determinante nella formazione di quel soggetto politico nuovo che militanti ed elettori del Centro Destra vogliono e aspettano, anche se è condizionato dal tipo di legge elettorale che verrà adottata.
Ma che, in ogni caso, se non sarà il partito unico, dovrà essere un coordinamento forte dei partiti del Centro Destra.
Una Destra, quindi, che non deve farsi incantare dalle sirene di svolte liberal, liberiste, libertarie che non ci appartengono, che ci sono estranee.
Una Destra, un Centro Destra, che operi su due piani.
Quello immediato, contingente, dell’azione politica presente che ci deve veder insistere per:
- attuare la verifica delle schede elettorali
- difendere le riforme attuate dal Governo Berlusconi nella scorsa legislatura
- cogliere ogni occasione per impedire al prodinotti di far passare i suoi devastanti provvedimenti
.
Quello di prospettiva per :
- creare un soggetto unico o unitario (in senso di coordinamento)
- organizzare una capillare diffusione delle informazioni “da Destra”, attraverso quei canali alternativi (come la Rete) ai media tradizionali in mano alla sinistra
- proporre idee forti per un progetto rivoluzionario che porti a compimento le riforme del Governo Berlusconi e stabilizzi la nazione sul piano economico, morale e politico
.
Un po’ per gioco, un po’ per provocazione, all’interno del Castello avevo stilato un mio” programma “presidenziale.
Un po’ per gioco, un po’ per provocazione, qui lo ripropongo.

- Eliminazione delle posizioni di vantaggio per sindacati, coop e abolizione dei finanziamenti pubblici che alterano il libero mercato
- privatizzazione della rai
- privatizzazione della sanità
- riduzione delle imposte dirette fino ad arrivare al 10%, con eliminazione della progressività
- i servizi vanno pagati almeno al loro costo (criterio di economicità)
- stato solidale con chi si trova momentaneamente in situazione di difficoltà, con obbligo di rimborsare, anche in lungo periodo, quanto è stato pagato dalla comunità per i singoli
- libera scuola in libero stato con riconoscimento di un bonus fiscale per ogni studente la cui famiglia potrà quindi scegliere in quale istituto iscriverlo, utilizzando tale bonus
- realizzazione concreta del federalismo amministrativo e fiscale, magari attribuendo le stesse autonomie delle regioni a statuto speciale a tutte le regioni, naturalmente revocando i finanziamenti che vengono elargiti dal centro alle attuali regioni a statuto speciale
- stretta alleanza con gli Stati Uniti
- limiti all'immigrazione che deve essere selettiva e rispedire a casa gli illegali senza “se” e senza “ma”
- progressiva cessazione di ogni influenza sul mercato con lo stato che da protagonista diventa sussidiario ai servizi offerti dai privati
- abolizione degli ordini professionali e del valore legale della laurea
- libertà di stampa (basta con l'obbligo di un direttore che sia iscritto alla corporazione)
- abolizione del reato di opinione (come contemplato ancora dalla c.d. "legge Mancino")
- repressione durissima della criminalità, a cominciare dalla diffusione della droga, costruzione di nuove carceri e distinzione tra chi viene incarcerato in attesa di processo e chi è stato condannato
- esecutività della sentenza dopo il secondo grado
- impossibilità per i p.m. di ricorrere contro le assoluzioni
- elezione popolare e con mandato a termine (reiterabile) dei p.m.
- nomina dei giudici tra avvocati e giuristi di chiara fama
- cessazione dell’inseguimento dei capricci delle varie lobbies (a cominciare da quella degli omosessuali) che portano solo ad una deriva morale della nazione
- maggiori poteri di polizia per mantenere l'ordine e la vivibilità nelle città soprattutto in occasione delle manifestazioni no global e dei caroselli gay e rave
- cessazione di tutte le agevolazioni pubbliche alle società private a cominciare dalle banche e dalle associazioni dei consumatori
- repubblica presidenziale con ampi poteri al presidente eletto
- ripristino della pena di morte per i reati più efferati (stragi terroriste, serial killer, omicidi dopo rapimenti)
- abolizione del concetto di amnistia e indulto
.


Liberale in economia, Conservatore nei Valori


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21 luglio 2006

Una follia targata Prodi


Il governo nato per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere ha aperto i recinti dell’immigrazione, aumentando di oltre il 200% le quote di immigrati che erano state stabilite per il corrente anno.
Se a febbraio erano stati ammessi 170.000 extracomunitari, oggi ne sono stati regolarizzati con il più classico dei tratti di penna ben 350.000: TRECENTOCINQUANTAMILA !!!
Un numero equivalente agli abitanti di una città come Bologna.
Sono TRECENTOCINQUANTAMILA persone senza un lavoro certo, senza un alloggio certo, senza un reddito certo.
Sono TRECENTOCINQUANTAMILA disperati che dovranno trovare un modo per sopravvivere e sicuramente Prodi e i suoi 103 tra ministri, vice e sottosegretari non li ospiteranno a casa loro e non li nutriranno a loro spese.
Sono TRECENTOCINQUANTAMILA soggetti che significano l’immissione, in un colpo solo, dello 0,6% in più nella già densamente popolata Italia.
Sono TRECENTOCINQUANTAMILA individui che si aggrapperanno a qualsiasi opportunità, anche illegale, per sbarcare il lunario.
Sono TRECENTOCINQUANTAMILA pericoli potenziali per la sicurezza dei cittadini e per la tranquillità sociale nelle nostre città (non hanno insegnato nulla le devastazioni operate nelle banlieu francesi ?).
Ma qualcuno ha controllato chi sono, da dove vengono, se sono assimilabili alla nostra cultura, se sanno almeno un po’ la nostra lingua, se hanno intenzione di rispettare le nostre leggi ?
E’ possibile che i cattocomunisti al governo non lo capiscano ?No, non possibile, quindi c’è da pensare che, non essendo stupidità intrinseca, sia un cinico calcolo opportunistico, incurante delle conseguenze per la nostra nazione.
Quale sarà il prossimo passo ?
La concessione del voto a questi esseri che nulla sanno dell’Italia ?
E’ così che pensano di conservare il potere ?
Adesso tocca a noi Italiani difendere la nostra terra, la nostra italianità, la nostra sicurezza, collaborando e coadiuvando le Forze dell’Ordine che avranno compiti ancor più gravosi di prima.

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Dalla Versilia con fiducia


Su invito di Azione Universitaria tramite il nostro Gianmario Mariniello , anche Starsandbars ed io siamo stati in Versilia al convegno di formazione dei giovani di AN il 19 e 20 luglio, dove abbiamo anche incontrato altri bloggers a partire dal Sindaco, Krillix , Starsailor , Freedomland , Il Megafono , Ultima Thule e mi scuso se ho dimenticato qualcuno.
Ma che ci fanno due vecchietti (come ci ha simpaticamente definiti un’amica di sinistra che a volte commenta in questo blog) ad un convegno di Giovani ?
Beh, abbiamo portato la nostra esperienza vissuta, abbiamo avuto interessanti scambi di opinioni a 360 gradi e siamo tornati con grande fiducia in quei giovani che rappresentano il futuro del Centro Destra in Italia.
Una fiducia che si estende automaticamente alle sorti future, anche di medio termine, della politica italiana.
Abbiamo conosciuto un leader dei giovani, Giovanni Donzelli, degno erede di una tradizione di tutto rispetto che ha anche sintetizzato, con una frase, quello che da sempre sosteniamo: sì al Centro Destra, centrodestra, centro-destra o, se preferite, chiamiamolo anche “Pippo”, cioè a quel progetto che porta alla unità di tutta l’area moderata della nazione, purchè sia ben chiaro che noi ci siamo, rispettando gli altri, da Destra, con la nostra Storia, la nostra Identità, i nostri Valori, quindi pretendendo altrettanto rispetto e pari dignità per quello che siamo.
Magari ho un po’ allargato la frase, ma la sostanza è quella ed è stata confermata già nella serata del 19 in un vivace dibattito in cui i ragazzi di AG hanno partecipato senza timori reverenziali davanti a parlamentari e dirigenti.
Una Destra che può e deve stare all’interno di una aggregazione più ampia (Centro Destra) da Destra e non, come suggerirebbe un peraltro valente giornalista come Giordano Bruno Guerri ne Il Giornale del 20 luglio, snaturandosi fino confondersi con una rosa nel pugno che non appartiene alla nostra Storia.
Abbiamo conosciuto altri dirigenti giovanili, a cominciare da Luigi Di Gennaro che, in assenza (obbligata per motivi di studio e anche questo la dice lunga sulla serietà e maturità di questi giovani) di Mariniello, si è fatto carico di organizzare la nostra presenza.
Una fiducia che, per quanto mi riguarda, aumenta perché ho constatato che i giovani di AG hanno superato l’approccio della “bella sconfitta”, ancorato a schemi mentali figli di un determinato periodo storico e adesso, quel che un noto esponente della cultura di Destra (di cui non faccio il nome non sapendo se gradirebbe, ma sappia che gli riconosco l’originalità della battuta) ha definito “il braccino compulsivo” per indicare una gestualità fine a se stessa e svuotata da significati “alti”, appartiene per intero alla sinistra con i suoi comportamenti “politically correct”, le sue frasi fatte, il suo terzomondismo da operetta, la sua liturgia fatta di slogan e manifestazioni con tanto di coreografia, appunto, da “braccino compulsivo” (e anche da “ugola compulsiva”).
Ho visto giovani concreti e interessati.
Capaci e riflessivi
.
Allora, direte, solo un quadro idilliaco ?
Alcuni aspetti critici li ho evidenziati, ma, se permettete, sono oggetto di una segnalazione riservata come è giusto che sia, perché solo in questo modo si può, più facilmente, riflettere senza porre l’interlocutore in una posizione di arroccamento e, quindi, migliorare anche quelle situazioni, peraltro marginali.
Quel che conta è che dalla Versilia, arriva una iniezione di fiducia per il futuro del Centro Destra che può contare su una generazione di donne e uomini che stanno crescendo bene, con Valori saldi e senza rinunciare alla propria Storia e Identità pur restando con i piedi ben piantati nella realtà odierna.

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Materazzi e Zidane, Israele e hetbollah


Non sembri blasfemo il paragone del titolo, ma è esattamente quel che mi è venuto in mente leggendo i giornali del mattino.
La Fifa ha, per la prima volta, condannato l’aggredito (Marco Materazzi) dalla nota testata (che addirittura potrebbe anche configurare “tentato omicidio”) da parte di Zidane nella finale del campionato del mondo di calcio, dando un notevole “contentino” al calciatore di origini algerine e allo sciovinismo nazionalista dei francesi che faticano a digerire la sconfitta.
Un colpo alla botte e un colpo al cerchio.
Equidistanza.
O forse è l’ “equivicinanza di quel governo di “facilitatori (o, meglio, di faciloni) che non sanno distinguere tra gli aggressori omicidi e terroristi (gli hetzbollah) e Israele, l’unico stato democratico del Medio Oriente, l’avamposto dell’Occidente, della Civiltà, in quelle zone, aggredito e che i terroristi vorrebbero cancellare dalle carte geografiche ?
Un doppio atteggiamento pilatesco che non rende onore a chi tiene i piedi in due staffe e, così facendo, non solo non fa giustizia, ma alimenta l’aggressività che trova insperate protezioni e coperture.
Tanto sui campi di calcio, quanto sul campo della politica internazionale.
Io sto con Materazzi esattamente come sto con Israele: perché chi è aggredito deve essere aiutato a difendersi e a fare in modo che l’aggressore sia severamente punito e messo nelle condizioni di non poterci riprovare.

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19 luglio 2006

Pacs e froci:la cassazione si contraddice?


Senza voler tirare in ballo altri interventi, che personalmente ritengo tracimanti, di singoli magistrati nella vita politica del paese, nel giro di una settimana abbiamo assistito a due sentenze della cassazione accolte con gridolini di giubilo dagli ambienti omosessuali.
Una settimana fa la sentenza che riconosceva il diritto al risarcimento del danno al convivente omosessuale.
Fin qui non ci sarebbe nulla da dire, ma la sentenza porta anche una precisazione non richiesta e non dovuta, anzi probabilmente fuori dalle righe, circa un sollecito al legislatore ad adeguare le leggi alle cosiddette “nuove convivenze”.
La cassazione, come tutti i magistrati, deve semplicemente applicare le leggi esistenti, non sollecitare l’approvazione di nuove norme che stravolgano l’impianto esistente.
Per tale compito c’è il parlamento e ci sono le iniziative di legge popolari che, se vogliono, i magistrati possono sottoscrivere.
Ieri la sentenza con la quale si considera reato il termine “frocio.
Personalmente ritengo questa seconda sentenza contraddittoria rispetto alla prima.
Infatti se tale termine è un reato, per la natura intrinsecamente ingiuriosa, vuol dire che la cassazione non ritiene “pregevole” lo status che corrisponde al termine e, quindi, se non ha un qualche pregio, perché si dovrebbe sconvolgere il nostro ordinamento giuridico per tutelare legislativamente le “nuove convivenze” ?
Insomma c’è confusione, a volte per eccesso di zelo verso queste “nuove convivenze” ci si muove come un elefante in cristalleria e questo senza entrare nel merito della sentenza.
Perché, applicandola ed estendendola, si potrebbe asserire che dare del “Fascista”, del “comunista”, del “razzista” sia reato, visto che tali termini (assieme a tanti altri: xenofobo, islamofobo, omofobo, tanto per dirne alcuni) assumono, soprattutto in chi li usa apostrofando il prossimo, valenza negativa, quindi, avendo natura ingiuriosa, divengono reato, esattamente come il termine sanzionato dalla cassazione.
Di questo passo bisogna armarsi di un vocabolario “politically correct come quello che usa Fassino quando, con sommo sprezzo del ridicolo di cui peraltro si ricopre con tale uso della lingua italiana, parla del suo partito democratico come del partito di “credenti, non credenti e diversamente credenti.
Forme linguistiche che vanno a braccetto con i diversamente abili, non vedenti ...
Quasi quasi sarebbe da sostituire “froci” e “culattoni termini che appartengono alla nostra sana cultura popolare, con “diversamente uomini” e “diversamente donne” … o forse la presenza dei termini “uomini” e “donne” è, di per se, una discriminazione … sessista ?

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Give a little Help to your Italian friends

Otimaster lancia un appello : invito a leggere e a rilanciarlo.
I commenti a questo post sono bloccati per consentire di concentrare la discussione dal Master.

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18 luglio 2006

Israele è in guerra anche per noi


Ieri ne Il Giornale abbiamo potuto leggere due articoli illuminanti sulla situazione mediorientale.
Il fondo di Guzzanti e l’intervista al sindaco di Haifa.
Due articoli che abbiamo con soddisfazione notato hanno accantonato ogni scoria di “politically correct” e si sono schierati, come è giusto che si schierino gli Occidentali.
Israele è in guerra anche per noi europei, italiani, francesi, inglesi, tedeschi, tutti pronti ad alzare il ditino alla Scalfaro per litanie moraliste sui presunti eccessi della reazione.
Se Israele è stata costretta a questa reazione la colpa è dell’europa che continua a finanziare i terroristi, foraggiando le casse palestinesi.
Se Israele è stata costretta a questa reazione la colpa è dell’europa debole davanti alle minacce terroriste musulmane e prona davanti al petrolio dei beduini.
Gli hetzbollah non sono combattenti per liberare una terra, ma sono terroristi che voglio spazzare via, come è sempre stato dal 1948 ad oggi, lo Stato di Israele, l’unica nazione democratica del medio oriente, avamposto della Civiltà in quelle lande desolate.
E’ ridicolo leggere le dichiarazioni roboanti di quel governo italiano sorretto (?) da una maggioranza (??) tale per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Un “governo” che deve far intervenire le sue cariche istituzionali per cercare di ottenere la maggioranza sul rifinanziamento della missione in Afghanistan (e sventatamente la Casa delle Libertà è pronta a votare sopperendo alle mancanze della “maggioranza”) perché incalzato dai pacifinti che mai, come in questa occasione, si dimostrano proprio falsi propugnatori della pace.
Eh già, perché proprio coloro che scesero in piazza per puntellare Saddam contro la liberazione dell’Iraq per opera delle forze Anglo Americane, adesso sono i primi a voler inviare navi e truppe per difendere i terroristi perché dall’intervento ventilato dell’onu, gli unici a guadagnarci sarebbero gli hetzbollah che riuscirebbero a sopravvivere all'azione israeliana.
No, non ci si può riconoscere in chi tollera che i servitori dello Stato vengono cacciati in galera per aver difeso la nostra sicurezza in armonia con i servizi segreti alleati.
No, non ci si può riconoscere in chi vorrebbe mandare i nostri soldati non per estirpare il terrorismo, ma perché quei terroristi possano riorganizzarsi, protetti contro l'azione israeliana dalle forze di interposizione.
Israele è in guerra anche per noi e noi non possiamo che stare con Israele.

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17 luglio 2006

I presidenti passano, l'Aquila della Fortitudo continua a volare


Nel pieno dell’attenzione rivolta al campionato del mondo di calcio, si è maturato un evento che ha coinvolto molte meno persone e con meno pathos, ma che ritengo di dover menzionare.
Giorgio Seragnoli, il Presidente della Fortitudo basket ha ceduto la società.
Il suo palmares parla di 14 anni da presidente, 11 finali, due scudetti.
Gli unici due della storia della squadra.
Sì, perché fino all’arrivo di Seragnoli la Fortitudo era la sorella minore della pallacanestro bolognese.
Sempre a cavallo tra prima e seconda serie, con un suo personalissimo scudetto: battere la Virtus nel derby.
Probabilmente sono uno dei più vecchi tifosi Fortitudo in circolazione, una squadra che ha tifosi con una età media giovane e che si è avvicinato a quella sponda del tifo tra il 1967 e il 1968.
Erano gli anni delal preistoria del basket italiano.
Le squadre di pallacanestro si chiamavano con il nome degli sponsor: Ignis, Simmenthal, Knorr (Candy), Forst, Snaidero e la Fortitudo era meglio conosciuta come Eldorado.
Erano gli anni del Barone (Gary Schull), recentemente scomparso, poi di Ron De Vries e dei fratelli Douglas.
Erano gli anni della sofferenza, del “gran cuore Fortitudo” che riusciva all’ultimo a strappare il derby alla più blasonata e ricca Virtus.
Poi arrivò Giorgio Seragnoli.
Rampollo di una nota famiglia “bene” bolognese, buttò sul piatto soldi e passione.
A sorpresa (per quelli della mia età) la Fortitudo entrò nel gotha della pallacanestro italiana, anche se gli scudetti non sono stati tanti quanti le finali giocate avrebbero potuto portare.
Nel frattempo i pochi tifosi Fortitudo erano cresciuti di numero, diventando equivalenti a quelli della Virus, ma anche più giovani e più rumorosi.
Probabilmente Seragnoli si è stancato, probabilmente l’impegno era diventato più gravoso del divertimento, probabilmente ci sono anche altri motivi che (giustamente) possiamo non sapere.
La società è stata venduta.
La nuova proprietà ha una eredità pesante: confrontarsi con una dirigenza vincente.
Dovrà appagare gli appetiti mai abbastanza saziati dei tifosi.
Sarà la storia del futuro, del prossimo campionato.
Un sentito ringraziamento a Giorgio Seragnoli per tutto quello che ha fatto, per aver portato la Fortitudo a traguardi che un tifoso a fine anni sessanta mai e poi mai avrebbe ragionevolmente pensato si potessero raggiungere.
Giorgio Seragnoli è stato un Presidente di cui ci ricorderemo sempre, il primo presidente sculettato (due volte).
I presidenti passano, resta l’Aquila, in volo verso nuovi traguardi, sulle ali della passione dei suoi tifosi.

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15 luglio 2006

Sentenza calcio:unica assente la Giustizia


Il 7 giugno 1964, quel gruppo di ragazzini calciofili o calciomani che ho già avuto modo di ricordare , stavano attorno ad una radiolina accesa che trasmetteva lo spareggio scudetto tra il Bologna e l’Inter.
Grande fu l’esultanza al termine di quella partita, un ricordo che riaffiora ogni tanto, quando ci si vede in circostanze di vario genere: matrimoni e nascite (prevalentemente fino a pochi anni fa ), funerali, purtroppo sempre più frequentemente in seguito.
Ma se facciamo un passo indietro di pochi mesi, all’inizio del marzo 1964, lo scudetto rossoblu sembrava distante anni luce: il Bologna veniva penalizzato, nei giocatori e in punti, per un presunto “doping”, poi rivelatosi insistente.
A metà maggio, furono restituiti al Bologna, onore e punti (ma non quelli persi a seguito delle squalifiche e delle tensioni create dalla vicenda) che ci portarono a quell’indimenticabile 7 di giugno del 1964.
A un bolognese, tifoso del Bologna, della mia età, se si chiedeva, fino a una ventina di anni fa, quale fosse la squadra più antipatica, la risposta era automatica: l’Inter e questo anche se un giornalista bolognese, Oddone Nordo, insiste nel raccontare che, sul letto di morte, un ex dirigente milanista confessò che tutta la vicenda fu montata da lui, per conto del Milan che all’epoca era immediatamente dietro in classifica al Bologna e sperava di beneficiare della penalizzazione che sarebbe stata inflitta alla squadra felsinea.
Più o meno 20 anni fa, l’Inter smise di essere la squadra più odiata, rimpiazzata a pieno titolo da una Juventus che non solo vinceva tutto, ma si “impossessava” dei nostri migliori calciatori, mandando in prestito vecchio ciarpame o pedatori che dovevano essere ricostruiti dopo un infortunio (per riprenderseli senza complimenti quando erano di nuovo in forma).
Certo, la Juventus si è presa anche delle belle sòle, tanto che da sempre sostengo che il miglior allenatore dei bianconeri di tutti i tempi fu Gigi Maifredi, grazie al quale la Juve rimase anche fuori dalle coppe europee.
Purtroppo Maifredi rimase alla Juve solo un anno (o due non ricordo bene).
Una lunga premessa per dire che di simpatia verso le squadre implicate (direttamente o indirettamente per il vantaggio che ne potrebbero avere) nella vicenda che passa sotto il nome di “calciopoli”, ne provo pochissima, ma anche che tra la sentenza di primo grado e quella di appello, ci sta una distanza abissale, come tra una condanna ed una assoluzione piena.
Ho letto le 154 pagine della sentenza e, di primo acchito, mi ha colpito la quantità di casi citati contro la Fiorentina e i Della Valle, di gran lunga superiore persino alla Juventus.
Una Fiorentina che, se proporzionassimo il tutto con quello che è stato rifilato alle altre squadre, deve sentirsi beneficiata dalla relativa mitezza della sentenza, visto che, ictu oculi, ha visto interventi dei suoi massimi dirigenti in misura di gran lunga superiore rispetto ad altri.
Mi ha colpito l’estrema vacuità degli addebiti contro Galliani, chiamato in causa per aver “avallato”, in una telefonata di un minuto e 48 secondi !!!, il comportamento di Meani, che, a ben vedere, non è neppure logicamente sanzionabile, visto i proclami che sulla stampa i presidenti, allenatori e anche giocatori delle varie squadre che si sentono penalizzate, lanciano ad ogni dopo partita (che facciamo: tutti con 44 punti di penalizzazione e -15 nel prossimo campionato ?).
Mi ha colpito il fatto che alla Juventus si addebitino degli interventi che rientrano nella moral suasion, legittima, a mio modo di vedere, sfruttando la potenza di un club che non nasce per diritto divino, ma per i meriti acquisiti nella gestione societaria e nei risultati del campo.
Mi colpisce la mano leggera che è stata usata nei confronti di chi, invece, doveva essere il primo ad essere punito perché non ha saputo resistere alle pressioni (arbitri).
Mi colpisce la condanna per una Lazio che ha, tramite Lotito, puramente e semplicemente manifestato la sua insofferenza a presunti torti, tramite la scala gerarchica della Federazione (e a chi se, no ?) facendomi insorgere il sospetto che al presidente biancazzurro sia stato preparato un sia cascato in un “trappolone”, il che confermerebbe che, come spesso accade, chi urla di più è anche più ingenuo di tanti … “abatini.
Mi colpisce, infine, la ripetitività con la quale la sentenza cita le affermazioni di Borrelli che hanno disegnato il solito, stantio, teorema giustizialista, basandosi su brani di intercettazioni.
In sostanza mi sembra che la ratio di questa condanna equivalga a quella della Fifa che, invece di revocare il premio a Zidane, ha convocato Marco Materazzi con l’intento evidente di punirlo per qualche frase che, sui campi di gioco, sono all’ordine del giorno.
Una interpretazione da verginelle che fa un bel torto alle conclamate intelligenze degli estensori delle sentenze, che hanno impiegato ben 7 giorni per articolare 154 pagine cercando di motivare una decisione che sembra tanto presa a tavolino ex ante (la penalizzazione di Juventus, Milan, Lazio e Fiorentina) cui doveva essere data una accettabile forma esteriore.
Per ora, in attesa della sentenza definitiva, mi fermo qui.
Vedremo cosa accadrà in appello, dove, se l’accusa non sarà in grado di produrre qualcosa di un po’ più concreto e realmente grave, mi aspetto una fortissima riduzione delle penecondizionamenti e teoremi esterni permettendo.

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14 luglio 2006

Il governo amico ... degli sprechi


Due mesi passati dalla formazione del prodinotti e la navigazione dei cattocomunisti procede a vista, addirittura con la necessità di un 118 formato Berlusconi sul rifinanziamento della missione in Afghanistan.
Dopo aver occupato tutto quel che era materialmente occupabile e aver così temporaneamente, appagato alcuni appetiti, prodinotti è costretto ad uno stallo dalla sua stessa “maggioranza”, tale, peraltro, esclusivamente per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Diradatosi l’effetto annuncio delle false “liberalizzazioni” di Bersani, le legittime e opportune proteste delle categorie vessate da tali provvedimenti stanno portando il governo a fare marcia indietro, smontando il decreto come si sfoglia un carciofo.
Naturalmente resistono alcune posizioni oltranziste, come quelle di chi vorrebbe precettare … gli avvocati (!!!) denunciando il danno provocato con la loro astensione dalle udienze.
E sono gli stessi che, evidentemente, non ritengono dannosi gli scioperi di altre categorie (a cominciare dai magistrati) contro le quali nulla hanno mai detto, quando venivano attuati contro Berlusconi.
Le banche, invece, hanno avuto assicurazioni.
Basta leggere le dichiarazioni di Padoa Schioppa e di Draghi alla riunione dell’Abi per capire che il compenso alla abolizione delle spese di chiusura conto, sarà dato da importanti agevolazioni fiscali che favoriscano le fusioni tra istituti e gruppi creditizi.
E se qualcuno ha buona memoria, può ricordare il periodo 1996-2001 (toh, che strano, con la stessa coalizione cattocomunista !) quando, al grido “le banche italiane devono ingrandirsi!”, furono attuate quelle fusioni e aggregazioni che hanno dato vita ai tre più grandi gruppi italiani (Intesa, Unicredito, San Paolo) usufruendo di cospicue agevolazioni (poi bocciate dalla stessa euroap di Pdrodi e Ciampi).
Ma nel frattempo le fusioni erano andate in porto.
Una nuova generazione di manager aveva conquistato le vette di potere e i relativi emolumenti (con le ricchissime stock option del caso) e il consumatore, che magari aveva cambiato per insoddisfazione da una banca all’altra, si era ritrovato cliente della stessa banca che aveva abbandonato.
Dopo 5 anni in cui nulla è stato concesso ai "poteri forti" (né rottamazioni per la Fiat, ne agevolazioni per le banche) ecco che si torna a parlare di “ingrandire” gli istituti di credito.
Con cosa ? Fusioni, of course.
E mentre la Fiat e i grossi industriali fanno capolino e con le dichiarazioni del loro presidente LCDM chiedono “vengo anch’io” ( a partecipare alla beneficiata), ci si può aspettare che la risposta non sia quella della nota canzonetta di Jannacci, ma, viceversa, sia più simile alla commedia musicale di Dorelli: “Aggiungi un posto a tavola”.
Ma chi pagherà agevolazioni e cunei fiscali e la pletora di sprechi atti solo a favorire le clientele cattocomuniste ?N
on è necessario indovinare, basta leggere il Dpef di Padoa Schioppa che sembra scritto dal suo vice V(F)isco: son tornati i gabellieri, si salvi chi può.

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13 luglio 2006

Opposizione da educande


Silvio Berlusconi dichiara che il Centro Destra voterà, senza condizioni, il rifinanziamento della missione in Afghanistan.
Non sono d’accordo.
Così non si fa opposizione nel parlamento in attesa di ribaltare una maggioranza tale solo per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Mi piaceva, Berlusconi, quando ha rifiutato di riconoscere la finta vittoria della sinistra.
Mi piaceva quando lanciava l’idea di sciopero fiscale.
Non mi piace quando si comporta come se fossimo a Westminster anziché a Montecitorio.
Così facendo si accredita il governo, gli si fornisce quel riconoscimento che, fino ad ora e giustamente, si è rifiutato.
E infatti Napolitano si è affrettato a rilasciare una dichiarazione di plauso "anche per il significato politico" della presa di posizione di Berlusconi.
C’è ancora tempo per rifiutare di inquinare i voti dei parlamentari eletti grazie agli elettori del Centro Destra con quelli dei cattocomunisti.
E’ necessario mantenere un clima ad alta tensione, per impedire a questa “maggioranza” di devastare lo stato, ribaltando tutte le riforme del Centro Destra a cominciare dalla abolizione della riduzione delle tasse.
Non è nell’interesse dell’Italia e degli Italiani veder trasformare la Casa delle Libertà nel 118 pronto a soccorrere un governo che non può governare.
Sin dalla formazione di questo governo questo blog, assieme ad altri, ha inserito una fascia a lutto, nella quale si evidenzia come non ci si riconosce nel governo prodinotti.
Non ho cambiato idea.
Il governo prodinotti deve essere abbattuto quanto prima possibile.
Offrire soccorso, anche per il rifinanziamento della missione in Afganistan, significa allungare la vita del prodinotti.
A meno che non si imponga, nella mozione, l’aumento della partecipazione alla missione afgana, come richiesto dagli Alleati e la conferma di quella in Iraq.
Ma allora, il prodinotti non esisterebbe più …

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12 luglio 2006

Basayev come Zarqawi


Ed entrambi come Mara Cagol ed Ernesto Guevara.
La giusta fine dei terroristi è quella e solo quella.
E non si creda che sia un caso che due dei più pericolosi e criminali terroristi siano caduti sotto i colpi della giustizia nel giro di poco più di un mese l’uno dall’altro.
Le democrazie si muovono, spesso colpevolmente in ritardo, ma si muovono con l’efficacia che deriva loro dal buon diritto a difendere benessere, sicurezza e libertà.
Un buon diritto che trova validi alfieri negli uomini dei servizi segreti che, nell’obbligato silenzio e a rischio della propria vita, ottengono quelle informazioni necessarie a individuare i rifugi dei criminali terroristi e ad indirizzarvi le Forze del Bene per estirpare il Male.
Sono quelle operazioni, coperte, che ci consentono di dormire sonni tranquilli e di sventare gran parte degli attentati che quelle bestie studiano e vorrebbero attuare.
E oggi, con l’arresto di funzionari e agenti del sismi, con le intercettazioni rese pubbliche, con la contestazione alle operazioni che consentono ai nostri servizi di acquisire informazioni e di rendere inoffensivi terroristi e loro fiancheggiatori, la nostra sicurezza è incrinata.
I risultati danno ragione a Sismi, Cia, MI5.
E c’è qualcuno che gioisce quando si mettono i bastoni fra le ruote di chi ci protegge, rendendone più arduo il compito.
Le guardie in galera e i ladri in libertà !
Io continuo a stare dalla parte delle guardie !

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11 luglio 2006

Elogio dello spirito identitario


Commentando i post di alcuni blogs sulla vittoria dell’Italia ai mondiali ho riflettuto sulla profonda differenza tra le due squadre nazionali, sin dal primo impatto: l’inno.
Un articolo del quotidiano Libero, già citato nel mio post celebrativo la vittoria aveva già descritto una situazione al limite del surreale all’interno dalla compagine “francese”.
Comunisti e sostenitori dell’islam, convertiti e finanziatori “politically correct” delle difese dei delinquenti delle banlieu.
Tutti, rigorosamente, a labbra serrate quando è stata suonata la Marsigliese.
Diversamente dai nostri Campioni che hanno cantato a squarciagola l’inno (con l’eccezione dell’oriundo Camoranesi) a dimostrazione di un sentimento di Patria che è anche riconoscere e il riconoscersi in una ben determinata identità.
Ed ha ragione Le Pen quando dice che non poteva identificarsi in una multinazionale come quella che indossava solo i colori francesi, ma non ne rappresentava lo spirito.
Ha vinto la nazionale identitaria, non la multinazionale senz’anima.
Fin qui una mia riflessione a margine della finale mondiale e che, sicuramente, subirà gli anatemi e le macumbe dei sacerdoti del politicamente corretto con la loro ormai stantia e maleodorante liturgia.
Ma andiamo oltre, passiamo dal campo di calcio al ring della politica.
Stiamo attenti con l’immigrazione selvaggia.
L’innesto in una società, ed in un territorio già sovrappopolato, di elementi estranei senza filtri e limitazioni quantitative e qualitative, provoca non solo inevitabili tensioni e scontri sociali, ma anche un estraniarsi, un abbandonare le proprie radici con conseguenze di cui ci si accorgerebbe solo quando fosse troppo tardi.
Ridurre a cinque gli anni per acquisire la cittadinanza vorrebbe dire gonfiare le liste dei cittadini, alterando i già fragili equilibri e perdendo identità.
Rinunciare o voler imporre la rinuncia alle specifiche identità significa perdere in ricchezza, perdere la propria anima che, come si è visto nella finale di domenica, soccorre quando le forze ci abbandonano.
Una eventuale corsa “al centro”, alle scelte “condivise”, crea una melassa indigeribile dove possono solo prosperare mediocri funzionari e grigi burocrati di stato, portando al torpore le energie vive della società.
Viceversa l’accentuazione dello scontro per identità, purchè accompagnato da Valori di base condivisi (che non ci sono in una Italia che dovrebbe essere divisa ideologicamente e non geograficamente) è una ricchezza perché offre stimoli, modelli e alternative cui la società produttiva può rivolgersi.
L’Italia è paese nel quale ci si divide con poco e per poco.
Una battuta dice che quando si trovano due italiani sono già costituiti due partiti.
Ma la realtà è che le identità spesso possono integrarsi perché ognuna pone in evidenza un aspetto che altre trascurano o che non è nel loro centro di interesse.
Così stanno su due piani coloro che pongono in evidenza l’aspetto economico e quanti invece antepongono quello dei Valori.
Possono benissimo integrarsi, l’uno non esclude l’altro.
E proprio qui è la differenza con chi è radicalmente diverso nell’approccio e nella soluzione dei problemi.
E la differenza, quella sostanziale, è sul tipo di società cui ci si vuol riferire.
Una società statalista, assistenzialista, fondata sui funzionari e sui burocrati, che espropria e rapina il legittimo guadagno di chi produce e lavora per girarlo alle proprie clientele, da parte di chi sostiene l’attuale maggioranza nata per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Una società libera e ordinata, fondata sul rispetto dell’ individuo, del suo lavoro e sulla solidarietà (che non vuol dire assistenzialismo) da parte di chi ha sostenuto la Coalizione guidata da Silvio Berlusconi e che nei cinque anni in cui è stata al Governo ha cominciato ad introdurre quelle riforme necessarie a farci navigare in mare aperto.
Così io vedo la divisione di una Italia che ben difficilmente potrà trovare punti in comune.
Così io vedo la questione identitaria, rafforzando la quale si rafforza anche il benessere, la libertà e la sicurezza del paese e dei cittadini.
Poi, certo, ci sono i border line, ma devono fare una scelta: o di qua o di là.
Chi l’ha fatta (e l’hanno fatta tutti !) ha due sole scelte: stare con chi ha scelto o passare di campo, ma non può tenere i piedi in due staffe.
A buon intenditor

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09 luglio 2006

A chi il mondiale di calcio? A NOI !!!


C A M P I O N I !

L’Italia ha vinto il suo quarto titolo mondiale di calcio.
Una partita che, al di là dei singoli episodi, ha entusiasmato per il pathos che si porta dietro ogni finale di questo livello nella quale è impegnata la squadra Nazionale.
Un “bravo !” a tutti i giocatori, nessuno escluso, che hanno onorato la maglia azzurra, donandoci una vittoria che il 9 giugno nessuno di noi si aspettava o osava pronosticare.
Buffon, Cannavaro, Zambrotta,Grosso, Materazzi, Pirlo, Gattuso, Totti, Toni, Perrotta, Camoranesi, e ancora Nesta, Zaccardo, Barzagli, Oddo, Inzaghi, Gilardino, Iaquinta, Baroni, Del Piero, ma anche De Rossi (l’unico cui si potrebbe rimproverare un gesto antisportivo) e Peruzzi e Amelia, con la guida sicura di Marcello Lippi, giocatori e campioni che ci hanno regalato “notti magiche” … soprattutto le ultime due, con la vittoria contro Germania e Francia, sfatando anche la cabala avversa dei calci di rigore.
La partita, resterà comunque, con i suoi singoli episodi, nelle nostre menti ed ognuno di noi ripercorrerà e ricorderà quello che a lui è sembrato l’azione, il momento, il giocatore più importante.
Come sempre accade in questi momenti tornano in mente i precedenti mondiali che si sono vissuti.
Una vita, si potrebbe dire, cadenzata ogni quattro anni dal campionato del mondo di calcio, ad ogni edizione del quale è legato un ricordo, un fatto, un pezzo della esistenza di ciascuno di noi.
E se nel 1958 e nel 1962io c’era”, ma non posso ricordarmi nulla, per me si tratta di ben 11 mondiali, di cui 4 con l’Italia in finale.
Dal 1966 al 2006, 40 anni di calcio, dello sport più amato dagli Italiani, che è anche quello che suscita maggior odio e maggiori passioni: odi et amo, quare id faciam fortasse requiris recitava Catullo (non per il calcio, s’intende, ma per la sua adorata Lesbia) ma ben si può applicare anche al nostro sport.
40 anni, un periodo che, se ci riflettiamo un po’, significa una larga fetta della nostra vita.
40 anni in cui abbiamo visto passare mode e miti, presidenti e imperi.
40 anni nei quali si sono affollati tanti eventi pubblici e privati.
40 anni, qualcuno che allora c’era adesso non c’è più, anche dei propri cari, anche dei propri coetanei e amici alcuni dei quali in questo momento mi tornano in mente, come erano, come eravamo.
Ma anche 40 anni duranti i quali qualcuno che non c’era, adesso c’è, nel ciclo della vita che si rinnova e che alterna gioie e dolori: come nei mondiali dell’Italia ( e di tutti gli altri, s’intende).
Del 1966 e del 1970 ho già scritto , la delusione coreana e gli sfottò dei tedeschi che mi fecero amare l’Inghilterra, passione che non ho mai abbandonato e quattro anni dopo la notte da sogno della semifinale contro i tedeschi.
E poi il deludente 4-1 subito dal Brasile, che divenne proprietario definitivo della Rimet, nell’ultima occasione nella quale ci ritrovammo assieme tutti noi, ragazzi cresciuti assieme nello stesso quartiere, molti nella stessa classe delel elementari, delle medie e poi del liceo, gli stessi che 6 anni prima trepidarono e poi esultarono per la vittoria del Bologna nello spareggio scudetto contro l’Inter.
Eravamo un gruppo di calciofili, cresciuti tali grazie ad un campetto di fronte a casa che adesso appare piccolissimo, ma allora ci sembrava come il Maracanà.
Poi il 1974, pieno di speranze e ... rimandati a casa subito.
Era l’estate prima degli esami (di maturità) che avremmo affrontato nel 1975 e vedemmo le partite di campionato in gruppo, a casa dell’uno o dell’altro, dividendoci, una volta eliminata l’Italia, tra la sorpresa Olanda di Cruyff e Neeskens (con il suo calcio totale) e la Germania di Kaiser Franz che vinse la sua seconda coppa.
Per poi saltare all’Argentina del 1978, dove ritrovammo l’Italia che amavamo (e in finale gli olandesi trovarono ancora una volta i padroni di casa che li batterono: amaro destino quello degli “orange”).
1982: un nome su tutti. Paolo “Pablito” Rossi.
Certo, c’erano anche Zoff e Cabrini e il mastino Gentile … ma quei mondiali rimarranno per Rossi e per l’urlo di Tardelli in finale, contro i “poveri” tedeschi.
Anche allora una risposta “maschia” allo scandalo delle scommesse che due anni prima aveva persino visto le auto della polizia e dei carabinieri con i lampeggianti in campo all’ultima giornata.
1982: una consolazione per la retrocessione, la prima, del Bologna in serie “B”.
Nel 1986 speravamo, un bis del Mexico e nuvole di 16 anni prima, ma ci rimasero solo le nuvole: toccò all’Argentina del manovale Maratona bissare il successo del 1978.
Finiva tristemente il mondiale, mentre nel privato finiva un amore che si credeva duraturo.
1990: notti magiche, giocavamo in casa.
Un mondiale di successo … terminato in semifinale, eliminati ancora dall’Argentina che, però, dovette soccombere ad una Germania quadrata e che, libera dal “complesso Italia” riesce a rendere di più.
L’anno prima era caduto il muro di Berlino, una battaglia epocale, di Civiltà, era stata vinta.
Stati Uniti 1994: una finale che non perdemmo … ma la coppa finì in Brasile, per i rigori.
Che delusione !
Il mio privato vede il definitivo assestamento professionale.
Francia 1998.
60 anni dopo i francesi riescono ad agguantare quel titolo che, anche grazie all’Italia, persero in casa nel 1938.
Una brutta finale tra Francia e Brasile (praticamente il doppione dei quarti di quest’anno).
E pensare che ci avevamo creduto al punto da mettere in valigia, per una vacanza a Minorca, anche il Tricolore !
Per arrivare al 2002, i mondiali dell’arbitro Moreno, dove incontrammo un’altra Corea, con lo stesso esito finale del 1966.
Ed ora 2006: la quarta vittoria, dopo quelle del 1934, 1938 e 1982.
Bella, molto bella anche perché ottenuta contro una Francia che Starsandbars/Vandeaitaliana ha ben descritto per il suo passato spocchioso e che non ama l’Italia e la cui nazionale (si fa per dire, viste le origini dei calciatori che ne indossano la maglia) rappresenta, come ha illustrato Libero in un suo articolo ben documentato , gran parte di ciò che combatto in politica e l’opposto della società che vorrei vedere realizzata.
Una grande festa, una grande felicità, sperando di non dover aspettare altri 24 anni per poter nuovamente celebrare una vittoria della nostra Nazionale.


C A M P I O N I !

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