Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

29 febbraio 2008

Solo La Destra è pienamente affidabile

Naturalmente guardo e parlo nell’ambito di quello che quello che fu il Centro Destra che per 14 anni abbiamo amato e per il quale ci siamo battuti.
Della sinistra, com’è usuale, non mi curo.
Il “mioCentro Destra è ormai frazionato in almeno quattro filoni, due soli dei quali si sono ritrovati in questa competizione elettorale nella stessa coalizione e ciò a causa della esplicita scelta di uno, il PdL, che ha con protervia negato quella pari dignità che si poteva manifestare solo e soltanto con l’apposizione del simbolo nella scheda elettorale, anche per una verifica della consistenza elettorale.
Ho apprezzato dunque la scelta del mio ex compagno di scuola, Pierferdinando Casini, di correre da solo, riunendosi per l’occasione a quanti lo avevano da poco abbandonato.
Naturalmente non condivido le posizioni di Casini, troppo orientate a sinistra per i miei gusti, soprattutto troppo distanti dal rinnovamento di cui ha bisogno la politica italiana.
Credo però che Casini, quando si tratterà di affrontare i temi etici sui quali sta deragliando la campagna elettorale di Veltroni, sarà con noi, senza “se” e senza “ma”.
Apprezzo le posizioni della Lega, per la quale votai – senato – nel 2006.
Spero che possa essere il baluardo contro le tentazioni inciuciste che, invece, vedo nel PdL, un Pdl che a giorni alterni fa balenare le ipotesi di grande coalizione e che sta già corrompendo alcuni suoi sostenitori che si trovano a commentare che le larghe intese arriverebbero solo se il PdL non ottenesse una grande vittoria elettorale.
Come se le larghe intese fossero una opzione da prendere in considerazione, invece di dire che, grande o piccola che sia la vittoria (o la sconfitta) con i comunisti non si tratta, ma si torna alle urne.
Come se non fosse responsabilità esclusiva di Berlusconi – che ha dato retta ai “consiglieri fraudolenti” che lo circondano – l’aver rinunciato ad una vittoria schiacciante pressoché sicura, per allontanare La Destra e l’Udc, forse pensando di avere di fronte una miriade di caporali interessati solo al proprio cadreghino sicuro.
Il dubbio che ho sulla Lega è la sua tenuta davanti, magari, ad un inciucio che vedesse pci/pds/ds/pd e PdL accordarsi con la concessione di un forte federalismo.
Allora l’unico spezzone del vecchio, caro Centro Destra che mi ispira affidabilità è quello che ha in Daniela Santanchè il candidato Prmier: La Destra/Fiamma Tricolore.
Un partito che non rinnega le sue radici.
Un programma che ho ritrovato nei punti di Berlusconi al quale però manca lo spirito sociale, quella solidarietà, quel “conservatorismo compassionevole” che non appartiene ai liberisti monotematici (e, a volte, monotoni al limite del maniacale) sull’economia, ma di cui avrebbe avuto bisogno per un Centro Destra equilibrato in ogni sua componente.
Leaders che hanno saputo mettersi in gioco, rifiutando l’azzeramento della propria storia e delle proprie radici in cambio di un posto sicuro nella lista PdL.
Tra l’altro, dimostrandosi più acuti del reggimento accorso in ordine sparso alla corte di Berlusconi che, ora, nel momento in cui i posti promessi sono drasticamente decurtati, mostra evidenti mal di pancia.
Un candidato Premier, Daniela Santanchè, nei cui confronti è un peccato l’ostracismo televisivo perché, come ha finora dimostrato in tutte le occasioni, dice quel che il Popolo di Destra pensa e le dice senza infingimenti e senza perifrasi “politicamente corrette”.
Ed è proprio di questo che l’Italia ha bisogno: l’archiviazione dei paludati linguaggi del teatrino della politica, per essere diretti nei proposito, da tramutare in fatti.
Per tutto questo, e molto più, l’unica componente del vecchio, caro Centro Destra, quello delle battaglie frontali contro la sinistra, quello degli ultimi, esaltanti 14 anni, che mi garantisca affidabilità di continuità è La Destra/Fiamma Tricolore.
Ma, soprattutto, è l’unica componente del vecchio, caro Centro Destra che ha escluso, senza “se” e senza “ma” qualsivoglia inciucio con il pci/pds/ds/pd.
Nessuna condizione, nessuna riserva: con Veltroni non si tratta.
E i voti dati a La Destra/Fiamma Tricolore saranno voti utili a condizionare Berlusconi da ogni ulteriore cedimento nei confronti dei comunisti.
Più voti alla Destra/Fiamma Tricolore, più lontano il nuovo compromesso storico del Veltrusconi.

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28 febbraio 2008

Veltroni sembra già bollito

Impietosamente i sondaggi, ancor di più i commenti della “gggente” segnalano che la corsa di Veltroni si è trasformata in un trotto stanco.
La “novità” rappresentata da un politico che si iscrisse in fasce alla segreteria del pci e che ha percorso tutta la vita nella politica sembra si sia infranta contro due ostacoli insormontabili.
Il primo l’eredità di Prodi.
Nessuno può dimenticare che l’attuale governo, quello dei disastri e delle gabelle, quello che ha realizzato l’impresa di regalare all’Italia la legislatura più breve e più tassata della storia, è il governo del pci/pds/ds/pd.
Del partito di Veltroni è il presidente della repubblica, il presidente del senato e il 70% dei componenti del governo.
Prodi è il presidente del governo, ma anche del pci/pds/ds/pd.
Ed è francamente incomprensibile come i pubblicitari assoldati da Veltroni possano aver scelto slogan imperniati sul “cambiamento”: da chi ?
Da loro stessi che sono al governo ?
Ma chi è così ingenuo da poter credere ad una simile facezia ?
Il secondo ostacolo è dato dai Valori.
D’accordo con Berlusconi, che ha analoghi, anche se inferiori, problemi, Veltroni sperava di bypassare i temi etici.
Invece sono lì, deflagrati quando ha scelto di candidare Bonino e i radicali.
Scelta che sembra gli sia costata un bel po’, in termini economici e di credibilità.
Non si può essere a favore della vita, ma anche dell’eutanasia e dell’aborto.
E’ un contro senso che è emerso e che ha frenato (o peggio … per lui) la spinta di Veltroni.
La fine della corsa di Veltroni segna l’inizio della guerra di posizione, la stessa che, tra composizione delle liste ed esclusioni di simboli e identità, aveva già cominciato a logorare Berlusconi.
E’ proprio campata in aria la speranza che non si ritorni al triste e fallimentare duopolio, come negli anni settanta fu tra dc e pci, che nulla di buono portò all’Italia ?

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27 febbraio 2008

Daniela Santanchè galvanizza il Popolo di Destra

Parliamo ancora di percezioni, quelle personali, filtrate attraverso quelle di chi si incontra, di chi commenta nei forum e blog.
E parliamo della prestazione di Daniela Santanchè, candidato Premier de La Destra/Fiamma Tricolore, ieri sera a Matrix, intervistata da Mentana.
Un’ora e mezza al netto della pubblicità, utile a far conoscere al pubblico – purtroppo di tarda serata – le idee della Destra, idee forti, idee concrete.
Una opportunità che Daniela Santanchè non solo non ha sprecato, ma ha utilizzato al meglio, dimostrandosi perfettamente in grado di dominare la scena.
Chi lo avesse perso può vederselo, senza pubblicità …, nell’archivio di Matrix, diviso in 9 parti e qui la prima.
Le reazioni non si sono fatte attendere.
E vanno da una sorpresa dichiarata a denti stretti, fino ad un forte entusiasmo tra le file di chi già è schierato con La Destra ( leggere il blog di Storace per credere ).
E in effetti Daniela Santanchè è stata molto brava e … comunicativa.
Non si è dilungata in frasi interminabili, è stata chiara, decisa, non ha lasciato quegli spazi in grigio che sono la specialità dei teatranti della politica per dire e non dire, lasciandosi sempre aperta una porta.
Insomma, Daniela Santanchè si è rivelata un Leader, che sa assumersi le sue responsabilità e che è capace di rischiare, come si deve chiedere ad un Leader.
Ma cosa ha detto Daniela Santanchè da creare questo entusiasmo a Destra ?
Non ho la pretesa di riassumere 90 minuti di botta e risposta, mi limito qui a focalizzare quei punti che mi sono particolarmente piaciuti, oltre a sottolineare il modo in cui sono stati esposti: con determinazione, mai però sopra le righe.
E iniziamo con i Valori.
Quando in questo blog si parla di “anima” nella politica, si intende proprio quella che Daniela Santanchè ha evidenziato nel suo richiamo ai valori.
Il suo dispiacere per le scelte di Berlusconi e di La Russa, ma la consapevolezza che la Destra non deve rincorrere lobbies finanziarie o associazioni di vario genere per farsi legittimare, perché ci sono valori non negoziabili.
Così la Vita, la Famiglia sono posti al centro delle preoccupazioni della Destra.
Molto esplicita Daniela Santanchè quando parla dell’aborto: non è una conquista, ma una sconfitta, dell’amore.
E qui si innesta la donna di Destra, femminile, non femminista, paritaria rispetto all’uomo, non superiore o inferiore.
Una parità che proprio La Destra ha esaltato con la candidatura della prima donna a Premier, esattamente come fecero i Conservatori britannici nel 1977, loro, non i cosiddetti progressisti del partito laburista, candidarono e fecero eleggere il primo Premier donna, Margareth Thatcher, che si dimostrò il … miglior uomo del conservatorismo britannico, esattamente come Storace ha definito la Santanchè: il miglior uomo della Destra per quel ruolo.
Idee chiare anche sul dopo elezioni.
No alle larghe intese: ed è quel che io volevo sentir dire prima di tutto.
Con i voti de La Destra che saranno disponibili per evitare che Berlusconi commetta il sacrilegio di aprire un tavolo con Veltroni che “era comunista e comunista rimane”.
A volte mi sembrava di ascoltare me stesso
Quindi tanto più saranno i voti per La Destra/Fiamma Tricolore, tanto più si allontanerà lo spettro della grande coalizione tra “due supermercati che offrono la stessa merce” ad un prezzo inaccettabile.
E mi è sembrato di ascoltare me stesso anche quando ha parlato della giustizia e del modo in cui far terminare l’apparentamento in correnti dei magistrati, perché nessun cittadino potrà mai aver fiducia in giudici che si schierano preventivamente in fazioni ideologiche.
E quando ha affermato che una pena va scontata fino all’ultimo giorno di condanna, senza indulti, senza amnistie, abolendo la Gozzini.
E ridurre le leggi, cancellarne, perché spesso (sempre) ogni nuova legge significa una complicazione per i cittadini.
E basta con le sanatorie a favore degli illegali.
I clandestini vanno rispediti a casa loro “a calci nel sedere”, perché l’Italia sia restituita agli Italiani, che devono comandare a casa propria, senza doversi porre il problema se fare un presepe o intonare i Canti di Natale sia “corretto”.
E’ il recupero dell’identità italiana che sostiene La Destra.
Ed ho sentito parole chiare sulle moschee che spuntano come funghi e sono curioso di comprare il suo libro che contiene le traduzioni di “prediche” degli imam.
Il multiculturalismo è fallito, per questo dobbiamo recuperare il nostro spirito identitario, la nostra sovranità che è, prima di tutto, il superare le barriere create dal politicamente corretto.
Case ed asili prima di tutto agli Italiani.
Poi ingresso legale a chi ha un lavoro ed a chi, quindi, si possono garantire in cambio del suo lavoro onesto, servizi adeguati.
Poi ancora opere pubbliche, TAV, Malpensa, questione settentrionale, merito, made in Italy, riduzione delle assemblee elettive e abolizione delle province.
Il significato de La Destra/Fiamma Tricolore ?
Vivere al passo con i tempi, ma senza interrompere il corso della Storia, quindi non cancellare un passato di cui essere orgogliosi, perché lì sono le nostre radici, ma, come tutte le attività umane, avere la consapevolezza dell’evoluzione della società, della politica.
La Destra/Fiamma Tricolore ha scoperto un candidato Premier di gran lunga migliore di quanto potesse immaginare chi si fermava alla sola apparenza.
Si possono quindi invertire i termini della famosa frase di Sgarbi dedicata alla Bindi, perchè con Daniela Santanchè La Destra/Fiamma Tricolore ha una candidata Premier più intelligente che bella.

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26 febbraio 2008

E S P percezioni extra sondaggi

I partiti sono impegnati nella compilazione delle liste, la difficile quadratura tra “fiori all’occhiello” (che poi spesso tali non sono anche perché si tratta talvolta di presenzialisti che una volta si candidano con Forza Italia ed un’altra con il pci/pds/ds/pd dimostrando, come minimo, una pericolosa oscillazione) e portatori di voti, che spesso appartengono alla categoria degli “impresentabili necessari”.
A livello mediatico impazzano i sondaggi ed in una società sin troppo condizionata dai numeri (la famosa società senz’anima di chi antepone l’economia alla persona) ricerca di andare oltre quei numeri, facendo la media (matematica, suppongo) di cinque o più di quei sondaggi.
Personalmente presto poca fede ai rilevamenti delle varie società, anche perché io stesso, a volte interpellato, ho fornito – per puro divertimento – risposte fuorvianti e/o totalmente inventate.
Ho sempre avuto più fiducia nella “percezione” derivante dai contatti con amici e soprattutto colleghi (che non ci si sceglie …) e da quanto ascolto da loro.
Ne scrivevo ieri nel gruppo di discussione del Castello/Triares per due sorprese che ho avuto proprio in giornata.
E da tali sorprese ho tratto, al 26 febbraio, la percezione che l’Udc sia sottovalutata e la mossa di Casini di correre da solo, in questo momento, sta pagando.
Da qui, forse, la insistenza con la quale Berlusconi e il PdL stanno cercando di far passare il messaggio che il voto a Casini è voto a Veltroni.
Il bello è che Casini, proprio oggi, giudica favorevolmente quelle larghe intese che sono un po’ il tema non tanto misterioso delle elezioni, visto che tutti i commentatori le danno per scontate (e sperticandosi di lodi per una simile genialata che dovrebbe risolvere i problemi dell’Italia).
Ed è interessante vedere “chi” è a favore delle larghe intese.
In genere sono quelli che hanno paura di perdere, quelli che hanno passato una intera vita da funzionari di partito e per i quali l’obiettivo non è il “fare”, ma l’ “avere”.
E’ comprensibile, quindi, che chi vive di sovvenzioni o, comunque, in genere di “pubblico”, veda di buon occhio una soluzione alla tedesca, dove la torta viene equamente spartita tra i due maggiori commensali che contano di fregare l’altro alla prima occasione utile (a loro).
E’ comprensibile che, a fronte del rischio di perdere tutto, siano indotti a preferire la spartizione.
Ma non è solo Casini a turbare i sonni degli inciucisti.
Oggi ho avuto la piacevole sorpresa di leggere lo scritto del signor Filippo Facci sul Giornale: un malriuscito tentativo di criticare in modo ironico Daniela Santanchè.
Anche lei – e la Destra/Fiamma Tricolore – vengono particolarmente “curati” dai tedofori del neocompromesso storico.
Diversamente da Casini, citato per nome da Berlusconi, La Destra/Fiamma Tricolore e il suo candidato Premier Daniela Santanchè subiscono l’ostracismo dei mezzi di comunicazione, che dedicano più spazio a non candidati (come i radicali) che ad una lista che rappresenta una parte importante della nazione.
La percezione attuale è che, pur se meno di Casini anche perchè hanno meno "favori" mediatici del Leader neodemocristiano, La Destra/Fiamma Tricolore susciti simpatia e interesse – che ovviamente spero si trasformi in voto, anche se al momento non mi sembra conseguito lo scopo ... ma la campagna elettorale è lunga – come, invece, non accade per i socialisti, che continuano a portarsi dietro una ben triste nomea derivante dagli anni craxiani e neppure per Mastella (pur se è stato merito suo se siamo arrivati al voto).
Mi sembra abbastanza evidente che, anche a livello di percezione extra sondaggi, i due pachidermi senz’anima raccolgano ampi consensi, magari non tutti sinceri o disinteressati, ma sicuramente tali da raggiungere un buon 70% al quale aggiungere la Lega, alleata del PdL, in crescita di consensi e di rating e destinata ad intercettare chi non condivide la politica dell’inciucio ma, al contempo, teme che votare per un partito identitario possa favorire la parte avversa.
Vedremo il 14 aprile sera se ha pagato il richiamo, così anticipato, al voto per i due grandi partiti o se, nel prosieguo della campagna elettorale, gli elettori capiranno che tra un voto che porta alle larghe intese e un voto identitario, è meglio quest’ultimo perché il voto del cuore è sempre un voto utile .

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25 febbraio 2008

Sicurezza, l'impegno della Destra

In un clima che olezza di larghe intese, il tema della sicurezza è stato marginalizzato.
Non poteva essere altrimenti, visto che è uno dei tanti argomenti "tabù" per Veltroni che nella sua Roma non ha certo brillato per anteporre la sicurezza dei cittadini alle amenità cinematografiche di cui si è fatto promotore.
Nella "Roma Veltrona" l'apparenza ha schiacciato la sostanza, quindi il tema non è gradito nel duetto che il leader del pci/pds/ds/pd ha iniziato con il PdL.
Magari è lasciato alla Lega il compito di intercettare la "pancia" profonda degli elettori di Centro Destra sul tema sicurezza (e su quello delle moschee) ed evitare che l'unico partito le cui parole sono musica per le orecchie degli italiani sia la Destra/Fiamma Tricolore.
Ieri, infatti, nonostante le futili e vacue domande della Annunziata, il candidato Premier della Destra/Fiamma Tricolore, Daniela Santanchè, è riuscito a far filtrare il messaggio che un voto dato alla Destra/Fiamma Tricolore è un voto per la sicurezza dei cittadini.
Per combattere la malavita, per l'espulsione, senza se e senza ma, dei clandestini, per il ripristino di un ordine pubblico devastato dalle vuote parole del governo Prodi e, soprattutto, da una politica di accoglienza che nulla filtrava.
Alla banale obiezione della Annunziata sull'essere o meno garantista, Daniela Santanchè replicava con decisione che lei è garantista e proprio per questo vuole la immediata espulsione dei clandestini.
Risposta logica (probabilmente non compresa dalla Annunziata e neppure dalla sinistra) perchè se uno è clandestino - lo dice la parola stessa - vuol dire che ha violato le regole per l'ingresso in Italia e, quindi, il massimo del garantismo è rispedirlo a casa, dove potrà fare tutte le pratiche necessarie per un suo ingresso legale in Italia.
E' soprendente come un concetto così elementare, come l'illegalità della clandestinità, non sia (strumentalmente, è ovvio) recepito neppure da chi dovrebbe, per dovere istituzionale, denunciarlo e porvi rimedio.
La campagna elettorale sarà ancora lunga, mancano ancora 48 giorni al voto, e mi auguro che altri si aggiungeranno alla voce di Daniela Santanchè per affermare il diritto degli Italiani a vedere espulsi, con ogni immediatezza, quanti entrano illegalmente nella nostra terra.
La scelta del partito per cui votare non può prescindere dalla chiarezza sui temi che hanno impatto sulla nostra vita quotidiana e la sicurezza, come dimostrano i fatti di cronaca nera ripetutamente portati alla ribalta, è forse il primo dei temi che richiedono un impegno serio, senza "se" e senza "ma".
Come quello assunto ieri dal candidato Premier de La Destra/Fiamma Tricolore, Daniela Santanchè.

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24 febbraio 2008

La chiarezza è di Destra

Le squadre che parteciperanno al campionato, in due sole giornate, del 13 e 14 aprile prossimi stanno scaldando le panchine e acquistando gli ultimi pezzi sul mercato.
Silvio Berlusconi, dopo 14 anni in cui il suo essere “distinto e distante” dalla sinistra sembrava a prova di bomba, pare essere stato contagiato dalla malattia che, dalla sua prima vittima accertata, chiameremo “finite, al momento allo stato acuto.
A Matrix ripropone (non si sa bene se come promessa o minaccia) le “larghe intese” con i comunisti se non dovesse ottenere una vittoria schiacciante, quella stessa vittoria cui ha rinunciato escludendo i simboli de La Destra e dell’Udc.
Il giorno dopo, viste le fredde reazioni di alcuni della sua stessa coalizione (grazie alla Lega) e il rimpallo subito da Veltroni, cambia versione ed esclude nuovamente le larghe intese, perché i sondaggi gli danno da 10 a 12 punti di vantaggio e “non ce ne sarà bisogno”.
Sta tutto in quel “non ce ne sarà bisogno” la conferma della mia scelta a favore della Destra/Fiamma Tricolore.
Di larghe intese non ci può mai essere bisogno, né con una vittoria con largo margine, né con piccolo margine vincente o perdente che sia.
La finite acuta di cui è preda Berlusconi (ma, si sa, andando con lo zoppo si impara a zoppicare) ci riserverà sicuramente altre sorprese.
Soprese che non devono piacere a chi ancora crede in An, visto che il Leader del PdL, in cui An si è liquefatta, continua ad affermare che la sua creatura è rigorosamente di centro, dando il benservito ad ogni aspirazione per chi ancora è di Destra a quelle latitudini.
Mentre nessuna sorpresa ci riserva la sinistra, dove troviamo il vuoto assoluto, condito da tante belle parole che però non riempiono la pancia e neppure i portafogli degli italiani, anzi li svuotano, come hanno dimostrato i due disastrosi anni con la sinistra al governo e Prodi presidente di un governo in cui il 70% dei suoi componenti ora recita “il nuovo testamento secondo Veltroni” nel pci/pds/ds/pd (con quale credibilità, poi …).
E’ incredibile come la casta di burocrati e funzionari di partito non sia in grado a sinistra di proporre altro che il rimasticamento di vecchi slogan sul precariato, del talebanismo laicista o delle ricette del Centro Destra.
Ma è ancora più incredibile che vi sia un 45% di italiani che si esprimano a favore delle formazioni di sinistra !
Infine La Destra/Fiamma Tricolore.
Facendo uno strappo, per l’occasione, alle mie abitudini, oggi ho guardato la trasmissione elettorale dell’Annunziata, ospite Daniela Santanchè, candidato Premier de La Destra/Fiamma Tricolore.
Nonostante l’aggressività dell’intervistatrice, che sembra non capisca le risposte che le vengono fornite, anche quando sono espresse in un italiano chiaro e concreto, la Santanchè ha ribadito la posizione della Destra, la caratterizzazione del partito, dei suoi ideali e dei suoi valori.
Ha superato la prova di mezz’ora di intervista incalzante sotto ogni aspetto e, soprattutto, mi è piaciuta in due passaggi.
Quando ha difeso Berlusconi, come perseguitato da alcune procure ideologizzate (e, quindi, con il corollario sulla riforma della giustizia che condivido in pieno) e quando ha risposto elegantemente, ma con determinazione alla, banale e scontata, domanda finale sulle leggi razziali e il Fascismo.
No alle leggi razziali, ma il Fascismo non fu il “male assoluto”.
La chiarezza – e anche un malizioso accenno all’esperienza dell’Annunziata da presidente della rai – ha costretto l’intervistatrice ad una frettolosa ritirata dall’argomento.
Ecco, quella rappresentata dalla Santanchè oggi è la Destra della coerenza, del carattere, della chiarezza.
Magari sin troppo.
Personalmente avrei preferito che fosse più possibilista (“la politica è l’arte del possibile”) per un ritorno al Centro Destra come lo abbiamo conosciuto negli anni scorsi, con la pari dignità che si fonda sulla riconoscibilità dei simboli, magari proprio cominciando con le elezioni in Sicilia, dove il primo imperativo è sbarrare la strada ad una vittoria della sinistra.
Certo, anche a me sarebbe piaciuto che Miccichè portasse fino in fondo la sua battaglia e si unisse a Musumeci, ma forse sarebbe stato un assist alla sinistra che in Sicilia torna unita (alla faccia dei proclami di Veltroni, visto che l’estrema sinistra, a Roma o a Palermo, sarebbe sempre di intralcio, tanto che è evidente che la mossa del “io corro da solo”, ma anche con Di Pietro, la Bonino … risulta sempre più mera apparenza, senza sostanza).
Infine una considerazione.
Ieri Libero ha pubblicato il programma del PdL e una sintesi di quello de La Destra/Fiamma Tricolore, corredato da un bell’articolo di Daniela Santanchè.
Uno sforzo intelligente e meritorio tendente alla par condicio.
Leggendo ho pensato che il PdL, di centro, moderato e liberale, è sbilanciato senza Destra.
E’ sbilanciato perché pone al centro del suo programma l’economia, non la persona.
E’ sbilanciato perché sembra un freddo elenco di interventi da amministratore, senza anima, senza un progetto ideale e di valori cui tendere per la continua trasformazione e rigenerazione della nostra società.
Credo che gli interventi in economia siano come, per un sindaco, la copertura delle buche nelle strade cittadine: condivisi da tutti.
E in una economia globalizzata, non ci possono essere ricette diverse da quelle che il Pdl propone e che il pci/pds/ds/pd copia.
Quel che fa la differenza è dove questi interventi devono portare.
Le priorità fondate sull’interesse e la sovranità nazionale e sul primato della persona.
Quale società vogliamo aiutare a crescere.
Quali Valori, quali Ideali stanno alla base delle scelte e dell’indirizzo che un governo andrà a dare.
Questa parte non c’è, non ci può essere perché il liberismo, come il marxismo, sostiene il primato dell’economia sulla politica, quindi della ragioneria sulla persona.
Per questo, forse, Berlusconi parla di larghe intese, perché sull’aridità delle cifre, su una ragioneria da burocrati dei numeri, è in sintonia con una sinistra che, peraltro, aggiunge dalle sue componenti ideologizzate anche ideologismi ottocenteschi, ma pur sempre “forti”, uniti ad un laicismo distruttivo dell’etica e, in quanto tale, profondamente contrario alla persona, alla sua dignità, alla sua vita.
Ma è proprio per questo che il PdL, pachiderma elettorale senz’anima, ha bisogno della Destra come contrappeso, per anteporre i valori dell’Uomo a quelli dei numeri e far sì che questi siano in funzione alla crescita ed al benessere delle persone.
Per questo c’è La Destra/Fiamma Tricolore, il voto utile, perché è il voto del cuore .

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22 febbraio 2008

Destra di garanzia

C'era una volta il frigorifero.
Fu la battuta con la quale un giornalista, in una tribuna politica d'annata, pensava di mettere in difficoltà il Segretario dell'MSI, l'indimenticabile Giorgio Almirante.
La teoria del frigorifero era l'antesignana di quella odierna del "voto utile", in sostanza il giornalista voleva dire che chi votava MSI congelava il suo voto perchè non sarebbe mai entrato nei giochi parlamentari.
Almirante colse al volo l'occasione, ingenuamente offerta su un piatto d'argento, e fece propria l'affermazione, ricordando che il frigorifero serve a conservare il cibo, senza che si deteriori, mantenendolo incontaminato dalla corruzione, al punto che, alla bisogna, si poteva aprire il frigorifero e nutrirsi di cibo sano.
Lo stesso era per i voti dati all'MSI.
Furono utilizzati per sostenere alcuni governi, per eleggere alcuni presidenti della repubblica, prima dei grandi inciuci che ci hanno portato ai vari Pertini, Scalfaro, Ciampi.
Ma, soprattutto, i voti dell'MSI furono lì, pronti, incontaminati, per respingere l'attacco comunista del 1994, quello della "gioiosa macchina da guerra" di Ochetto.
Senza quei voti, conservati, accresciuti, garantiti, la storia d'Italia avrebbe preso un'altra strada e i comunisti, sconfitti nel mondo, sarebbero entrati a soli 5 anni dalla caduta del muro di Berlino, nel governo nazionale.
Grazie a quei voti furono costretti ad ulteriori ripensamenti delle loro teorie, del loro approccio politico, optando per un democristiano di sinistra come capo della coalizione.
Oggi si ripropone la questione dei voti in frigorifero e bene ha fatto il senatore Francesco Storace, in pieno stile almirantiano, a definire la Destra come Destra di garanzia.
I senatori che saranno eletti per la Destra/Fiamma Tricolore saranno infatti pronti a convergere per evitare le larghe intese con il pci/pds/ds/pd che si profilano sempre più all'orizzonte, minacciose e totalitarie.
E, come ha dichiarato il candidato Premier de La Destra/Fiamma Tricolore, Daniela Santanchè, le prove generali del grande inciucio sono cominciate con la vigilanza sulla raitelevisione dove è stata rimasticata la "par condicio" a tutto favore dei due gruppi maggiori, evidentemente timorosi che i cittadini percepiscano possibilità alternative.
La Destra diventa quindi il riferimento di tutti coloro che non hanno abbandonato Ideali e Valori per le alchimie della ragioneria politica, un voto utile perchè voto del cuore, un voto utile perchè, incontaminato - a Destra non c'è necessità di dibattere su "liste pulite" perchè tali sono per natura - sarà disponibile, ancora una volta, come sempre, a bloccare le ambizioni dei comunisti, con qualunque travestimento si presentino e con qualunque nome appiccicchino nella loro insegna.

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21 febbraio 2008

Tramonti radicali

Chi scrive non ha mai apprezzato i radicali (e questa espressione è un virtuoso eufemismo ...) ed oggi ha motivo di apprezzarli ancor meno.
Loro che strologavano con la sicumera di chi si ritiene investito della verità assoluta, loro che sbraitavano a più non posso per i loro referendum, buoni solo a far perdere soldi, loro che sposavano sistematicamente le cause e le persone più irritanti e contrarie al sentimento popolare (ricordiamo le candidature di Toni Negri e di "Cicciolina" e, in ultimo, quella di D'Elia), loro che si atteggiavano a nuovo della politica, di una politica incontaminata, eccoli piegarsi ai diktat di Veltrusconi pur di accapparrarsi un seggio parlamentare, pur di "esserci".
E non c'è differenza tra i radicali che hanno scelto la sinistra e quelli neocentristi.
Da Bonino a Capezzone, da Pannella a DellaVedova, la rinuncia al proprio simbolo è cosa fatta, in cambio di una serie di posti garantiti.
Più a sinistra che al centro (anche perchè al centro i radicali portaranno si è no poche migliaia di voti).
Così il rospo che Storace, Santanchè e Casini non hanno voluto ingoiare - mostrando ben altra tempra - viene ingurgitato dai radicali.
Pronti, come sempre, a dare il benservito al loro attuale mentore e ci scommetterei a presentarsi alle europee in modo autonomo dopo aver comunque messo in cassaforte un quinquennio in parlamento.
Si esulta (non io) tanto per il siluro a De Mita e poi si accetta che entri in lista Pannella ?
Si vede con ogni evidenza che dal pci al pd nulla è cambiato e ci sono sempre quelli che "i svulazen" (i coccodrilli, se lo scrive l'Unità, naturalmente ...).
Un poco più seri nel versante centrista dove Berlusconi ha sfasciato l'alleanza con la Destra e colto da inspiegabile mania distruttrice anche quello con una parte dello stesso centro, con Ferrara e, forse, anche con Miccichè, sognando alto, come Icaro ...
Queste convulse giornate mostrano ai cittadini chi è sferomunito e chi no.
Ognuno giudichi se è più dignitoso il comportamento dei Pannella e dei Capezzone, o quello dei Casini, delle Santanchè, degli Storace.
Giudichi e voti di conseguenza.

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20 febbraio 2008

L'unico voto utile è il voto del cuore

Gianfranco Fini rappresenta per il PdL ciò che Di Pietro è nel pci/pds/ds/pd: il cattivo.
Si stanno definendo i ruoli e mentre Berlusconi e Veltroni si ritagliano uno spazio angelico, il lavoro sporco deve essere fatto dagli sherpa.
Ecco che, da un lato, Di Pietro ripropone temi cari a tre lustri di becero antiberlusconismo, ipotizzando una riforma che penalizza Mediaset (e poco importa a loro se in questo modo non Berlusconi ma migliaia di lavoratori diverrebbero più disoccupati che precari), mentre Fini si esibisce nel repertorio democristiano pretangentopoli del “voto utile”.
Una affermazione, in se ridicola, che ha fornito il destro a Pierferdinando Casini (attenzione a non sottovalutarlo: se messo alle corde dimostrerà di non essere solo un doroteo, ma anche un combattente !) di metterlo alla berlina, evidenziando come sia alla frutta chi, già all'inizio della campagna elettorale, ha così tanti argomenti da proporre che si rifugia nella disperazione del “voto utile”.
Una disperazione che negli anni settanta e ottanta era propria di Montanelli, l’inventore del voto alla DC “turandosi il naso e tappandosi la bocca”.
Quanti di noi diedero retta, soprattutto nel 1976 e nel 1979, a Montanelli ?
Tanti, credo e in tanti ne fummo scornati.
Prendiamo, ad esempio, il voto del 1976.
Fu il mio primo voto per le politiche.
Nel 1974 il referendum sul divorzio aveva visto la sconfitta della DC e dell’MSI e la vittoria di un fronte laicista che andava dal Pli al Pci.
L’anno successivo fu concesso il voto ai diciottenni e il Pci volò ad un soffio della DC, conquistando comuni, province e regioni.
Le brigate rosse imperversavano.
Montanelli era stato pensionato dal soviet del Corriere e aveva fondato (1974) Il Giornale.
Gli Stati Uniti erano ripiegati su se stessi (e avrebbero eletto il peggior presidente della loro storia: Jimmy Carter).
Elezioni anticipate, le seconde, dopo quelle del 1972, della storia repubblicana.
Montanelli, laico, liberale, schierò Il Giornale con la DC, invitando a votarla per contrastare i comunisti.
Risultato: la DC recuperò a scapito dei partiti minori, ma fece ugualmente, sotto la regia di Moro e Andreotti, il governo appoggiato dai comunisti.
Temi etici (per dirla con una espressione che va tanto di moda oggi) ?
Nel 1978 fu approvata, da quel parlamento, la famigerata legge 194 sull’aborto.
Solo l’astuzia di Andreotti evitò l’ingresso ufficiale di ministri comunisti al governo.
E quello fu un “voto utile” ?
A chi ?
Per la cronaca nel 1976 votai DC, anche se molti, ivi inclusa mia madre, non mi hanno mai creduto.
Naturalmente il successivo svolgimento delle vicende politiche, tra le quali la scissione orchestrata da Andreotti dell’MSI con Democrazia Nazionale, mi fecero pentire di aver votato “utile” e non con il cuore.
Molti sono i giovani che il 13 e 14 aprile andranno a votare per la prima volta o, comunque, che votano ed hanno conoscenza diretta delle vicende politiche da pochi anni.
Mi auguro che non facciano lo stesso errore di pensare troppo al voto come dei ragionieri davanti ad un bilancio, soffocando i loro sentimenti per scegliere il “voto utile”, se ne pentirebbero, comunque.
Il voto migliore, l’unico “voto utile”, è quello del cuore, perché è un voto convinto, motivato, sentito.
E, poi, si rivela sempre un “voto utile”.
Fini e il Pdl hanno un problema: stanno perdendo consensi a destra, al centro e a sinistra.
La campagna elettorale è lunga, ma la loro difficoltà la si vede, sin da ora, dalle piccole cose.
L’ostracismo verso La Destra/Fiamma Tricolore è uno.
Ma a volte emergono squarci di verità che spiegano lo stato d’animo di Fini e del PdL, come nell’articolo di oggi su Libero di Gianluigi Paragone che, a pagina sette, in fondo a destra, scrive: “Campagne elettorali già coi motori accesi per La Destra di Storace e Santanchè (abbastanza alta nei sondaggi)”.
In quell’inciso di quattro parole sta tutto il dramma di Fini e del PdL finiano, ma ci sta soprattutto la consapevolezza che il voto del cuore è anche il “voto utile”.

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19 febbraio 2008

Il gioco dei sondaggi

A dieci giorni dalla chiusura delle presentazioni di liste, simboli e coalizioni, impazza il gioco dei sondaggi.
Sembra di essere in agosto, prima dell'inizio del Campionato di calcio, quando tutte le squadre dichiarano propositi bellicosi, illudendo se stessi e i propri sostenitori.
A ben guardare, se facessimo la somma di tutte le percentuali che si attribuiscono i vari partiti, arriveremmo almeno ad un totale del 200%.
Poi il voto ridimensiona le ambizioni e distrugge i sogni di gloria.
Fu così per Ochetto nel 1994, per Berlusconi nel 1996, per Prodi nel 2006 (nel 2001 non ci fu storia).
Adesso il Presidente Berlusconi parte da grande favorito, anche se ci ha messo del suo per rilanciare il nemico comunista, ora non più nemico ma possibile alleato nel dopo elezioni.
I sondaggi comparati attribuiscono comunque al PdL/Lega una maggioranza relativa che assomiglia molto a quella della dc pretangentopoli (dal 37 al 43%) mentre il pci/pds/ds/pd di Veltroni e Prodi accreditato di una percentuale dal 29 al 34% supera la quotazione del vecchio pci (27-30% con una performance unica al 34% alle europee del 1984, svoltesi sotto l'effetto sentimentale della morte di Berlinguer).
Molto dietro gli altri, tutti sotto il 10%.
Sia la sinistra radicale che gli spezzoni democristiani che la Destra/Fiamma Tricolore della Santanchè e di Storace.
Alla disperata ricerca di un accasamento socialisti e radicali che a stento raggiungono il 2% nei sondaggi più favorevoli.
Alla luce di tali dati la maggioranza assoluta alla camera per PdL/Lega sembra garantita ... come sembrava garantita una vittoria a valanga di Prodi nel 2006.
Al senato la situazione è diversa a causa del premio su base regionale.
Qui i partiti identitari potranno giocare un ruolo importante a favore dell'uno o dell'altro e per conservare una presenza simbolica, ma qualificante che potrebbe essere una testa di ponte per il futuro.
C'è poi l'incognita dei votanti.
Nel 2006 si arrivò ad una percentuale di oltre l'83%, superiore di due punti a quella del 2001.
Un punto in percentuale di elettori equivale a circa 500000 elettori e l'1% di votanti a circa 450000 voti, cifre significative per il raggiungimento di un ipotetico quorum per essere rappresentanti in parlamento.
Le prime indicazioni dicono che la partecipazione sarà più scarsa, vuoi perchè a sinistra sono delusi dai risultati (?) di Prodi, ma non vogliono votare Centro Destra, vuoi perchè gli stessi elettori di Centro Destra sono sconcertati dalle scelte di rottura effettuate da Berlusconi.
In questo quadro è più probabile un recupero di Veltroni che di Berlusconi costretto dalle sue stesse scelte a giocare in difesa.
Assisteremo (e parteciperemo: troppo divertente leggere nella palla di vetro del futuro !) ad una quantità industriale di sondaggi, fino al momento in cui la "par condicio" metterà il silenziatore ai dati che, almeno, un certo controllo hanno, per lasciare spazio alle confidenza dell'amico del cognato del sondaggista che, immancabilmente, danno il partito del cuore del confidente in vertiginosa ascesa.
E questo fino allo spoglio quando i giochi saranno fatti, per i prossimi cinque anni (o meno ... ).

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18 febbraio 2008

Mai con la sinistra

“(ANSA) - ROMA, 17 FEB - 'La Destra e' rimasta l'unica scelta per chi non vuole gli inciuci con i comunisti e i clandestini nelle strade', afferma Daniela Santanche'. 'Faccio un appello accorato a tutti i giovani, la donne e gli uomini di destra - annuncia Santanche', candidato premier de 'La Destra - che non devono rinunciare a battersi per quei valori irrinunciabili cancellati ieri da Fini e dal suo gruppo di potere con un funerale senza lacrime ne' rimpianti'.” Ansa delle 16,11 del 17 febbraio 2008
Il candidato Premier de La Destra/Fiamma Tricolore ha cominciato a fissare i paletti di una campagna elettorale che si preannuncia dura e senza esclusioni di colpi (come dimostrano i latrati della sinistra a seguito delle dichiarazioni del Presidente Berlusconi su Enzo Biagi e il programma di Di Pietro che vorrebbe ridurre Mediaset a una sola rete ).
Il preannunciato accordo successivo alle elezioni tra Veltroni e il PdL è il travestimento con il quale si mascherano le reali intenzioni della sinistra, quelle di sempre: distruggere il Presidente Berlusconi anche se, per ottenerlo, si dovesse distruggere una delle aziende più produttive della nazione e si dovessero rendere disoccupati migliaia di lavoratori.
In pratica per Mediaset si prospetta una soluzione all’Alitalia o, meglio, “alla Malpensa”.
Alla faccia di una campagna sobria e rispettosa dell’avversario !
Veltroni fa il buonista, tanto nella sua coalizione c’è chi pensa al ruolo del detective cattivo.
Pensare ad un inciucio post elettorale significa legittimare i comunisti nella loro avidità di potere, con le conseguenze che abbiamo purtroppo dovuto sopportare negli ultimi due anni, a cominciare dalle esose gabelle prodiane.
Non dimentichiamoci che il 70% dei componenti del governo Prodi appartiene al pci/pds/ds/pd e, quindi, in caso di ritorno al governo, riproporrà esattamente gli stessi schemi già visti.
La Destra/Fiamma Tricolore fornisce questa garanzia ai propri elettori, per bocca del suo candidato Premier Daniela Santanchè: nessun accordo con la sinistra.

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17 febbraio 2008

Io voto a Destra


Pensavo di attendere la presentazione delle liste per avere il quadro complessivo (mancando ancora una decina di giorni al deposito di simboli e apparentamenti ci possono ancora essere delle sorprese) ma quello che ho letto oggi sulla stampa mi ha indotto a rompere gli indugi.
Infatti non ho letto nulla sulla Destra nei giornali di area.
Sono già entrati in campagna elettorale dando largo spazio alle motivazioni del PdL, cercando di far apparire Fini per un politico coerente, ma escludendo ogni riferimento (Il Giornale, Il Resto del Carlino) o limitandolo a due righe (Libero) a quella che è la lista che proseguirà una tradizione identitaria, di ideali e valori, che iniziò 60 anni fa con l’MSI e che non meritava di finire nella palude centrista del Ppe.
Questo approccio aggressivo e ostracizzante contro La Destra mi ha anche indotto a cambiare una scelta che stavo maturando per un voto disgiunto: Destra alla camera e Lega al senato.
No, anche se in Emilia la Destra non arriverà mai all’8% la voterò ugualmente, anche al senato, come testimonianza di adesione ideale e politica.
Al momento non so ancora quale sarà il nome (Destra Tricolore ?) che sarà dato la lista che vede finalmente uniti La Destra del candidato premier Daniela Santanchè e del candidato sindaco di Roma Francesco Storace con la Fiamma Tricolore dell’europarlamentare Luca Romagnoli, ma è la lista che più si avvicina al mio sentimento politico.
Voterò quindi a Destra perché:
- non mi vergogno di essere di Destra
- non mi vergogno di essere Conservatore
- non mi vergogno del mio simbolo
- non mi vergogno del mio passato
- non mi vergogno delle mie idee
.
Dispiace vedere che il Presidente Berlusconi preferisca prestare fede, ancora una volta, al signor Gianfranco Fini che già in passato gli fece prendere delle “scoppole” elettorali.
Ricordiamo, in un elenco solo indicativo e non esaustivo:
- la volontà di Fini di rompere la bicamerale di D’alema nel 1995
- la volontà di Fini di escludere ogni trattativa con la Lega nel 1996
- la volontà di Fini di escludere ogni apparentamento con la Fiamma Tricolore di Rauti nel 1996, perdendo 50 circoscrizioni determinanti a far vincere la sinistra
- la volontà di Fini di silurare Tremonti nel 2004 e non procedere alla riduzione delle tasse e dell’apparato statale
- la volontà di Fini di non allearsi nel 2006 con Musumeci
- la scelta di Fini di proporre la concessione del voto agli immigrati
- la scelta di Fini di votare per l’abrogazione di una legge (sulla fecondazione assistita) che lui stesso aveva firmato
- la minaccia di Fini di votare a favore della legge Gentiloni
- la dichiarazione di Fini per cui il Popolo della Libertà era “la comica finale”
.
E vorrei ricordare che il Presidente Berlusconi, partecipando alla Conferenza Organizzativa de La Destra, dichiarò che il suo cuore batteva all’unisono con quello dei congressisti.
Nel nuovo Berlusconi di tutto questo non vi è più traccia.
Più che Berlusconi sembra un Letta qualunque con le sembianze di Berlusconi.
Non parla più del comunismo e della sinistra in genere come portatore di “miseria, terrore e morte”.
Non parla più di Centro Destra, ma si rivolge solo ai centristi, ai moderati e ai liberali.
Ha perso, in questa involuzione moderata, le caratteristiche che ne avevano fatto il Leader e lo Statista che abbiamo conosciuto per 14 anni.
Il sospetto, forte, è che il Presidente Berlusconi non voglia stravincere per poi presentarsi agli Italiani dicendo: non mi avete dato la maggioranza necessaria e, quindi, sono costretto a fare come la Merkel in Germania, la coalizione con Veltroni.
Quando nel tennis c’erano grandi campioni (Jimmy Connors sopra tutti, ma anche McEnroe, Borg, la Evert) seguivo anche le vicende di quello sport e proprio Chris Evert rilasciò una intervista in cui tra l'altro ricordava un episodio: giocavo con mia sorella e per non umiliarla le ho lasciato qualche game poi, all’improvviso, mi sono ritrovata sotto ed ho perso la partita.
Morale: mai dare per scontato un risultato, mai concedere punti all’avversario, perché il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi.
Ai comunisti è già stata accordata la rottura con La Destra e quella con l’Udc.
Veltroni è un furbetto del parlamentino, come tutti i politicanti di professione e se non aveva altra scelta per cercare di ripulire la sua sinistra dopo la catastrofica esperienza prodiana se non quella di andare da solo, non perderebbe un istante a tornare all’alleanza con l’estrema di Bertinotti.
Così come, in un eventuale governo di larghe intese, non perderebbe un istante a marginalizzare i “moderati”, esattamente come fecero i comunisti nei paesi dell’est dopo la seconda guerra mondiale.
La scelta di Casini di correre da solo (se in questi dieci giorni non cambierà qualcosa …) va apprezzata.
Ma comporta anche l’aumento delle regioni in bilico, dove il pci/pds/ds/pd (a proposito: il Presidente Berlusconi non ricorda più agli elettori neppure le origini del partito di Veltroni e Prodi … ) potrebbe limitare i danni e diventare maggioritario, impedendo la formazione di una maggioranza al senato quando, con una coalizione unita, con tutti i simboli identitari, non vi sarebbe stato alcun problema.
Allora La Destra/ Fiamma Tricolore per continuare a tenere accesa la speranza di un cambiamento in Italia, per continuare a tenere vivo il principio di Libertà.
La Destra/Fiamma Tricolore che candida Daniela Santanchè alla presidenza del consiglio, una candidatura in tutta evidenza di bandiera, ma significativa per le idee e le battaglie di cui la Santanchè si è fatta promotrice in tutti questi anni, soprattutto contro l’infiltrazione islamica in Italia e per i diritti delle donne musulmane, battaglia completamente ignorata dalle femministe comuniste che preferiscono quella di retroguardia che le porta a definire l’aborto come una “conquista” e un “valore.
Ecco, dalle battaglie di Daniela Santanchè, candidato Premier de La Destra/Fiamma Tricolore, discende il carattere e il significato della presenza del simbolo della Fiamma.
Una presenza importante, una presenza che sottolinea le Radici, la Tradizione, l’Identità di un Popolo che, con La Destra/Fiamma Tricolore, trova una casa in cui riunirsi, il simbolo tradizionale per cui votare.

Cosa fare per sostenere La Destra/Fiamma Tricolore in questa battaglia elettorale che, come si vede, punterà molto sull’oscuramento del nostro simbolo, dei nostri candidati e delle nostre idee ?
Credo che ognuno farà, nella vita reale, la sua parte, impegnandosi al meglio per alimentare la Fiamma.
In rete c’è l’abitudine di creare blog roll.
Ne propongo uno anche io, chi vuole aderire può segnalare il suo blog/sito nei commenti di questo post.

La stringa (sostituire l’asterisco con i classici caratteri “>” e “<”) riporta il link al sito di Storace, ma ognuno può cambiarlo con un link ad un proprio post nel quale illustra la propria scelta di votare La Destra. Io voto a Destra

*p**a href="http://www.storace.it" target="_blank" title="La Fiamma della Destra illumina l’Italia"**img src=" http://digilander.libero.it/monsoreau/santanchebannerino.jpg" /**/a*
*p*

*script language="javascript" type="text/javascript" src=http://rpc.blogrolling.com/display.php?r=fe7672862038983386503ee1daa83e34**/script*

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15 febbraio 2008

15 sì e 15 no

SI’ alla riduzione delle tasse per avere più soldi nelle nostre tasche.
SI’ allo snellimento dello stato per avere un’amministrazione pubblica più efficiente
SI’ al ripristino integrale della Riforma Maroni delle pensioni
SI’ all’inasprimento della legge Bossi Fini per arrivare al respingimento ed all’espulsione immediata degli immigrati illegali
SI’ alla liberalizzazione delle armi per la difesa delle persone e della proprietà privata e per aiutare le Forze dell’Ordine nel reprimere la criminalità
SI’ ad una riforma della giustizia che, separando la magistratura inquirente da quella giudicante, porti alla elezione popolare dei procuratori e alla nomina di giudici non per concorso ma per titoli, esperienza e conoscenze.
SI’ ad una costituzione nuova di zecca che faccia perno su presidenzialismo e federalismo
SI’ all’autonomia energetica mediante la costruzione di centrali nucleari
SI’ ad una istruzione che, andando oltre la Riforma Moratti, ripristini in pieno meritocrazia, nozioni e selezione
SI’ ad uno stato sociale e solidale che garantisca, in base al principio di sussidiarietà, servizi, assistenza, istruzione
SI’ alla privatizzazione totale della Rai
SI’ alla moratoria sull’aborto
SI’ alla moratoria nella costruzione di moschee
SI’ alle Grandi Opere
SI’ all’alleanza con gli Stati Uniti d’America

NO ad ogni limitazione della sovranità nazionale ad opera di consessi sovranazionali
NO alla droga, in qualunque quantità o qualità
NO al riconoscimento delle unioni omosessuali
NO a leggi che limitino la libertà di parola, stampa, associazione, circolazione delle idee
NO a leggi che perseguitino chi si difende dalle aggressioni criminali
NO allo stato di polizia fiscale
NO all’inquisizione basata sulle intercettazioni
NO alla prevaricazione del capitale sulla persona
NO alla prevalenza dell’economia sulla politica
NO alla rinuncia alle nostre Radici, alla nostra Tradizione, ai nostri Simboli, alla nostra Identità, alla nostra Storia
NO all’anarchia
NO ad amnistie ed indulti
NO al comunismo
NO all’eurabia
NO alle intese (larghe o strette che siano) con i comunisti, comunque mascherati o denominati e su qualunque tema.

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14 febbraio 2008

Quanto mi piace la politica !

In questi giorni di formazione delle alleanze e delle liste elettorali, mi si ripresentano in tutta la loro evidenza le ragioni che mi hanno fatto appassionare alla politica sin da bambino e che mantengono inalterato il loro fascino anche oggi.
Abbiamo tutti ragione.
Mi sembra di leggere una citazione in giudizio dove, con dovizie di riferimenti e allegati, l'avvocato di parte espone i motivi del ricorso e che sembrano tanto ovvi da far dire: ma ha ragione !
E, poi, leggere la comparsa di costituzione e risposta redatta dal legale di controparte che, con altrettanta abbondanza di citazioni, riferimenti ed allegati fa apparire le pretese della parte attrice come totalmente infondate e ridicole.
Così abbiamo, in un groviglio, questo sì trasversale, dichiarazioni, repliche, inviti e rifiuti che sembrano tutti dettati da buon senso, nobili motivazioni e grande trasporto verso l'interesse della Nazione.
In piccolo, al bar, in ufficio, nelle serate con gli amici, si riproducono gli schieramenti ed è molto raro riuscire a sorprendere chi ben si conosce, magari da anni, nelle sue opinioni e nelle sue scelte.
Il clima elettorale è effervescente, creativo, produttivo: magari lo si potesse conservare per l'intera legislatura !
Persino i comunisti (sia pur solo quelli di osservanza veltroniana) parlano di ridurre le tasse, quando il loro governo Prodi, delle tasse ha fatto l'elogio (oltre ad averne introdotte od aumentate ben 67 !).
E allora il Presidente Berlusconi risponde alzando la posta: via l'Ici sulla prima casa, via le tasse sulla tredicesima e sugli straordinari.
Ma è il gioco delle alleanze che, in questa fase, attrae.
La mossa del Presidente Berlusconi ha creato scompiglio.
E' un azzardo, un atto di coraggio di cui è opportuno dargliene atto e che meriterebbe, per lui, non per altri che sono con lui !, pieno successo.
Ma ha posizionato e definito il Popolo delle Libertà come partito "di centro, moderato e liberale": tutto il partito, non solo quella parte federata che proviene dalle file moderate, liberali e di centro.
Mi piacerebbe sapere come si sentono ad essere diventati "di centro, moderati e liberali" gli amici di Alleanza Nazionale, quelli della Destra Sociale di Alemanno e dell'Ugl (che dice la neoliberale, centrista e moderata Polverini che non ebbe esitazioni a far scioperare i suoi iscritti al seguito della trimurti, nel quinquennio 2001-2006, contro Berlusconi ?), ma anche la "Destra Protagonista" di La Russa e Gasparri ... Destra Protagonista "de che ?" se neppure è considerata come componente del partito ?
Io so come mi sono sentito io, Conservatore e di Destra (e tutt'altro che moderato), sostenitore dell'inclusività di tutte le Destre in una alleanza con pari dignità con il Centro, per realizzare un Centro Destra, non un centro centro.
Libero, mi sono sentito, di osservare la campagna elettorale e il suo andamento per poi scegliere chi maggiormente può rappresentare le mie idee, i mei valori, la mia identità che è quella di un Conservatore, di uno di Destra.
Non di un centrista, moderato e liberale, con i quali non ho alcun problema a coalizzarmi, ma che non possono pretendere di mettere il cappello sull'intera, eventuale coalizione.
Sono proprio curioso di vedere, a bocce ferme, chi avrà mantenuto "il punto" della corsa solitaria e chi, invece, avrà scelto ... il posto sicuro in lista.

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13 febbraio 2008

Sbagliato negare visibilità ai simboli

E’ sorprendente come il Centro Destra stia offrendo ai comunisti di osservanza veltroniana ripetuti assist per sfuggire alla meritata batosta elettorale.
I sondaggi al momento dell’abbattimento di Prodi erano chiari: il Centro Destra marciava oltre il 55% dei voti e la maggioranza degli Italiani voleva il ritorno del Presidente Berlusconi a Palazzo Chigi per riprendere il filo del discorso interrotto il 10 aprile 2006.
Lo scioglimento del parlamento, dopo la manfrina di Marini, consentiva di andare al voto con una buona legge elettorale che avrebbe garantito una solida maggioranza e ampia rappresentatività, lasciando agli elettori il compito di “scremare”.
Un simbolo di Coalizione, il Popolo della Libertà, e i simboli di tutti i partiti e movimenti affiliati da un unico obiettivo: cacciare la sinistra all’opposizione, possibilmente per qualche decennio.
Poi se qualche partito o movimento non avesse ottenuto il 2% dei voti (il 3% su base regionale per il senato) non avrebbe avuto rappresentanza, ma i suoi voti avrebbero comunque aiutato il Presidente Berlusconi a reinsediarsi da Premier.
Purtroppo questo percorso lineare è stato stravolto da una folle rincorsa alla “novità” e, probabilmente, anche da meschine invidiuzze di qualcuno.
Il Presidente Berlusconi ha visto l’occasione per realizzare il vagheggiato partito unico che avrebbe avuto un senso con un altro sistema elettorale, mentre Fini, con l’ennesima capriola, ha tagliato un altro, forse l’ultimo, legame con le sue radici e non gli è parso vero, avendo ormai perso identità e senso di appartenenza, annegare nella melassa del partito popolare europeo.
La consapevolezza di fare un errore ha probabilmente fatto capolino nei consiglieri del Presidente Berlusconi che, infatti, ha opportunamente impostato una valido apparentamento con la Lega Nord che mantiene simbolo e identità, essendo portatrice di valori riconosciuti ancorché delimitati in un territorio specifico.
Ma hanno ragione anche Casini e Storace quando rivendicano al proprio partito radici, identità e valori peculiari che meritano il riconoscimento concreto con la presenza del proprio simbolo che rappresenta una storia politica che non deve essere cancellata con la collettivizzazione forzata.
Perché il rischio che si corre è che una politica già grigia di suo, divenga ancora più grigia con la massificazione indotta dalla rinuncia a ideali e valori di cui i simboli rappresentano le carte di identità, di immediato riconoscimento.
Solo chi ha abiurato alla propria storia, chi non ha passato, chi non ha ideali, chi non ha valori, può, a cuor leggero – magari senza neppure un congresso … - rinunciare al proprio simbolo.
Ma chi non ha passato o disconosce la sua storia e le sue radici, cosa può offrire per il futuro ?
Soprattutto, quale affidabilità può offrire a chi gli chiede un impegno coerente basato su ideali e valori precisi ?
Chi garantisce che quella stessa persona che, in modo solipsistico e frettoloso mette in soffitta un simbolo (dopo aver ripetutamente cambiato opinione anche su questioni rilevanti) un domani non abbandonerà anche la nuova casa e i suoi elettori ?
E già qualche segno di massificazione e di inquinamento ideale lo vediamo persino nel Presidente Berlusconi che ipotizzaaltro gravissimo errore che potrebbe alienargli molti voti – di condividere con i comunisti di osservanza veltroniana alcune riforme nella prossima legislatura.
Mentre alcuni quotidiani, anche vicini al Centro Destra, ipotizzano, in caso di risultato ravvicinato, una grande coalizione che sarebbe un autentico tradimento del voto e della volontà degli elettori del Centro Destra.
Dimenticando altresì che, comunque vada, una camera avrà una netta maggioranza e che si potrebbe tranquillamente sciogliere l’altra, tornando a votare solo per il senato, aggregando tutte le liste di Centro Destra senza il diktat della scomparsa del simbolo, per ottenere una tranquilla maggioranza anche nel secondo ramo del parlamento.
Dimenticando che è meglio votare ogni due mesi, piuttosto che compromettersi con i comunisti.
E se al momento dello scioglimento del parlamento un sondaggio commissionato dall’Espresso (giornale ostile) dava il Centro Destra al 58%, pochi giorni fa il Presidente Berlusconi ha parlato di un sondaggio con il Centro Destra al 50%.
8 punti in meno in dieci giorni: qualcuno dovrebbero rifletterci, finchè si è in tempo e rinunciare ad annullare, con i simboli, delle rappresentanze ideali e di valori che, allora, scegliendo la corsa in solitudine, potrebbero meritatamente raccogliere quei voti che farebbero la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
La prima apparizione del Presidente Berlusconi a “Porta a porta” non è però incoraggiante.
Non parla più di comunismo e di comunisti.
Ha chiuso la porta a La Destra, proclamandosi di centro (ma per fare un “Centro Destra” non occorre anche la Destra ?).
Soprattutto si è esibito nel primo lingua in bocca con Veltroni accettando l’election day, dove si mischiano le mele con le pere consegnando, ad alcuni elettori, cinque o sei schede elettorali (alla faccia della chiarezza e semplificazione !) mostrando di pensare ad un dopo elezioni con intese, più o meno larghe, con i comunisti.
Se è così, questo Popolo della Libertà, per quanto mi riguarda, non è votabile.

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08 febbraio 2008

Popolo della Libertà lo siamo tutti, a Destra

A novembre il Presidente Berlusconi ha annunciato la nascita del Popolo delle Libertà, chiamando a raccolta tutti gli Italiani anticomunisti.
Sempre a novembre il Presidente Berlusconi partecipò alla Conferenza Organizzativa de La Destra, ricordando che il suo cuore batteva all'unisono con quello dei congressisti.
E sempre a novembre Fini (di cui non si contano più le capriole) e Casini (che apprezzo per la coerenza, non per le idee che manifesta) attaccarono frontalmente la leadership del Presidente Berlusconi, difeso dai cosiddetti "piccoli".
Il resto è cronaca di questi giorni: Dini e Mastella che si ravvedono e fanno cadere Prodi, elezioni ad aprile.
E' bene ricordare questi passaggi per comprendere la genesi del Popolo della Libertà cui aderii il 25 novembre scorso.
E' bene ricordarlo perchè il Popolo della Libertà è nato come un contenitore per tutti gli Italiani anticomunisti.
Il Presidente Berlusconi aprì ad adesioni individuali e di gruppo.
E come tale il Popolo della Libertà ha un profondo senso innovatore nella politica nazionale, presentandosi uno e plurale.
Dove la pluralità, il valore aggiunto, sta nell'ampio spettro di rappresentanza sociale che porta aggregando anche gruppi e non solo singoli.
Dal Popolo della Libertà ci si può chiamare fuori, ma non è ammissibile una esclusione preconcetta e pregiudiziale.
Credo peraltro che accanto al Popolo della Libertà debbano convivere partiti fortemente caratterizzati e caratterizzanti sul piano ideale, di valori o territoriale.
Non vedrei quindi male una alleanza organica con la Lega, portatrice di Valori importanti che si possono riassumere nella "questione settentrionale" e con La Destra che, con la scelta di Fini di aderire ad un partito collegato al PPE, è ormai l'unica rappresentante di quegli Ideali e di quei Valori che ebbero nell'MSI il portabandiera per 50 anni.
E' strano l'atteggiamento di Casini che rifiuta di entrare nel Popolo della Libertà, anche se, oggi, il suo partito ha subito pesanti emorragie, e forse pensa di ritrovare per strada Mastella per costruire un centrino, alquanto superfluo.
Quella famosa scomposizione e ricomposizione della geografia politica è oggi a portata di mano.
Personalmente guardo con fiducia al Popolo della Libertà (purchè il Presidente Berlusconi non pensi a Fini come suo delfino), ma ribadisco che lo voterò solo se le esclusioni saranno volontarie e non dovute a veti o pregiudiziali altrui.


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07 febbraio 2008

Vince ma non conquista

John McCain ha vinto il super Tuesday delle primarie Americane posizionandosi nettamente in testa nella conta dei delegati alla Convention di settembre (il triplo di quelli di Romney e Huckabee) anche se non ha ancora superato il 50% più uno necessario a considerare acquisita la nomination.
Un campanello di allarme è la vittoria di Huckabee nel Sud Conservatore, come pure le analisi del voto che indicano come McCain raggiunga i suoi migliori risultati negli stati che presumibilmente a novembre saranno assegnati ai democratici, facendo leva sul voto moderato e indipendente.
Il risultato rispecchia anche la spaccatura che sta emergendo nel campo repubblicano che evidenzia come l’ala conservatrice nutra riserve su McCain, anche se penso pochi saranno quelli che seguirebbero Ann Coulter nel preferire un democratico.
Si potrebbe piuttosto pensare ad una massiccia astensione dello stesso tipo di quella che nel 2006 ha regalato la maggioranza del Congresso ai democratici.
Il super martedì delle primarie non ha, dunque, chiuso i giochi della nomination e non ha neppure mietuto altre vittime dopo le rinunce di Thompson e di Giuliani che, allo stato, non sembrano neppure poter ambire alla vicepresidenza visto che il primo non ha dimostrato un forte appeal sull’elettorato e il secondo è troppo sbilanciato verso posizioni liberal quando McCain ha assoluta necessità di un numero due che riequilibri il ticket sul versante conservatore.
Si parla di Huckabee, ma oggi ho anche letto di una ipotesi Jeb Bush, fratello del Presidente in carica, che potrebbe portare in dote la continuità (almeno apparente) su temi di particolare impatto conservatore come l’aborto.
La mancata conquista dell’elettorato conservatore azzoppa inevitabilmente McCain nelle sue ambizioni verso la Casa Bianca e non è affatto sicuro che un ticket riequilibrato magari con Huckabee possa cancellare le perplessità dei più conservatori.
Negli Stati Uniti non si vota “turandosi il naso”, ma per convinzione.
Le presidenziali del 2004 ne sono state una grande dimostrazione, con la mobilitazione a favore del Presidente Bush.
Posto che McCain deve solo attendere qualche primaria per incoronarsi candidato ufficiale alla presidenza, il problema, che sicuramente starà esaminando (se non lui i suoi consiglieri) è come sfondare a destra.
Già la sua campagna nelle primarie ha corretto molte delle sue precedenti posizioni, ma fino a che punto c’è da fidarsi delle conversioni elettorali ?
Di buono c’è che in campo repubblicano non sembrano esserci laceranti scontri e, magari, a settembre assisteremo ad una Convention che darà il giusto slancio alla candidatura di McCain, anche sul versante conservatore.
Nel frattempo godiamoci lo spettacolo di una competizione leale, che porta alla ribalta internazionale personaggi assolutamente da noi sconosciuti come Huckabee e Romney.

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