Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

28 febbraio 2010

Principi e Valori non trattabili

Con una formuletta di facile memorizzazione io mi potrei definire: reazionario nei principi, conservatore nei valori e liberale in economia.
A grandi linee la mia visione della società è totalmente agli antipodi di quella di uno di sinistra, è per due terzi differente da quella di un liberale e per un terzo da quella di un “fascista”.
Del resto ognuno di noi agisce in base alle proprie conoscenze, convinzioni ed esperienze, con un mix che ci porta a stilare una serie di priorità che sono ovviamente (e per fortuna !) differenti da quelle di altri.
Se ho una certa cifra a disposizione posso scegliere tra cambiare la moto e un bel viaggio in un paese esotico, la scelta dipende dalle mie priorità, differenti da quelle del mio vicino.
Così in politica, la differenza la fanno le priorità che ognuno di noi si propone di veder soddisfatte da un modello di società.
Ogni voto è un voto politico, quindi anche quello prossimo alle regionali, al di là dei problemi locali, sempre meno tali e sempre più globalizzati e globalizzanti come ha dimostrato la pagliacciata del blocco auto (tragicamente bipartisan) di domenica 28 febbraio.
Decidere per chi votare, quindi, non può prescindere dalla valutazione della compatibilità della teoria e della pratica dei partiti che chiedono il mio voto, con le mie priorità.
Così ecco un elenco, non esaustivo come si suol dire, delle priorità che, in questo momento, emergono e che diventano, per me, principi e valori non rinunciabili né trattabili.

Identità
Chi siamo ?
Per sapere chi siamo dobbiamo avere coscienza di dove proveniamo, della nostra storia, delle nostre radici.
E le nostre radici sono indiscutibilmente e indissolubilmente Romane (da qui l’obbligo dello ius sanguinis che ha riflesso anche sulla questione della cittadinanza) e Cristiane (da qui la legittima trasformazione di simboli come il Crocefisso, da religiosi a simboli di una Civiltà: la nostra).
Avere chiare le proprie radici e la identità, crea quel senso di appartenenza che ci consente di reclamare il diritto a governare sulla nostra terra senza rinunce a favore di chi importerebbe costumi, storia e religioni a noi estranee.
Forza Nuova è il movimento politico che maggiormente corrisponde a questa descrizione.


Immigrazione
Stop all’invasione: regolari o illegali non fa più differenza, ce ne sono ormai troppi.
No al voto.
No alla cittadinanza.
Sì ai controlli che rispedisca a casa quelli arrivati illegalmente in tutti questi anni e che valuti con attenzione la compatibilità con la nostra società di chi chiede il rinnovo del permesso di soggiorno.
Chi rispecchia meglio questo principio ?
Sicuramente Forza Nuova.
Ci sarebbero anche la Lega e il Pdl, ma la prima ha toppato con Bossi e Maroni dopo gli incidenti di Via Padova a Milano, il secondo deve decidersi tra la linea di Berlusconi e quella di Fini.


Vita
Un cittadino onesto non può vedersi negare cure e sopravvivenza – che è sinonimo di speranza – per decisione dei medici in forza di una legge arida e priva di quei valori umanistici che appartengono alla nostra civiltà.
Chi rispecchia meglio questo principio ?
Sicuramente Forza Nuova e la Lega.
Ci sarebbe anche il Pdl, ma la parte berlusconiana, non quella finiota, quindi non c’è da fidarsi.

Morale
La Famiglia fondata sull’unione di un uomo con una donna è l’unica esistente e l’unica che meriti una tutela di legge.
La perdita del senso morale significa minare le fondamenta stesse di una società e renderla debole e alla mercè dell’invasione straniera.
Chi rispecchia meglio questo principio ?
Sicuramente Forza Nuova e la Lega.
Ci sarebbe anche il Pdl, ma la parte berlusconiana, non quella finiota, quindi non c’è da fidarsi.


Sovranità
I cittadini di uno stato si sono messi assieme, con un contratto sociale, per realizzare l’obiettivo di migliorare le proprie condizioni.
Perché esista uno stato deve esserci una popolazione, un territorio e una sovranità.
Rinunciare alla sovranità per mettersi a disposizione di organismi burocratici sopranazionali è una violazione del patto tra i cittadini di uno stato.
Qui c’è solo Forza Nuova, perché la Lega, dopo tante parole, ha votato, come tutti gli altri, a favore dell’approvazione del trattato di Lisbona.

Tasse
Lo stato deve allontanarsi sempre più dalle tasche e dalla vita dei cittadini, per limitarsi, da terzo super partes, un quadro di diritto.
Quindi gli ingenti rivoli di spese (ad esempio il fondo unico per lo spettacolo, i contributi alla stampa) devono essere azzerati a fronte di una riduzione delle imposte, con l’obiettivo di arrivare ad una flat tax al 10% che rappresenti solo il finanziamento di quelle strutture statali necessarie al funzionamento essenziale della pubblica amministrazione e dello stato stesso (Polizia, Forze Armate, giustizia, diplomazia).
Il Pdl (tranne la frangia statalista legata all’ex An …) ma soprattutto la Lega rappresentano al meglio questa esigenza … almeno a parole.

Giustizia
Se è vero che nel 2007 negli Stati Uniti furono intercettate solo 1700 persone (su oltre 300 milioni di abitanti) e in Italia ben 120000 (su circa 60 milioni di abitanti) , allora abbiamo un dato oggettivo che dimostra quanto la nostra giustizia debba essere non riformata, ma rivoluzionata.
Terminare il reclutamento dei magistrati – poi pressoché inamovibili – con concorso per scindere tra inquirenti e giudicanti.
I pubblici ministeri siano eletti dal Popolo cui rispondere delle scelte effettuate.
I giudici siano scelti tra avvocati, giuristi, professori universitari di esperienza e fama.
Sicuramente la parte del Pdl legata a Berlusconi e, tutto sommato, anche la Lega.

Sicurezza
Sicurezza significa garantire ai cittadini la fruizione delle proprie città, con la possibilità di circolare per le strade senza temere scippi e aggressioni e la tranquillità nei confronti dei topi di appartamento.
Significa eliminare i santuari dello spaccio di droga, delle strade off limits dopo una certa ora perché mal frequentate, significa il controllo di chi arriva sul nostro territorio e di quel che predicano improbabili imam di religioni estranee alla nostra società, alla nostra etnia, alla nostra storia.
Lega e Forza Nuova rappresentano al meglio questo principio.

Istruzione
Avrei preferito un provvedimento semplice semplice che ripristinasse, con il solo aggiornamento dei programmi, la Riforma Gentile il cui schema scolastico resta tuttora il migliore che l’Italia unitaria abbia mai avuto, bisogna ammettere che lo sforzo prodotto dal Ministro Gelmini, probabilmente uno dei migliori ministri del Governo e sicuramente il miglior ministro dell’Istruzione dal 1967, è indirizzato a ripristinare una maggiore serietà tanto nella gestione del personale scolastico, quanto nella formazione di quelli che saranno i futuri cittadini.
E’ sempre più necessario archiviare la sbornia derivante dal sessantotto e ripristinare selezione e nozionismo, senza i quali non si andrà da nessuna parte, perché l’ignoranza non fa crescere la Nazione.
Qui c’è poco da dire.
La Gelmini è Pdl.

Terrorismo
Enduring Freedom esiste ancora anche se l’attuale amministrazione americana non è affidabile, come si è visto con la rinuncia allo scudo stellare che ha messo in difficoltà due nazioni alleate come la Repubblica Ceca e la Polonia.
Se, quindi, la lotta al terrorismo deve continuare, rifiutando ogni trattativa con le bande terroriste, non possiamo neppure rischiare di ritrovarci con il cerino acceso in mano per togliere le castagne dal fuoco per quello “giovane, bello (?) e abbronzato”.
La speranza è che la prossima amministrazione americana ristabilisca fiducia nelle sue scelte e, nel frattempo, sarebbe ora di di ritirare le (inutili e dispendiose) missioni in Libano (dove in pratica abbiamo steso un cordone a protezione degli hetzbollah !) e Kossovo (dove ormai l’emergenza è terminata) per concentrarci sull’Afghanistan dove, se vogliamo restare e non far ritornare le nostre truppe prima che da Washington decidano il ritiro unilateralmente mettendoci in difficoltà, dobbiamo riversare le nostre risorse con il primario scopo di proteggere i nostri soldati ivi impegnati.
Il partito che meglio rappresenta questa linea è la Lega.


Tirando le somme per le questioni più importanti, caratterizzanti una società (per me) ideale, Forza Nuova, Lega e Pdl rappresentano quanto di più vicino alle mie idee offra il panorama politico esistente.
Ancora potrei riassumere in una battuta quale sarebbe il mio partito ideale: con le radici di A.n., le idee della Lega e la leadership di Berlusconi.
Purtroppo quel partito non c’è e ognuno dei tre movimenti indicati manifesta delle criticità, le maggiori delle quali, però, si ritrovano nel Pdl a causa della presenza di Fini.
Quindi, pur ritenendo che debba essere anche valutata la candidatura specifica che viene localmente indicata, per rispettare le priorità di mio interesse, il voto è una scelta tra Forza Nuova (preferita per la coerenza) e la Lega (avvantaggiata per la consistenza).


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25 febbraio 2010

Sciocchezze bipartisan

I sindaci di Torino e Milano (in modo sgradevolmente bipartisan a dimostrazione che le corbellerie non provengono solo da una parte) hanno promosso (e come pecoroni sono andati loro dietro decine di sindaci e persino il neocommissario di Bologna) una serrata del traffico per domenica 28 febbraio.
E’, a tutti gli effetti, un provvedimento repressivo della libertà individuale e del diritto di spostamento da parte dei cittadini.
E’ un abuso da parte di chi comanda, ammantato dalle parole d’ordine del “politicamente corretto” di stampo ecoambientalista.
Che ci sia inquinamento ce lo dicono le rilevazioni effettuate con strumenti sempre più sofisticati, dimenticando lo smog che avevamo negli anni sessanta e che adesso non c’è più.
E dimenticando anche l’insegnamento dell’ “ambientalista scettico”, Bjorn Lomborg, che ricordava come pur lavandosi le mani, se ce le guardassimo con microscopi sempre più potenti saremmo sempre dietro a lavarcele senza mai essere soddisfatti.
Ma soprattutto dando spazio a sospetti che tutta questa menata sull’ambiente serva a lanciare un “business” specifico, quello dei lavori da fare per caldaie meno inquinanti, per sostituire – a ritmi sempre più frenetici – le nostre autovetture, per mettere fuori legge strumenti validissimi, funzionanti ma non “a norma”.
Naturalmente la “norma” la stabiliscono quelli interessati all’argomento e spesso in base a “studi” effettuati dagli “esperti” che, anche qui spesso – non voglio fare d tutta un’erba un fascio - sono a ciò incaricati dalle associazioni professionali di chi, poi, dovrebbe svolgere i lavori di “adeguamento”, esattamente come il ministro Donat Cattin negli anni settanta rese potabile l’acqua inquinata di atrazina, semplicemente aumentando, per decreto, il livello di atrazina consentito.
Oppure come gli scienziati, che hanno progressivamente ridotto la quantità “accettabile” di colesterolo nel sangue, imponendoci (o, almeno, cercando di imporci …) rinunce nel mangiare e nelle nostre abitudini di vita, accoppiandole a prodotti che dovrebbero favorire la riduzione del colesterolo e che, manco a dirlo, sono costosissimi.
E sono costosissimi gli oneri che vengono accollati ai cittadini per mettere a norma gli impianti “inquinanti”, per fare i lavori nelle case, per cambiare le autovetture che, pur in perfetta efficienza, non rispondono più ai criteri stabiliti dai “poteri forti” e che ci costringono a vendere con i divieti alla circolazione.
Naturalmente tutti i costi sono a carico del singolo cittadino e naturalmente i produttori di quei “servizi” ecoambientalisti guadagnano fior di quattrini.
Non è così che si fanno gli interessi dei cittadini e l’iniziativa dei sindaci bipartisan di Torino e Milano ci dice solo che in Italia, la sinistra e questo Centro Destra sono pressoché uguali.

P.S.: Nell'immagine una bufala che ci regala l'ottima mozzarella, a differenza della bufala ecoambientalista che ci regala solo conti da pagare.

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24 febbraio 2010

Reprimere la violenza dei no tav *

Ci risiamo.
I cosiddetti “no tav”, cioè quel settore della società passatista e distruttiva che dice sempre “no” (no alle centrali nucleari, no alla Dal Molin, no all’eliminazione dell’Ici, no, no, no, no …) che si dedica al blocco dei tentativi di costruire in Italia una linea ad alta velocità che ci colleghi con il resto d’europa, hanno ripreso la loro battaglia di retroguardia.
Con la solita violenza.
Sì, perché impedire la circolazione, l’arrivo di trivelle, lanciare dei sassi contro gli operai che lavorano o per distruggere i mezzi di lavoro, è violenza.
E’ la stessa violenza che abbiamo conosciuto alla fine degli anni sessanta e negli anni settanta, quando i “picchetti” impedivano a chi voleva lavorare o studiare di entrare negli uffici, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università.
Impedire un legittimo diritto, impedire la circolazione di beni e persone, impedire l’accesso o lo svolgimento regolare di un lavoro è violenza.
E chi si presta a tali attività deve mettere nel conto che lo stato – se è uno stato serio – reagisca, anche con la Forza della Legalità, rappresentata dai manganelli e dai lacrimogeni delle Forze dell’Ordine.
Mi fa ridere chi va in piazza per impedire il passaggio di un mezzo necessario ai lavori di perforazione e poi piagnucola davanti ad una telecamera perché ha ricevuto una (meritata) razione di bastonate dalle Forze dell’Ordine che cercavano di sgombrare la strada per eliminare la violenza perpetrata nei confronti dei lavoratori.
E’ anche ora di finirla di dare spazio a tutte le rivendicazioni, anche le più piccole, che hanno come unico risultato quello di rallentare il nostro progresso e la nostra crescita economica e civile.
Non sempre tutte le manganellate vengono per nuocere.

* Post scritto il 17 febbraio

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23 febbraio 2010

Una gonna non fa un Governatore *

Berlusconi ha recentemente presentato in pompa magna le quattro candidate governatrici del Centro Destra.
Tre di loro non hanno alcuna possibilità di essere elette: Emilia Romagna, Toscana, Umbria sono saldamente nelle mani del pci/pds/ds/pd, come sempre, sin dall’inizio delle esperienze regionali quando queste tre regioni furono le sole amministrate dal pci con la prima tornata elettorale del 1970.
Il voto al Centro Destra in quelle regioni diventa quindi solo una testimonianza di sostegno al Premier, tranne in Emilia Romagna dove la candidata Anna Maria Bernini sembra essere troppo sbilanciata verso Fini e, quindi, si rischierebbe non di rafforzare il Premier, bensì il presidente della camera che gli sta remando contro.
La quarta candidata è la più fortunata.
Si presenta in una regione, il Lazio, scossa dallo scandaloso (e per me ripugnante) comportamento privato del precedente governatore, il dimissionario Marrazzo, in cui il Centro Destra miete consensi che aspettano solo di essere colti.
Un qualsiasi candidato di prestigio del Centro Destra non avrebbe alcuna difficoltà ad essere eletto.
Purtroppo Fini ha imposto la sua candidata.
Un personaggio politicamente equivoco che sembra più a suo agio nel criticare la sua parte politica che il nemico rosso.
Della Polverini si ricordano gli scioperi generali contro i Governi Berlusconi negli anni 2001-2006 cui entusiasticamente ha aderito; affermazioni mai smentite come quella secondo la quale lei sarebbe di Destra come Cicciolina sarebbe vergine e, in tempi recenti, la scelta di un simbolo in cui il colore rosso è prevalente e la presa di distanza da un candidato nella sua lista “colpevole” di distribuire calendari con immagini del Duce.
C’è da fidarsi di questo personaggio ?
Io dico di no, purtroppo la regione Lazio la può perdere solo lei, visto il vantaggio di cui gode il Centro Destra.
Se votassi in Lazio voterei per Roberto Fiore (Forza Nuova) , ma, sostengono i finioti sostenitori della Polverini, quel voto potrebbe consentire alla Bonino di diventare governatore.
E’ evidente che io non apprezzo neanche un po’ la Bonino, i radicali e le loro idee che, dal mio punto di vista, rappresentano la traduzione politica della deriva morale (che non ha nulla a che vedere con corruzione, tangenti e sprechi, ma riguarda le fondamenta stesse sulle quali deve poggiare un modello di società e quindi qualsiasi progetto sul suo sviluppo) cui possa andare incontro la nostra Nazione.
Ma che gusto ci sarebbe ad eleggere un governatore che, poi, alla prova dei fatti, si schiererebbe sulla stessa linea in cui si schiera la Bonino ?
Abbiamo già visto in precedenza il lapsus sulle coppie di fatto.
Abbiamo visto il comportamento tenuto da Polverini negli anni del “potere” sindacale.
Sappiamo con chi stia all’interno del Centro Destra.
Non ne sappiamo abbastanza per dire di “no” alla sua candidatura ?
Non è meglio avere un governatore che sia nemico dichiarato delle nostre idee, invece di votarne uno sulla cui affidabilità politica abbiamo molti dubbi ?
Meglio un governatore in meno, che un supporter di Fini in più.

* Post scritto il 17 febbraio

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22 febbraio 2010

Che delusione un Centro Destra così molle ! *

Francamente sono deluso.
Dopo 16 anni pensavo che Berlusconi avesse imparato a confrontarsi con la sinistra e i suoi (e nostri) nemici usando finalmente il pugno di ferro.
Invece vedo che, ancora una volta, stanno prevalendo le colombe capitanate di uno Gianni Letta che non si è mai curato di sottoporsi al voto popolare e, probabilmente, pensa di essere un “eletto” per diritto divino.
Dopo l’ennesima rivolta degli immigrati (ormai non fa più differenza se sono illegali o regolari) mi sarei aspettato una reazione adeguata per ripristinare la sovranità su un lembo di territorio nazionale.
Il parlamentare leghista Matteo Salvini ha le idee chiare: andare casa per casa per catturate i clandestini, espellerli e bonificare così il territorio, per poi procedere a severi esami dei “regolari” in occasione del rinnovo del permesso di soggiorno.
Purtroppo due altri leghisti, Bossi e Maroni, non semplici peones, lo hanno rimbeccato e invece di procedere nel senso indicato da Salvini, hanno cominciato a sproloquiare di integrazione.
Integrazione che significa solo una cosa: concessioni agli immigrati, rinuncia alla nostra sovranità, cessione di lembi del nostro territorio, accoglimento di costumi estranei.
Roberto Formigoni, poi, per non essere da meno, ha blaterato di quartieri misti: fra un po’ ci obbligheranno a prenderne in casa uno o due per famiglia !
Dalla Lega non me lo sarei aspettato, così come non mi sarei aspettato il cedimento totale del Centro Destra sulla Protezione Civile dopo l’ennesima aggressione giudiziaria.
Bertolaso andava nominato ministro subito.
La legge sulla “Protezione Civile spa”, doveva essere approvata con tutti i suoi articoli.
Poi, magari, una volta chiarito che comandava Berlusconi e che la politica, derivando direttamente dalla volontà popolare con le elezioni, è superiore alla magistratura si potevano andare a verificare le accuse mosse ed eventualmente apportare alcuni correttivi alla legge.
Invece è stato stralciato l’articolo più importante del provvedimento, con l’esultanza di Fini la cui voce si è allineata a quella degli esponenti della opposizione tanto per chiarire da che parte sta quel signore, e Bertolaso sta vegetando – presumo in una sorta di lazzaretto- come sottosegretario, con il solo Berlusconi che si spende per lui.
Se questo è il Centro Destra non vedo molte differenze con la sinistra e mi viene sempre più voglia di votare Forza Nuova, indipendentemente da chi sia il candidato presentato dal Pdl o dalla Lega.

* Post scritto il 16 febbraio

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21 febbraio 2010

Sanremo specchio dell’Italia

Quando ero ragazzino, guardavo Sanremo (in quel tempo non c'erano alternative ...).
Mi ricordo che (forse era il 1967) vinse Claudio Villa, votatissimo dai nostri genitori e al telegiornale del giorno dopo ascoltai una dichiarazione di Shel Shapiro, leader del complesso Rokes: Villa vince e noi vendiamo.
Così fu.
Villa, il “reuccio”, grande voce e autentica interpretazione della tradizione canora italiana, era sostenuto dagli “esperti” e vinceva il festival, ma i Rokes (e Caterina Caselli e i Giganti e Little Tony …) vendevano perché ad acquistare i dischi era il Popolo, escluso dal voto ma che “votava” con l’acquisto dei 45 giri.
Ascoltando per radio e leggendo la cronaca della settimana dedicata al “Festival della Canzone Italiana”, mi è tornata in mente quella dichiarazione di Shel Shapiro.
Solo che, oggi, gli “esperti” sono stati sconfessati in diretta dal Popolo che ha votato il trio composto dal Principe Emanuele Filiberto di Savoia, da Pupo e da Canonici fino a fargli raggiungere il secondo posto.
Non conosco la canzone, non sono in grado di giudicare nel merito musicale, ma l’ostilità (preconcetta) nei confronti del trioessenzialmente nei confronti del Principe di Casa Savoia – mi ricorda tanto l’altra ostilità, quella che parte della magistratura e i presunti intellettuali italiani hanno nei confronti del Premier Berlusconi.
A Sanremo come nella politica italiana, c’è una minoranza autoreferenziale che si agita contro chi ottiene il consenso popolare, non accetta il risultato delle urne e anche se brandisce la democrazia per nobilitare la sua battaglia contro Berlusconi, non riconosce il “potere del Popolo” che si manifesta con il voto, unico e inappellabile Giudice e Sovrano della politica.
Con buona pace della intellighenzia che schiuma una rabbia spocchiosa e snob (sine nobilitate) ritenendosi l’unica depositaria del diritto a decidere sulle sorti politiche di una Nazione di cui non sanno leggere la realtà e che, quindi, non possono rappresentare.
Così Sanremo, ancora una volta, nonostante i suoi sessanta anni, si dimostra uno specchio dell’Italia (e come gli attacchi che subisce mi rendono simpatico Berlusconi, così i fischi e gli insulti che subisce il Principe Emanuele Filiberto risvegliano in me uno spirito monarchico …).


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18 febbraio 2010

Sarah Palin come Margareth Thatcher ?

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Ricordate Sarah Palin ?
Era la Vicepresidente designata nel ticket repubblicano del 2008.
Governatore dell’Alaska fu il bersaglio degli attacchi dei liberal che vedevano in lei l’incarnazione di un nuovo bushismo, di un nuovo reaganismo, tanto la Palin era (ed è) allineata con la parte sana della nazione americana.
Con la sconfitta repubblicana alle elezioni, la Palin sembrava essere stata una meteora, ma una intelligente presenza mediatica e la coerenza delle sue posizioni politiche l’hanno nuovamente proiettata sulla scena nazionale.
Prima con un libro di memorie, esaurito in prenotazione e poi con una serie di discorsi, il più rilevante dei quali tenuto a Nashville alcuni giorni fa, alla riunione del Tea Party, rivoluzionari di Destra contro le tasse.
Si riparte esattamente da dove era partita la rivoluzione reganiana: meno tasse, meno stato.
E, a ben vedere, da dove era partito Berlusconi e, prima di tutti, Margareth Thatcher.
E leggendo di Sarah Palin, mi viene da pensare proprio a Margareth Thatcher, indimenticabile Primo Ministro Conservatore del Regno Unito.
Quando (1975 o 1976) fu eletta Leader Conservatore in sostituzione dello sconfitto Primo Ministro Edward Heath, mi ricordo che veniva presentata dalla stampa come “la figlia del droghiere”.
Come sempre il giornalismo italiano (e non solo) era malato di spocchia e con la tipica “puzza sotto il naso” disprezzava senza capire.
Nel 1979 la Thatcher divenne Primo Ministro e nella costernazione degli intellettualoidi in s.p.e., rimase in carica 12 anni, vincendo una guerra esterna contro l’Argentina e riaffermando la sovranità britannica alle Falklands e anche una guerra interna, contro tutti coloro che erano figli dello stato sprecone e assistenzialista che aveva fiaccato quella che una volta era un Impero e che tornò ad essere importante sullo scacchiere mondiale proprio con “la figlia del droghiere”.
La Thatcher, prima ancora di Reagan, Bush, Berlusconi, Aznar, promosse quella autentica “Rivoluzione Blu” che ha informato tutti questi anni e che ora potrebbe rialzare la testa trovando un portabandiera che sappia rappresentarla.
Ecco, della Palin sappiamo poco, come poco sapevamo della Thatcher.
La Palin è oggetto delle stesse pesanti ironie degli spocchiosi intellettualoidi e di articoli di stampa che cercano di ridicolizzarla, come accadde alla Thatcher.
Non potrebbe essere la Palin la nuova Thatcher ?


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14 febbraio 2010

Una corbelleria la cittadinanza a punti


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I ministri Maroni e Sacconi avrebbero trovato un accordo in merito al trattamento degli immigrati regolari: un punteggio basato su storia, geografia, conoscenza della lingua italiana e della costituzione.
Attendo di leggere con esattezza come l’accordo interministeriale sarà tradotto in legge, ma intanto è possibile esprimere una opinione sul principio adottato.
Può essere uno strumento efficace se riguarda semplicemente la concessione o la conferma di un permesso.
Il punteggio consentirebbe di stilare una graduatoria che premierebbe quanti si sono maggiormente sforzati di assimilarsi agli Italiani, cercando di comprendere, scrivere e parlare la lingua, conoscere la storia e la geografia.
Ma sarebbe una corbelleria collegare ad una graduatoria a punti la concessione della cittadinanza che, per le sue caratteristiche e per le conseguenze (diritti di elettorato attivo e passivo) deve essere centellinata e oculatamente concessa.
Il punteggio, invece, potrebbe presupporre che si intenda concedere la cittadinanza non a poche, scelte unità, individuate di anno in anno e in numero tale da non alterare minimamente la composizione dell’elettorato nazionale, bensì a migliaia di persone che potrebbero “fare comunella” e influire nelle scelte degli eletti e, quindi, nella gestione delle nostre città e della nostra Nazione.
E dobbiamo quindi rimarcare che questa seconda ipotesi sarebbe una autentica iattura perché attribuirebbe a persone estranee al tessuto sociale, politico, economico, storico e religioso un potere di intervento senza avere adeguatamente assorbito la coscienza dell’essere Italiano, che non può essere acquisita con un tratto di penna o con un punteggio da concorso pubblico.
Un africano, un asiatico, non potrà mai essere Italiano alla prima generazione, ma dovranno passare decine di generazioni e almeno un paio di secoli prima che si possa dire che i discendenti di queste persone si siano integrate nella nostra Nazione, entrando a farne parte a pieno titolo.
Questo i Romani lo avevano ben capito, dal momento che applicavano la concessione della cittadinanza in modo selettivo, fondandone poi la trasmissione in base allo ius sanguinis, ma anche utilizzandola come strumento di “imperium”.
Noi Italiani abbiamo una fortuna: possiamo guardare alla nostra Storia e scegliere la soluzione migliore.
Per il problema della immigrazione, la soluzione migliore è una ammissione di poche unità, sparse sul territorio, in base a criteri di maggiore assimilabilità e non la concessione massiva di diritti che stravolgerebbero il nostro stesso equilibrio sociale e politico.


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12 febbraio 2010

Viva Jader Jacobelli

Jader Jacobelli fu, assieme a Ugo Zatterin, mitico conduttore delle tribune politiche ed elettorali degli anni sessanta e settanta, quando ancora la politica non era stata trasformata in avanspettacolo con i talk show faziosi, purtroppo pagati da tutti noi.
Una serie di faccia a faccia tra i segretari dei partiti (i comunisti che fuggivano davanti ad Almirante) e le conferenze stampa dei segretari di partito e del presidente del consiglio, intervistati da educati giornalisti con la formula della domanda-risposta-replica-controreplica.
Finalmente il Governo, che però non ha avuto ancora il coraggio di abolire la par condicio scalfariana nè di privatizzare la Rai, ha deciso di impedire che, con i soldi di tutti, almeno nell’ultimo mese di campagna elettorale, si facesse propaganda di parte e sono stati sospesi tutti gli spettacolini televisivi.
Mi auguro che al loro posto in questo mese trovi nuovamente spazio la rispettosa ed educativa tribuna elettorale di stampo Jacobelli/Zatterin e sono certo che gli Italiani non sentiranno la mancanza del pecoreccio televisivo, costruito sui pettegolezzi, sugli insulti e sulle urla, tutto sbilanciatamene fazioso e pagato con i soldi di tutti noi.
Allora, magari, l’avanspettacolo messo in scena in questi anni non resterà sospeso per un solo mese, ma definitivamente.
E magari decideranno anche di privatizzare la Rai, così ognuno si pagherà quel che vuol vedere.


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11 febbraio 2010

Bertolaso Ministro subito

Dobbiamo registrare una nuova iniziativa della magistratura contro un esponente del Governo.
Questa volta ad essere nel centro del mirino è l’apprezzatissimo sottosegretario e capo della Protezione Civile Guido Bertolaso.
L’uomo non ha bisogno di presentazioni.
In ogni circostanza relativa a calamità naturali ha organizzato e risolto i problemi dell’emergenza (e non solo).
E’ grazie a lui se Berlusconi ha potuto promettere e mantenere la soluzione in tempi brevi dei problemi più impellenti seguiti al terremoto in Abruzzo ed è sempre grazie a lui che in ogni evento calamitoso internazionale l’Italia dimostra di essere all’avanguardia nella protezione civile.
Naturalmente i risultati non si ottengono con il guanto di velluto, ma con il pugno di ferro (come abbiamo visto quando le ditte incaricate di costruire case vere in Abruzzo erano in ritardo sui piani di lavoro).
E considerando le migliaia di leggi e leggine, ad ogni livello, qualche forzatura potrà anche essere fatta.
Ma quel che conta, agli occhi del Popolo, è il risultato: sempre e comunque nell’interesse dei cittadini.
Poi non ci fanno mancare le “luci rosse”, ma cambierei idea solo se fossero “balletti verdi”.
Se, poi, fossi un dietrologo direi che, stranamente, l’attacco contro Bertolaso avviene all’indomani delle sue esternazioni sulla improvvisazione con la quale gli Stati Uniti si sono presentati sulla scena del terremoto di Haiti … ma lo direi solo se amassi quel genere di ragionamenti, visto che la CIA dei giorni d'oggi mi sembra alquanto malmessa.
Invece è da rilevare come questa vicenda salti fuori mentre si sta per procedere ad una profonda revisione del sistema della nostra Protezione Civile: forse che qualcuno non gradisce un ulteriore efficientamento della nostra struttura ?
Come noto la mia fiducia nella magistratura è esaurita da un pezzo, quindi temo che la vicenda Bertolaso si prolungherà per anni ed anni.
E nel frattempo ?
Il Premier Berlusconi ha fatto benissimo a respingere le dimissioni del Capo della Protezione Civile, perché non è accettabile che passino decenni prima che sia messa la parola fine ad una vicenda, compromettendo la carriera del poveraccio coinvolto (Calogero Mannino docet).
Ma il Governo dovrebbe anche da un lato accelerare la riforma della Protezione Civile, alla faccia di chi si è gettato come un avvoltoio su questa vicenda per bloccare tutto e, dall’altro, nominare con ogni immediatezza Bertolaso Ministro.
Per solidarietà, per far sapere quale sia il giudizio sulla persona e per ribadire che la politica non si fa dettare nomine e candidature dalla magistratura.
Bertolaso Ministro subito !


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10 febbraio 2010

Dai nemici mi guardo io ...

Se non sbaglio sarà il 16 febbraio il giorno ultimo in cui saranno presentati i candidati presidenti nelle 13 regioni a statuto ordinario in cui si voterà il 28 e 29 marzo.
In quella data sarò “impegnato” nella mia “settimana bianca” (che con la neve che scende si prospetta a pieno regime) e quindi non avrò modo di commentare il Big Ben che dice “stop”, per cui anticipo una valutazione.
Nel sito de Il Resto del Carlino trova spazio un grafico relativo ad un sondaggio che attribuisce al Centro Destra due regioni sicure (Veneto e Lombardia), alla sinistra 4 (Emilia Romagna, Umbria, Toscana e Basilicata) , 1 (Marche) molto probabile alla sinistra, 4 incerte (Piemonte, Liguria, Lazio e Puglia) e 2 probabili al Centro Destra (Campania e Calabria).
Nei giorni scorsi le probabili al Centro Destra erano tre in quanto vi figurava anche il Lazio.
Mi sento di condividere tali ipotesi e non posso sottolineare come regioni importanti come Piemonte, Liguria e Puglia siano tra le incerti probabilmente a causa delle scelte dell’Udc che potrebbero non essere le stesse degli elettori Udc.
Sarei molto stupito, infatti, se elettori Udc votassero per la Bresso in Piemonte o Burlando in Liguria, mentre in Puglia Casini ha offerto un assist al pur sconfitto D'alema con la "candidata per ripicca" Poli Bortone che consentirebbe a Vendola di rimanere altri cinque anni.
Il Lazio è un caso a parte.
l’Udc appoggia il candidato del Pdl, ma è un candidato talmente sbagliato che a faticare a votarlo sono proprio gli elettori di Destra e questo in una regione dove il Centro Destra, con una scelta più oculata e meno finiota, avrebbe vinto a mani basse dopo lo scandalo Marrazzo e contro qualunque avversario.
Campania e Calabria sono due regioni in cui la sinistra ha mostrato il peggio del suo “amministrare” e credo che, anche con candidati probabilmente di caratura locale, il Centro Destra possa farcela, impresa impossibile in Emilia, Toscana e Umbria.
Sulle Marche qualche speranza continuo ad averla, mentre non conosco il perchè in Basilicata continuino a votare a sinistra (sarà la presenza del vecchio Emilio Colombo ?).
Da rimarcare come Veneto e Lombardia, date per sicure, siano anche le regioni amministrate ormai da 15 anni dal Centro Destra e il largo margine di Zaia e Formigoni dipende anche dal buon governo di Pdl e Lega in quelle regioni.
A questo punto si impone una quantificazione.
Quante regioni deve vincere uno schieramento per proclamarsi “vincitore” ?
Beh, è evidente che se si vota in 13 regioni, vince chi ne conquista 7.
Ma è altrettanto evidente che è anche importante il conteggio dei “più” e dei “meno” e la sinistra è oggettivamente svantaggiata, non solo perché ha governato male, ma perché sono in gioco 11 regioni da lei amministrate contro due del Centro Destra ed è plausibile che il Centro Destra raddoppi le regioni amministrate, portando così a 8 (con Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Molise, Sardegna) le regioni sulle quali piantare la propria bandierina (la Sicilia la ritengo comunque di Centro Destra, anche se l’ondivago Lombardo si è prestato, pur di restare in sella, anche all’appoggio del pci/pds/ds/pd).
La sinistra con le 9 che potrebbe continuare a governare arriverà sostanzialmente a 11, anche se Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta hanno situazioni molto particolari e simili a quelle della Sicilia.
Perché questo delirio di ipotesi numeriche ?
Perché non vorrei che, nella foga di piantare le proprie bandierine, poi, ad elezioni terminate, si esulti per una vittoria apparente, con governatori che, passata la festa elettorale, si scoprano di tutt’altro orientamento.
Come è accaduto per Lombardo.
Come temo possa accadere se verranno eletti governatori vicini a Fini, tipo la Polverini in Lazio.
Allora non mi stanco di ripetere che più che il numero dei governatori conquistati, sarà importante la loro fedeltà al Premier Silvio Berlusconi.
E che è molto meglio un governatore che sia nemico dichiarato, di un amico da cui ci si debba continuamente guardare alle spalle.


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09 febbraio 2010

Istria e Dalmazia terre Italiane

Tra i tanti meriti di Berlusconi e dei suoi periodi di governo, abbiamo anche la istituzione (2004) della commemorazione del 10 febbraio in memoria delle vittime delle Foibe.
Si tratta di ricordare un massacro al quale si dedicarono i comunisti di Tito (uno degli “eroi” del vecchio pci: ma ognuno ha gli eroi che si merita ...) a cavallo della fine della seconda guerra mondiale.
Migliaia di Italiani furono assassinati.
Altre migliaia furono depredati dei loro averi e delle loro proprietà in una operazione di autentica “pulizia etnica”, per far diventare slava una terra che era e resta Italiana.
L’espulsione cruenta degli Italiani dall’Istria e dalla Dalmazia non può essere dimenticata e la istituzione della Giornata del Ricordo dei Martiri delle Foibe rende omaggio non solo a quanti persero la vita per la sanguinaria brutalità comunista, ma anche a tutti coloro che furono costretti ad abbandonare la terra dei Padri per non subire le stesse atrocità.
Nel ricordare quanti hanno perso la vita a causa della barbarie comunista, non si può che esprimere una certezza: ritorneremo in Istria e in Dalmazia, terre Italiane.


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07 febbraio 2010

Ammucchiata contra personam (e niente altro)

Assistiamo in questi giorni alla lenta formazione del comitato di liberazione nazionale auspicato da Casini, e ieri anche da Di Pietro, contro Berlusconi.
L’alleanza che si sta formando, che ha la benedizione di un pci/pds/ds/pd sempre più allo sbando, potrebbe anche avere il supporto dei finioti una volta terminate le elezioni regionali dalle quali sperano di conquistare, anche grazie ai voti di Berlusconi, posizioni di rilievo (ad esempio in Lazio).
Personalmente auspico che tale ammucchiata esca allo scoperto: ci sarebbe molta più chiarezza nella politica italiana.
Invece, per ora, rimane sotto traccia e gli unici indizi li abbiamo dalle parole di Di Pietro alla riunione del suo partito, dall’abbandono da parte del pci/pds/ds/pd della politica finalizzata al bipartitismo, dalle ambiguità dei comportamenti di Fini, oggettivo oppositore del Governo, ma, soprattutto, dalla conclamata politica dei “due forni” di Casini.
Una politica che si riduce, in sostanza, a favorire i candidati della sinistra e finioti a tutto danno di quelli del Centro Destra.
Vedremo a bocce ferme le candidature effettive e non solo quelle annunciate, ma potrei essere facile profeta nel dire che Casini si presenterà da solo là dove il risultato è certo (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria …), appoggerà i candidati finioti che possano essere eletti (Lazio, Calabria) e appoggerà i candidati comunisti quando, con il risultato in bilico, dovranno affrontare candidati leghisti o del pdl non legati a Fini (Piemonte, Liguria).
Casini, in sostanza, non sarà mai determinante a favore del Centro Destra quando potrebbe fare la differenza.
Di Pietro, con il suo intervento conclusivo al congresso del suo partito, lo ha detto chiaramente: fare una grande alleanza per cacciare Berlusconi.
La stessa aspirazione di Casini.
Ammettiamo che ce la facciano: e dopo ?
Se non riesce a stare unito il pci/pds/ds/pd, se le differenti visioni di società hanno spappolato Prodi e i suoi governi, come è possibile pensare che riescano a mettersi a tavola assieme con l’aggiunta di due commensali come Casini e Fini ?
Cosa farebbero dell’immigrazione ?
Cosa farebbero delle centrali nucleari ?
Cosa farebbero della riforma della scuola ?
Cosa farebbero delle pretese degli omosessuali ?
Cosa farebbero del “testamento biologico” ?
Come si rapporterebbero in politica estera sul medio oriente ?
Cosa farebbero con le tasse ?

Dopo l’eventuale “regicidio” nei confronti di Berlusconi non avrebbero uno straccio di progetto per governare e farebbero solo il danno dell’Italia, perché non basta l’ambizione a prendere il posto di Berlusconi per poterlo essere.
Allora ?
Allora pensiamoci quando andremo a votare e là dove presenta candidati sicuri, si voti per la Lega e per Berlusconi.
Là dove, come in Lazio, il candidato da adito a motivati dubbi sulla sua futura collocazione, allora si scelga, per dare un significativo segnale al Centro Destra, la lista di Forza Nuova e di Roberto Fiore.


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05 febbraio 2010

Fiat: adesso lasciamola fallire !

La dichiarazione di Montezemolo l'ho ascoltata la prima volta questa mattina al gr1.
Non ci credevo e ho atteso le notizie pubblicate dai quotidiani online.
Per quanto mi sforzi di lasciare a Montezemolo ogni beneficio del dubbio, della trascrizione delle sue esatte parole, del contesto (che non conosco) in cui sono state pronunciate, non posso non sommarle all’arrogante espressione di Marchionne che in risposta alle pressioni del governo per Termini Imprese, ha risposto che tanto primo o poi gli incentivi sarebbero finiti.
Allora facciamoli finire subito.
L’Italia e soprattutto gli Italiani si sono comprati la Fiat, con tutte le erogazioni che, nel tempo, sono state effettuate a suo beneficio, più e più volte.
Mio padre mi diceva che la Fiat dava lavoro a migliaia di persone.
Vero.
Tengo conto anche di ciò che la Fiat ha rappresentato nel corso dei decenni.
Ma adesso la misura è colma.
L’Italia e gli Italiani pagano fior di quattrini per salvare, periodicamente, la Fiat dai dissesti.
Senza i nostri soldi la Fiat sarebbe solo un capitolo della storia passata dell’economia italiana.
La Fiat è sempre stata abile a socializzare le perdite (cioè a farle pagare agli Italiani) ed a privatizzare i profitti (cioè intascarsi gli utili come dimostrano i fondi – di cui stranamente non si parla più sulla stampa – trovati all’estero dopo la lite sulla eredità di Gianni Agnelli).
Farsi anche menare per il naso dal signor Montezemolo e dal signor Marchionne proprio no.
Adesso basta.
Ottima, dunque, l’iniziativa di Casapound che ha “chiuso” simbolicamente numerosi concessionari Fiat in tutta Italia.
Il Governo prenda esempio da Casapound e scriva la parola “fine” alla Fiat, incamerandone i beni e le proprietà.
E’ tutta roba che noi Italiani abbiamo pagato moneta sonante.
Ovviamente per poi rivenderle al libero mercato e incassare gli utili da distribuire a tutti noi sotto forma di riduzione delle tasse.


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04 febbraio 2010

Morgan, chi era costui ?

Fino ad un paio di giorni fa non sapevo dell’esistenza di un certo Morgan, di professione cantante.
A me, se si parla di “Morgan” veniva e viene in mente “Morgan il Pirata” di tanti racconti di avventura di quando ero bambino, non certo il Carneade di cui si parla da due giorni sulla stampa.
E dopo aver letto delle sue dichiarazioni, definibili più allucinogene che allucinanti, non avevo in programma un post su di esse, avendole classificate come la spazzatura propalata da coloro che cercano una facile notorietà.
Ma leggendo stamattina il Resto del Carlino mi sono imbattuto in dichiarazioni, a difesa di questo Carneade, che meritano di essere prese ad esempio di quanta necessità ci sia in Italia (e non solo, credo) di un forte recupero di buon senso.
Adriana Poli Bortone, dopo il passo doppio della candidatura con l’Udc in Puglia, si esibisce in una dichiarazione che solo per rispetto della sua età e del suo passato non definisco: le dichiarazione canterine non sarebbero uno scandalo, tanto anche in parlamento ci sono decine di deputati e senatori che “si fanno”.
Classico ragionamento che, esteso, porta a ritenere che non è uno scandalo rubare (o uccidere, o stuprare o qualunque altra porcheria vi venga in mente) tanto ci sono decine e centinaia di persone che lo fanno.
Un altro Carneade, tal Viale definito “ginecologo radicale” protesta contro la censura che cercherebbe di mettere il bavaglio alla cultura.
Ma, mi domando, che bisogno ha un quotidiano con 125 anni di vita di riportare una simile dichiarazione ?
Qual è la “cultura” che può esprimere un drogato o la droga ?
Ma a simile “cultura” io di bavagli non uno ne metterei, ma centomila !
Così come credo non debba essere dato spazio alcuno – e qui che occorrerebbe richiamare l’etica e la deontologia giornalistica – alle dichiarazione che Carneadi della musica o di altri campi fanno, supportandosi l’un l’altro, proprio per avere qualche spazio nei giornali.
E non si compri i loro prodotti, non li si voti, non si ricorra a loro.


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03 febbraio 2010

Emilia Romagna al voto

Anche se l’evento mediatico che ha avuto risonanza nazionale è stato il crollo del sindaco “Delbono il breve” dopo appena sette mesi di regno, l’unica certezza per il 28 marzo è che si voterà per il presidente e il consiglio regionale.
Per il sindaco ne riparleremo al momento opportuno, quando sapremo con certezza la data delle elezioni.
Sin dalla inaugurazione del voto amministrativo (1970) nelle regioni a statuto ordinario, l’Emilia Romagna (come la Toscana e l’Umbria) è stata rossa.
Otto volte al voto, otto volte presidenti comunisti, dall’ex sindaco di Bologna Fanti all’attuale Errani, che si ripresenta anche in questa occasione.
La DC prima e Forza Italia con Alleanza Nazionale, ora Pdl, poi hanno cercato di conseguire il necessario ricambio, ma la regione dove imperversano le coop rosse sembra inattaccabile.
Se, infatti, le province di Piacenza e Parma sono più disponibili all’alternanza e se Bologna, almeno una volta, è riuscita ad avere un sindaco non comunista, Reggio, Modena e Ferrara appaiono inossidabilmente rosse, ma lo zoccolo duro è dato dalla Romagna dove il profondo rosso si sposa con un laicismo dogmatico.
Così anche in questa occasione, nonostante le ovvie parole di speranza, temo che la regione possa restare rossa.
La Lega Nord, in occasione delle ultime amministrative del 2009, è riuscita a scalzare alcuni feudi in località di provincia, ma il percorso sembra ancora lungo prima di riuscire ad avere una estensione adeguata sull’intera regione per puntare alla conquista della regione.
A questo si aggiunga la politica “dei due forni” di Casini che pur non alleandosi direttamente con i comunisti, li avvantaggia presentando il suo fido Galletti (e per le regionali non esiste ballottaggio: chi prende più voti vince) e le incertezze del pdl che, invece di puntare su un “cavallo di razza” della Lega ha preferito prima candidare l’ex direttore del Carlino Giancarlo Mazzucca, per poi dirottarlo nella ipotetica gara al comune di Bologna e rimpiazzarlo in corsa con la sconosciuta Anna Maria Bernini della quale sappiamo solo ciò che raccontano i giornali e, di tutto, mi sono annotato che fu scelta da Fini ed è vicina alla fondazione Fare Futuro: quindi è una candidatura che, dal mio punto di vista, non è condivisibile.
C’è ancora qualche giorno di tempo, ma sembra che le candidature saranno quelle indicate.
Così, anche in Emilia, come nel Lazio, non sembra esserci altra scelta per un elettore di Destra che utilizzare il proprio voto per lanciare un forte messaggio ai partiti del Centro Destra, scegliendo una alternativa di nicchia come Forza Nuova che spero possa riuscire a presentare una propria candidatura autonoma.


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02 febbraio 2010

Renata Polverini e le cosiddette "unioni civili"

Renata Polverini, la sindacalista scelta da Fini e sostenuta da Casini per diventare presidente del Lazio come candidata di un imprudente pdl, non ci ha messo molto per manifestare quanto sia distante dal Centro Destra.
Prima un simbolo rosso fiammante con la chiosa per cui destra e sinistra sono due concetti superati, giustificazione classica di chi vuole mantenere le mani libere per ogni scelta futura e non essere condizionata da chi lo ha votato e quindi l’apertura alle cosiddette “unioni civili”.
Ma se il post di ieri del suo blog è servito ad alimentare le tesi di coloro che invitano i cittadini del Lazio a non votarla, offre anche lo spunto per chiarire sull’equivoco delle cosiddette “unioni civili”.
La Polverini scrive che è “nettamente contraria a qualsiasi forma di unione che sia definibile o possa apparire come un’altra forma di matrimonio o come un surrogato della famiglia tradizionale”.
Subito dopo, in perfetto stile veltroniano, scrive però che “che chi compie scelte personali differenti debba poter trovare delle forme di tutela per diritti fondamentali, che sono del resto già previste dalla Costituzione e dal Codice civile”.
Ora, se le norme sono già previste dalla costituzione e dal codice civile, non è necessario alcun provvedimento legislativo o amministrativo.
Se, invece, tali norme non esistono o, più probabilmente, non vengono ritenute sufficienti, creare un corpus legislativo o disporre un atto amministrativo (ad esempio un apposito registro) significherebbe creare un matrimonio in sedicesimo.
Sempre la Polverini scrive che “chi sceglie di non contrarre matrimonio, religioso o civile che sia, oggi è costretto a seguire strade tortuose per vedere concretizzati diritti e doveri reciproci” con ciò manifestando che il suo stato confusionale in materia aumenta (in realtà è un patetico tentativo per far quadrare il cerchio).
Perché proprio nel suo incipit “chi sceglie…” c’è già la risposta: la scelta libera e consapevole.
Ora, eliminando da subito la questione degli omosessuali la cui pretesa matrimoniale non ha alcun pregio civile, economico, sociale, politico, in Italia il matrimonio è un istituto civile e laico, per tutti i cittadini e presuppone regole certe di convivenza e per i rapporti tra i coniugi.
Tutti, scegliendo, possono accedervi.
Certo chi è sposato deve prima affrontare la trafila della separazione e del divorzio (pessimo esempio per i giovani … ma questo è un altro argomento) ma nulla gli vieta di sposarsi di nuovo dopo almeno tre anni.
Il non sposarsi, quindi, è una scelta, libera e consapevole, che comporta rinunce da un lato e maggiori libertà dall’altro.
Non è accettabile che per andare incontro alle esigenze di qualcuno si istituiscano forme semplificate di matrimonio.
E quante, poi, dovrebbero essere ?
Sì, perché se cominciamo con il riconoscere, ad esempio, la reversibilità, perché non anche il diritto ad ereditare i beni di famiglia ?
E se concediamo il diritto di visita al convivente infermo, perché non anche il diritto, eventualmente, a disporre la sospensione delle cure o dell’alimentazione forzata che lo tenesse in vita ?
E, a questo punto, uno dovrebbe chiedersi: perché due o più leggi che regolano la stessa materia ?
Solo perché in un caso uno (o entrambi) vogliono mantenersi le “mani libere” ?
Solo onori e nessun onere ?
Un simile principio mi sembrerebbe altamente diseducativo, figlio di una società decadente, se già non scaduta.
Quindi l’apertura della Polverini, oltre a non appartenere al dna della Destra (quella vera, non quella di Fini !) manifesta anche una carenza non indifferente su quale società si vuole costruire.
Da un candidato di Destra o di Centro Destra mi aspetterei di sentire, sul tema delle cosiddette “unioni civili”, solo una risposta: la legge c’è già e trova il suo fondamento nel titolo VI del primo libro del codice civile e nell’art. 38 della costituzione.


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