Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

10 luglio 2025

Ecco dimostrato perchè serve il riarmo nazionale

Uno dei temi che i cattocomunisti cavalcano, danneggiando l'Italia e gli Italiani tramite le loro pregiudiziali critiche alla politica del Governo Meloni, è quello del riarmo con l'impegno finalmente assunto di aumentare entro il 2030 al 5% del pil la spesa militare e connessa.

Puntualmente arriva un episodio che dimostra come un riarmo nazionale (beninteso: sotto il controllo esclusivo di Roma e senza concessione alcuna alla follia di un esercito europeo posto sotto il controllo della commissione di Bruxelles !) sia non solo opportuno, ma necessario e improcrastinabile.

Il Ministro Piantedosi era stato cooptato in una delegazione dell'unione europea in missione in Libia.

I burocrati europei, però, nella loro ignoranza o, peggio ancora, nella supponenza di poter ignorare la realtà politica, hanno scelto come loro interlocutore il solo governo di Tripoli, quello riconosciuto dall'onu, saltando le opportune trattative con quello di Bengasi che, però, controlla un'area pari e forse maggiore di quella controllata dal governo tripolino.

Esauriti quindi i colloqui a Tripoli, "forti" di un salvacondotto fornito da quel governo, gli europei sono partiti a petto in fuori verso il territorio controllato dal governo di Bengasi, rifiutando, a quanto leggo, di far partecipare il capo di quel governo al colloquio che avevano chiesto all'uomo forte della Cirenaica, il generale Haftar, sostenuto da Mosca.

Il risultato è noto: il governo di Bengasi ha dichiarato non graditi i membri della delegazione dell'unione europea che, così, se ne sono tornati a casa con le pive nel sacco.

Sarebbe accaduto lo stesso ad una delegazione americana, cinese o russa ?

No e non perchè avrebbero gestito meglio la missione, concedendo al governo che controlla una parte della Libia un riconoscimento che apparterrebbe solo alla realpolitick, ma perchè la forza militare di Stati Uniti, Russia e Cina sarebbe un deterrente abbastanza forte per impedire simili atti.

E non sarebbe accaduto neppure nei confronti delle singole nazioni europee prima della seconda guerra mondiale, quando le nostre cannoniere difendevano efficacemente i nostri interessi senza necessità di sparare un colpo, perchè la controparte sapeva che non ci sarebbe stata nessuna remora a spararlo, quel colpo, in caso di uno sgarbo.

Non so quale sia il reale stato delle nostre Forze Armate.

Sicuramente abbiamo reparti ben addestrati e capaci di intervenire in zone limitate e circoscritte, ma abbiamo pochi effettivi (il che imporrebbe di ritornare alla leva militare che sarebbe anche una utile palestra per i nostri giovani) e soprattutto abbiamo armi poche e vecchie, con arsenali (comunque presumibilmente obsoleti) probabilmente svuotati dalla onerosa politica di sostegno all'Ucraina.

Abbiamo di contro una eccellenza nel campo dell'industria e ingegneria bellica, si pensi alla Beretta, alla Fincantieri, alla Leonardo, che potrebbero ben produrre armi moderne, anche carri armati come fu per l'Ariete.

Il margine per passare dal 2% teorico (effettivo per ora sembra essere l'1,6%) al 5%  del pil, anche computando spese collaterali di carattere infrastrutturale utili anche a fini bellici, è tale che dovrebbe consentirci di ripristinare quella deterrenza opportuna a livello diplomatico per non dover più sottostare alle prepotenze di mezzi staterelli che, pur se da riconoscere e rispettare nella loro realtà per il controllo di un territorio, non devono sentirsi autorizzati a trattare una delegazione, anche se solo dell'unione europea, come un gruppo di clandestini.


09 luglio 2025

Sfiducia giusta,ma tatticamente miope e politicamente infantile

Domani il parlamento europeo respingerà la mozione di sfiducia promossa da alcuni parlamentari di destra, contro la commissione e la sua presidente Von der Leyen.

Il pretesto è lo scandalo chiamato pfizergate relativo all'acquisto dei "vaccini" contro il covid 19.

Sicuramente la Vdl merita la sfiducia ben oltre la questione Pfizer e, infatti, i vari gruppi di destra non ne votarono la rielezione.

Questa sfiducia, però, mi sembra frutto di infantilismo politico e miopia tattica.

Intanto la sfiducia richiederebbe una adesione dei due terzi dei votanti che rappresentino la maggioranza assoluta del parlamento.

I gruppi di destra quei voti non li hanno, quindi la mozione è destinata a fallire come tutte le mozioni che tentano i cattocomunisti in Italia contro questo o quel ministro.

Poi la sfiducia travolgerebbe anche tutta la commissione, inclusi quei commissari nominati dai governi di Centro Destra, tra i quali il nostro Fitto, la cui azione è essenziale per quel graduale cambiamento di orientamento che tanto ha messo in fibrillazione socialisti, verdi e liberali che di aperture alla destra non ne vogliono sentir parlare.

Votare quella sfiducia significa quindi fare uno sgarbo nei confronti del partito della VdL, il PPE, maggioranza relativa e fondamentale per spostare gli equilibri del parlamento, che verrebbe nuovamente spinto tra le braccia di verdi, socialisti e liberali.

Senza i voti del PPE i clandestini avrebbero via libera, le politiche verdi sarebbero devastanti, la rottura con gli Stati Uniti ci costerebbe miliardi.

La mozione di sfiducia mi appare come la cavalleria polacca che andava, per un malinteso senso dell'onore, alla carica contro i carri armati tedeschi e sovietici all'inizio della seconda guerra mondiale: un massacro inevitabile, senza conseguire alcun risultato.

La Meloni sta tessendo una tela difficile ma che sta cominciando a portare risultati come il progressivo smantellamento dell'impianto verde, la prosecuzione delle trattative sui dazi e l'irrigidimento sugli ingressi dei clandestini.

Fare politica significa ottenere risultati, non urlare e poi ritirarsi offesi sull'Aventino quando le proprie urla non sono supportate dai numeri e ottengono l'effetto opposto.

So che è un discorso difficile perchè richiede alle persone di ragionare, pensare prima di agire e parlare, scegliere di trattenere i moti di pancia per far lavorare il cervello.

Ma è un discorso che noi di destra abbiamo l'obbligo e la capacità di fare e farci se vogliamo ribaltare decenni di deriva cattosocialista a tinte verdi e gialle, che ci ha portato alla odierna, irrilevante, vecchia, sottomessa Europa.  

07 luglio 2025

Quando una tassa non è una rapina

Nei giorni scorsi, i latrati cattocomunisti sono stati indirizzati anche verso un emendamento che avrebbe aumentato di UN euro i pedaggi autostradali al superamento dei MILLE chilometri di percorrenza.

Una inezia e, soprattutto, una impostazione di tassa a fronte della prestazione di un servizio che è forse l'unica accettabile nel fantasioso e variegato mondo delle vessazioni fiscali.

Zitti quando si è trattato di pagare tasse generiche, zitti quando, negli anni Settanta, tutti gli Italiani hanno pagato la demagogia del sindaco comunista di Bologna che regalava (con i soldi altrui) la gratuità dei mezzi pubblici, zitti quando si tratta di pagare il superbonus per pochi eletti, zitti quando si sperperavano i soldi di tutti per pagare gente giovane e sana perchè continuasse a restare sul divano, zitti quando tutti paghiamo le utenze dei morosi o gli incentivi alla dannosa follia verde sulla quale qualcuno ci starà lucrando a mani basse alla faccia nostra, zitti quando si tratta di accollarsi i costi di trasporto, vitto, alloggio, cure, istruzione di clandestini, ma scatenati quando si tratta di far pagare, a chi la utilizza, l'autostrada.

Perchè di questo si tratta, di far pagare l'uso di un bene o di un servizio a chi lo usa e non all'intera comunità.

E' esattamente quello che dovrebbe essere una tassazione corretta: non colpire i risparmi, i redditi, i patrimoni come usando una rete a strascico dove restano impigliati sia quelli che usano sistematicamente i servizi che i cittadini che di quei servizi non sanno cosa farne, ma far pagare il consumo, il costo di un bene o servizio a chi quel bene o servizio utilizza.

Se porto in lavanderia un vestito, pago, io, il costo di quel lavaggio, dall'acqua al detersivo, dall'energia per il funzionamento dei macchinari alla mano d'opera.

Il lavaggio del mio vestito non viene pagato spalmandone il costo su tutti quelli che abitano in una determinata via o quartiere ed è giusto che il mio beneficio lo paghi io.

E' un principio che si è perso nel momento in cui, dal 1962 in poi, con l'ingresso dei socialisti prima nella maggioranza e poi, 1964, al governo e, peggio ancora, nel 1970 con l'istituzione delle regioni e ancora nel 1975 con la tragica vittoria dei socialcomunisti nei maggiori comuni d'Italia, lo stato, il pubblico, è stato chiamato a sopperire in regime di concorrenza sleale al Libero Mercato, intervenendo per produrre bene e servizi, facendoli pagare meno, molto meno, del loro costo reale, incrementando gli stipendi pubblici senza che corrispondessero ad una reale produttività, accollandosi, per garantire la pace sociale, aziende fallite, decotte, improduttive.

Cominciare a pensare di far pagare il costo effettivo di un bene o di un servizio a chi lo utilizza, è un primo passo verso una società più sana ed una cittadinanza più responsabile.

Ritirare l'emendamento che proponeva tale risibile aumento, ci dice che la canea socialisteggiante è ancora viva anche se il partito socialista non esiste praticamente più e adesso, quelli che ci hanno portato al disastro economico (l'arco costituzionale degli anni Settanta e Ottanta) oggi si fanno chiamare pd e, purtroppo, sono ancora vivi a vegeti.

E continuano a fare danni, come la campagna contro l'aumento di UN euro per le percorrenze autostradali superiori a MILLE chilometri, da far pagare a chi quelle autostrade percorre e non a chi usa altri mezzi o resta a casa che, quindi, senza quell'emendamento, pagherà con la sua tassazione generica, perchè quelle autostrade dovranno comunque essere mantenute in efficienza e perchè ciò accada occorreranno materiali e mano d'opera, da pagare.

06 luglio 2025

A proposito di ius scholae

Capisco Tajani che deve, in qualche modo, giustificare l'esistenza di Forza Italia senza Berlusconi e, ai figli di Berlusconi, giustificare la necessità di continuare a finanziarla.

Il Governo sta, lento pede, ma inesorabilmente, come certificano anche i latrati della sinistra, procedendo sul suo programma.

Con meno sciabolate di quante sarebbero necessarie per soddisfare la sete di "sangue" cattocomunista che abbiamo tutti noi, ma recuperando posizioni, avamposti, villaggi come sta facendo l'esercito russo in Ucraina.

Tajani e Forza Italia non hanno quindi spazio alcuno per distinguersi dagli alleati che si sono impossessati dei temi più mediatici (tasse, criminalità, immigrazione, follia verde) non lasciando al bonario segretario e ministro degli esteri neppure, appunto, la primazia nel settore di sua competenza, davanti alla debordante personalità della Meloni che, a sua volta, è aiutata dagli oppositori che vedono in lei e in Salvini i nemici da battere e da abbattere e ignorano il povero Tajani, dando quindi maggior spazio alla Meloni, a Salvini e anche a Vannacci.

Potenza dell'odio che pervade la sinistra ed il miglior veicolo pubblicitario per le buone idee e persone di Destra.

Tajani quindi non ha visto altra opportunità che cercare di distinguersi e accaparrarsi i titoli sui giornali rilanciando un qualcosa che è stata appena bocciata dagli Italiani: la cittadinanza facile.

Ecco quindi che propone lo ius scholae, cioè la concessione della cittadinanza a chi, dopo aver completato con successo un intero ciclo di studi (dieci anni) lo ha superato.

E' uno dei tanti "ius" sui quali si sono sbizzarrite le menti cattocomuniste per crearsi una nuova base elettorale e, i preti come Zuppi, per sperare di avere nuovi "fedeli" non essendo affatto convincenti nella loro proposta spirituale.

Non sto qui a ricordare che, proprio nei giorni scorsi, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha promosso l'iniziativa del Presidente Trump di bloccare la concessione della cittadinanza per ius soli agli immigrati nati sul suolo statunitense.

Una decisione epocale, prodromica all'abbandono dello ius soli nella patria di tale forma di acquisizione della cittadinanza e che si è formata ed è cresciuta con lo ius soli, ma adesso ne è satura.

Personalmente avevo proposto lo "ius Fornero", cioè la cittadinanza concessa a chi, straniero, maturasse 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi di contributi versati alle casse dell'Inps, ma non ho ancora avuto successo.

Tolto quindi lo ius Fornero, lo ius scholae sembrerebbe il metodo più ragionevole per chi volesse abbandonare lo ius sanguinis.

Ma, c'è un ma enorme, solo se il presupposto fosse di un ciclo completato senza favoritismi, senza pietosi e pelosi "aiutini" che sono sempre dietro l'angolo come quello riportato dalla notizia che ho trovato su una rassegna bolognese (l'articolo originario credo fosse tratto dall'edizione bolognese del Corriere) e che di cui ho trascritto l'occhiello di presentazione.

Sottolineo che, nell'epoca in cui promuovono quasi tutti, essere bocciato alla maturità vuol dire che, proprio, non ne ha azzeccata una: perchè allora dire che sarebbe "ingiusto" ?

Si parla di ius scholae perchè uno dovrebbe integrarsi nella nostra società attraverso il percorso scolastico, acquisendo quelle nozioni e quei costumi che fanno di un residente in Italia un Italiano e, proprio sul primo e fondamentale aspetto, la conoscenza della Lingua Italiana, si chiede di chiudere un occhio ?

E se passasse lo ius scholae cosa potrebbe accadere ?

Che dopo la Lingua, si chiuderebbe anche l'altro occhio e magari tutti i sensi sulla geografia, la storia, la musica, l'arte ?

E che cavolo di integrazione sarebbe se la promozione, quindi il completamento del ciclo dei dieci anni, avvenisse per pietà ?

E chi ci garantirebbe che una cosa del genere non avvenga comunque, viste le percentuali più che bulgare, direi cinesi, dei promossi in ogni classe di qualsiasi ordine e grado ?

Forse Tajani dovrebbe trovare un diverso cavallo di battaglia per distinguersi e, magari, riuscirebbe anche ad ottenere qualche applauso dal Centro Destra e non solo gli insulti che da qualche giorno gli sono (meritatamente) riservati dagli utenti di X.

05 luglio 2025

La Legge del Mercato contro gli sperperi del denaro di tutti noi

C'è voluto un probabile, orrendo, duplice omicidio per puntare i riflettori su uno dei costumi peggiori della classe politica di sinistra: l'elargizione dei nostri soldi con la scusa della promozione della cultura.

La Meloni e il ministro Giuli, che non mi convince ma che in questa circostanza ho rivalutato, stanno mettendo mano a quel verminaio e credo a ciò che ha dichiarato il Premier sulla intenzione del Governo di demolire le rendite di posizione.

Sarebbe, è, un grande passo avanti verso la strada giusta che è quella di far cessare ogni contributo pubblico a cinema, giornali, editoria, teatri, cantanti e tutto  quell'ambiente (ma non solo quello) che, se ha bisogno dei nostri soldi, evidentemente non fornisce un prodotto di successo con il quale coprire i costi e avere margine per le nuove iniziative.

Che è, poi, la regola del Libero Mercato in ogni settore merceologico.

E non parlino di valorizzazione della cultura come sarebbe sempre stato fatto da Mecenate in poi, perchè Mecenate e i suoi successivi emuli usavano denaro proprio, non il nostro !

Non è un caso che tutta questa orgia di denaro nostro immolato sull'altare di un malinteso senso della "cultura", sia iniziata con quel disgraziato 1975, cinquanta anni fa, quando i socialcomunisti vinsero nelle principali metropoli italiane e si lanciarono nelle estati dell'effimero, arpionando il nostro denaro contenuto nelle casse pubbliche, pagando e strapagando cantanti, attori, nani e ballerine che, da parte loro, ricambiarono sostenendone le idee politiche.

Come per tutti i beni e i servizi, anche quel che la sinistra mette sotto il termine omnicomprensivo di "cultura", deve essere soggetto alle regole del Libero Mercato: se funziona, se è gradito, se è utile (e questo lo decide lo spettatore, il cliente, l'acquirente, non un ministro!) allora vivrà per la sua forza intrinseca, meriterà di guadagnare, di svilupparsi, di arricchire i suoi inventori e interpreti.

Ma se quel prodotto o servizio è solo il risultato di una fantasia personale di un individuo, perchè dobbiamo pagare soldi nostri perchè possa viverci sopra (e con debordante opulenza che ci viene sbattuta in faccia da riviste patinate come se fosse un modello di vita) ?

C'è una strada molto semplice: ognuno paghi il bene, il servizio, il prodotto di cui ritiene di aver bisogno per la sua vita o per il suo divertimento e il produttore, il fornitore guadagnerà in proporzione alla sua capacità di aver intercettato le esigenze del cittadino.

Lo stato deve limitarsi a garantire il rispetto delle leggi, non ad influenzare questo o quel prodotto nè, ancor meno, a partecipare alla competizione da una posizione di privilegio, perchè usa soldi di tutti.

Se un regista, un attore, credono in un film, lo producano con soldi loro e poi, se funziona, avranno il ritorno in guadagni attraverso il pubblico nelle sale e i diritti in televisione.

Se un giornale ha giornalisti che soddisfano le esigenze di lettura dei cittadini, potrà svilupparsi, pagare sempre meglio i suoi giornalisti, incrementare le vendite e quindi anche la pubblicità ed i guadagni per l'editore.

Se un editore crede in uno scrittore e lo vede come il Dante del terzo millennio, lo pubblichi, mandi le copie del suo libro nelle librerie e, se ha visto giusto, sarà premiato dal pubblico con gli acquisti e la necessità di seconde, terze e quarte edizioni.

Il tutto mettendo in gioco il proprio denaro, non il nostro attraverso contributi, patrocini o finanziamenti addirittura prima ancora che "l'opera" sia prodotta.

Scommettiamo che così riusciremmo a calmierare la borsa dei cachet di attori, registi, cantanti fino ad arrivare a quelli dei calciatori ?

Se la Legge del Mercato fosse realmente applicata, tutti noi avremmo una retribuzione equamente fondata sulla utilità e sulla necessità sociale della nostra attività.

04 luglio 2025

4 luglio e 17 marzo

Oggi, 4 luglio, negli Stati Uniti celebrano la loro Festa dell'Indipendenza, richiamando quel 4 luglio del 1776 quando fu approvata la dichiarazione di indipendenza dall'Inghilterra dei 13 stati, oggi ricordati nelle 13 strisce della bandiera, che costituirono quelli che sono diventati gli Stati Uniti d'America.

In occasione del ricevimento di due giorni fa all'ambasciata americana a Roma, la Meloni ha richiamato quella data, facendo un parallelo, passato troppo sotto silenzio, con una data storica che riguarda la nostra Nazione: il 17 marzo 1861 quando fu proclamato il Regno d'Italia.

Spesso ho ricordato come in Italia, le divisioni della seconda guerra mondiale terminata con una guerra civile, non abbiano consentito di individuare una data che potesse essere rappresentativa della Nazione, con una Festa che unisse e non dividesse.

Le date che, nel tempo, si sono succedute sono molteplici, dalla festa del Tricolore del 7 gennaio a quella della Vittoria del 4 novembre oggi declassata a festa dell'Unità d'Italia e delle Forze Armate, per non citare quelle più divisive e di parte come il 21 e il 25 aprile, il 2 giugno e il 28 ottobre.

La Meloni, dimostrando una grande intelligenza e quel che una volta si sarebbe chiamato "amor patrio", ha colto l'occasione del 4 luglio e della sua anticipata celebrazione all'ambasciata americana, per ricordare una ricorrenza che, pur presente nel nostro ricco carnet di festività civili, è sempre stata poco conosciuta e ancor meno celebrata.

Eppure, dopo Roma, dopo le infinite divisioni in signorie e staterelli sempre al servizio di "Franza o Spagna purchè se magna", di una millenaria interdizione della chiesa che fu la prima ad impedire la formazione anche in Italia, di uno stato nazionale unitario perchè ne avrebbe limitato potere, prerogative e ricchezze, fu proprio il 17 marzo che, con la proclamazione del Regno d'Italia, si pose formalmente e sostanzialmente fine ad una divisione iniziata con la deposizione dell'Imperatore d'Occidente Romolo Augustolo nel 476, quindi quasi 1400 anni prima, anni di divisioni, lotte fratricide e sottomissione agli eserciti stranieri che sono passati e ripassati sulle nostre terre.

E' quanto di più simile possa essere ad una dichiarazione di Indipendenza, perchè è la dichiarazione dell'Unità d'Italia, anche di quei territori che allora, in parte anche oggi, non ne facevano ancora parte.

Tolte le festività di parte, che ognuno deve poter legittimamente celebrare in base alla propria ideologia e se non si vuole, perchè dal sapore troppo bellicista, riportare agli antichi fasti il 4 novembre, ecco che il 17 marzo potrebbe essere la data per una celebrazione che non veda distinguo nè polemiche di fazione.

Bene ha fatto la Meloni a ricordarla e male fanno, dimostrando di non essere all'altezza dell'autoreferenziale ruolo di "professionisti dell'informazione", a non richiamarla con una copertura informativa adeguata.


03 luglio 2025

60 milioni di partiti

Leggo, con non poco divertimento, delle iniziative di creazioni di nuovi partiti che si collocano "al centro del centro sinistra" (con una concezione della geometria tutta originale e creativa) che la stampa di sinistra (il 90% dei giornali italiani) copre con dovizia di particolari e impiegando più "professionisti dell'informazione" di quanto non siano gli elettori dei nuovi partiti.

Leggo anche, con dispiacere, della reazione di pancia di molti della Destra Radicale, delusi e arrabbiati perchè non vedono la Meloni avanzare come una panzerdivision asfaltando tutto il pregresso woke, lgbt e immigrazionista.

Sono due facce della stessa medaglia, portata ai massimi livelli dalla diffusione dei social dove non si argomenta, ma si brandisce la propria ideologia contro tutti, anche contro quelli che per lo più hanno le stesse idee ma, magari, su uno o due temi, esprimono una loro differente opinione, ad esempio sull'Ucraina, su Israele, sull'intervento dello stato in economia, sulla Nato.

E' la trasposizione in politica dei sessanta milioni di commissari tecnici della Nazionale, adesso che la presenza degli stranieri nel nostro Campionato ha praticamente ridotto gli Italiani a quattro gatti per cui non ci sono più la scelte di una volta tra Rivera e Mazzola, ecco che ci si sposta in politica.

Costa poco, ci si gonfia il petto, si scrivono 180 caratteri e si pensa di aver lasciato il segno nella Storia.

Ma la Politica è cosa seria, impegnativa, che richiede professionalità, quelle che noi facciamo nei social sono solo chiacchiere da bar e le fanno anche quelli che si prestano a solleticare i bassi istinti dei propri lettori dall'alto di cattedre universitarie, primariati di ospedali, scranni parlamentari o anche solo comunali.

Qualcuno deve spiegarmi il senso di cattolici e di liberali (o presunti tali) che si alleano con i comunisti e i socialisti (pur se si sono dati una mano di rispettabilità cambiando il nome al loro partito restano sempre gli stessi) e per ottenere un seggio sicuro per concessione del pd, creano un partitino dello zero virgola, intimando di essere compresi nell'accordo di coalizione, perchè senza la loro fragile creatura non si vince, salvo poi riporre ogni velleità una volta acquisito lo scranno parlamentare e ricominciare in prossimità delle successive elezioni.

Qualcuno deve spiegarmi che senso ha tenere separati Forza Italia e Noi Moderati tra loro e, sempre tra loro, Forza Nuova, CasaPound e tutte le miriadi di associazioni e movimenti sorti a destra di Fratelli d'Italia e della Lega e che pensano solo a bersagliare questi due partiti, sottraendo quelle percentuali che servirebbero a cambiare la costituzione senza passare da un rischioso referendum.

Qualcuno deve spiegarmi come sarebbe possibile per la Meloni procedere senza compromessi su tasse, clandestini, smantellamento della cappa culturale sinistra, ritorno alla Giustizia vera, riforma del mercato del lavoro e via discorrendo, quando sappiamo tutti che, oltre ad una opposizione che non fa gli interessi degli Italiani ma guarda sempre all'estero, una volta a Mosca, poi a Bruxelles, Parigi, Madrid a seconda delle circostanze, ci sono resistenze di ogni tipo.

C'è un presidente della repubblica che fa le pulci ad ogni provvedimento per mettere i bastoni fra le ruote riparandosi dietro la foglia di fico dell'atto dovuto, la stessa foglia di fico che usano i magistrati per giustificare aberrazioni come le indagini su Poliziotti o semplici cittadini che hanno abbattuto un criminale.

E, ancora, una Cei che regge lo strascico del pd con il suo presidente, una commissione europea cui i predecessori della Meloni hanno svenduto gran parte della nostra Sovranità che impone direttive e bilanci, per non dire della copertura mediatica che, grazie a "professionisti dell'informazione" che pendono a sinistra, fornisce ampio spazio a tutte le dietrologie funzionali a ostacolare l'azione di Governo e l'elenco potrebbe continuare con tutti i lacci e lacciuoli che cercano di impedire al Governo di realizzare il 100% del suo programma.

Al Duce (ma anche ad altri, ad esempio Giovanni Giolitti a dimostrazione che il problema risale appena riunita l'Italia) è attribuita una frase emblematica: governare gli Italiani non è difficile, è inutile.

A ruota un ricordo personale di quanto mi fu riferito su Rumor, presidente del consiglio negli anni settanta, che in un incontro conviviale con i suoi amici di gioventù  disse che non è difficile arrivare a ricoprire cariche politiche, il difficile è riuscire a realizzare qualcosa, superando i veti incrociati, le pressioni di interessi contrastanti, i piccoli ricatti di chi detiene una manciata di voti parlamentari.

Ho sempre saputo che un buon politico, non è quello più puro nella proposta ideale che sottopone alla gente (e qui ci starebbe la citazione di Nenni che disse che a fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro... che ti epura ) ma chi riesce ad aggregare una maggioranza tra simili, fondata necessariamente sul compromesso, perchè la Politica è l'arte del possibile.

E dividersi in base alla purezza invece di dare più forza al partito che maggiormente rappresenta la propria area politica (anche questa sarebbe una citazione, ma se citassi il testo i soliti sciocchi guarderebbero il dito e non la Luna) anche se ci sono, inevitabilmente, dei temi sui quali non tutti sono d'accordo, sarebbe voler consegnare il potere a chi è ben più lontano sotto ogni profilo.

Il Centro Destra ha, sotto un certo aspetto, compreso questa esigenza di stringersi attorno al nucleo forte della Coalizione, grazie al principio introdotto da Berlusconi, per cui il Leader della Coalizione è il capo del partito che nella coalizione prende più voti: meglio di qualsivoglia primaria farlocca dove votano e rivotano anche quelli che quella coalizione non voterebbero mai.

E tanti critici dalla tastiera facile, dovrebbero provare a farsi eleggere e, se ci riescono, a sporcarsi le mani creando quelle maggioranze con le quali loro vorrebbero mantenere pura un'azione di governo.

Credo che il 99,99% di loro si arrenderebbe al momento di apporre la firma di candidatura, perchè i problemi comincerebbero già a quel punto.

Lasciamo lavorare la Meloni perchè sta cambiando quello che può cambiare nel quadro politico internazionale e istituzionale in cui si trova ad operare e nei tempi che le sono concessi da tutti gli ostacoli che le vengono frapposti, anche dalla trincea amica.

Questo non vuol dire rinunciare ad esprimere la propria opinione (la Meloni non potrà mai convincermi a sostenere Zelensky !) ma senza insorgenze ultimative della serie "o così o non vi voto più".

E cosa fai, poi, voti per la Schlein o, anche senza votarla, scegliendo il tuo partitino puro che più puro non si può (chiamiamolo Dash), magari monotematico, ne favorisci la vittoria ?       

01 luglio 2025

Dallo scioglimento dei ghiacci a quello dei metalli

Anche oggi i titoli dei quotidiani e le "informazioni" dei giornali radio sono banali e prevedibili, spesso con una involontaria patina di comicità.

Le solite veline dalle cancellerie sulla "gloriosa lotta" del popolo ucraino contro l' "invasore" russo, ampio spazio alle pretese di Zelensky come fossero il Vangelo, biasimo su Natanyahu che sta facendo il lavoro sporco anche nel nostro interesse ma non bisogna dirlo, Trump, il Grande Vecchio "che move il Sole e l'altre Stelle", il tifo che si divide sulle invasioni di campo di una magistratura che ha evidentemente perso la sua ragion d'essere per annegare la propria credibilità nell'ideologia, tante altre quisquilie impostate per fare propaganda e paginoni sul caldo.

Signori, d'estate fa caldo, è questa la novità.

Se l'inverno è finito, l'estate imperversa già.

E allora, neanche fossimo in un film come Dante's Peak con la lava che scioglie il metallo, ecco che un cedimento strutturale di un'insegna è imputato al caldo di questi giorni e, sa va sans dire, al cambiamento climatico.

La notizia è che qualcuno ci crede !

Ed è una notizia ferale, perchè se qualcuno crede allo scioglimento dei supporti pubblicitari a causa del caldo, senza nemmeno porsi il dubbio di come facciano nell'Oman o in Arabia Saudita e di quale temperatura occorrerebbe raggiungere, vuol dire che non si ragiona più valutando i fatti e filtrandoli con la nostra esperienza e il nostro buon senso, ma semplicemente si crede a ciò che la nostra ideologia vuole che sia.

"Se ci fossi io ...".

Già, ma perchè ci sono "loro" e non "noi" ?

Chi critica dovrebbe provare a farsi eleggere e, una volta eletto, provare ad influire, così come chi vorrebbe sottrarre ai Bezos le loro ricchezze, dovrebbe prima provare a crearne altrettante.

Ci si accorgerebbe che non è facile, nè creare ricchezze in proprio, nè fare le scelte che possano aumentare il Benessere e la Sicurezza dei propri Elettori.

E allora ci si rifugia nelle banalità, nella propria nicchia di lettori disposti a credere che il caldo possa sciogliere il metallo di una insegna e ai propri elettori che vogliono credere che in Ungheria ci sia una dittatura, mentre Zelensky sarebbe un novello Enrico Toti che scaglia le stampelle contro il bieco invasore russo e gli assassini di Hamas sono i nuovi partigiani del Medio Oriente.

Meglio guardarsi la centesima replica del Tenente Colombo, visto che sull'Ispettore Derrick è scattato l'oblio, tanto per cambiare, ideologico e, purtroppo, non viene più trasmesso.

30 giugno 2025

Decreto flussi

Ho letto che per il triennio 2026-2028 il Governo avrebbe predisposto un decreto flussi per accogliere mezzo milione di immigrati regolari.

A me sembra troppo, perchè quel mezzo milione, ancorchè regolare, anche se gli immigrati fossero passati al microscopio per verificarne la onestà e la compatibilità con la nostra società, si andrebbe ad aggiungere a quei cinque milioni che ormai sono in Italia.

Forse, considerando certe lavorazioni che non vengono più prese in considerazione dagli Italiani illusi per il pezzo di carta che non si nega più a nessuno (forse sarebbe da riprendere in considerazione una vecchia battaglia liberale per togliere ogni valore legale a lauree e diplomi) che li legittima a pretendere un lavoro in linea con quel pezzo di carta, bisognerebbe rivedere la tana libera tutti degli esami e l'assenza di selezione scolastica.

Resta il fatto che, anche a bocce ferme, un altro mezzo milione porterebbe gli immigrati al 10% della popolazione: mi sembra un impatto devastante sulla nostra struttura societaria, economica, culturale.

La apertura ad ingressi, rigorosamente regolari, potrebbe essere presa in considerazione DOPO aver azzerato il pregresso, cioè rispedito a casa TUTTI i clandestini.

L'aumento al 5% del PIL per le spese di difesa e sicurezza comprende anche infrastrutture e sicurezza interna, nell'ambito della quale ha un suo ruolo anche l'immigrazione con le quote ammesse, i regolari (da accogliere perchè li chiamiamo noi) e i clandestini, da respingere senza esitare.

E vivremmo tutti felici e contenti e, soprattutto, sicuri.


29 giugno 2025

Cosa resterà del "gay pride" ?

Una rumorosa e sguaiata trasferta a Budapest, probabilmente nella speranza di far scoccare la scintilla di uno scontro, che si conclude con una ritirata molto simile a quella delle truppe austroungariche nella Grande Guerra, descritta dal Generale Diaz nel Bollettino della Vittoria.

Cosa resterà di tale manifestazione ?

Resteranno solo le immagini più ributtanti o che offendono non noi eterosessuali, ma la Dignità e il Decoro di ogni Persona.

Resterà Orban a capo dell'Ungheria con una solida maggioranza ottenuta nel 2024 con il 45% dei voti.

Resterà la consapevolezza che una signorina che è anche il leader dell'opposizione cattocomunista in Italia, mentre la Meloni gestisce dossier internazionali in economia, sulla difesa, sulla pace nel mondo, si è preoccupata di far sapere che in Italia non esiste una legge contro l'omofobia.

Costei, cioè, vuole negare al prossimo che non la pensa come lei, di manifestare le proprie idee e opinioni come lei è andata con protervia a manifestare a Budapest, violando una legge di quella nazione, senza subirne conseguenze, a dimostrazione della forza di Orban e del suo Governo.

Non stupisce che chi si riempie la bocca di "diritti", poi sia chi li vuole sottrarre al prossimo, come già è accaduto quando, a differenza della Polizia ungherese agli ordini di Orban, quella italiana agli ordini di Conte e Draghi sguinzagliava cani poliziotto contro isolati bagnanti o usava gli idranti contro chi manifestava pacificamente e senza esibizioni di pessimo gusto contro il green pass.

Resterà l'attesa (infinita) di vedere la predetta signorina, con tutta la sua corte, partecipare alla medesima manifestazione, con gli stessi carri, "abiti" e slogan, anche a Teheran.