Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
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31 gennaio 2010

Lazio: Roberto Fiore Presidente

Da molte parti ho letto di elettori del Centro Destra scontenti della scelta di Renata Polverini come candidato alla presidenza.
Non piace perché sindacalista.
Non piace perché è sostenuta da Casini.
Non piace soprattutto perché è considerata sodale di Fini
, di cui non ci si fida più e che in molti pensano starebbe meglio con il pci/pds/ds/pd che con il pdl considerate le “nuove” idee di cui si è fatto portavoce.
Non a caso la sinistra ha spianato la strada all’elezione della Polverini candidando una radicale di lungo corso come Emma Bonino, invotabile per qualsiasi elettore di Centro Destra.
Allora l’elettore di Centro Destra del Lazio deve ribellarsi a questo ricatto ed ha due strade: l’astensione o il voto alternativo.
La Polverini si sente così forte da proporre un simbolo che ha, come colore egemone il rosso ?
Ed io, che sono allergico al rosso in ogni sua manifestazione, mi rivolgo, tanto per usare una espressione cara ad un suo supporter, ad un altro forno.
No, se fossi cittadino del Lazio non mi asterrei, ma voterei Roberto Fiore, il segretario di Forza Nuova, candidatosi alla presidenza della regione della capitale.
Ricordo che Forza Nuova è un partito che, pur nella discutibilità di alcune posizioni soprattutto nei confronti degli Stati Uniti e di Israele, quindi in politica estera, ha assunto una posizione netta e condivisibilissima su questioni rilevanti per la nostra sicurezza e benessere come l’immigrazione e il trattato di Lisbona.
Roberto Fiore, allora eurodeputato, fu, se non sbaglio, l’unico italiano a votare contro il disegno che ha istituito la nuova unione sovietica europea.
Forza Nuova da anni si batte per non lasciare la piazza ai centri sociali e, assieme – purtroppo non in modo organico – alla Fiamma Tricolore ed a Casapound è arrivata là dove si erano fermate le organizzazioni giovanili del Centro Destra “istituzionale”.
Dite che è un “voto perso” ?
Se tutti ragionassimo così, avrebbero ragione i maggiorenti dei partiti a propinarci vecchi politici (la Bonino me la ricordo eletta deputata la prima volta nel 1976: 34 anni fa !!!) o sindacalisti in carriera.
E’ una opportunità per tutti noi mandare un segnale forte per evitare che anche in elezioni più importanti siano candidate persone non in sintonia con il sentimento degli elettori.
Bonino o Polverini per me pari sono.
Roberto Fiore può essere una scelta simbolica e un messaggio forte per ogni elettore di Centro Destra del Lazio, consapevole del rischio che il suo voto venga speso su altre sponde, se piegasse la testa davanti al solipsismo dei vertici partitocratrici.


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29 gennaio 2010

Meno immigrati, meno reati

Mentre aspettiamo date certe per l’elezione del sindaco a Bologna, il Governo ha emanato l’ennesimo provvedimento contro la mafia.
E’ da quando seguo la politica italiana che si parla di lotta alla mafia ed ogni volta vengono annunciati provvedimenti e “giri di vite”.
Credo che la criminalità sia un qualcosa che vive assieme all’uomo e, che si chiami mafia o triade o yakuza, ci sarà sempre.
Non è, dunque, questione italiana, ma dell’umanità.
E’ la eterna lotta del Bene contro il Male.
Per cui è necessario togliere carburante al Male, più che sperare di estinguerlo.
Berlusconi lo sapeva da tempo, ma ieri ha rotto gli indugi ed ha sancito che “meno immigrati, meno reati”.
Naturalmente gli sono saltati addosso.
Tutti quelli che, magari, marciano contro la mafia, marciano anche per accogliere migliaia di diseredati che, non potendo trovare lavoro, vitto e alloggio che talvolta non c’è neppure per gli Italiani, non possono che diventare la manodopera di cui si serve la criminalità organizzata per tessere la sua tela nel territorio.
La frase di Berlusconi (che l’abbia o meno pronunciata in quei termini) rappresenta invece una verità lapalissiana.
Basta pensare a quelle zone delle grandi città abbandonate dagli “indigeni” per diventare dei “santuari” di extracomunitari.
Le indagini giornalistiche su tale degrado si sprecano, eppure le anime belle del “politicamente corretto” non sanno fare altro che sognare di “integrazione”, “accoglienza” e “assistenza”.
Già, almeno pagassero loro !
Eppure ai primi immigrati sbarcati in Corsica (grazie alla politica del Governo Berlusconi che ha reso sempre più difficile invadere la nostra terra) la Francia ha reagito con forza: come se all’Eliseo ci fosse Calderoli.
Nessuno ha osato criticare.
E Sarkozy ha anche chiesto un pattugliamento nel mare: scommettiamo che adesso che sono stati violati i confini francesi quel pattugliamento si unirà a quello italiano e libico per respingere gli immigrati senza che dall’europa, vecchia e vigliacca, si alzi una sola voce che ne contesti la legittimità ?
Allora smettiamola di fare vuota retorica antimafia e agiamo, come è indicato dalla politica del Ministro Maroni, per eliminare tutti i supporti ad una criminalità che ci sarà sempre, indipendentemente dai nomi che assumerà.
Fermare l’immigrazione clandestina, significa aiutare i cittadini onesti a vivere in maggiore sicurezza e, quindi, con più benessere, perché significa creare più difficoltà di reclutamento per le mafie di ogni latitudine e denominazione.


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28 gennaio 2010

Grave errore corteggiare Casini

I “pontieri” come Gianni Letta infliggono gravi danni al Centro Destra, al pari di Fini e dei suoi seguaci.
L’ondivago atteggiamento su dialogo e riforme e alleanze, fa apparire il Pdl come un partito inaffidabile e non può che indurre l’elettore ad una maggiore attenzione verso la Lega.
L’ultimo esempio di ciò viene dalle candidature per la presidenza regionale.
Berlusconi ascolta le “colombe” del Pdl e tende una mano a Casini che gli risponde “marameo” decidendo di appoggiare il candidato pci/pds/ds/pd in Liguria e Piemonte (regioni in bilico) e di confermare la candidatura di Adriana Poli Bortone (com’è finita in basso la Signora Ministro dell’Agricoltura del primo, mitico, Governo Berlusconi !) in Puglia, concedendo così il lasciapassare al secondo mandato di Vendola.
Ogni accordo con Casini sarebbe dovuto passare attraverso la rinuncia alla politica dei “due forni”.
Nel momento in cui Casini si offre di votare senza una precisa scelta di campo, doveva essere il Pdl a rifiutare in toto ogni abboccamento.
Il corteggiamento verso Casini, indotto da chissà quali elucubrazioni delle “colombe”, sembra quindi essersi risolto in una autentica Caporetto per il Pdl che, adesso, dovrà riacquistare credibilità verso i suoi stessi elettori.
Guarda caso gli unici candidati sostenuti da Casini, sono quelli in odor di finiotismo, Scopelliti in Calabria e, soprattutto, Polverini in Lazio che godrà anche della candidatura suicida del pci/pds/ds/pd che si è appiattito sulla perdente radicale Emma Bonino (impossibile da votare per ogni persona di Centro Destra che, per quanto ostile alla finiota Polverini, si asterrà ma non voterà per una candidata radicale).
Cosa farà il Pdl ?
Beh, intanto deve ripartire da una campagna elettorale energica a sostegno dei candidati presidente di Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna.
Tutte e cinque regioni in cui la candidatura espressa non è di un personaggio vicino a Fini (anche se nella mia Emilia, Mazzucca si presentò alla coop per ascoltare la presentazione del libro di Fini ...) e che non vede l’appoggio dell’Udc.
Cercare di recuperare credibilità in tutte le altre regioni, escludendo accordi preventivi con l’Udc e candidando persone che abbiano un passato politico solidamente anticomunista e alternativo all’inciucio.
Persone che sappiano essere solidali con Berlusconi e con il governo nelle prossime importanti battaglie su giustizia e immigrazione e non diano alcun motivo per sospettare possibili transumanze al seguito di Fini dopo le elezioni.
In Lazio e Calabria, dove purtroppo l’Udc ha già concluso l’appoggio al candidato del Pdl, Polverini e Scopelliti, dovranno pensarci gli elettori del Centro Destra a bocciare il corteggiamento verso Casini, astenendosi o votando candidati alternativi delle liste minori di Destra.


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26 gennaio 2010

C'era Delbono a Bologna ...

La sinistra ci ha provato per 7 mesi a far capitolare Silvio Berlusconi lanciandogli tra i piedi D’addario e Lario varie: ha fallito.
Berlusconi, colpevole di null’altro che di amare il genere femminile come ogni uomo che si rispetti l’ama, non solo ha resistito, ma è cresciuto nella stima e nella considerazione dei connazionali.
Sono però bastati sette giorni di indagini per far capitolare il sindaco pci/pds/ds/pd di Bologna, fedelissimo di Prodi, Flavio Delbono, che è inciampato in una “ex” evidentemente con il dentino avvelenato.
Così, nemesi classica, la sinistra che voleva con le donne far cadere Berlusconi, ha visto messo a nudo, da una donna, il suo perbenismo falso e bugiardo.
Delbono ha fato male a dimettersi, se sa di essere innocente, prima non solo di una condanna definitiva, ma persino del rinvio a giudizio.
Ma il dato politico che segna, pesantemente e a tutta vergogna della sinistra, la differenza con il Centro Destra è che Delbono è stato lasciato solo, che il suo cambiamento di linea dal sabato del dopo interrogatorio (non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di dimettermi) a quella del lunedì in consiglio comunale (annuncio le dimissioni per il bene di Bologna) è dovuto al venir meno della solidarietà di quelli che dovevano essere i suoi sodali.
E’ venuto meno – è questa la vergogna maggiore per i sinistri – l’aspetto umano che imporrebbe di sostenere l’amico, il camerata, il collega, il compagno in difficoltà.
E’ una grave, gravissima colpa per la sinistra quella di far prevalere l’interesse del Moloch partito su questo, fondamentale, aspetto umano e che ci dice quanto ancora la sinistra sia ben lontana dall’aver assimilito i principi dell’umanesimo occidentale, che sono tra le radici della nostra civiltà liberale e democratica.
E risalta ancor di più la splendida solidarietà di cui può godere Silvio Berlusconi.
Ma adesso si apre un nuovo capitolo, nuovo, interessante e affascinante per la mia città.
Per la prima volta un mandato amministrativo è durato appena 7 mesi, un sindaco si dimette non per essere stato eletto ad un incarico più alto, ma perché costrettovi da un partito senza alternative che accettare l’onta del commissariamento della città.
La legge è chiara: si voterà tra aprile e giugno 2011.
Questo vorrebbe dire almeno 15 mesi di commissariamento, cioè 15 mesi di stallo, di ordinaria amministrazione, che si aggiungerebbero ai sette inutili mesi di Delbono ed ai 60 mesi di traccheggiamento di Cofferati, durante i quali si persero i finanziamenti per la metropolitana e svanirono le grandi opere, sostituite da un disastroso “civis”, ancora di là da venire, ma che ha già provocato i suoi danni con la devastazione di strade che avevano una viabilità di ampio respiro come Via Marconi.
Così, intelligentemente, il Ministro Maroni ha detto: il governo non farà leggi ad hoc a meno che tutte le forze politiche non siano d’accordo.
E se saranno tutte d’accordo, Bologna potrà pure votare, in uno con le regionali, il 28 marzo prossimo.
Si pone così il problema delle candidature.
La sinistra non può che candidare Maurizio Cevenini, primatista nazionale dei matrimoni celebrati che si è “fatto un nome” proprio in tale sua funzione e per essere sempre presente alle partite del Bologna.
Ma a me interessa il Centro Destra che, questa volta, non dovrà dividersi se vorrà beneficiare (e soprattutto far beneficiare noi cittadini) della crisi della sinistra, scegliendo un nome vincente e unificante.
Se ciò non dovesse accadere, il Centro Destra non dovrebbe accettare candidature di finioti o di personaggi estranei alla politica, ma cercare l’unità su un nome che caratterizzi fortemente e idelogicamente la battaglia politica, un nome che sia ricordato per quanto ha già fatto e che possa, con ciò, marcare la diversità politica della coalizione.
I nomi (ne avrei in mente quattro, due e due) li vedremo un’altra volta, ma per il momento direi che il candidato debba essere:
bolognese di nascita
bolognese di studi
bolognese di mentalità
bolognese di residenza
bolognese di interessi.
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24 gennaio 2010

La questione togata

Puntuale come le repliche estive su Rai1 dell’Ispettore Derrick, ecco arrivare, a due mesi dal voto regionale, l’ennesimo attacco delle toghe a Berlusconi, con la ciliegina del coinvolgimento anche del suo primogenito maschio.
Ormai queste iniziative servono solo a fornire alibi alle solite trasmissioni starnazzanti per non occuparsi di questioni serie (ma quello sarebbe “fare giornalismo”, più semplice è fare i megafoni della propaganda politica).
Questa ennesima “tirata” dei magistrati contro Berlusconi avrà, come effetto, un beffardo sorrisino e la scrollata di spalle da parte degli elettori, talmente bassa è la fiducia che si ha nella magistratura.
Ma non finisce qui.
Ben 36 iscritti e dirigenti della Lega (tra i quali un parlamentare e il sindaco di Treviso) sono stati rinviati a giudizio per (non ridete troppo forte !) "banda armata".
Dove siano le armi non si sa, certo è che questo sembra un nuovo attacco alla libertà di opinione, di parola, di diffusione delle idee, uguale a quello portato contro il Prosindaco di Treviso Giancarlo Gentilini cui per tre anni sono stati proibiti i comizi in piazza.
La vignetta di Krancic pubblicata oggi ne Il Giornale e qui riportata, sintetizza perfettamente il sentimento di tanti e persino Casini, pur nella sua riconfermata volontà di costituire un "cln" contro Berlusconi, non riesce a tacere di vedere un accanimento contro Berlusconi (aggiungo: diretto o per interposta persona che possono essere i figli o gli alleati più affidabili e anche più rappresentativi del sentimento del Popolo di Centro Destra).
Ascoltavo sabato una trasmissione radiofonica e un intervenuto ha chiesto perché mai i magistrati non debbano pagare quando sbagliano ed ha ricordato il referendum del 1987 quando oltre l’80% dei votanti (che furono il 65% degli elettori) si pronunciò per la responsabilità civile dei giudici.
Purtroppo la “casta” fece quadrato e tale responsabilità si è tradotta in ulteriori lungaggini per vedersi riconosciuto il risarcimento che, però, una volta disposto (da altri giudici … !!!) viene pagato dallo stato (cioè da tutti noi).
Ore se una responsabilità oggettiva del datore di lavoro esiste in tutti i contratti (e il datore di lavoro dei magistrati è lo stato) è anche vero che tutto ciò che il datore di lavoro è costretto a sborsare per colpa di un suo dipendente, può recuperarlo con una azione di risarcimento.
Questo è vero in tutti i settori, pubblici e privati, e trova esempi eclatanti quando si parla di responsabilità dei medici, che, oggi, hanno una paura elevata all’ennesima potenza nel prendere decisioni proprio per i risarcimenti cui sono costretti.
Ma i giudici, no.
Loro non pagano.
Loro non vengono licenziati
.
Male che vada, vengono trasferiti … con ogni riguardo.
Appare quindi in tutta la sua evidenza come il problema giustizia sia il primo problema da affrontare e risolvere in Italia.
Ma non può essere risolto da semplici operazioni di virtuosismo leguleio, perché il problema riguarda strettamente la “questione togata”.
La proposta della Lega di eleggere i pubblici ministeri, può aiutare a risolverlo, integrando tale provvedimento con la nomina dei giudici non per concorso pubblico, bensì scegliendoli tra persone qualificate ed esperte.
In ogni caso andrebbe anche affrontato il problema della responsabilità dei giudici che, quando sbagliano, devono pagare, di tasca loro e non con denaro proveniente dalle nostre tasche.
E il Governo deve agire per riportare la funzione giudiziaria nell'alveo dei suoi limiti, senza le continue invasioni di campo che vorrebbero ribaltare le scelte operate dal Popolo in libere elezioni e per far sì che si occupino a tempo pieno di quei reati veramente odiosi e che disturbano il benessere dei cittadini come le violenze, le rapine, i furti, gli scippi, la sporcizia nelle strade e nei muri, l'immigrazione clandestina.


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21 gennaio 2010

Lezione cilena

In Cile la Destra torna al governo con Sebastian Pinera, non mi ricordo se figlio o fratello di un ministro del Presidente Pinochet.
Ma non è della vittoria della Destra in Cile che voglio scrivere (anche se, ovviamente, ne sono soddisfatto) bensì della “Concertation” sconfitta con Eduardo Frei dopo venti anni di governo.
La “Concertation” è un comitato di liberazione nazionale (cioè l’idea che frulla in testa a Casini) in salsa cilena.
Ci sono dentro socialisti, radicali (cioè l’estrema sinistra) e democristiani.
Qual è l’insegnamento cileno ?
Facciamo un lungo passo indietro di 41 anni.
1969, Salvador Allende viene eletto presidente al ballottaggio contro il candidato – che già aveva degnamente ricoperto l’incarico di Presidente – della Destra Jorge Alessandri.
La vittoria di Allende, amico di Castro, fu propiziata dalla scelta suicida della dc di candidare un uomo di sinistra, Rodomiro Tomic e, giunto terzo e fuori dai giochi, appoggiare il socialista.
Il resto è storia.
Dopo il ritiro dalla scena politica del Generale Pinochet, i democristiani ci riprovarono e si allearono nella “Concertation” con socialisti e radicali, tenendo il potere per 20 anni.
Solo grazie al “salto della quaglia” dei democristiani i comunisti nel 1969 e i radicali fino ad oggi riuscirono a governare in Cile.
In Italia solo grazie a Prodi ed ai “cattolici adulti”, quelli raccolti prima nel ppi, poi nella Margherita ed ora ospiti del pci/pds/ds/pd, i comunisti riuscirono ad andare per ben due occasioni al governo, occupare per più di un anno la presidenza del consiglio e, da due anni, il Quirinale.
Alla fine, però, come dimostra il Cile, nonostante i democristiani restino alleati di socialisti e radicali, il Popolo rifiuta quella alleanza e vota per la Destra.
Analogamente in Italia.
Per quanti “cattolici adulti” si siano spostati verso la sinistra, questa resta minoritaria.
Allora Casini ci pensi prima di fare il suo “salto della quaglia”.
E se Berlusconi e il Centro Destra devono imporre l’ “aut aut” a Casini (o di qua o di là: no alla politica ambigua dei due forni o del piede in due staffe) , gli elettori del Centro Destra devono aiutare i dirigenti del Centro Destra a comprendere la lezione cilena, bocciando tutti quei candidati in odore di transumanza al seguito di Fini dopo l’eventuale elezione.
Soprattutto quando vengono candidate persone come la Polverini in Lazio che ha dimostrato, con i suoi 7 scioperi generali in adesione alla trimurti e contro Berlusconi, di essere politicamente inaffidabile.
Meglio la chiarezza, meglio un candidato dai confini politici sicuri.
Come insegna il Cile.


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18 gennaio 2010

Craxi non sia riabilitato

Nel decimo anniversario del decesso è un fiorire di celebrazioni nei confronti di Craxi Benedetto, detto Bettino.
Si propongono strade e piazze da intitolargli, si rilegge la storia di quegli anni in termini per lui apologetici, persino Il Giornale di Feltri si fa portatore di accompagnare – alla “modica” cifra di 9,99 euro – alcune pubblicazioni della “Fondazione Craxi” sulla cui obiettività, ovviamente, è tutto da discutere.
Si propone, in sostanza, la “riabilitazione” del defunto segretario socialista.
Craxi venne eletto segretario del psi quando avevo 20 anni e morì da latitante quando ne avevo 43.
Il mio ricordo di Craxi è negativo.
Non tanto per le accuse che gli sono piovute addosso, anche se fu per quelle che è scappato e che subì la “damnatio memoriae”, ma per la sua attività politica.
Craxi fu il tipico socialista che non modificò di una virgola la abituale posizione del psi di Nenni, De Martino, Mancini, Lombardi.
La “politica dei due forni” ancorché teorizzata da Andreotti, fu praticata dai socialisti che, anche con Craxi, stavano al governo a Roma con la Dc e in periferia con il Pci, favorendo la schizofrenia della politica italiana e praticavano l'assalto alle finanze pubbliche con i finanziamenti a lobbies e conventicole varie.
Il ricatto che i socialisti, sin dall’infausto loro ingresso al governo nel 1963, preceduto dai primi approcci del 1961-1962, fu continuato da Craxi che ottenne prima per Pertini il Quirinale e poi per se stesso la presidenza del consiglio, per non parlare della presidenza di Enel, Eni, Rai e tante altre piccole aziende pubbliche.
Tanto dai democristiani, tanto dai comunisti, ugualmente colpevoli di aver ceduto al ricatto socialista.
Eppure, nonostante tutto ciò, gli Italiani non diedero mai il loro consenso ai socialisti di Craxi come lui si sarebbe aspettato.
Il psi di Craxi non riuscì mai ad arrivare al 15% del consenso popolare: ci sarà un perché …
La politica socialista, continuata pari pari da Craxi, fu la principale responsabile dello spreco statalista ed assistenzialista, nonché della ingovernabilità di governi soggetti al capriccio di umbratili segretari di partito.
L’amicizia di Craxi per i palestinesi trovò il suo apice nell’infame episodio di Sigonella quando consentì ai terroristi assassini dell’Achille Lauro di involarsi liberi, impedendo la loro cattura da parte dei marines.
I suoi scontri con De Mita fornirono assists ripetuti ai comunisti per picconare quella minima stabilità governativa.
La sua “statura” di statista, per me inesistente, è misurata dalla rottura operata durante il rapimento Moro, quando tutte le forze politiche, in un soprassalto di dignità, si rifiutarono di trattare – come si deve sempre rifiutare di trattare – con i terroristi delle brigate rosse, mentre lui cercò di indurre ad aprire un dialogo addirittura proponendo la liberazione di una terrorista.
Certo, Craxi assunse anche delle iniziative positive, come l’abolizione della scala mobile e l’installazione dei missili Pershing e Cruise, ma furno episodi, spesso determinati dalle convenienze e obblighi internazionali e il più delle volte condizionati dagli alleati di governo.
Quanto alla vicenda delle tangenti e dei finanziamenti, il fatto che tutti i partiti, escluso l’Msi e la nascente Lega, ne fossero coinvolti perché la politica costava e costa, non è una scusante, semmai è una aggravante nei confronti di Craxi essere stato l’unico che, pescato con le mani nella marmellata, invece di combattere e cercare di affermare le proprie ragioni, rischiando la galera o i servizi sociali come capitò a molti suoi colleghi, lasciò campo libero ai magistrati giustizialisti, scappando dagli amici tunisini, e regalandoci una presenza delle toghe in politica che stiamo ancora subendo.
Per questi motivi il mio giudizio su Craxi non è cambiato rispetto agli anni della sua ascesa, decadenza e latitanza e non ritengo che, finchè avremo memoria, finchè ci sarà ancora qualcuno che in quegli anni ha vissuto, si possa pensare ad una riabilitazione di Craxi.
E tanto meno intitolargli strade, piazze e neppure un vicolo cieco.


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17 gennaio 2010

La “nuova destra” di Fini è la vecchia (e solita) sinistra

Davanti ad una entusiasta nomenklatura del pci/pds/ds/pd, Gianfranco Fini ha fatto un altro passo per diventare il leader della sinistra presentando a Bologna, nella libreria delle coop rosse, il suo libro che vorrebbe indicare cosa la Destra dovrebbe fare.
La cronaca della stampa – di sicuro non entro (e tanto meno compro) nelle librerie coop o Feltrinelli – racconta di un Fini accolto come “uno di loro”, probabilmente nella speranza che gli riesca di fare lo sgambetto all’odiato Berlusconi.
Penso che sia lo stesso identico sentimento con il quale accoglierebbero chiunque si proponesse al pubblico attaccando il Premier, la sua politica e indicando, come strada da seguire, lo smantellamento dell’Italia tradizionale e il meticciato permanente, con la perdita di qualsivoglia identità nazionale.
Fini si è così giocato un’altra grossa fetta di fiducia che, ormai, con il comportamento tenuto da quel settembre 2003 quando gli venne in mente di proporre il voto agli immigrati, è ridotta, tra il Popolo di Destra, alla temperatura della superficie di Plutone.
Del resto per uno che, ostinatamente, insiste nel proporre “il dialogo” con la sinistra e che si riduce in riforme “condivise”, quindi concedendo il diritto di veto alla sinistra e, soprattutto, nel mutuare le idee della sinistra quali:
- accoglienza, integrazione, cittadinanza e voto per gli immigrati
- testamento biologico
- riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso

quale potrà mai essere il gradimento da parte di chi vota per il Centro Destra ?
Quelle elencate non solo non sono idee di Destra, ma non sono neppure nuove, visto che sono il classico grimaldello con il quale la sinistra, da decenni, cerca di sgretolare le basi morali e civili della Nazione.
Che Fini le sostenga, che le “presenti” ospite di una organizzazione fiancheggiatrice, da sempre, dei comunisti, alla entusiastica presenza di tutta la nomenklatura comunista di Bologna, la dice lunga sulla sua “nuova destra” e ci dice cosa dovremo fare alle prossime elezioni.
Innanzitutto bocciargli i candidati prediletti a cominciare dalla Polverini in Lazio.
In secondo luogo aumentare i consensi di chi propone strade alternative a quelle di Fini, come la Lega o Forza Nuova.
Piccola annotazione personale e locale.
Mi è dispiaciuto leggere che tra il piccolo manipolo di finioti presenti nella coop rossa ad ascoltare Fini ci fosse anche il candidato del Pdl per la presidenza della regione Emilia Romagna, Giancarlo Mazzuca.
Mi dispiace che non abbia seguito l’ottimo comportamento di Fabio Garagnani che si è rifiutato di presenziare in quel contesto.
La sua presenza mi farà votare per Forza Nuova, visto che la Lega si presenterà alleata con il pdl.


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14 gennaio 2010

Passo falso di Berlusconi sulle tasse

L’euforia del rientro ha giocato un brutto scherzo a Berlusconi (e forse non è estranea l’ennesima trappola che è stata architettata ai suoi danni da Repubblica).
Indipendentemente dall’esegesi delle parole e della sintassi usata, la percezione generalizzata è stata che Berlusconi dopo aver “raddoppiato” con la proposta delle due aliquote, ha poi “lasciato” con la scusa dei conti pubblici.
Bisogna essere chiari: se si crede in una filosofia che si basi sul progressivo arretramento dello stato dalle nostre vite e dalle nostre tasche, allora non ci sono parametri europei che importino.
Le tasse vanno ridotte e, per recuperare il gettito fiscale che inizialmente si perderebbe, si devono tagliare le spese e far pagare i servizi per quello che costano.
In sostanza, io pago quando usufruisco e non pago se non usufruisco.
Le imposte dirette dovrebbero solo essere funzionali a quelle attività statuali (funzionamento degli organi amministrativi e di governo, Polizia, Forze Armate, organismi diplomatici) necessarie all’esistenza stessa dello stato.
O forse qualcuno pensa di sostenere che non esistano i finanziamenti a pioggia che, sommati uno all’altro, formano uno tsunami di denaro che potrebbe essere risparmiato da ciascuno di noi ?
Così, in prima battuta, mi viene in mente il fondo unico per lo spettacolo, il famigerato “fus”.
Perché devo pagare per spettacoli che non andrò mai a vedere ?
Il costo di quegli spettacoli li paghi chi li guarda e tanti più saranno, tanto meno pagheranno, come è nella legge di mercato.
Ma se quegli spettacoli sono visti da una minoranza di nicchia, allora che sia questa minoranza di nicchia a pagare, e per intero, ciò che le piace: perché devo contribuire anche io ?
E se qualcuno pensa che sì, si può fare, ma l’impatto immediato sarebbe oneroso per le casse dello stato, ecco pronta la soluzione: privatizzare la Rai.
Con la cospicua somma che si ricaverebbe si riuscirebbe a realizzare una entrata straordinaria che consentirebbe di mettere a regime la riforma fiscale (riduzione delle tasse).
Senza contare che privatizzare la Rai significherebbe anche eliminare uno dei balzelli più odiosi: il canone televisivo.
Ecco perché Berlusconi ha fatto un passo falso nel rendere dichiarazioni, sui conti dello stato, degne di un Prodi qualunque.


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12 gennaio 2010

Osservatore d'Egitto

La vicenda di Rosarno ha nuovamente portato all’attenzione della pubblica opinione la questione dell’immigrazione.
Purtroppo la autoproclamata “intellighenzia” continua a cercare di circuire il Popolo, facendo credere che la “colpa” non sia di una immigrazione selvaggia e fuori controllo, bensì di chi non spende il denaro di tutti per consentire agli immigrati di vivere comodamente sulla nostra terra.
Persino un giornalista di qualità come Vittorio Feltri si è lasciato ingannare e non ha saputo interpretare il sentimento di gran parte della popolazione, come usualmente riesce a fare, cercando la responsabilità degli scontri in altre letture. In ogni caso Feltri ha saputo anche infliggere una bella sferzata alle verginelle del “politicamente corretto” sparando per due giorni in prima pagina il termine “negro” nei titoli e impartendo oggi una lezione sulla correttezza dell’uso di tale sostantivo.
Sevo però annotare con dispiacere che anche la chiesa non ha saputo intercettare l’umore popolare e, non con l’Avvenire, bensì con l’Osservatore Romano si è unita al coro, intonando la liturgia del “quanto sono razzisti gli Italiani”: una emerita sciocchezza che stupisce provenga dal quotidiano papalino.
E questo, purtroppo, mi fornisce l’indicazione di quanto sia poco ascoltato e obbedito Benedetto XVI, che sembra prigioniero di una curia sinistrorsa che ormai controlla ogni fonte di informazione vaticana.
Naturalmente ne dovremo tener conto nei futuri eventi che vedranno la chiesa oggetto di attacchi e se per un agnostico come me costa poco scindere le mie opinioni da quella della chiesa, temo che per tanti amici ancora praticanti la inevitabile scelta di campo, sarà traumatica e dolorosa.
Del resto come si può ancora seguire una chiesa che parla come l’Egitto ?
Già, l’Egitto, salito agli onori delle cronache per gli omicidi cui sono stati soggetti i cristiani in occasione del loro Natale.
E’ lo stesso Egitto che ha la supponenza di criticare l’Italia nella gestione – sin troppo permissiva – degli immigrati.
Mi aspetterei una reazione ben più forte che una diplomatica nota della Farnesina: ecco una occasione in cui sarebbe da rispolverare la t-shirt del Ministro Calderoli.
Chi sa ragionare con la propria testa, invece, non può che prendere atto della impossibilità di integrare nella nostra civiltà elementi così estranei come sono i musulmani.
E questa ormai assodata certezza dovrà essere posta a base delle prossime scelte sull’ammissione di nuovi immigrati, sul rinnovo dei permessi esistenti, sulla concessione della cittadinanza e del diritto di voto che non potranno mai dipendere da un automatismo temporale.
Se queste sono idee che i pasdaran del “politicamente corretto” considerano “razziste” e “xenofobe” … me ne farò una ragione (e continuerò ad esprimerle come è mio diritto: di pensiero, di parola, di diffusione delle idee), come dovranno farsene una ragione loro del fatto che sono idee condivise dalla grande maggioranza del Popolo e che anche all’estero – Svizzera docet – continuano a rappresentare un autentico sentimento popolare.


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10 gennaio 2010

Regionali:ammucchiata contro Berlusconi

Credo sarebbe fare un torto a Berlusconi pensare che non si sia accorto di quel che stanno cucinandogli i suoi nemici di sempre assieme ai suoi ex delfini Casini e Fini.
Gli articoli de Il Giornale sono illuminanti su quello che gli antiberlusconiani stanno preparando e, quindi, è ragionevole pensare che il Premier stia adottando le opportune contromisure: diamogli fiducia.
Ciò non ci esime, però, dal fornire il nostro contributo perché se riusciremo ad evitare che anche un solo elettore “sbagli” voto, grazie all’impegno dei vari blogger di Centro Destra, allora avremo comunque raggiunto lo scopo.
E lo “sbaglio” è facilissimo in questa situazione confusa con i complotti antiberlusconiani sotto traccia.
Così, ad esempio, in Lazio un elettore ingenuo di Centro Destra vota Polverini pensando di votare Berlusconi e, nel giro di pochi mesi, rischia di vedere che il suo voto è stato concesso ad una finiota pronta ad abbandonare il Premier per aggregarsi ad una ipotetica ammucchiata con il pci/pds/ds/pd, con Casini, con Di Pietro e persino con la Bonino, con la quale sta già scambiandosi sviolinate e attestati di stima.
Le scelte di Casini sono in questo senso le più indicative di quello che cercano di fare per ottenere, per via traversa, quel che non riescono a conseguire per via diretta: l’eliminazione (solo politica, si spera) di Berlusconi.
Così vediamo l’Udc sostenere il candidato del pci/pds/ds/pd in Puglia e in Piemonte, dove l’esito è incerto, la Polverini e Scopelliti (candidati vicini a Fini) in Lazio e Calabria, ma mai sostenere un candidato che sia espressione di un sicuro ancoraggio al Centro Destra.
Casini dovrebbe spiegare quale differenza ci sia tra la Bonino (Lazio) e la Bresso (Piemonte) se non nel candidato del Centro Destra.
In Lazio c’è un candidato (Polverini) che nei suoi sei o sette scioperi generali contro il governo Berlusconi negli anni 2001-2006 ha dimostrato di essere predisposta a creare imbarazzi nel Premier, in Piemonte, invece, c’è la solida e coerente candidatura del capogruppo leghista Roberto Cota.
Quale panorama potrebbe uscire da queste elezioni ?
Il Centro Destra potrebbe vincere alcune importanti regioni, ma mentre in Veneto e Lombardia ci sarebbe la certezza di una guida stabile e sicura, ancorata al Centro Destra e pienamente rispettosa dei sentimenti degli elettori su vari temi a cominciare da quello dell’immigrazione, in altre (Lazio, Calabria) ci sarebbe un presidente che, appena Fini lo decidesse, porterebbe la sua carica al di fuori del Centro Destra, lasciando con un palmo di naso gli elettori che lo avevano votato pensando di votare Berlusconi e non Fini (o Casini o Bersani).
Nel 2005 il Centro Destra vinse solo in Lombardia e Veneto: ciononostante è ancora al governo.
Non vedrei nulla di male se nel 2010, fermo restando il voto a Formigoni e Zaia nelle due regioni più importanti, per non rischiare di vedersi ribaltare il voto, in altre regioni, come Lazio e Calabria, si optasse per la eventuale candidatura della Destra Radicale (Fiamma Tricolore o Forza Nuova) o per una sana astensione.
Anche così si può aiutare Berlusconi a sconfiggere i suoi nemici esterni ed interni al Centro Destra.


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08 gennaio 2010

Da Rosarno il più chiaro degli avvertimenti

Quel che doveva, prima o poi, accadere è accaduto.
Già una ventina di mesi fa a Castelvolturno gli immigrati si erano ribellati a chi li ospitava.
Evidentemente il messaggio seguito a quella rivolta è stato troppo debole e così a Rosarno abbiamo avuto una nuova e più violenta ribellione.
Danni e devastazioni provocate, riportano i quotidiani, da migliaia di illegali che si sono riversati per le strade e ribellati ai cittadini e alla Polizia Italiana.
A gente simile Fini e i finioti vorrebbero consegnare la cittadinanza e il diritto di voto: una autentica bestemmia giuridica, morale, sociale, politica, civile ed economica.
La situazione a Rosarno sembra ora essersi calmata, mi auguro non a seguito di promesse sintomo di debolezza.
Perché l’unica risposta, l’unico messaggio che deve arrivare è quello della fermezza.
I ribelli di Rosarno devono subire quella punizione esemplare che non fu impartita dopo Castelvolturno e la cui conoscenza si diffonda non solo tra tutti gli immigrati già presenti in Italia, ma anche tra tutti coloro che, dall’Africa si stanno preparando per occupare la nostra terra.
Mi auguro che i fatti di Rosarno aprano definitivamente gli occhi a chi li ha tenuti ostinatamente chiusi fino ad ora sui pericoli dell’immigrazione, ben consapevoli che oggi, dopo una tale ribellione, chiunque continuasse a sostenere l’accoglienza, il diritto di voto, la cittadinanza breve non potrà più accampare a sua esimente la buona fede e il non sapere.
Da Rosarno può iniziare la “reconquista” dell’Italia per gli Italiani.
Intanto chiediamo ai candidati di Centro Destra un impegno scritto per non concedere MAI alcuna agevolazione che favorisca la cittadinanza e il voto per gli immigrati.

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06 gennaio 2010

Anche Feltri contro la candidatura della Polverini

Anche oggi Il Giornale brillantemente diretto da Vittorio Feltri, ha un articolo tendente a mettere in guardia l’elettorato di Centro Destra dal votare in Lazio un candidato, Renata Polverini, sulla cui affidabilità politica esistono – e Feltri li evidenzia – numerosi e fondati motivi di dubbio.
Nel mio piccolo avevo già affrontato il tema , in anticipo rispetto al Giornale, partendo da una esperienza personale.
Nei commenti all’articolo de Il Giornale ve ne è uno di un lettore che ringrazia il Cielo di non dover votare in Lazio, perché gli si “rivolterebbero le budella” a votare la Polverini.
Se fossi un elettore del Lazio, a me le budella non si rivolterebbero, per il semplice fatto che non la voterei, indipendentemente dalle alternative.
Credo che la giusta battaglia di Feltri contro la Polverini (e Fini) debba essere ascoltata dagli elettori di Centro Destra per porre termine a quello stillicidio che, sin dai tempi della prima repubblica, ci vedeva votare chi, in campagna elettorale, era il paladino allora della “diga” al comunismo, oggi della “alternativa” alla sinistra e, poi, passate le elezioni promuoveva inciuci e leggi che non appartengono al nostro sentimento.
Tale è il rischio con la Polverini.
L’elettorato del Centro Destra – tranne la marginale frangia che ha trovato in Fini il suo riferimento – è decisamente contrario agli inciuci con la sinistra.
Come può garantirlo un candidato ampiamente corteggiato, tanto in campo sindacale quanto in campo politico, dalla sinistra ?
Come può garantirlo un candidato che, negli anni di dirigenza sindacale, ha portato la gloriosa Cisnal all’abbraccio con la trimurti partecipando a tutti gli scioperi generali promossi contro il Governo Berlusconi ?
L’elettorato del Centro Destra è contro l’immigrazione, la concessione della cittadinanza e del voto.
Come può garantire la Polverini di non inseguire la sinistra su tale strada devastante, quando con il suo sindacato ha dato spazio ad un sindacato “ad hoc” per gli immigrati?
L’elettorato del Centro Destra è favorevole alla stabilità governativa con Berlusconi e, come è risultato nel recente referendum sulla legge elettorale, preferisce una legge imperfetta che però garantisce la leadership ad una elaborata ma che riporterebbe l’Italia alla ingovernabilità.
Come può garantirci la Polverini che si schierò con Fini (e i radicali) contro la legge confermata dagli elettori ?
Come può la Polverini garantirci dal fare una politica contraria a quella del Centro Destra se, come sembra, si presenta nei manifesti addirittura senza simbolo di partito, quasi come se fosse scelta dallo Spirito Santo ?
Ma, soprattutto, come può la Polverini (e, naturalmente, tutti i finioti) garantirci dal non sfruttare la posizione che dovesse acquisire anche con il nostro voto, per remare contro Silvio Berlusconi, il suo Governo, la sua Leadership dopo che, negli anni, avendo partecipato agli scioperi generali contro Berlusconi ha dimostrato di non essere in sintonia con il Premier ?
Condivido la battaglia di Feltri perché l’elettorato del Centro Destra apra gli occhi e voti coscientemente, senza temere che facendo mancare il voto al candidato prescelto ma che non fornisce sufficienti garanzie di affidabilità politica, si possa favorire quello di sinistra.
Meglio avere davanti un nemico dichiarato che scoprire che il nostro voto è servito ad eleggere qualcuno che attuerà la stessa politica che volevamo ostacolare.

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04 gennaio 2010

La costituzione ? Meglio riscriverla ex novo

Il ministro Brunetta è un socialista non pentito e questo non potrà mai consentirmi di riconoscermi nelle sue motivazioni, ma gli riconosco vari meriti.
Le sue esternazioni, mai “politicamente corrette”, increspano le acque sin troppo ferme della palude politica e, adesso, ha finalmente rotto il tabù che imponeva, a chiunque parlasse di riformare la costituzione, di precisare, come in una liturgia, che da modificare era la seconda parte e non la prima.
Finalmente anche la prima parte non è più intoccabile e allora diciamola tutta: la nostra costituzione deve essere riscritta ex novo e non rattoppata alla bene meglio togliendo una parola qui e aggiungendone una là.
La costituzione vigente risale ad un’epoca che, stante i cambiamenti intervenuti, appare più preistorica che solamente lontana.
E’ il frutto di un “lavoro” di due anni (1946-1948) da parte di una classe politica inesperta, proveniente o dall’esilio o dalla burocrazia.
Esponenti alquanto anziani dell’Italia prefascista e giovanotti che, spesso, si erano convertiti il 25 luglio 1943 (o addirittura il 25 aprile 1945) dopo magari aver insegnato “Mistica Fascista”.
Era un’Italia che usciva da una guerra persa che, per certi aspetti, aveva anche assunto la connotazione di guerra civile.
Era un’Italia che stava ancora sopportando l’occupazione militare nemica.
Ma, soprattutto, era un’Italia in cui emarginati gli eredi del Fascismo – che comunque aveva fatto la Storia Patria per 22 anni – e ignorata la marginale elite liberale ed azionista, era spartita tra due grandi filoni dogmatici e ideologici: i cattolici che avrebbero sostenuto la Democrazia Cristiana e i socialcomunisti che avrebbero dato vita al Fronte Popolare (diviso poi, dopo la sconfitta, in pci e psi).
E la costituzione risente tutta della paternità socialcomunista e della maternità cattolica.
E’ una costituzione che già con la caduta del comunismo e la successiva, ingloriosa, fine della Democrazia Cristiana sopravvive, come un simulacro rivolto al passato, ai suoi genitori, mantenendo ingessata la politica italiana perché era stata pensata proprio per impedire che una parte potesse avere la forza per informare ai propri ideali e valori la società italiana.
Siamo così arrivati, arrancando, al 1994 quando la discesa in campo di Silvio Berlusconi ha prodotto quella spinta al rinnovamento che andava ad aggiungersi alla forza ed allo spirito rivoluzionario della Lega.
Ma, ancora, la “costituzione nata dalla resistenza antifascista …bla …bla …bla …” si è dimostrata la palla al piede di ogni riforma efficace, brandita come un’arma da tutti coloro che non volevano che l’Italia voltasse pagina.
Pensiamo che solo nel 2005 fu abolita la XIII disposizione transitoria e finale che impediva ai membri maschi di Casa Savoia di rientrare in Italia, mentre è tuttora vigente l’anacronistica XII disposizione transitoria e finale che proibisce la ricostituzione del Partito Nazionale Fascista.
Come se, dal 1948, dopo 62 anni, ci fosse ancora qualcuno che considera così debole la nostra democrazia da paventare la libera circolazione ed espressione delle idee.
Allora ben venga la provocazione del ministro Brunetta e allarghiamo il concetto a tutta la costituzione del 1948 il cui posto, ormai, è in una teca al museo archeologico del diritto, per scrivere una nuova Carta Fondamentale.
Una Carta breve, che possa essere studiata a memoria sin dalle scuole elementari, agile, contenente solo i principi e i valori ispiratori la comunità che vuole perpetuare la Nazione Italiana.
E, forse, sarebbe sufficiente un solo articolo che dicesse con chiarezza che la Libertà è il bene supremo e lo stato, uno stato che si rispetti, la deve garantire in ogni sua forma (pensiero, parola, scritti, associazionismo) anche nei confronti di chi dovesse esprimere opinioni difformi da quelle “codificate”, perché solo il voto, espressione della Sovranità Popolare, potrà decidere l’indirizzo della nazione e quali idee meritano di essere tradotte in leggi e quali dovranno ancora convincere la maggioranza sulla loro bontà.


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03 gennaio 2010

Solo chiacchiere e distintivo

Mentre leggevo nella versione online de Il Resto del Carlino il discorso integrale di Napolitano, mi è venuto spontaneo pensare alle sue radici per cercare di comprendere perché il suo sermoncino fosse così banale e melenso.
Probabilmente Napolitano pensa ancora di parlare alle varie cellule del suo pci, quando poteva raccontare la rava e la fava, giustificando persino l’invasione comunista dell’Ungheria e qualunque cosa avesse detto sarebbe stata accolto come un oracolo.
Ma noi, che non crediamo ai coccodrilli che volano neppure quando lo scrive l’Unità , ci domandiamo a cosa servano cinque cartelle di chiacchiere che esprimono, per lo più – l’unica eccezione riguarda gli immigrati – concetti talmente ovvi da banalizzare chiunque ne parli come se scoprisse l’acqua calda.
E’ ovvio che speriamo tutti che l’anno appena iniziato sia migliore di quello trascorso ed è altrettanto banale dire che nel 31 dicembre 2009 la speranza è stata maggiore che un anno prima.
E il lavoro che stenta a decollare come il Sud.
E la giustizia che non c’è e l’elefantiaca struttura statale che bloccano lo sviluppo politico.
E le tasse troppo alte (ma Napolitano si ricorda di essere stato ministro nel governo più rapace della storia d’Italia ?) e gli ammortizzatori sociali che devono garantire a chi, senza colpa, perde il lavoro, di mantenere la sua dignità mentre ne cerca un altro.
L’unico pistolotto rigorosamente "politicamente corretto" e non condivisibile, proprio perché ideologico, è quello che riguarda gli immigrati.
Non vi è alcun pericolo razzismo o xenofobia, ma semplicemente la necessità di difenderci da una invasione che scardinerebbe le fondamenta stesse del benessere e della nostra pace sociale.
E se c’è un provvedimento che dovrebbe essere citato ad esempio di buon governo tra tutti quelli assunti nel 2009, io direi: il respingimento in mare degli illegali che ha, se non bloccato, almeno fortemente rallentato l’invasione dei clandestini, creando anche una ben diversa percezione sull’Italia che non è più quel Bengodi in cui l’avevano trasformata politiche folli di accoglimento indiscriminato.
Ma per tutto il resto chi mai si sognerebbe di sostenere il contrario ?
Chi mai direbbe che bisogna incrementare la disoccupazione, aumentare l’ingiustizia, depauperare il Sud, aumentare le tasse … beh, questo sì, a sinistra lo pensano e talvolta scappa loro pure detto.
Il punto è il “come” realizzare tutto quel che ha tanto puntigliosamente quanto inutilmente elencato Napolitano.
E il “come” divide inevitabilmente gli Italiani.
Li divide tra una maggioranza che ha fiducia nella guida di Berlusconi, anche se lo vorrebbe più deciso e meno incline ad ascoltare le colombe, e una minoranza furiosa che resta incollata alla televisione per soddisfare la sua sete d’odio sbavando davanti ad alcune trasmissione delle reti pubbliche (quindi realizzate con i soldi di tutti !).
Ed è inutile che Napolitano continui a sermoneggiare per riforme condivise, per abbassare i toni, perché finchè ci saranno migliaia di persone che si iscrivono ai gruppi inneggianti a Tartaglia, noi sapremo che a sinistra quello pensano.
Alcuni, ipocritamente, stanno zitti, altri non riescono a contenersi e lo scrivono, come l’europarlamentare De Magistris che non ha fatto altro che mettere nel suo blog la “speranza di riserva” di gran parte dei sinistri: l’esilio – più o meno volontario – di Berlusconi (la prima speranza, inutile ricordarlo, è quella che è espressa in film, racconti e brindisi auguranti la morte al Premier).
E non vedo nulla di più sciocco che cercare un accordo con chi è disponibile a trattare solo perché non riesce a diventare maggioranza e, anzi, da minoranza ha la pretesa non solo di dettare regole e agenda, ma anche di scegliere i nostri leaders, decretando l’esilio per chi non va loro a genio.
Il primo gennaio una trasmissione radiofonica ha riproposto il messaggio agli Italiani rivolto il 31 dicembre 1954 dal Presidente Einaudi: breve, sobrio, discreto, senza “intuizioni” messianiche che, poi, si rivelano banale melassa buonista.
Già, ma le sue radici erano liberali, non certo comuniste

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