Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

29 giugno 2012

I nostalgici del compromesso storico


Con la scelta di Casini di allearsi con Bersani, torna prepotentemente alla luce il disegno egemonico di cattolici e comunisti che diede vita a questa repubblica e impose la costituzione del 1948.
Se nel 1994, Casini (e Mastella) si distinsero scegliendo di costituire coraggiosamente il Ccd in contrasto con la maggioranza filocomunista del ppi allora di Martinazzoli (che poi è infatti confluita nel pci/pds/ds/pd), oggi Casini e i suoi rinnegano tale scelta per offrire uno sgabello a Bersani.
Con la scusa di una crisi provocata dalle loro stesse iniziative (l'europa unita e l'euro) Casini e Bersani si apprestano a presentarsi al voto assieme, per poter meglio perpetuare la sistematica spoliazione dei beni privati degli Italiani attraverso le tasse e la politica clientelare dell'assistenzialismo statalista.
Quel che non riuscì a Moro, riuscirà a Casini ?
Non credo che la maggior parte degli elettori dell'Udc abbia l'anello al naso e penso che se Berlusconi riuscirà una buona volta a liberarsi dai lacci e lacciuoli delle colombe e si lancerà in una nuova arrembante campagna elettorale fondata sullo "spirito del 1994", con l'aggiunta di un importante antieuropeismo finalizzato al ritorno alla Lira, allora potrà dare numerose gatte da pelare ai due neosodali.
Berlusconi abbia lo stesso coraggio di Cesare quando attraversò il Rubicone, tolga la spina ad un governo che il suo elettorato non solo non ha mai amato, ma che adesso comincia veramente ad odiare.
Scelga la strategia a suo parere più opportuna: partito unico o mille liste tematiche, per me fa lo stesso, purchè i principi siano chiari:
  • no ad ogni prosecuzione dell'esperienza Monti;
  • uscire dall'euro possibilmente assieme a tutte le altre nazioni oggi asservite alla Germania;
  • no ad ogni prosecuzione di una innaturale esperienza di maggioranza con i comunisti;
  • ripresa della politica di riforme liberali in economia e di difesa dei Valori Tradizionali nella morale.
Non è mai troppo tardi per ricominciare a dare rappresentanza a quella maggioranza di Italiani che di Bersani, delle tasse, di Casini, di Monti, della Fornero, della Merkel e dell'euro non vuole più sentirne parlare.
Un nuovo inizio è possibile, dando speranza a chi non vuole passare dalla padella dei "tecnici" alla brace del compromesso storico clericomarxista.



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Provaci ancora, Franz !

Nonostante l'immissione massiccia di non tedeschi (che non cantano l'inno nazionale come da immagini !) , il risultato non cambia: l'Italia del calcio batte la Germania nelle partite che contano (europei e mondiali).
E' una autentica sindrome quella dei tedeschi verso l'Italia anche in un'epoca in cui la nazionalità dei giocatori viene annacquata con l'immissione di giocatori in possesso di cittadinanza, ma non di nazionalità.
Emblematiche le facce dei tifosi e le lacrime delle tifose tedesche che, ancora una volta, andarono a Varsavia per suonare e, invece, furono suonati.
Peccato che le doti che mettiamo nel calcio non trovino corrispondenza in politica e in economia, torneremmo a dominare il mondo se potessimo unire alla nostra fantasia anche una maggiore volontà di sacrificio e di lavoro.
Contemporaneamente alla ola per l'Italia del calcio, i giornali radio stanno beatificando Monti: vedremo se è tutto oro quello che luccica.
Sicuramente, però, finchè resteremo nell'euro saremo sempre sudditi e il nostro destino sarà nelle mani dei tedeschi e non è una cosa positiva ...



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27 giugno 2012

Tutte le mie Italia - Germania


Ormai ci siamo, domani le squadre nazionali di Italia e Germania si affronteranno nell'ennesima sfida che suscita, sempre, emozione e passione.
Per ognuno di noi si tratta di emozioni e passioni differenti, legate ad episodi e momenti della propria vita e che se hanno nella sfida calcistica il loro momento apicale, coinvolgono in genere anche sentimenti ed episodi di vita vissuta che non hanno nulla a che vedere con il calcio.
Per me la sfida tra Italia e Germania risale, alla prima infanzia, quando con gli altri bambini (gli stessi che conosco e che frequento da cinquantadue anni) di un nuovo quartiere di Bologna (lo stesso in cui abito dall’età di tre anni e mezzo) giocavamo “alla guerra”.
Il nemico erano “i tedeschi” nella più classica interpretazione dei film allora in voga che alternavano soggetti bellici (seconda guerra mondiale) a western (e qui i cattivi erano e per me restano gli “indiani”, i pellerossa).
Ancora infanzia, ma in Val Gardena.
Vacanze estive in una Selva non ancora assurta a centro turistico di eccellenza.
Sì le escursioni con i genitori, ma ci divertivamo di più a giocare con i nostri coetanei del luogo … dandocele di santa ragione come, una volta, in modo sano e leale accadeva tra bambini che per fortuna non erano troppo tenuti nella bambagia.
Eravamo solo tre “italiani”: io e due fratelli genovesi, però facevamo per dieci.
Il 1966 è un anno che non dimenticherò.
L’Italia fu eliminata dalla Corea del Nord … ecco che ci avviciniamo al calcio.
I tedeschi locali e quelli di Germania (allora Ovest) esultavano e le prese in giro si sprecavano.
Ad ogni partita facevamo il tifo per la squadra che affrontava la Germania, ma solo l’Inghilterra dei fratelli Charlton, di Bobby Moore, di Banks, di “Dracula” Stiles, di Hunt, riuscì a darci soddisfazione tanto che credo la mia anglofilia di oggi, figlia di quella grande soddisfazione del 1966 quando i tedeschi rimasero con le pive nel sacco grazio agli Inglesi.
Cresciamo e arriviamo all'esame di terza media, continuamente rinviato per lo sciopero dei professori.
Si studia e si guarda il mondiale del Messico 1970 cui la squadra, affidata a Valcareggi andava da Campione d’europa 1968.
Fu l’anno della staffetta tra Mazzola e Rivera, ma anche del caso, sotto forma di appendicite, che bloccò Anastasi e portò ai mondiali Boninsegna e Prati (costringendo il CT a lasciare a casa anche Lodetti).
Fu l’anno in cui partiva titolare il blocco del Cagliari, incluso il re degli autogoal, Comunardo Niccolai , che, per fortuna, si infortunò lasciando spazio al più affidabile Rosato.
E fu l’anno di Italia-Germania 4 a 3, celebrata anche in un film.
Quella partita, vinta ai supplementari, fu il momento più alto, più ancora delle successive vittorie, più ancora dell’amarezza per la sconfitta in finale contro il Brasile.
Quella partita, per me, è LA partita, pari solo allo spareggio del 7 giugno 1964 tra Bologna e Inter.
Vincemmo.
Passiamo poi dai mondiali di Germania, deludenti, del 1974, l’Argentina (a colori) del riscatto e arriviamo a QUEL 1982.
Anno infausto che segnò la prima retrocessione del Bologna, ma anche il primo mondiale che la mia generazione abbia avuto la possibilità di vedere, vinto.
Cosa rimane del mondiale spagnolo ?
Il calcio scommesse e Pablito Rossi riabilitato appena in tempo.
Le emozionanti partite vinte contro Argentina e Brasile e la finale contro la Germania.
Chissà perché sorvoliamo sempre sulla semifinale vinta contro la Polonia …
Il rigore sbagliato da Cabrini, l’urlo di Tardelli e Zoff che solleva la coppa.
Poi ancora due squadre che si temono, ma noi che vinciamo quando conta e loro nelle “amichevoli”.
E così fu anche nel 2006, in Germania, con i panzer riunificati (e oggi sappiamo che, ancora una volta,  Andreotti aveva visto giusto dicendo che noi vogliamo così bene alla Germania che preferiremmo averne sempre due distinte ) .
Semifinale vinta che ci mandò direttamente in finale a consumare la vendetta contro i galletti francesi del “testone” Zidane.
Oggi, alla vigilia di un’altra Italia contro Germania, riaffiorano ricordi del passato.
Delle vicende che hanno coinvolto questi due popoli così diversi e con una storia così intrecciata.
Perché non possiamo dimenticare il nostro Risorgimento (quello vero, non quello che un vecchio comunista dal pianto troppo retoricamente facile si ostina a voler paragonare alla cosiddetta resistenza) dove i tedeschi, del ramo austriaco, erano i nemici per antonomasia.
Vostra eccellenza che mi sta in cagnesco per quei pochi scherzucci di dozzina e mi gabella per antitedesco …. 



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25 giugno 2012

Repellente


(ANSA) - ROMA, 25 GIU - 'La prospettiva e' un patto per affrontare l'emergenza tra progressisti e moderati. Oggi si e' realizzato con il governo tecnico ma la strada e' un governo politico per risollevare il paese e, in un rapporto tra le due famiglie del Ppe e Pse arrivare a Stati uniti Ue''. Lo dice Pier Ferdinando Casini durante la direzione dell'Udc. 
(13:43)



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La lezione di Formigoni


Il Corsera e altri giornali di regime sostengono che il Governatore della Lombardia sia indagato per, guarda un po’ che novità, corruzione.
Chi lo direbbe ?
La procura di Milano.
Ma, come sempre, il problema non è se Formigoni sia o meno colpevole, quanto perché un indagato, se tale fosse, debba venire a conoscenza di indagini sul suo conto dalla stampa e non da un atto formale (a meno che il Corsera non sia il nuovo sistema per notificare gli avvisi di garanzia ...).
Giustamente Formigoni dice:
non ho ricevuto nulla,
quindi non sono indagato,
quindi querelerò (ndr: per quel che serve …) chiunque sostenga il contrario o
il magistrato che, invece di darmene formale avviso, ha lasciato che filtrasse sulla stampa.
Non fa una piega, ma purtroppo il danno è fatto e Formigoni colpevolizzato.
Però è bene domandarsi anche se le eventuali accuse dei magistrati milanesi siano credibili.
E’ bene domandarsi perché i comunisti chiedono le dimissioni di Formigoni, ma non dei suoi colleghi, ugualmente indagati, Vendola ed Errani (sicuramente non è perché Formigoni è berlusconiano, mentre gli altri due sono dei compagni …).
Bisogna domandarsi se la sanità in Lombardia sia una buona sanità o meno (pare che il sistema lombardo sia il migliore in Italia, allora averne di “corruzioni” così se rendono ottimo un sistema di assistenza !).
Soprattutto i dirigenti del Pdl e della Lega devono domandarsi se vale la pena correre ognuno per conto proprio pensando di ereditare il patrimonio elettorale di Berlusconi (che tanto non lo erediterà nessuno, perché Berlusconi è ancora in sella) quando il nemico usa contro di loro la tecnica degli Orazi contro i Curiazi, abbattendo, o cercando di farlo, uno alla volta tutti coloro che possono ostacolarne la marcia su Roma.
Berlusconi, Bossi, ora Formigoni, chi sarà il prossimo da togliere di mezzo per evitare troppi ostacoli alla sgangherata macchina da guerra di Bersani ?



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24 giugno 2012

Indisponibile a morire per l'euro


Con la acutezza e la chiarezza che lo contraddistingue, Marcello Veneziani ha ieri messo il puntino sulla “i”, precisando che  "l'euro è un mezzo non il fine " come in passato veniva ricordato (e bisognerà farlo anche prossimamente viste le resistenze ad adeguare il Pdl alle mutate situazioni esterne) che “il partito non è il fine ma un mezzo", per cui il partito può anche essere sacrificato se ne deriva un vantaggio nel sostenere Ideali e Valori di appartenenza.
Bisognerebbe insegnarlo anche ai quadrumviri (non me ne vogliano quelli “veri” del nostro passato ...) della moneta unica che venerdì, dopo essersi visti a Roma (ma cosa avranno bevuto ?) hanno rilasciato dichiarazioni bellicose, degne di battaglie ben più nobili, per manifestare la volontà di combattere per l'euro.
Peccato che loro dichiarino guerra e noi si debba pagare il conto.
E infatti da tutta la riunione, oltre alla retorica bellica pro-euro, è uscita solo l'intenzione di aggiungere una tassa europea alle tante nazionali che già ci tormentano: la tobin tax sulle transazioni finanziarie.
Come qualsiasi governicchio democristiano della prima repubblica, quei figli dell'europa unita e dell'euro, non sanno fare altro che perpetrare rapine fiscali ai danni dei cittadini, da loro considerati alla stregua di sudditi o, peggio, di rematori di una galera romana.
Il risultato sarà di impoverire la gran parte della popolazione, per perpetuare il dominio di una casta di burocrati privi di valori morali e unicamente proiettati verso il dio denaro.
Personalmente credo che ci sia ancora spazio per una uscita dall'euro e per la sconfitta di chi non possiede quella nobile caratura necessaria per essere legittimato a diventare classe dominante.
Purtroppo non c'è ancora nessun leader che, almeno in Italia, intenda incarnare la legittima ribellione popolare, anche se le ultime esternazioni di un ritrovato Silvio Berlusconi fanno ben sperare.
Credo che gli Italiani indisponibili a morire per l'euro siano la maggioranza e tutti insieme possiamo seppellire l'euro, prima che l'euro seppellisca noi.



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21 giugno 2012

Meglio un romanzo giallo di un noioso saggio politicamente corretto


Un paio di volte alla settimana vado in libreria (ve ne sono tre che frequento abitualmente) per vedere le novità.
E ce ne sono sempre.
Ogni volta riesco a sorprendermi per la quantità industriale di titoli che vengono prodotti.
Credo sia improbabile che ognuno di quei volumi abbia una vendita sufficiente per consentire al suo autore di vivere grazie allo scrivere.
Frequentando abitualmente anche l’ambiente di una casa editrice (piccola e di nicchia, ma comunque con i suoi volumi in vendita e i relativi adempimenti burocratici) sono venuto a sapere che, pur potendo “calibrare” la tiratura di un volume sulle vendite preventivate (magari già prenotate) il vantaggio per la casa editrice è nelle nuove tecnologie che consentono una rapida ristampa ove venissero richieste copie ulteriori con costi anche più ridotti della prima edizione.
In ogni caso un romanzo che vendesse due o trecento copie scalerebbe rapidamente la personale classifica della casa editrice.
Ammettiamo pure che i volumi proposti da altre case, non di settore, abbiano una maggiore diffusione, non credo che comunque, tranne rare eccezioni, ma quelle ci sono sempre, superino una limitata tiratura, ben lontana dai milioni di copie dei best sellers dei vari Wilbur Smith o Kathy Reichs che consentono ai rispettivi autori abbondanti introiti, tali da potersi permettere, magari anche con i diritti televisivi o cinematografici, di vivere solo di quello.
Il discorso sui saggi è analogo ma elevato all’ennesima potenza in fatto di scarsità delle  copie vendute.
Non parliamo poi dell’Italia dove producono con ogni immediatezza libri presunti “verità” su vicende neanche concluse, quando non si mettono a scrivere cantanti o attori.
Scrivere un libro non è come scrivere un post, per il quale gli spunti sono ovunque (dalla lettura dei giornali, all’ascolto della radio, alle chiacchierate al bar con colleghi e amici, camminando per strada ..) ed è sufficiente trovare quei dieci minuti per metterli nero su bianco e impaginarli.
Scrivere un libro richiede (o richiederebbe …) uno studio, impostare la trama o la scaletta degli argomenti da sviluppare, limare le parole per rendere le frasi chiare ed immediate.
Non è qualcosa che si possa fare nei ritagli di tempo o al ritorno da una giornata di lavoro.
Allora può scrivere solo chi ha questo tempo, chi, pur percependo uno stipendio che gli consente di vivere, ha comunque a disposizione tempo ed energie per passare continuativamente alcune ore al giorno per elaborare le sue idee e tradurle nella parola scritta. 
E questo senza valutare il contenuto e la qualità degli scritti.
Andate a guardare le biografie degli autori e scoprirete che, per lo più si tratta di dipendenti pubblici: insegnanti, magistrati, funzionari delle finanze (che fanno coppia con il famoso “impiegato del catasto”), medici della sanità pubblica, telegiornalisti rai …
Naturalmente non è possibile fare di tutta un’erba un fascio, ma il dato è evidente.
Possiamo allora stupirci se la gran parte dei saggi (i romanzi sono altro …) propone teorie che favoriscono il perpetuarsi di uno stato arraffone (dei nostri guadagni) e arruffone (per l’incapacità di organizzarsi) con la relativa politica centralista e assistenzialista che ha il suo fulcro nel famoso “posto” pubblico ?
Allora, quando si vuole comprare libri, meglio un bel romanzo giallo (o di fantascienza, o di avventura o... o ....) del solito pastone politicamente corretto, finalizzato al lavaggio del cervello dei più deboli e con l'obiettivo di lasciare le cose come stanno.
Con le ovvie, rarissime, eccezioni ...




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18 giugno 2012

L’euro ottiene una proroga


In Grecia ha vinto la paura.
Invece di affrontare coraggiosamente il mare aperto del ritorno alla dracma, gli elettori ellenici hanno preferito credere alle promesse della Merkel, eleggendo una maggioranza a lei prona.
In altri tempi la vittoria di Nuova Democrazia, di Centro Destra, mi avrebbe fatto piacere, oggi meno.
Sempre meglio, intendiamoci, della sinistra, ma l’appiattimento sulle posizioni pro euro non promette nulla di buono.
Difficilmente la Grecia riuscirà a risollevarsi e la sua uscita dall’euro (sua e di altre nazioni) è inevitabile.
Il rinvio di tale passo comporterà solo un maggior costo sia per la difesa della permanenza dell’euro che nelle conseguenze quando ne uscirà.
Esattamente come accadde nel 1992 all’Italia con Amato e Ciampi che sperperarono miliardi di riserve valutarie per difendere la parità della lira nello sme (serpente monetario europeo) salvo poi essere costretti ad uscirne comunque.
Probabile, se i socialisti non avanzeranno troppe pretese, un governo tra Nuova Democrazia e i socialisti che pare godere di una maggioranza di una decina di voti.
Da notare, peraltro, che esisterebbe una maggioranza ancora più ampia di destra tra Nuova Democrazia, gli Indipendentisti e Alba Dorata.
A proposito di questo ultimo movimento, nonostante il tentativo, interno ed esterno, di demonizzarlo, ha praticamente confermato il risultato di maggio (nonostante i due primi partiti abbiano “succhiato” voti fino anche al 10% ) segno evidente che l’elettore greco comincia a non cascarci più nella trappola del “politicamente corretto” e della manipolazione mediatica.
Esattamente come in Francia accade verso il Fronte Nazionale che, per la prima volta con un maggioritario a doppio turno, ha eletto tre deputati (anche se non rappresentano il 17% che “pesa” il partito di Le Pen).
Anche in Francia i successori di Sarkozy nell’Ump dovranno decidere da che parte stare: se cominciare una collaborazione con il Fronte Nazionale o, per colpa della loro ostinazione a dividere la Destra, lasciare che siano i socialisti a governare.
Socialisti che ogni tanto si riaffacciano al governo, fanno i loro danni abituali e ne vengono estromessi.
Peccato che gli elettori si dimentichino così facilmente dei danni dei vari Mitterand, Papandreu, Schroeder, Prodi, Gordon Browne e compagni.
Ultima annotazione.
Nuova Democrazia, dopo essere stata data per spacciata due anni fa, è tornata ad essere il primo partito in Grecia.
Anche il Pdl è dato per spacciato nei sondaggi, ma quando si tratterà di votare e non di esprimere un sondaggio le cose cambieranno, ma soltanto se Alfano riaprirà alla Lega, staccando la spina a Monti.
E anche in Italia abbiamo una Destra che ambisce ad essere il Fronte Nazionale o l’Alba Dorata tricolore e attende il momento dell’exploit: Forza Nuova.



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17 giugno 2012

Contro Monti, ma da barricate distinte


Se esiste qualcuno in grado di rendermi simpatico e di parteggiare per qualcun altro, questo è la Trimurti sindacale cgil-cisl-uil.
Se poi vi aggiungiamo una manica di violenti che vorrebbe vivere alle nostre spalle e per questo devasta e cerca di impedire al prossimo l'espressione della propria libertà di parola, pensiero, opinione, circolazione, lavoro, allora la frittata è fatta: io sto con chi costoro additano al pubblico ludibrio.
Del resto prima di Seattle (1999) ero ( e ce ne sono le prove in articoli che allora scrivevo per un rivista regionale) antiglobalista.
Viceversa ho sensibilmente rafforzato le idee anticomuniste che già avevo, quando mi sono trovato davanti a picchetti che volevano impedirmi di entrare in aula e, nei primi anni ottanta, anche in ufficio.
La mia opposizione a chi vuole impormi le sue idee e il suo modello di vita è a tutto tondo e si estende agli ambientalisti, agli animalisti, a quelli che vorrebbero leggi repressive contro le idee, la loro diffusione e i loro simboli.
Seguendo questo filo logico Monti e la Fornero, dopo le manifestazioni di ieri della trimurti sindacale a Roma e dei no global (o centri sociali, per me questi o quelli pari sono) a Bologna, dovrebbero trovare in me un nuovo sostenitore.
Questa volta, però, non è così.
Pur non apprezzando le manifestazioni di ieri e, nel caso, escludendo una mia partecipazione ad analoghe inizitive che coinvolgessero il mio settore professionale (la mia opposizione si esprime con le parole, con lo scritto e con il voto, non con le piazzate) Monti e la Fornero l'hanno fatta troppo grossa.
Hanno pensato di trasformare (peraltro fallendo miseramente) le loro statistiche, le loro elucubrazione accademiche in atti di governo ignorando l'aspetto fondamentale di ogni arte del governo: l'interesse per le persone.
Perchè ogni governo nasce per il bene del Popolo che lo elegge e non per calpestarne i diritti, il benessere, le aspirazioni come Monti e la Fornero stanno facendo.
Comprendo, quindi, anche la violenza dei no global e la bolsa retorica del trio Camusso, Bonanni, Angeletti e questa volta non sono sufficienti a farmi cambiare posizione, anche se la mia barricata contro Monti e la Fornero è distinta e distante dalla loro.
Ma il mio sentimento verso quei due e i loro colleghi di governi mi induce a ritenere, anche sentendo quel che di loro dicono amici e colleghi, che l'odio, sentimento naturale, in questa circostanza cresce legittimamente e fermenta in ogni settore della popolazione, tranne, forse, in coloro che hanno imposto Monti a capo del governo pensando che avrebbe favorito i loro affari.
Lo stesso snobismo e l'arroganza con la quale Monti e la Fornero più di altri ministri interloquiscono con partiti, sindacati, Popolo in genere, alimenta questo sentimento che ha fondato el sue basi nelle vessazioni fiscali con le quali si sono subito contraddistinti.
Anche Berlusconi attirava odio, ma questo proveniva esclusivamente dalla sinistra cui il Cavaliere aveva impedito di occupare il potere in Italia nel 1994 e se c'erano milioni di Italiani che lo odiavano, ve ne erano altrettanti, sicuramente meno piazzaioli e più rispettosi delle leggi democratiche che si fondono sul voto popolare, che lo sostenevano come è stato ripetutamente dimostrato dalle elezioni.
Monti e la Fornero no, l'odio verso di loro proviene ormai da destra come da sinistra, dall'alto come dal basso, anche se bisogna ricordare che, da subito, il gradimento verso questo governo non eletto fu altissimo da parte degli elettori di sinistra e bassissimo da parte nostra nonostante l'incauto sostegno offerto dal Pdl.
Ancora una volta è dimostrato che la sinistra persevera nel sostenere posizioni sbagliate (e i suoi elettori ne seguono tetragonamente, da trinariciuti oserei dire, le indicazioni ufficiali) dalle quali, poi, con faccia tosta incredibile, si distacca millantando una nuova, inesistente verginità (e i suoi elettori celebrano la storia manipolata e riscritta, come è già capitato ...).
Certamente, però, chi nel novembre 2011 fece la ola e i festeggiamenti in piazza per il golpe contro Berlusconi, oggi non avrebbe (e non ha) alcun titolo per protestare: ha solo quello che si merita.
Purtroppo lo abbiamo anche noi (che non lo meritiamo) e così si manifesta la singolare situazione per la quale in parlamento il partito che dovrebbe rappresentare il fulcro degli elettori di Centro Destra è alleato con il pci/pds/ds/pd per sostenere Monti (e perde meritatamente consensi che vanno ad ingrossare l'astensionismo).
Tra il Popolo, invece, si manifesta la situazione opposta per cui gli elettori di Centro Destra sono ostili a Monti (da subito, peraltro) come gli elettori di sinistra (quando hanno visto che la loro ola si era tradotta in un generale depauperamento).
Però, tra il Popolo, la divisione rimane, ognuno resta, per fortuna, sulla sua barricata, esprimendo la sua opposizione con lo stile e le modalità che gli sono proprie.




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15 giugno 2012

Vendere, non svendere


Dopo averci provato con le tasse, adesso Monti cerca di rappattumare quattrini con la vendita dei beni pubblici.
In teoria una ottima scelta, bisogna però vedere in pratica come viene realizzata.
Prodi ci aveva provato ed aveva elargito beni non suoi a prezzi stracciati.
Vediamo come si comporterà Monti, anche se dovrebbe prima rimuovere molti ostacoli per rendere celere l’incasso e, comunque, è inutile fare cassa se, preliminarmente, non si chiudono i rubinetti della spesa.
Sarebbe come cercare di riempire una vasca senza prima tappare lo scarico.
E qui è tutto il mio “pensare male” andreottiano verso questa strombazzata iniziativa.
Monti non ha minimamente inciso sulle spese.
Finora ha aumentato le tasse e ne ha reintrodotta una, la più odiosa e adesso vende i gioielli di famiglia.
Ma se la spesa continua ad essere agli attuali livelli, ci troveremo ben presto senza gioielli e con gli stessi debiti di prima.
E, poi, ancora.
Perché non pensare di vendere i monumenti ?
Ne abbiamo tanti che spesso neppure curiamo (anche perché non ne abbiamo le ppossibilità).
E la rai ?
Ho sentito parlare di aziende, di immobili, ma della rai assolutamente nulla.
Eppure vendere, anche a spezzatino, la rai consentirebbe di incassare dei quattrini sonanti, di evitare esborsi per ripianarne i debiti e anche di abolire il canone rai che, assieme alla tassa Monti sulla casa e al bollo auto, è una delle tre tasse più odiose che ci siano.
Non vorrei che Monti, da fedele gauleiter delle consorterie finanziarie internazionali, intendesse vendere ai soliti noti gli asset di loro interesse, senza poi toccare i centri di spesa e clientelari della politica e senza abbattere la spesa pubblica.
Il fallimento di Monti e dei suoi compagni di viaggio continua, a nostre spese.



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13 giugno 2012

Vogliono curare il Male con dosi ancor più massicce dello stesso Male


Anche il cospicuo aiuto alla Spagna sembra risultare inutile contro la speculazione mondiale.
Si concretizza così la ripetizione di quell'infausto 1992, quando Amato e Ciampi sperperarono migliaia di miliardi per difendere la permanenza della lira nello sme (serpente monetario europeo, il padre dell’euro) senza ottenere alcun risultato se non un ulteriore impoverimento della Nazione.
L’ostinazione con la quale gli gnomi di Bruxelles e i loro seguaci continuano a difendere l’indifendibile euro è pari a quella della governante krucca nel non voler pagare dazio al suo ruolo dominante nell’unione europea.
Domenica i greci andranno alle urne ed è auspicabile che vincano i partiti contrari non tanto all’euro (perché in pochi hanno il coraggio di affermarlo) bensì al commissariamento della propria patria ed alla rinuncia alla Sovranità Nazionale.
In Spagna Rajoy sta disperatamente combattendo una guerra per evitare analogo commissariamento dopo aver ereditato dai socialisti una Spagna in ginocchio, quando nel 2004 Aznar la consegnò a Zapatero in piena salute, ricca e in crescita.
In Italia il commissario, anzi il gauleiter, l’abbiamo a Palazzo Chigi, imposto dalle consorterie finanziarie internazionali con la complicità delle quinte colonne interne che hanno solo pensato ad eliminare Berlusconi invece di fare gli interessi del Popolo e della Nazione.
I danni provocati da Monti e dal suo governo sono ormai chiari a tutti e ormai ogni iniziativa governativa sembra essere finalizzata a schernire e bastonare gli Italiani.
Ma la stampa, che salutò con “ola” inqualificabili la caduta del Premier eletto e la sua sostituzione con il kommissarien voluto da Berlino, non paga del suo errore, invece di recitare il mea culpa, insiste nel chiedere ulteriori passi verso l’annientamento della nostra Sovranità.
Si leggono così deliranti editoriali che istigano ad ulteriori passi verso l’unione politica, verso la rinuncia alla possibilità di legiferare in autonomia all’interno di uno stato, verso un sistema fiscale comune.
L’appiattimento e l’asservimento verso il potere delle consorterie finanziarie internazionali è ormai totale e totalizzante.
Poche le voci fuori dal coro (cito Libero e Il Giornale perché deve essere reso onore al merito) pur non apprezzando l’eccessiva cautela anche di tali note stonate (ma non abbastanza).
Dobbiamo uscire dall’euro.
Dobbiamo uscirci tutti assieme: Italiani, Spagnoli, Portoghesi, Greci, Irlandesi, Polacchi, Ungheresi, perché se ognuno di noi pensa di salvare se stesso da solo, inchinandosi agli gnomi di Bruxelles, perderemo tutti.
Non solo perderemo il nostro Benessere, ma anche la nostra Sovranità, Indipendenza, Dignità e Libertà.
Non si cura il Male con ulteriori, massicce dosi dello stesso Male.




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11 giugno 2012

Una Federazione per il Centro Destra


Silvio Berlusconi può piacere e meno, ma nessuno può negargli una sensibilità particolare agli umori del Popolo e di come organizzare la sua parte politica, al di là di topiche, per troppa generosità, sulle singole persone (come quella su Fini nel 2008).
Purtroppo il suo passo indietro ha fatto emergere tanti mediocri che credono di essere Berlusconi, senza averne le doti.
Anche all’ultimo incontro dei dirigenti del Pdl Berlusconi, secondo le indiscrezioni che sono circolate, avrebbe ipotizzato l’idea di tante liste “identitarie”, ma sarebbe stato costretto a ribadire il sostegno al Pdl monolitico per le resistenze dei “colonnelli” che si credono generali.
Così è stato partorito il topolino delle primarie, lasciando Alfano a mettere (e sbattere) la faccia con gli accordi (in perdita) con i comunisti a sostegno del governo Monti.
Ma l’idea di Berlusconi sarebbe da approfondire e sviluppare.
E’ evidente che nel Centro Destra convivono varie identità, ognuna delle quali antepone la propria “questione fondamentale”, ma che possono e devono, nell’ambito di un progetto con Valori fondanti comuni, essere tanti cavalli da tiro, qualificati e qualificanti.
Possiamo quindi elencare, come già fatto tante altre volte, cattolici, federalisti, nazionalisti, liberali, fascisti, tutti, però, sicuramente ostili alla deriva morale e marxista che avremmo qualora la sinistra ottenesse una maggioranza parlamentare utile solo ad accentuare la perdita di sovranità e l’impoverimento crescente della Nazione che, nel rispetto della loro ideologia internazionalista, renderebbero serva di Bruxelles e delle consorterie internazionali (riedizione in chiave terzo millennio della internazionale socialista) e che compenserebbero a livello di propaganda interna con una progressiva politica di disvalori come il “matrimonio” degli omosessuali, la cittadinanza e il voto per gli immigrati, l’eutanasia, la depenalizzazione di alcune droghe, la manipolazione genetica.
Il Pdl potrebbe così trasformarsi in una federazione di movimenti, ognuno dei quali possa esercitare il suo diritto a battersi per le rispettive priorità, ma che sui temi di carattere generale e sul progetto di società possano “tirare” il carro comune dalla stessa parte.
E senza ripetere il grave errore del Centro Destra francese che regala vittorie ad una sinistra minoritaria per l’esiziale ostracismo al Fronte Nazionale di Le Pen.
Vediamo infatti come la stampa cerchi di proiettare l’idea di una vittoria della sinistra cui attribuisce il 46% dei voti, contro il 34% di quello che chiama “la destra” e il 14% del Fronte Nazionale definito “estrema destra”.
Ma in quel 46% c’è anche l’estrema sinistra e, allora, per par condicio bisognerebbe sommare i voti del Centro Destra con quelli del Fronte Nazionale e avremmo il 48%: cioè una maggioranza di Destra.
Solo la cecità di Sarkozy e prima ancora degli altri gollisti regala la Francia alla sinistra.
In Italia ci sono tutte le premesse per evitare tale sconcio, rimuovendo ogni barriera a destra e, quindi, avendo la possibilità anche di fare a meno di Casini e Fini.
La strada delle liste identitarie e federate potrebbe essere una ottima soluzione in vista di una nuova stagione del berlusconismo anche senza Berlusconi.





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10 giugno 2012

Perchè no alle primarie di Alfano


Nel dicembre 2007 pensavo che  mi sarei nuovamente iscritto ad un partito dopo che avevo cessato la mia appartenenza all'Msi-An nel settembre 2003 a seguito delle dichiarazioni di Fini sulla cittadinanza e voto agli immigrati.
Due mesi dopo Berlusconi, scegliendo Fini invece di Storace, oltre a preparare i chiodi con i quali sarebbe stato crocefisso nel novembre 2011,mi indusse a votare La Destra .
Nel 2009 votai Pdl alle europee avendo la possibilità di esprimere una preferenza direttamente a Berlusconi, nuovamente sotto aggressione mediatico e giudiziaria, mentre alle regionali del 2010 optai per la Lega e, nelle elezioni minori (provinciali, comunali – due volte per la vicenda Del Bono -e di quartiere) di volta in volta scelsi liste della Destra Radicale (massimamente Forza Nuova) o Lega.
La premessa è indispensabile per evitare che la mia insistenza nel parlare e nel guardare al Pdl sia fraintesa: dal settembre 2003 non sono iscritto a nessun partito e mi considero un elettore attivo di Centro Destra.
Di tutto il Centro Destra e non posso che confermare quel che vado ripetendo da anni: il mio partito ideale ha le radici dell'Msi, le idee di oggi della Lega e Berlusconi come Leader.
E' però indiscutibile che, escludendo gli infidi, inaffidabili e comunque affetti da nanismo elettorale congenito Casini e Fini, il partito cui l'elettore di Centro Destra può guardare per aggregare una coalizione che, ancora una volta, impedisca la deriva marxista dell'Italia, è il Pdl.
La Lega può e deve essere un alleato importante, decisivo, ma finchè l'Italia sarà unitaria non potrà mai essere il riferimento aggregante del Centro Destra che voglia governare e vincere a livello nazionale.
La Destra Radicale è troppo divisa per rappresentare un momento aggregante che potrebbe esserci solo se gli ex An nel Pdl decidessero di scindere le loro strade da quelle dei liberali, socialisti e democristiani, per riaggregare, magari affidando la segreteria ad un volto giovane ma già esperto come Giorgia Meloni , quello che fu il patrimonio di militanti ed elettorale dell'Msi.
Allora il Pdl.
Ed è con dispiacere che annoto uno smottamento all'interno del maggior partito di Centro Destra, con l'emergere dei funzionari di partito modello pci/pds/ds/pd.
Alfano, una brava persona che ha tutta l'aria (e la sostanza) dell'ingenuo che si fa menare per il naso a volte dalla Buongiorno sulle intercettazioni, altre volte da Monti sulla rai o le riforma della giustizia, da Bersani sulla legge elettorale (e comunque con i comunisti non si tratta, non ci si siede assieme ad un tavolo, perchè può capitare di votare lo stesso provvedimento, mai però in base ad un accordo preventivo che significa compromettersi con loro !), financo da Casini, non può essere il Leader, non ne ha l'autorevolezza e neppure la vocazione.
E' prigioniero, ancor più di Berlusconi, dei parrucconi pontieri alla Gianni Letta e la scelta di primarie guidate, magari a candidatura unica, conferma l'intrinseca debolezza di Alfano, destinato a perdere contro qualunque candidato la sinistra mettesse in campo.
Buona la proposta del presidenzialismo, ma poi viene sminuita da quel "semi" e dal doppio turno che sembra una concessione gratuita ai comunisti che hanno sempre prediletto tale sistema di voto, tanto da consentire loro di dire "no" al presidenzialismo (anche "semi") cioè all'elezione diretta del presidente che è la proposta qualificante, mettendo Alfano nell'angolo sul sistema elettorale a doppio turno al quale adesso il Pdl avrebbe difficoltà a dire di no.
Ma quel che non posso accettare è lo scimmiottamento dei comunisti con il lancio delle primarie in autunno.
Se a sinistra hanno problemi nel garantire la piena certezza sulla correttezza del voto (veggasi Genova, Palermo, Napoli) nonostante la organizzazione comunista che, pur meno efficiente del passato, resta comunque superiore a qualsiasi analoga struttura dei partiti democratici, come potremmo affidarci al medesimo sistema in un partito non strutturato come il Pdl ?
E poi che senso ha fare le primarie se l'unico candidato appoggiato, a quanto pare, da tutta la classe dirigente (che si presume sia quella che porta i voti) è Alfano ?
Naturalmente andrà valutata poi la realtà delle primarie, perchè se ad Alfano, ad esempio, si contrapponesse un candidato che non fosse solo "di bandiera" come potrebbe essere Daniela Santanchè, ma capace di aggregare rappresentando una reale alternativa, come potrebbe essere Giorgia Meloni, allora il discorso cambierebbe, soprattutto se le primarie fossero organizzate attraverso il recupero dei vecchi regolamenti di partito, per cui ai congressi possono votare solo gli iscritti con una anzianità di un tot di anni (io proporrei nel caso del Pdl gli iscritti al 31/12/2010) con l'aggiunta di quegli elettori non iscritti che sottoscrivendo un manifesto di adesione ideale versassero una somma significativa (qualche centinaio di euro) e non l'euro simbolico dei comunisti che incentiva i pullman di votanti organizzati da qualche ras locale, allora il discorso potrebbe cambiare.
La competizione con tali regole potrebbe risultare efficacie e rappresentativa, riducendo al minimo la possibilità di infiltrazioni esterne al partito e finalizzate ad alterare la reale volontà dell'elettorato di Centro Destra.
Ma, in realtà, considero le primarie autogestite dai comunisti o dal Pdl una solenne bufala, fumo negli occhi per i babbei che credono, in tal modo, di partecipare mentre diventano solo puntelli per le oligarchie di partito.
Solo una eventuale legislazione nazionale che ne garantisse la regolarità e lo svolgimento non estemporaneo ma costante nel tempo, potrebbe trasformare una manovra propagandistica in una effettiva svolta nel costume politico italiano.
Ma tale svolta è legata alla elezione diretta del presidente della repubblica, come è già per sindaci e, sostanzialmente, per i presidenti di provincia e regione.






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08 giugno 2012

La politica del carciofo degli speculatori


Oggi avrei potuto scrivere di Monti che frigna perché non ha più l’appoggio dei “poteri forti”, dimostrando con ciò tutto quello che in tanti abbiamo sostenuto: la sua nomina trascende il Popolo, è stata studiata a tavolino e, di suo, Monti ha solo una fama derivante dai suoi scritti sempre in linea con i “poteri forti” ma, quando deve confrontarsi con la realtà e agire, manifesta tutta la sua incapacità e debolezza.
Oppure avrei potuto scrivere di Napolitano in visita in Emilia, tra i terremotati, che, ormai, si commuove ogni volta che apre bocca e che comincia a prendersi la sua (meritata) dose di fischi anche se i media sminuiscono o addirittura nascondono la notizia sotto il tappeto.
Credo invece opportuno riprendere il tema dell’euro e dell’europa, della speculazione e delle consorterie finanziarie internazionali che aggrediscono le nazioni per metterle in ginocchio e asservirle alla loro volontà.
Qui ho sempre sostenuto che l’uscita dall’euro sarebbe un bene per tutti, perché consentirebbe di recuperare  Sovranità, Indipendenza e Libertà Nazionale che ora mancano e sono "calpeste e derise".
Ma per limitare, se non annullare, gli effetti negativi sarebbe opportuno che tale scelta venisse assunta, in modo unitario e coordinato, dalle nazioni che sono sotto il tiro della speculazione, a cominciare da Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia.
Perché se l’uscita dell’euro fosse spalmata nel tempo e individuale, allora chi la realizzasse rischierebbe solo danni, esattamente come l’obiezione fiscale (ad esempio contro l’imu) che ha senso ed impedisce la reazione dei gabellieri dello Sceriffo di Beferingham solo se avesse una adesione massiccia e non fosse frutto di una reazione coraggiosa e meritoria, ma solo individuale e senza prospettive.
L’aggressione che oggi si sposta contro la Spagna (riduzione del rating a livello di spazzatura, vendita dei bonos e conseguente aumento dello spread) è quindi solo il secondo passo, la seconda foglia di quel carciofo che gli speculatori internazionali intendono spogliare una alla volta.
La Grecia, fra meno di dieci giorni, sceglierà il suo destino, dopo averla dissanguata con la politica dell’uomo inviato dai poteri forti internazionali.
La Spagna sembra essere la prossima preda, anche perché il nuovo governo di Centro Destra ha, finora, resistito all’offerta di finanziamenti per le sue banche in cambio della loro contabilizzazione a bilancio dello stato che renderebbe la nazione spagnola debitrice insolvente dei potentati europei.
Le scelte antispagnole di questi giorni sono funzionali a destabilizzare un governo che, ancora, cerca di difendere la sovranità nazionale, per realizzare anche a Madrid operazioni come quella di Papademos in Grecia o Monti in Italia.
Dobbiamo prendere atto che i governanti non agiranno mai per liberare Nazioni e Popoli europei dal cappio dell’euro, quindi tocca al Popolo reagire.
Se Grecia e Spagna usciranno, ognuna per conto proprio, dall’euro, pagheranno salata la scelta e il prezzo sarà tanto più alto, quanto più cercheranno di imporre sacrifici per restare dentro l’euro.
L’Italia seguirà inevitabilmente.
L’unica salvezza è in una uscita contemporanea e coordinata di tutte le nazioni bersaglio della speculazione e oggetto delle mire totalitarie delle consorterie finanziarie internazionali.
Siamo ancora in tempo. 





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06 giugno 2012

Inetti e nocivi


Se la guerra è cosa troppa seria per lasciarla fare ad un generale, allora la gestione dell’economia di una nazione è cosa altrettanto troppo seria per lasciarla nelle mani dei professori.
Anche della Bocconi.
Questo sano principio è stato violato da Napolitano che, pur di eliminare Berlusconi, con la complicità dei comunisti e di Casini, ha insediato un governo presieduto dal referente locale delle consorterie finanziarie internazionali.
Monti, fino ad allora, aveva saputo solo scrivere articoli per il Corsera e studi per istituzioni finanziarie tipo Goldman Sachs.
Alla prova dei fatti, la sua teoria si è sciolta come neve al sole di agosto e il fallimento è ormai evidente.
Ha insediato un ministro del lavoro, la Fornero, che, a parte uscite estemporanee di stampo femminista e snobista, ha prodotto una riforma sulla carta necessaria, ma senza quella gradualità che ne avrebbe consentito un assorbimento se non indolore, almeno senza le palesi ingiustizie che osserviamo, soprattutto per i cosiddetti “esodati”.
Ha scelto un ministro degli esteri impantanato e incapace di ottenere la liberazione dei due Marò sequestrati e ostaggio degli indiani.
Ha un ministro degli interni che ha eliminato la tessera del tifoso che era riuscita a bloccare la violenza negli stadi.
Ha un ministro della giustizia che vorrebbe introdurre la “responsabilità indiretta” dei magistrati, facendo pagare i loro sbagli allo stato, cioè a noi cittadini.
Un ministro dell’Istruzione che vuole mettere mano (presumo per restaurare il passato) alla riforma di due anni fa della Gelmini.
Un ministro dell’ambiente che per salvaguardare delle pietre, ha praticamente deciso di spostare una discarica a ridosso di un abitato umano.
Un ministro della funzione pubblica che scopre una vena sindacalista e inverte la rotta di Brunetta che aveva cercato di dare produttività all'impiego pubblico.
Un ministro della “cooperazione” che vorrebbe alimentare il meticciato della Nazione concedendo cittadinanza e voto agli immigrati.
Un ministro della sanità che vorrebbe imporci cosa bere e cosa mangiare.
E probabilmente dimentico ben altre “perle” di inettitudine, quando non di assoluta nocività, dei “professori”.
Ma la ciliegina sulla torta è nei giornali di oggi.
Monti, che è anche ministro dell’economia, non ha fatto bene i conti.
La sua teoria è sconfitta nei fatti.
Mancano più di tre miliardi alle entrate fiscali.
L’aumento dell’iva, le bastonate fiscali (di questi giorni si dovrebbe pagare l’imu …) hanno ridotto la capacità di spesa degli Italiani.
I consumi calano e, quindi, anche gli introiti per lo stato.
Monti, tutto questo, non è stato capace di prevederlo pur con tutte le sue elucubrazioni mentali.
E allora, cosa ce lo teniamo a fare ?





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04 giugno 2012

Profumo di restaurazione

Mariastella Gelmini è stata, dopo Gentile, il miglior ministro dell'Istruzione della storia unitaria dell'Italia.
Ha prodotto le riforme, della scuola e dell'università, con le quali ha reintrodotto merito e selezione tra gli studenti e tra i docenti, scardinando la sclerotica organizzazione che andava sotto il nome di "baroni" nelle università.
E' quindi con sospetto che guardo all'iniziativa del professor Profumo di una nuova riforma.
Perchè cambiare di nuovo ?
Al solito mi soccorre Andreotti e penso male.
Sarà mica perchè Profumo è professore, i professori sono stati tra quelli che più hanno strepitato contro la Gelmini e adesso che ne hanno l'occasione vogliano ribaltare tutto per tornare come prima ?
Sarà mica che dietro il fumo dei premi per gli studenti migliori e per le università migliori, ci sia un arrosto solo per i soliti noti ?


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03 giugno 2012

Pazza idea


Berlusconi richiama una antica canzone di Patty Pravo e mette nuovamente in fibrillazione comunisti e affini.
Una settimana fa la proposta di una riforma costituzionale in senso presidenzialista, venerdì la “pazza idea” di mandare educatamente a quel paese gli gnomi di Bruxelles e stamparsi gli euro necessari in casa o, meglio ancora, ricominciare con la Lira.
Naturalmente era solo una “battuta" ma intanto il tabù si è rotto: non è più vietato, neppure ai leaders come Berlusconi, “scherzare” sull’uscita dall’euro.
Da notare che Berlusconi ha anche aggiunto che se la Germania vuole continuare con la politica del braccino corto, allora potrebbe essere lei ad uscire dalla moneta unica e, francamente, sarebbe piacevole vedere i crucchi arrabattarsi a ristampare marchi.
Ma, come insegna la saggezza popolare, ridendo castigat mores.
Scherzando si dicono verità altrimenti nascoste
E' anche vero, però, che Berlusconi è circondato da troppi conigli (un nome per tutti: Gianni Letta sempre pronto a gettare ponti verso i "moderati" identificati con Casini) e pochi leoni (un nome per tutti: Daniela Santanchè che esprime il Pdl che vorrei).
L’euro e l’europa sono, oltre ad un intollerabile limite alla Libertà, Indipendenza e Sovranità dei Popoli e delle Nazioni, a tutta evidenza, la grande palla al piede di ogni crescita economica con le loro direttive e i lacci e laccioli che impongono agli stati.
Sempre più consenso ha l’ipotesi di uscita dall’euro per ripristinare quell’europa comune, il MEC, anni sessanta e settanta che era opportunamente il massimo necessario di integrazione.
Se per Grillo l’uscita dall’euro è una tigre da cavalcare per alimentare la rabbia dei cittadini e incrementare il proprio consenso, per Berlusconi può avere un duplice scopo.
Da un lato lanciare alcune parole d’ordine che raccolgano adesioni per eventuali novità (liste civiche ?) alle prossime elezioni: presidenzialismo, fuori dall’euro, non pagare l’imu (sostenuta da Daniela Santanchè anche con intere pagine di giornali).
Dall’altro lanciare un avvertimento ai sacerdoti della moneta unica tipo Monti.
Penso che Berlusconi avrà tirato le somme di sei mesi di Monti.
Bin Loden non solo non ha risolto alcun problema, ma li ha aggravati con una valanga di tasse che è stata l’unica cosa che abbia saputo fare, oltre ad una riforma delle pensioni e del mondo del lavoro con la quale ha ormai tolto le castagne dal fuoco di qualsiasi governo successivo.
Berlusconi per fare posto a questo nume salvifico si era messo da parte.
Però sono continuate le aggressioni medianiche e giudiziarie e la speculazione finanziaria internazionale non ha allentato la presa sulle sue aziende come dimostra il loro andamento borsistico.
A questo punto ha reagito: perché restare in disparte visto che in cambio non si ottiene proprio nulla ?
Allora ribalta il tavolo.
Con molta sobrietà, che è di gran moda.
Non ha sfiduciato Monti, ma lo ha inchiodato allo spread che Bin Loden avrebbe dovuto con la sua sola presenza portare a 200 punti come giurvano e spergiuravano i vari Letta, Bersani, Casini e compagni.
Nel parlare di riforme ha lanciato quella più efficace, il presidenzialismo, ma anche quella che sfilerebbe il controllo dalle mani dei burattinai delle varie Trilateral, Bilderberg, Commissione europea, BCE, Goldman Sachs e che, pertanto, è vista dai Bersani, Casini e compagni come un toro può vedere agitare un drappo rosso.
Infine ha velatamente minacciato il cuore del disegno egemonico dei poteri finanziari internazionali con l’uscita dall’euro.
E’ chiaro che se la Grecia uscisse dall’euro perché costretta e l’Italia facesse altrettanto per autonoma scelta, Spagna, Portogallo, Irlanda, Polonia non resterebbero a guardare e l’effetto domino farebbe crollare sulla testa degli gnomi della finanza la loro stessa costruzione.
Pazza idea  …





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01 giugno 2012

Il Centro Destra batte un colpo


Berlusconi ha ripreso il pallino del gioco con la proposta di una riforma costituzionale che introduca l’elezione diretta del presidente della repubblica (e se Napolitano la osteggia, allora vuol dire che sarebbe un'ottima riforma).
I suoi (e nostri) nemici sono entrati in fibrillazione temendo un ritorno del Cavaliere.
Nel frattempo la (salutare) botta alle amministrative ha creato un nuovo fermento all’interno del Centro Destra con iniziative similari, ancorchè non apparentemente coordinate, a Milano, Bologna e Roma.
Contemporaneamente affiorano le contraddizioni del pci/pds/ds/pd lacerato tra il richiamo della foresta rappresentato da Vendola e Di Pietro e la sirena centrista di un Casini a sua volta “tra color che son sospesi”, né carne, né pesce, incerto su tutto, ma anche disposto a tutto.
In mezzo a tutto questo il terremoto in Emilia che evidenzia come mentre Berlusconi gestì l’emergenza abruzzese senza chiedere soldi ai cittadini e predisponendo, in sei mesi, prefabbricati idonei ad accogliere gli sfollati, Monti, già in sei giorni, abbia saputo solo aumentare la benzina.
La Grecia, al voto il prossimo 17 giugno, potrebbe rotolare fuori dall’euro e, a seguire, la stessa fortuna potrebbe capitare a Portogallo e Spagna, il che implicherebbe trascinare alla salvezza l’Italia e il crollo del malefico sistema euro.
Ma questo è ancora da venire e resta negli auspici di un numero sempre maggiore di cittadini contrari alla moneta unica che rappresenta non solo un limite alla Sovranità Nazionale, ma anche alle più opportune iniziative di carattere economico.
E’ importante invece il segnale di risveglio del Centro Destra che porta a guardare al futuro con rinnovata fiducia.
Del resto chi si propone con pessimismo verso il futuro non può che veder realizzate i propri peggiori incubi.
Mentre chi ha la mente orientata allo ottimismo può, con tale slancio e predisposizione d'animo, superare anche impreviste difficoltà.



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