Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 luglio 2011

Pericolo consociativista

Da alcuni giorni avevo osservato un cambiamento nella linea politica de Il Resto del Carlino, le cui pagine nazionali, peraltro, fanno parte, con Il Giorno e La Nazione, del Quotidiano Nazionale che, nel complesso delle tre testate, rappresenterebbe il terzo giornale politico per diffusione, dietro al Corsera e a Repubblica.
Il Resto del Carlino, Qn, ha sempre tenuto una posizione indipendente, tipica di un editore puro come Monti/Riffeser, anche se orientativamente più disponibile a recepire le idee liberiste in economia.
Il quotidiano, tra l'altro, non era afflitto dal virus dell'antiberlusconismo, per cui evitava di lanciarsi nei pettegolezzi spionistico-giudiziari ostili al Premier ed era pertanto da considerare quanto di più vicino all'imparzialità ci possa essere in Italia.
Per tale motivo a sinistra, a Bologna, hanno sempre dileggiato chi legge il quotidiano locale che, poichè non favoriva i loro interessi, era qualificato "di destra".
Forse anche nel ricordo di quel Resto del Carlino dei primi anni settanta, mirabilmente diretto da Girolamo Modesti, fieramente e ferocemente anticomunista, sul quale mi sono formato nella mia adolescenza e che tuttora rimpiango.
Ma il Resto del Carlino, Qn, di oggi manifestava una tendenza all'imparzialità.
L'edizione online, forse per accattivarsi le simpatie di un pubblico della Rete in maggioranza di sinistra (alcuni dicono perchè a sinistra vi sono più perditempo ...) ha una connotazione più di sinistra, evidenziata dai blog dei giornalisti che cavalcano demagogicamente ogni critica verso il "potere", sui "costi della politica", salvo però non fare alcuna menzione dei contributi pubblici alla stampa che alterano il libero Mercato e che i giornalisti dovrebbero, prima di criticare i "costi della politica", rifiutare e restituire allo stato.
Ho usato il passato per l'edizione cartacea perchè da alcuni giorni ho notato un cambio di linea.
Articoli critici verso il Governo che sposano le posizioni dei "poteri forti" e interventi elogiativi verso il Napolitano che tracima dai suoi compiti.
Oggi, però, con l'editoriale del direttore Pierluigi Visci, la metamorfosi del "mio" quotidiano preferito (che comunque continuerò ad acquistare trattandosi del giornale della città in cui vivo come, prima di me, persino quando era diretto da Enzo Biagi, ha sempre fatto mio padre) si è completata.
Con il titolo "Lo spread del Governo", dopo aver sparso pessimismo a piene mani sul futuro della nostra economia, invocato un Governo forte che possa prendere decisioni impopolari (che puzzano tanto di patrimoniale, un deja vu sull'infame prelievo forzoso direttamente sui nostri conti correnti come quello di Amato – più volte negli ultimi giorni citato ad esempio di "buon governo": sic ! - del 1992) ecco che il direttore del Carlino giunge alla formuletta, panacea di tutti i mali: un governo larga coalizione.
Prendendo, come spesso accade in Italia, ad esempio il peggio di quel che accade altrove, in questo caso in Germania.
Visci dimentica che una maggioranza di "larga coalizione" la abbiamo già sperimentata nel 1976-1979 e fu un fallimento.
Non fece riforme, non risolse i problemi dell'economia, anzi ci mise ampiamente del suo per incrementare il debito pubblico che oggi ci troviamo sul groppone.
Era la maggioranza che sosteneva il governo della "non sfiducia" di Giulio Andreotti.
Era la maggioranza di tutti i partiti del cosidetto "arco costituzionale" quella aberrazione politica che escluse "a prescindere" il solo Msi di Almirante dal potere, per consentire agli altri sei partiti, in primis Dc e pci, l'assalto alla diligenza del bilancio statale, elargendo qualcosa per ogni singola clientela ed alla sistemazione nel pubblico di tanti amici degli amici e compagni dei compagni.
Le parole dell'editoriale de Il Resto del Carlino suonano parallele, in modo inquietante, con quelle pronunciate dalle opposizioni, pronte (bramose ?) a saltare al governo, anche assieme al Pdl e alla Lega (o uno dei due) purchè venga cancellato Berlusconi, unica condizione che pongono.
Ho già commentato "l'appello" di industriali, sindacati e banchieri alla "discontinuità" che secondo me è la espressa volontà di una ripresa dei contributi pubblici per dare soddisfazione alle rispettive clientele.
Viene sempre più diffusa la singolare teoria di Amato per un prelievo forzoso di ben tremila euro ai "venti milioni" di italiani più facoltosi ... e dove li trova "venti milioni" di Italiani così facoltosi ?
Siamo sessanta milioni, quanti saranno attivi sul lavoro ?
Escludendo i bambini e i ragazzi che studiano, le casalinghe, i disoccupati, i pensionati ... mi sa che "venti milioni" si possa raggiungere solo colpendo tutti, ma proprio tutti, i lavoratori.
Indipendentemente dal loro reddito effettivo.
E' la classica minchiata socialista di un signore che ha da tempo perso il contatto con la realtà quotidiana e che già venti anni fa si era reso colpevole (impunito) di un analogo prelievo forzoso contro gli Italiani.
Ma l'impressione che ho è che la "grande coalizione" vagheggiata adesso (purtroppo) anche da Il Resto del Carlino, altro non sia che una nuova stagione di gabelle contro gli Italiani, cui presentare il conto di posizioni di rendita e privilegio alle quali non si vuol rinunciare.
Temo che lo spirito sia quello stesso, ancora osteggiato dal gruppo del Tea Party, che negli Stati Uniti vorrebbe trovare un "compromesso" sulla base di un aumento del debito pubblico, senza aumento delle tasse, ma anche senza tagli di spese.
In sostanza un aumento contabile che moltiplica l'indebitamento e ribalta sulle future generazioni il problema.
Da noi si andrebbe ancora peggio.
Si depaupererebbe la ricchezza privata con una infame patrimoniale, giustificata dalla "larga coalizione" per conservare tutte le spese clientelari e, forse, incrementarle per accogliere le richieste delle nuove lobbies.
Dopo il 1979, dopo i governi della "non sfiducia", si crearono i presupposti per la ribellione civile degli Italiani con la nascita e la crescita della Lega.
Mi auguro che oggi, invece, Lega e Pdl abbiano la forza per respingere le sirene dei "poteri forti" e con esse ogni tentazione di coalizzarsi in modo aberrante e innaturale con i comunisti ed i loro caudatari, atto che provocherebbe la inevitabile diaspora di molti di noi verso lidi (voti) più sicuri sul piano identitario e anticomunista.
L'Italia ha le risorse per risolvere, una volta per tutte, i problemi finanziari di bilancio.
Tagliare le spese e abbattere le tasse per dare più denaro, non per sottrarne, a tutti gli Italiani.
Abbiamo un patrimonio artistico unico al mondo, tutto di proprietà pubblica, immobilizzato e che non rende in modo adeguato, anzi ha costi ingenti di manutenzione.
Vendere il Colosseo, le Due Torri, i monumenti storici, ma anche la Rai ... ci permetterebbe di pareggiare il bilancio e, magari, di vederli gestiti in modo efficiente e produttivo.
Dopo sarebbe "sufficiente", azzerare le spese clientelari (a cominciare magari dai contributi alla stampa) e tagliare le sin troppe tasse che ci opprimono.
Sarebbe una rivoluzione liberista attuabile solo a maggioranza, perchè le opposizioni che, massimamente, traggono beneficio dalle consolidate clientele pubbliche, non potrebbero mai approvarla, come mai nessuno è disponibile ad armare l'arma che può ucciderlo.
L'alternativa della "grande coalizione" invece lascerebbe i problemi irrisolti, rimandandoli solo di uno o più anni.
Chi la propone ha solo delle posizioni da difendere e non vuole il bene dell'Italia, perchè, come sempre, a qualsiasi latitudine, con la sinistra al governo si danneggia solo il Popolo, ingannato con le parole e impoverito per legge nei fatti.

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29 luglio 2011

L'asilo infantile? Guardare sempre a sinistra

Ieri pomeriggio, mentre guidavo rientrando a Bologna, ho ascoltato la trasmissione Baobab.
Un argomento riguardava la crisi economica ed erano ospiti un sottosegretario all'Economia e il responsabile economico del pci/pds/ds/pd che mi sembra si chiami Fassina.
Al sottosegretario che cercava di ragionare sui problemi e su come affrontarli, il Fassina replicava recitando il mantra bersaniano: il Governo non è credibile, deve andarsene, ha perso legittimità.
Poi, ma solo poi, si può discutere dei problemi.
Il tono del rappresentante post (?) comunista era così querulo che mi ha ricordato le scene dei bambini dell'asilo infantile, quando litigano e, picchiando il piede ripetutamente per terra, si intestardiscono a volere quel che gli adulti, per il loro bene, non concedono.
Evidentemente il mio pensiero è stato condiviso anche dal conduttore che, spazientito all'ennesima recitazione del mantra, ha chiesto: insomma, questo sarà il passato, ma per il futuro cosa proponete.
Il Fassina, ribadendo che l'unico futuro possibile è senza Berlusconi, ha detto che ... bisogna sostituire questa manovra con una che colpisca le rendite.
Ecco tutta la sostanza della sinistra.
Non ridurre le spese e gli sperperi del dirigismo statalista, ma impossessarsi dei risparmi degli Italiani.
A confronto la manovra infame di Tremonti è una carezza per il contribuente italiano.
E che dire di Napolitano e della sua crociata contro i ministeri al Nord ?
Annuncio di lettera "riservata" (ma se era riservata, perchè l'ha annunciata?).
Poi, ignorato dal Governo, prende cappello e pubblica la lettera, perdendo così quel minimo di credibilità residua quale "terzo" e rivelando come la sua azione sia solo sussidiaria in assenza di iniziative da parte del suo partito.
Tra l'altro mi vien da dire "da che pulpito", visto che l'unica volta in cui Napolitano fu chiamato a "fare" (ministro degli interni con Prodi nel 1996-1998) fece talmente male che i suoi stessi compagni lo pensionarono, preferendogli Rosa Russo Iervolino: ed è detto tutto !
Oggi, poi, sento la Finocchiaro, con quella voce che immagino assai stimolante per l'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo, che si scaglia contro quello che lei chiama il "processo lungo" e che invece, come il "processo breve", è solo "processo giusto".
E non poteva essere che contraria, rivelando il vecchio e mai rimosso concetto stalinista della giustizia, ad una norma che realmente mette sul piano di parità accusa e difesa.
Senza il provvedimento votato ieri dal Senato l'accusa potrebbe continuare a produrre tutti i testimoni necessari, mentre la difesa potrebbe vedersi cancellare le testimonianze di cui ha bisogno.
Con la nuova norma, ove definitiva, accusa e difesa potranno chiamare tutti i testimoni di cui ritenessero aver bisogno.
E' il processo giusto, come è giusto che un procedimento duri per tempi ben definiti e non resti sospesa, come una spada di Damocle sul capo dell'imputato ancora innocente fino a sentenza definitiva passata in giudicato, un'accusa, di qualunque genere, che condiziona sempre i comportamenti di chi vi è soggetto, anche se totalmente innocente.
Ma penso che, per quanti sforzi facciano, nessuno possa togliere a Bersani i galloni di capoclasse.
Esilarante la sua reazione alle vicende che emergono sui vari episodi di presunta corruzione e malversazione, con la convocazione di una class action degli iscritti.
Contro i dirigenti del proprio partito il cui comportamento ne danneggia l'immagine ?
No, contro i giornali che danno le notizie e le commentano, esattamente come a sinistra hanno sempre commentato analoghe vicende riguardanti gli esponenti del Centro Destra.

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28 luglio 2011

Cos'hanno in comune industriali, sindacati e banchieri ?

E' stato dato grande rilievo all' "appello" lanciato congiuntamente dai vertici industriali, sindacali (tranne la Uil di Angeletti che si è chiamata fuori: la fotografia è d'archivio e al posto di Angeletti immaginate ci sia il presidente di Abi e Mps Mussari) e dei banchieri per una "discontinuità" nella politica economica del Governo.
Cos'hanno in comune Marcegaglia e Camusso, Mussari e Bonanni ?
L'interesse all'intervento della "mano pubblica", cioè l'uso dei fondi del tesoro, derivante dalle nostre tasse, per gli interessi delle categorie che rappresentano.
Rottamazioni, agevolazioni fiscali, posti da statali sicuri e tranquilli, sono stati i gettoni pagati da sempre dalla sinistra alla "pace sociale".
In sostanza, noi contribuenti pagavamo tasse salatissime e questi soldi, invece di essere trasformati in servizi o utilizzati per ridurre lo stratosferico debito pubblico lasciatoci in eredità dalla prima repubblica della Dc e del pci, venivano utilizzati per favorire le rottamazioni di auto, frigoriferi, elettrodomestici vari.
Oppure venivano utilizati per consentire agevolazioni fiscali nelle acquisizioni bancarie.
O, anche, ad aumentare numero e stipendi di un personale pubblico tanto meno efficiente, quanto più privilegiato (ricordiamoci, ad esempio, le migliaia di dipendenti Olivetti dichiarati in esubero da De Benedetti e quindi piazzati nella pubblica amministrazione ... a spese nostre).
Nulla di nuovo, quindi, sotto il sole.
Marcegaglia cerca disperatamente di evitare di passare alla storia come colei sotto la cui presidenza si frantumò la Confindustria con l'uscita della Fiat e allora cerca di ottenere vantaggi per la categoria.
I sindacati cercano di difendere il cuore del loro potere (i dipendenti pubblici: un esercito di quattro milioni e mezzo di persone).
I banchieri cercano nuove strade per continuare a presentare bilanci da sogno e quindi percepire emolumenti milionari (in euro).
La loro discontinuità deriva solo dal fatto che, per quanto poco, timidamente e male, il Governo Berlusconi ha cominciato a tagliare dove c'era spreco di risorse pubbliche e questo ha toccato direttamente chi ne traeva vantaggio.
La loro discontinuità è, in realtà, un ritorno all'assistenzialismo di stato, pagato dalle tasse dei cittadini, per perpetuare una situazione di privilegio.
E in questo si trovano perfettamente d'accordo, del resto mi sembra che siano anche tutti orientati a sinistra.
Della Camusso non c'è dubbio: la cgil infila sempre una critica al Governo anche quando parla del sesso degli angeli.
I banchieri sono stati ripetutatamente e diligentemente in fila per votare alle primarie del pci/pds/ds/pd sin dal 2006 (come riportarono i quotidiani).
Marcegaglia ... non ha fatto nulla di così eclatante, ma il quotidiano della Confindustria non è certo amico del Governo Berlusconi.
Discontinuità ?
Meglio di no, troppo onerosa (per noi contribuenti).

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27 luglio 2011

Chissà chi lo sa ?

Dieci “perché” politicamente scorretti:

1) Perché dopo il massacro di Oslo e Utoya l’europa, invece di combattere le cause (a cominciare dall’immigrazionismo e dal soviet di Bruxelles) che creano un reale malcontento nei cittadini, pensa a commissioni e norme per reprimere con provvedimenti liberticidi le Idee e i Valori Tradizionali e Identitari dei Popoli e delle Patrie europee ?

2) Perché gli organismi finanziari internazionali rompono le scatole all’Italia, un giorno sì e l’altro pure, perché riduca il debito, mentre sollecita gli Stati Uniti ad aumentarlo invece di sostenere le idee dei Repubblicani per abbatterlo ?

3) Perché un omosessuale dovrebbe essere tutelato più di uno biondo o basso o grasso ?

4) Perché Napolitano non si comporta come i suoi migliori predecessori della prima, prima repubblica, e non si limita ai telegrammi di condoglianze e di felicitazioni ?

5) Perché la sinistra fa votare contro l’energia nucleare e poi istiga a contestare l’aumento dei prezzi dell’energia ?

6) Perché sono liberi quelli che lanciano oggetti incendiari contro le Forze dell’Ordine e ostacolano con la violenza la realizzazione di un’opera infrastrutturale di importanza nazionale, mettendo in pericolo l’incolumità delle persone e l’economia nazionale, mentre è in prigione un deputato che non ha aggredito nessuno ?

7) Perché i giornalisti cavalcano la tigre “anticasta” ma se ne guardano bene dal rinunciare alle pubbliche e costosissime agevolazioni a favore della stampa ?

8) Perché in Gran Bretagna l’impero Murdock è traballante per delle intercettazioni illegali ma pagate con soldi privati, mentre in Italia si sperpera un miliardo all’anno (come ha dichiarato il Ministro Alfano) per intercettazioni pubbliche che finiscono ugualmente sulla stampa anche quando sono ininfluenti per le indagini (come gli sms di Anna Falchi a Ricucci) ?

9) Perché i “tagli” devono sempre riguardare “le altre” categorie e mai la propria ?

10) Perché le regioni del Nord dovrebbero, ancora una volta, accogliere i rifiuti di Napoli ?


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26 luglio 2011

Ogni delitto abbia la sua pena

La vicenda di Anders Beirik e dei massacri di Oslo e Utoya, suggerisce anche un commento relativo alle sanzioni da applicare a chi si rende colpevole di tali atti.
Abbiamo appreso che in Norvegia, società definita “aperta” e immancabilmente “progressista”, non esiste nel diritto penale la pena di morte e neppure l’ergastolo.
Il massimo della pena per il colpevole dei massacri suddetti dovrebbe quindi essere di 21 anni.
Questo significa che Beirik potrebbe essere in libertà all'età di poco più di cinquanta anni.
Appare evidente che la pena è sproporzionata, perché troppo mite, rispetto alla colpa e non diviene così un efficace deterrente per eventuali emuli, ma neppure una adeguata punizione per il reo, soddisfazione per i parenti delle vittime e, soprattutto, non protegge da una reiterazione del crimine una volta liberato.
Cosa studia allora una nazione così “progressista” e “aperta” ?
Una forzatura del diritto, per accusare il Beirik di crimine contro l’umanità al fine di vederlo condannare a 30 anni di galera.
Se adotteranno una tale strategia sarà evidente come una eventuale condanna apparterrà alla categoria della condanna politica, né più né meno di un qualsiasi processo intentato a Cuba o nell’Uganda di Amin, in quanto non vi sono gli estremi per un “crimine contro l’umanità”, mancando il requisito della continuità, essendo il delitto un unico, isolato episodio.
Ma vi è un altro rischio, ben maggiore, che una corte indipendente dal potere politico e che sentenziasse solo in base al diritto, come dovrebbe fare qualsiasi magistrato, a fronte di un’accusa infondata mandi assolto il criminale proprio a causa dell'accuso impropria formulata, che, così, tornerebbe libero subito.
La forzatura che la stampa norvegese pare suggerire è inoltre una palese violazione dei principi di diritto che obbligano a giudicare il reo in base alle leggi vigenti, negando la retroattività della legge penale se non “pro reo”.
La “progressista” e “aperta” società norvegese renderebbe così un pessimo servizio alla causa della
Civiltà che vuole le Idee libere di circolare, ma severe punizioni a chi mette in pericolo vite umana e proprietà
.
Appare quindi evidente la limitatezza delle opzioni da parte di chi ha, preventivamente, rinunciato a punire i reati in base alla loro gravità.
La mancata previsione nel diritto penale norvegese della pena di morte e persino dell’ergastolo, obbliga a condannare Breivik ad una pena irrisoria se paragonata al crimine commesso (ancorché 21 anni, se effettivamente scontati, sono un periodo lunghissimo) obbligando quindi, in una scala di proporzionalità doverosa, a ridurre le pene anche per altri e minori reati, rendendo così la punizione inefficacie per gli scopi voluti e dimostra quanto siano nel giusto quelli che, “reazionari” e “identitari”, sostengono la necessità che sia prevista la punizione dell’ergastolo e anche della pena di morte.
Prevedere tali pene nell’ordinamento non significa “doverle” comminare, ma consente di ricorrervi all’occorrenza nel rispetto del principio della deterrenza, della giusta e proporzionata punizione, della soddisfazione dei parenti delle vittime e della difesa sociale dalla reiterazione del reato, quando se ne presentasse l’occasione, senza forzature, senza violare i principi del diritto e senza rischiare di dover comminare pene troppo lievi rispetto alla colpa.



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25 luglio 2011

Riflessioni sui fatti di Norvegia

Commentare l’attentato di Oslo e il massacro di Utoya non è facile.
Non perché manchino le idee, ma perché la superficialità e la strumentalizzazione che caratterizzano la sinistra sono sempre in agguato e la manipolazione delle idee altrui e la loro demonizzazione è parte del suo dna.

1) Premessa – condanna alla pena capitale
Così sono costretto ad una premessa (anche se so che ci sarà sempre qualche imbecille che non comprende quello che legge) che, richiamando il pensiero di Giorgio Almirante sugli episodi di terrorismo “nero” degli anni settanta, ribadisca, per quanto ovvio, l’orrore per il crimine di Anders Breivik, che merita la pena di morte.
Vorrei che a sinistra fossero altrettanto decisi nei confronti dei terroristi rossi, da Battisti a Curcio a Franceschini a Balzarani e compagni, ora tutti liberi, ma il fatto che le stesse parole non risuonino a sinistra dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, la differenza che, fortunatamente, è tutta ad onore della Destra.

2) Il Breivik pensiero secondo i giornali
E’ impressionante che una sola persona sia riuscita ad ucciderne un centinaio.
Ma non deve essere più impressionante dei massacri commessi dai fondamentalisti islamici a New York, in Irak, in Pakistan e altrove contro bersagli cristiani.
A me, però, colpisce di più quello che emerge dai resoconti sulle idee del Breivik.
E’ contro il marxismo.
Si oppone all’invasione degli immigrati.
Critica alti (e bassi) prelati della chiesa cattolica per la loro arrendevolezza, ma nel contempo ritiene che le chiese cristiane debbano tutte unirsi con quella cattolica perché, a differenza delle fedi protestanti, ha mantenuto unità e identità.
Considera l’europa di Bruxelles una sentina di vizi e di corruzione, dannosa per le Patrie e i Popoli del vecchio continente.
Accusa, in Italia, i partiti che derivano dall’ “arco costituzionale” (Pdl, pci/pds/ds/pd, Udc) , non assolve per troppo moderatismo Lega e La Destra, salva solo Forza Nuova.

3) Si puniscano gli atti malvagi, non si proibiscano le idee
Detto così Breivik non esprime idee particolarmente differenti da quelle di molti blog di Centro Destra, ivi incluso il presente.
Con una non trascurabile ma fondamentale differenza: nessuno di noi pensa di poter affermare le proprie idee con la violenza e massacrando i propri stessi connazionali.
Questo mi conferma nelle mie opinioni circa la nefandezza di leggi liberticide, esistenti o proposte, che vorrebbero sanzionare le idee, perché le idee, tutte le idee, hanno diritto di cittadinanza e devono trovare spazio per essere diffuse e discusse.
Quello che deve essere represso, anche con la pena di morte in casi come quello norvegese, ma anche come l’11 settembre o gli omicidi singoli di matrice terrorista, è l’agire in modo tale da provocare la uccisione anche di una sola altra vita umana.
Così come, ovviamente su un altro piano, perché leggermente più lieve la colpa, deve essere repressa e punita con decisione e senza attenuanti ogni azione, ogni violenza che distrugga la proprietà pubblica o privata dei beni.
Mi piacerebbe però che le 1500 pagine del messaggio di Breivik fossero tradotte e stampate, per poterle conoscere senza mediazioni.
Del resto se circolano Il Capitale o Mein Kampf, perché non dovrebbe circolare anche questo scritto ?

4) Il pericolo proibizionista
Non posso quindi condividere la scelta delle autorità norvegesi che hanno deciso le porte chiuse nel procedimento contro Breivik.
Di cosa hanno paura ?
Breivik voleva le porte aperte per spiegare le sue ragioni, probabilmente una sintesi verbale delle 1500 pagine di cui sopra, ma qualsiasi persona civile rigetterebbe il metodo scelto per veicolare il suo messaggio.
Le idee si esprimono, si diffondono, si stampano, si leggono, ma non sono mai una giustificazione per massacrare decine di persone.
Non lo sono per gli islamici e non lo sono per i cristiani.
Penso, invece, che le autorità norvegesi abbiano paura che quelle idee che sono state prese a pretesto per il massacro, appartengano al sentimento profondo della loro gente.
Così, non sapendo in che altro modo agire, credono di limitarne la diffusione con il proibizionismo.
Non si rendono conto che, come sempre, quando si proibisce la circolazione di una idea, quando si vieta la visione di un evento, si rende quella idea, quell’evento ancora più attraente, ma, soprattutto, non si rendono conto che se quelle idee appartengono al sentimento nazionale, per quanto si possa proibire di parlarne, emergeranno inevitabilmente, tanto più quanto insisteranno nella loro politica immigrazionista.
Le autorità norvegesi sono così cadute nella trappola di Breivik.

5) Nord europa alla deriva
Ho già avuto modo in passato di commentare la situazione di quelle nazioni del Nord europa cui, negli anni sessanta e settanta, guardavamo con interesse e invidia (e non solo per le bionde walkirie).
La lettura di uno spaccato della società nordica che viene fornito dagli innumerevoli romanzi gialli ci dice come la struttura “dalla culla alla tomba” di stampo socialista abbia miseramente fallito.
Non è riuscita a garantire un diffuso benessere economico (perché non è tale il sopravvivere, ma per vivere è necessario quel superfluo che l’oppressiva società fiscale nordica impedisce di ottenere se non a parti limitatissime della popolazione) ed ha provocato la più completa deriva morale, con il suo relativismo nichilista, che provoca, tra l'altro, un numero di suicidi ben superiore alla media europea.
Per limitarci alla Norvegia, autori come Joe Nesbo e Anne Holt vengono ora citati come preveggenti del massacro perché si sono limitati a registrare nei loro romanzi una situazione che va incancrenendosi ed alla quale non si vedono prospettive di soluzione.
Ma soprattutto il loro orientamento a sinistra, come si vede dalla descrizione, dalla presentazione dei personaggi, dalle ovvietà politicamente corrette che fanno dire ai protagonisti, non fa presagire nulla di buono per il futuro.
Breivik, in base a quanto si legge sulla stampa, si scaglia contro l’invasione islamica in europa, la perdita di identità dei Popoli europei, il “meticciato”, per dirla con una espressione di un ex presidente del senato italiano.
Se la risposta sarà solamente quella di proibire queste idee e di continuare nella accoglienza dei flussi immigratori, il Nord europa proseguirà nella sua deriva che potrà vedere altri Breivik, di un segno o di un altro, mettere in serio pericolo la vita dei cittadini onesti.

6) Breivik e i terroristi islamici
Ho letto un parallelismo tra Breivik e i terroristi dell’11 settembre, il fondamentalismo islamico.
La volontà, quasi, nel nome del montante relativismo, di cercare di equiparare l’uno e gli altri, in una sorta di compensazione che faccia dire: sono uguali, non c’è differenza tra le due civiltà.
Non ci sto.
Breivik è uno.
I fondamentalisti islamici, così fanatici da suicidarsi pur di ucciderci, sono centinaia.
Breivik non ottiene alcuna solidarietà dalla sua gente.
I terroristi islamici, nelle loro gesta criminose contro bersagli occidentali, hanno l’evidente compiacimento se non approvazione dei popoli di cui proclamano la presunta liberazione.
Anche in un evento così tragico, possiamo quindi rimarcare una totale differenza tra l’atto criminale di una singola persona e la strategia terrorista di gruppi numerosi.
Con le ovvie, conseguenti valutazione sulla qualità delle rispettive civiltà, tutto a vantaggio di quella Occidentale.

7) Conclusione: quale morale ?

Sarebbe assurdo oggi trarre una conclusione, anche perché molte cose devono ancora essere esaminate, valutate, ponderate.
Mi limito ad una passiva elencazione di questioni che la vicenda norvegese mi porta ad evidenziare.
a) Nessuno è al sicuro dai momenti di follia del prossimo
b) Le idee sono sacrosante, le azioni vanno incanalate su un percorso che salvaguardi la vita e la proprietà.
c) Le azioni malvagie vanno sanzionate in modo proporzionale alle loro conseguenze, anche con la pena di morte.
d) L’immissione di elementi estranei ad un tessuto sociale consolidato è foriero di reazioni violente e potenzialmente devastanti.
e) La perdita dei Valori Morali della Tradizione e l’emergere di un perverso relativismo nichilista comporta la perdita della conoscenza di ciò che è Giusto e Sbagliato, il mancato riconoscimento di ciò che è Bene e di ciò che è Male.

Anders Breivik è un criminale e come tale andrà punito, ma il malessere che lo ha spinto al massacro appartiene, con diverse gradazioni a seconda delle nazioni e dei popoli, all’intera società occidentale e se vogliamo evitare il rischio che da qualche parte nel mondo ci sia qualche altro, fortunatamente isolato, Anders Breivik, bisogna rimuovere le cause del malessere, non demonizzare le idee di chi denuncia una realtà e fornisce una sua alternativa politica e sociale.




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24 luglio 2011

Euro moderna mela di Eva

Nonostante l’età riesco ancora a stupirmi di come venga manipolata la Storia e la realtà degli accadimenti che ci hanno portato all’oggi e quanto ci si dimentichi di eventi passati da appena un decennio.
Giornalisti scrivono pomposi articoli, cavalcando demagogicamente la pancia dei lettori ma rendendo un pessimo servizio alla comuntà e soprattutto alla soluzione dei problemi, contro la cosiddetta “casta” (di cui peraltro sono, alla pari dei magistrati e dei sindacati, parte integrante) e denunciando la crescita dei prezzi in Italia e la conseguente “stangata” sui contribuenti.
Ma cosa potevamo aspettarci, quando, irretiti proprio da una campagna di stampa fuorviante, si rifiuta, per ben due volte, un programma nucleare che ci avrebbe regalato energia in quantità illimitata e a basso costo ?
Lacrime di coccodrillo, come quelle di chi ignora che alla vigilia dell’introduzione dell’euro, i più avveduti ricordavano la differenza tra i prezzi nel Nord europa e in Italia.
I più ottimisti e miopi, sbandieravano tale dato annunciando come tedeschi, inglesi e nordici, sarebbero venuti da noi a comprare i beni, preconizzando una nuova stagione di sviluppo.
I più assennati, subito tacitati dal coro degli officianti la moneta unica, con Ciampi e Prodi in prima fila, avvertivano che sarebbero stati i nostri prezzi ad adeguarsi a quelli del Nord e noi non avevamo certo gli stipendi e le retribuzioni adeguate a sostenere tale onere.
Ed era (ed è) impensabile un incremento delle retribuzioni tale da adeguarsi a quelle del Nord: ammazzerebbe le aziende più solide.
L’euro ha così compiuto la sua opera demoniaca, non solo sottraendo ai Popoli la Sovranità monetaria (e non solo), ma anche penalizzando il Sud (non solo geografico) dell’europa.
Infatti non è un caso che ad essere in crisi siano Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda con un attacco di dimensioni spropositate (pari a quello del 1992 che fu malamente gestito da Ciampi e Amato: il primo tentando una costosissima e vana difesa della lira nello sme, bruciando ingenti riserve monetarie e il secondo infilandosi nottetempo nei nostri conti correnti e sottraendoci lo 0,6 per mille dei nostri risparmi) anche all’Italia che si difende unicamente per la saggezza dei nostri Padri che fondarono la ricchezza di famiglia sul risparmio, tanto che, se possiamo andare avanti, lo dobbiamo ai risparmi del passato ed al fatto che oltre il 70% del debito pubblico è in mani italiane.
Di cosa si lamentano, allora, i giornalisti ?
Facciano autocritica, piuttosto, visto che le poche voci contrarie all’euro furono messe a tacere da schiamazzi ad alti decibel favoriti dalla messa a loro disposizione di gran parte della stampa italica.
Alcuni anime candide (o ipocrite) puntano il dito contro il Governo Berlusconi dell’epoca che non avrebbe “controllato” l’andamento dei prezzi.
Ma cosa avrebbe dovuto fare ?
Imporre un calmiere ?
Sin dai tempi dell'Imperatore Diocleziano il calmiere dei prezzi contro l’andamento del Mercato ha sempre provocato danni maggiori dei benefici immediati.
Ma anche i servizi di cosiddetta pubblica utilità non possono essere offerti a prezzi inferiori ai costi sostenuti per produrli o acquistarli dall’estero.
Per una tale politica occorrerebbe spremere in altro modo i cittadini con le tasse e in Italia siamo ben oltre il limite massimo accettabile e tollerabile.
Lo vediamo negli Stati Uniti, dove l’attuale amministrazione democratica, dopo aver inutilmente speso miliardi di dollari attivando una politica socialista di elargizioni cosiddette "sociali" e di interventismo pubblico nell’economia, adesso pretenderebbe che i Repubblicani accettassero l’aumento delle tasse per mantenere in piedi i servizi sociali dispensati senza criterio, per una mera volontà ideologica.
Mi auguro (anche se temo che la propaganda democratica, appoggiata dalla solita stampa liberal sempre prodiga con i soldi altrui ,possa condizionarne le scelte) che i Repubblicani tengano duro anche a costo di portare al fallimento gli Stati Uniti: sarebbe il giusto coronamento di una pessima amministrazione di stampo socialista.
Ma anche in Italia un parziale (proprio perché poco del nostro debito pubblico è in mano straniera) fallimento potrebbe essere utile, quel tanto che basterebbe per uscire dall’euro e riprendere la nostra Sovranità e Indipendenza Nazionale.
Con la possibilità di battere moneta, di svalutare, di agire sulla leva monetaria per fronteggiare i periodi di crisi, come è sempre stato e con il naturale adeguamento dei prezzi interni al tenore di vita della Nazione.
Un tenore di vita che dovrà necessariamente essere rivisto, che si rimanga all’interno o si riasca a liberarsi dell’euro, per riscoprire una vita sana che poggi sui solidi Valori della Tradizione nei consumi, nei comportamenti, nel modello di società.
Illusione ?
Forse, ma sognare non è ancora vietato, non costa nulla e, soprattutto, le società che hanno smesso di sognare sono civiltà morte, perché sono i sogni che forniscono gli obiettivi per la cui realizzazione vale la pena vivere e combattere.


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22 luglio 2011

Finchè c'è Silvio c'è speranza

Le vicende che caratterizzano la politica italiana dopo le sciagurate elezioni e referendum di primavera, sembrano ripercorrere le vicende tante volte narrate delle civiltà del passato o in saghe familiari come i Buddenbrook o i Forsythe.
La (presunta) fine (politica) di Berlusconi e di Bossi ha dato la stura ad una autentica guerra di successione che vede intervenire le “potenze” esterne per spingere il candidato più gradito ai propri interessi.
La magistratura continua imperterrita nella sua opera di demolizione del “tiranno”, incurante delle conseguenze che provoca sia in termini economici colpendo una delle aziende più importanti della Nazione, sia in termini di propria credibilità e affidabilità quando insiste nella politica degli arresti cautelari, prima di una sentenza di condanna definitiva.
La sinistra, che cerca di trar profitto da una indignazione suscitata per conto dei poteri forti internazionali da mirate campagne di una stampa di proprietà di finanzieri e industriali che operano per il loro esclusivo interesse e hanno messo in rampa di lancio un loro fidato scudiero, è a sua volta incerta, divisa e priva di qualsivoglia progetto che non sia il “cacciare Berlusconi” come se questo fosse l’alfa e l’omega di ogni attività di governo.
La speculazione internazionale aggredisce l’Italia, più solida di quanto si pensi anche perché oltre il 70% del debito pubblico è in mano alle famiglie italiane, per conseguire di nuovo gli stessi vantaggi che già ottenne nel 1992-1993 in una analoga situazione di debolezza di un potere politico succube, allora come ora, della magistratura.
Indubbiamente Berlusconi ha contro l’età e i poteri forti internazionali ed interni che remano contro di lui e contro gli Italiani tutti.
Ma credo possa ancora contare sull’appoggio di almeno un quarto abbondante dell’elettorato, che potrebbe aumentare se, tornando sui propri passi, affrontasse con forza e in base alle sue proprie idee di stampo liberale il tema delle tasse.
La Lega è cresciuta facendo propri i temi classici della Destra : contro l’immigrazione, contro la deriva morale dei costumi nazionali, per un interesse nazionale che è anche quello delle “piccole patrie” federali, per l’ordine, la sicurezza.
Non credo che con un cambiamento di alleanze, passando dal Pdl al pci/pds/ds/pd, manterrebbe inalterata la sua forza, probabilmente perderebbe voti a favore del Pdl che, pur con tutti i limiti evidenti, rappresenta l’ancoraggio del voto moderato, liberale, conservatore e reazionario, come è dimostrato dal “no” all’arresto di Papa e Tedesco e dalla legge sul “fine vita” che sta arrivando al traguardo.
Ma, come sempre, una idea, una bandiera, un progetto devono essere incarnati in una persona che sia in grado di rappresentarli.
Dal 1994 gli ideali di rinnovamento della Nazione sono incarnati in Silvio Berlusconi, nonostante gli ostacoli che ha dovuto affrontare e che tuttora affronta.
Lasciando molto a desiderare la designazione di Alfano, non posso che auspicare che Berlusconi resista ad oltranza agli attacchi portati dai suoi nemici, uniti solo contro di lui ma incapaci di proporre alcunché alla Nazione.
Se ieri era naturale il “meno male che Silvio c’è”, oggi dobbiamo dire “finchè c’è Silvio, c’è speranza.


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21 luglio 2011

A quando la ghigliottina cautelare ?

Negli ultimi giorni si sono perpetrati atti che attestano quanto sia illusoria ogni aspirazione, in Italia, ad avere Giustizia.
Calpestando, ignorando, svilendo il più fondamentale dei  principi, sono stati incarcerati o è stato richiesto l’arresto “cautelare” di cittadini che non hanno avuto neppure una condanna in primo grado.
Non voglio citare la costituzione del 1948, ma il principio di innocenza è l’unica garanzia che si abbia dal giacobinismo autoreferenziale di una supercasta con la toga.
Violarlo significa passare dal diritto civile alla barbarie della vendetta senza condanna.
Peggio ancora quando l’arresto di una persona, che viene così calpestata nella sua dignità e onorabilità, viene disposto per motivi esclusivamente di parte che richiamano le incarcerazioni che, nel medioevo, i signorotti feudali disponevano contro chiunque osasse contestare il loro potere autocratico.
Ci possono essere, certamente, delle situazioni in cui la sicurezza pubblica richiede un provvedimento anticipatore di limitazione della libertà.
Quando si tratta di terrorismo, di assassini seriali, di distruttori di beni pubblici e privati, allora è doveroso impedire che possano continuare a danneggiare il prossimo, mettendo a rischio la vita e la proprietà altrui, ancor prima di una sentenza definitiva che sanzioni il loro comportamento.
Paradossalmente, invece, chi blocca treni, chi distrugge proprietà pubbliche o private, chi uccide nel nome di una ideologia o per lucro personale, trova spesso se non sempre ascolto e garantismo da quelli stessi che, quando si parla di Berlusconi, di esponenti del Centro Destra o di presunti omicidi politicamente scorretti, negano ogni garanzia, anche quando i reati loro imputabili non mettono in pericolo né la vita, né le proprietà altrui.
Abbiamo così visto la vergogna di cui si è coperta la camera dei deputati votando a favore dell’arresto di Alfonso Papa, del Pdl, mentre onorevole è il Senato che ha respinto analoga richiesta nei confronti del senatore Tedesco del pci/pds/ds/pd.
I presunti reati di cui è accusato il deputato Papa non mettono in pericolo la vita altrui e neppure le altrui proprietà.
Eppure lui è in galera, mentre chi ferisce in manifestazioni violente e vandaliche verso proprietà pubbliche e private, Poliziotti e Carabinieri è libero, come è libero Cesare Battisti.
E’ un palese stravolgimento del buon senso prima ancora che del diritto che ormai ognuno “tira” a secondo della convenienza con i sofismi in cui noi Italiani siamo maestri, al quale è necessario porre fine.
Ma non solo in politica troviamo questo comportamento giacobino.
Uno dei delitti irrisolti di questi anni, quello di Ascoli Piceno, ha portato in carcere il marito, che peraltro si proclama innocente, della defunta, prima ancora di una sentenza di condanna definitiva.
Poteva il Parolisi scappare ?
E dove andava un caporal maggiore istruttore dell’esercito ?
Mica è uno Strauss Kahn pieno di risorse economiche e di amici !
Ma anche se lo fosse, la galera prima della condanna è una pena anticipata quindi ingiusta per definizione.
E se fosse innocente ?
Chi e come lo risarcirà ?
E come potrebbe reiterare il crimine ?
Non ha un’altra moglie da cui potrebbe sentirsi “legato”.
E alterare le “prove” ?
Se ve ne fossero ancora in giro di alterabili allora sarebbero da licenziare tutti gli inquirenti che, dopo quattro mesi, le hanno ancora lasciate a disposizione di chi volesse manipolarle !
Berlusconi aveva ragione nel porre, come prima e principale riforma quella della giustizia, perché il nostro sistema e ordinamento giudiziario deve essere ben più che riformato, rivoluzionato, ribaltato, rivoltato come un guanto.
dubito che questa giustizia potrà essere credibile, così come viene gestita, anche quando si trattasse solo del furto di una mela.
A quando, dunque, la ghigliottina cautelare ?
E quando arriveremo, come in Minority Report, alla punizione prima ancora della commissione del reato ?


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20 luglio 2011

I tempi sbagliati della Lega

Invece di ricompattarsi per preparare le elezioni del 2013, la Maggioranza di Centro Destra sembra sfaldarsi con la Lega che cerca di smarcarsi.
Intendiamoci, la Lega ha tutte le ragioni per contestare il decreto rifiuti per Napoli imposto da Napolitano.
Abbiamo già dato per Napoli, adesso tocca ai napoletani arrangiarsi e, se ci riescono, trovare adeguati accordi con le altre regioni in attesa di rendersi autonomi con loro termovalorizzatori, inceneritori e discariche (per chi crede che ci riescano …).
Sull’arresto del deputato Papa ha ragione Bossi: niente manette senza processo e condanna definitiva (un principio che dovrebbe valere sempre, salvo casi eccezionali quando ci si trova di fronte a terroristi o assassini seriali).
Purtroppo è molto più facile, rispetto alla linea della saggezza e del buon senso di Bossi, quella della pancia che sembra attribuibile a Maroni.
Ma, soprattutto, la Lega ha sbagliato i tempi per distinguersi dal Pdl.
Il momento giusto era in occasione della sinistra manovra socialista di Tremonti.
La Lega avrebbe dovuto opporsi, a costo di votare la sfiducia al Governo, alla parte della manovra che prevede l’incremento delle tasse.
Adesso il voto contrario, indebolire il Governo, infliggere l’ennesima coltellata alle spalle di Berlusconi, rappresenta solo una meschinità inutile e controproducente per tutti.
Non che il Pdl sia maggiormente in sintonia con le mie posizioni, visto l’atteggiamento della Prestigiacomo e degli altri della “Lega del sud”, ma almeno … finchè c’è Berlusconi, c’è speranza.
Nel momento in cui scrivo non posso sapere quale sarà l’esito finale che, personalmente, auspico con la bocciatura del decreto rifiuti e con il “no” all’arresto di Papa.
Non capisco cosa venga in tasca alla Lega da una rottura con il Pdl.
Senza il Pdl perderebbe nel 2015 i governatori di Piemonte e Veneto e consegnerebbe al pci/pds/ds/pd il governo della Nazione.
Cioè consegnerebbe al partito più statalista, assistenzialista e centralista che ci sia il potere di mandare all’aria quel poco di Federalismo che ha ottenuto.
Peggio ancora consegnerebbe la maggioranza del parlamento ad una coalizione che fa dei capricci, delle pretese irricevibili, altrettanti “diritti” e “conquiste”, portando la Nazione alla deriva anche morale.
Senza considerare l’invasione degli immigrati cui verrebbe fatto saltare ogni tappo fino ad arrivare alla concessione di cittadinanza e voto.
Invece mantenersi saldi nell’alleanza con il Pdl e con Berlusconi consentirà, nei due anni che mancano al termine della legislatura, di correggere gli errori compiuti con la sinistra manovra socialista di Tremonti e presentarsi agli elettori per un rinnovato patto che porti alla rivoluzione liberale in economia e alla conservazione della Tradizione e dei Valori morali della nostra Nazione.


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19 luglio 2011

Da Caporetto a Vittorio Veneto

La sinistra manovra socialista di Tremonti rappresenta una Caporetto politica ed elettorale per Berlusconi e il Centro Destra tutto.
Da elettore dico che avrei tollerato tutto tranne: un accordo con la sinistra e l’aumento delle tasse.
Possiamo infatti pensare che in una situazione globale di difficoltà, la tattica che utilizzò vittoriosamente contro Annibale Quinto Fabio Massimo poteva essere adottata anche da Berlusconi: temporeggiare in attesa di una situazione che consentisse di mettere in pista le leggi necessarie al progetto di rinnovamento della Nazione.
Non avrebbe dovuto però accordarsi con la sinistra e non doveva mettere le mani nelle nostre tasche.
Ma, come insegna la Storia, dopo ogni Caporetto c’è una Vittorio Veneto.
E’ però necessario che il Centro Destra dismetta ogni preoccupazione ed ogni sudditanza verso i diktat della sinistra che agisce esattamente come se fosse l’esecutore dei poteri forti internazionali.
Berlusconi deve restare al governo, senza dimettersi, bevendo l’amaro calice degli insulti e delle aggressioni, finalizzando il tutto ad organizzare, nei due anni che mancano alle elezioni, una solida campagna elettorale, riacquisendo credibilità tra gli elettori.
E’ interesse di Berlusconi, dei parlamentari di Centro Destra, degli elettori e della Nazione tutta.
Il Centro Destra deve ricompattarsi e fermare l’aggressione mediatico giudiziaria, cominciando con il respingere la richiesta di arresto per il parlamentare Papa, perché se passa il messaggio che i magistrati possono arrestare parlamentari, allora ci sarà la corsa al “si salvi chi può”, con gravi conseguenze anche future perché qualsiasi maggioranza voluta dal Popolo potrà essere ribaltata per via giudiziaria.
Per fare questo il Centro Destra deve cessare di ricercare il consenso dei propri nemici, ma agire in base alla propria filosofia di governo a difesa della Tradizione, quindi Conservatore e Reazionario nei Valori come ad esempio ha perfettamente fatto con la legge sul cosiddetto “fine vita” che ha respinto l’attacco dei favorevoli all’eutanasia e contemporaneamente, archiviata la manovra di Tremonti, deve intervenire essenzialmente sulle spese e, ove possibile, ridurre le tasse, magari abolendo alcuni odiosi provvedimenti assunti dall’attuale ministro dell’economia, come la tassa sui depositi e il superbollo auto.
Ma Berlusconi deve, lanciando la controffensiva, anche dare chiari segnali di aver ripreso in mano il bastone del comando.
Alfano deve essere sostituito al ministero della giustizia per dedicarsi al Pdl.
Si nomini il nuovo ministro, indipendentemente dal gradimento di Napolitano.
Anzi, se fossi in Berlusconi presenterei un nome secco: il candidato meno gradito a Napolitano.
Berlusconi infatti deve dare anche visivamente la sensazione di non accettare più il commissariamento di Napolitano e se questi non firma leggi, queste dovranno essere ripresentate per ottenere un secondo voto a favore che supererebbe, come previsto dalla costituzione, la contrarietà di Napolitano.
E cambiare il ministro dell’economia.
Sostituire il Tremonti socialista di questi mesi con un autentico liberale come Martino.
In due anni non possiamo pretendere la Luna, ma un chiaro segnale di riscossa, quello sì.
Cosa fatta capo ha.
La manovra socialista di Tremonti è legge e, come sempre, una volta imposte tasse è difficile tornare indietro, ancorché doveroso.
Guardiamo avanti e per farlo Berlusconi e il Centro Destra tutto devono dimostrare che quella di questi giorni è stata una sbandata, pesante, ma solo momentanea.
Solo reagendo con forza e dando visivamente l’idea dell’aver rimesso la barra dritta, si potrà superare la Caporetto della manovra per arrivare a Vittorio Veneto nel 2013.


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18 luglio 2011

L'inutile suicidio del Centro Destra

La sinistra manovra socialista di Tremonti rappresenta il suicidio politico del Centro Destra e di Berlusconi.
Ben si capisce quindi perché, pronubo Napolitano, le opposizioni se ne siano ben guardate dal bloccarne la rapida approvazione, venendo meno, ancora una volta, ai loro doveri verso la Nazione.
Non riesco a comprendere perché il Governo abbia commesso un simile errore, tanto più che il suicidio politico è inutile, come dimostrano i Mercati, esattamente come lo sono i sacrifici chiesti agli Italiani.
Il Centro Destra ha tradito il suo solenne impegno con gli elettori di non mettere loro le mani in tasca, impegno che aveva sino ad ora onorato ed evidentemente non si ricorda che un analogo tradimento (il famoso "read my lips"della campagna vincente del 1988) costò nel 1992 al vecchio Bush, padre di George W., la rielezione a favore di Clinton.
In cambio è arrivata una manovra da 50 miliardi, di cui 30 in nuove tasse e solo 20 di taglio delle spese.
Se si considera che il debito pubblico è a 1900 miliardi, osserviamo come solo per un miserrimo un per cento si sia inciso sulle cause di tale disavanzo.
Come a dire un pannicello caldo quando occorre una amputazione radicale (delle spese).
Ogni famiglia, quando le spese superano le entrate, taglia giustamente le spese.
Altrettanto avrebbe dovuto fare il Governo.
Portare a 65 anni per tutti l’età della pensione e legarla all’aspettativa di vita con incrementi graduati nel tempo, abolendo le pensioni di anzianità e il sistema retributivo ancora fruibile da alcuni, finalizzando il tutto a privatizzare il sistema pensionistico.
Vendere le partecipazioni residue (tipo Finmeccanica) ma anche la Rai e se necessario qualche gioiello di famiglia (monumenti) tanto ne abbiamo a migliaia.
Terminare costose e inutili operazioni di guerra in Kossovo, Libano e Libia, per mantenere l’unica missione di interesse nazionale, Afghanistan, preparandosi peraltro a ritirarsi un minuto prima degli Americani per non rimanere con il cerino acceso in mano.
Far pagare i servizi, da privatizzare in modo che siano gestiti con criteri di economicità, almeno per quello che costano.
Dimenticare le elargizioni e le gratuità.
Incentivare, con sconti fiscali, le assicurazioni sanitarie private per finalizzarle alla abolizione di quel Moloch divoratore di soldi che è il servizio sanitario pubblico.
Poiché i costi per i cittadini aumenterebbero necessariamente (anche se così spetterebbe a noi scegliere cosa pagare e cosa no, in base alle nostre reali esigenze, rendendoci così responsabili nelle scelte, visto che pagheremmo direttamente di tasca nostra) doveva essere aumentata la capacità economica degli Italiani riducendo le tasse all’essenziale per il funzionamento della nostra Difesa, Sicurezza Interna, Giustizia (ma solo dopo una epocale riforma !), Diplomazia, lasciando agli enti locali, ridotti ai soli comuni e regioni, la possibilità di imporre tasse locali finalizzate a realizzare opere pubbliche di interesse generale (e non ad organizzare spettacoli in cui i soli a guadagnarci sono nani e ballerine).
Tremonti è clamorosamente mancato e Berlusconi avrebbe dovuto sostituirlo lanciando un messaggio preciso al Mercato con l’unico successore possibile: Antonio Martino.
Berlusconi, finchè è a Capo del Governo, può però ribaltare il destino negativo che si è costruito con questa manovra.
Dia il benservito a Tremonti, lo sostituisca con Martino e vari una nuova manovra consistente di soli tagli alle spese, vendita di proprietà statali e riduzione delle tasse.
Lo presenti comunque in parlamento mettendo deputati e senatori davanti alla scelta del sì o del no.
Se vincesse, farebbe il bene della Nazione che troverebbe in una manovra di stampo liberista la spinta per risolvere i problemi ereditati dalla prima repubblica.
Se perdesse, potrebbe radunare le sue truppe più fedeli e, come una Falange, sostenere una durissima campagna elettorale potendo legittimamente innalzare il vessillo della Libertà, contro l’invadenza e l’avidità dello stato.
Rebus sic stantibus, si avvierebbe solo ad un triste declino e finirebbe con il perdere le prossime elezioni che si svolgano nel 2012 o nel 2013.


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17 luglio 2011

Le tasse fanno schifo

Riesce difficile capire cosa sia passato nella testa dei dirigenti di Lega e Pdl per appoggiare la sinistra manovra socialista di Tremonti e, ancor di più, quale motivo abbiano per essere così esultanti alla sua approvazione.
Come ha scritto il Sole 24 Ore, la manovra è fatta per il 60% di tasse e solo per il 40% di tagli alla spesa pubblica.
In pratica si sono rastrellati i soldi per mantenere la spesa pubblica agli esorbitanti livelli attuali, rendendo necessaria una ulteriore drenata di fondi – mettendoci le mani in tasca ancora una volta - fra un anno o due.
Un Governo che era stato votato per una svolta liberale ed antistatalista, fa, sia pur con maggiore delicatezza, quello che farebbero un Prodi o un Ciampi qualunque.
Posso immaginare che a Berlusconi siano arrivati messaggi impliciti e espliciti (la condanna al pagamento di 560 milioni a De Benedetti, le continue richieste di arresto per suoi parlamentari, l’ingiustificata aggressività della speculazione contro l’Italia …) da obbligarlo a mordersi la lingua e far buon viso a cattivo giuoco.
Ma cosa hanno da esultare Frattini e Gelmini, Alfano e Gasparri, Bossi e La Russa, Maroni e Cicchitto e via via tutti gli altri maggiorenti di Lega e Pdl ?
Si sono resi conto che con questa manovra non solo hanno tradito gli impegni elettorali, ma si sono anche giocati il consenso di una parte determinante dell’elettorato di Centro Destra ?
Berlusconi, che spero abbia messo al sicuro le sue sostanze meritatamente guadagnate, ha quasi 75 anni e se anche potrà essere amareggiato da una sconfitta elettorale, ha vissuto e bene le sue tante vite, ultima quella da politico.
Ma politici di quaranta e cinquanta anni come pensano di potersi ripresentare a chiedere il voto agli elettori del Centro Destra ?
Con il ricatto del “voto utile” o della “diga” ?
Possono toglierselo dalla testa: a che pro votare per chi dovrebbe sostenere una svolta liberista e poi trovarsi l’aumento delle tasse ?
Tanto vale votare per Forza Nuova, dare quindi un voto marcatamente ideologico sui Valori, e poi essere liberi di criticare una sinistra che altro non farà che imporre tasse, sanzioni, divieti e leggi da deriva morale.
Almeno potremo pensare che “tanto peggio, tanto meglio”, più saremo vessati, prima arriverà la ribellione popolare.
E nel frattempo organizzarsi al meglio per difendersi dalla rapacità statale.
Perché le tasse fanno schifo, sono il Male.
Magari non sono il Male Assoluto (quello è la sinistra nel suo complesso …) ma è sicuramente il Male.
Finchè hanno ancora la maggioranza parlamentare gli uomini del Pdl e Lega hanno una possibilità di ribaltare il tavolo.
Prendano il machete e taglino in uno la spesa pubblica e le tasse.
Se ne freghino di Moody’s, di S&P, di Fitch, della BCE, dell’FMI e dei sermoni di Napolitano e mostrino gli attributi facendo quello per il quale furono votati nel 2008.
Verrà scatenata una campagna furibonda contro di loro ?
Ma rappresentare un Popolo non è una sine cura !
Qui si parrà la loro nobilitate.



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15 luglio 2011

Sciocchezzaio: le quote rosa

Il Tar ha cancellato la Giunta capitolina per ... difetto di quote rosa.
In un periodo in cui è ncessario risparmiare, ottimizzare il tempo e produrre, c'è chi ha pensato ad una legge che obbliga le giunte locali ad essere composte non in base alle capacità, ma al sesso.
E c'è chi ha perso tempo e denaro (nostro) per discutere e votare tale legge, ed altri dipendenti pubblici (i magistrati del tar) hanno perso tempo e denaro (nostro) per sentenziare su un ricorso sulla lesa maestà compiuta da Alemanno.
Che, per carità, non è tra i miei preferiti, ma credo abbia ben altro di cui occuparsi che non trovare due o tre donne con cui infarcire la propria giunta e, nel frattempo, a Roma tutto si ferma.
Senza considerare che una donna capace emerge comunque, mentre quando si impone di averne un tot, indipendentemente dalle capacità, si rinuncia a chi, magari, ha ben maggiori competenze e meriti.
Anche se è un uomo.
E viceversa.
Tra le tanti legge inutili, quella sulle quote rosa è una delle peggiori, che nega capacità, competenza e meriti, in cambio del bilancino del farmacista.

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Automobilisti di tutto il mondo: uniamoci !

Da tempo pensavo a questo post.
Ogniqualvolta, in montagna, dietro una curva cieca trovavo due o addirittura tre ciclisti affiancati, ogniqualvolta in città in un senso unico vedevo sbucare contro mano un ciclista, ogniqualvolta un ciclista passava un incrocio incurante del semaforo rosso.
L'occasione mi viene dunque offerta da questa infame manovra fiscale di stampo socialista partorita da Tremonti, nel silenzio dell'opposizione, pronubo Napolitano (e posso solo immaginare le minacce che ha subito Berlusconi per non manifestare la sua contrarietà ad una manovra che tradisce i suoi impegni elettorali) che, oltre a tante porcherie, bastona, per l'ennesiam volta, gli automobilisti.
Hanno giocato con i cavalli fiscali per imporre un bollo aggiuntivo invece di rispettare l'impegno elettorale di abolirlo per tutti.
Hanno confermato le accise (tasse) sulla benzina così che il 52% del costo dle caburante è causato dalla tasse.
I loro provvedimenti hanno indotto i benzinai ad uno sciopero in pieno periodo estivo.
Ma l'unico danneggiato è l'automobilista, per nulla tutelato dalle associazioni di categoria come l'Aci, colpevole di possedere una vettura.
Così, ai ciclisti indisciplinati (e spesso arroganti nelle loro reazioni), ai divieti di circolazione imposti ormai in tutte le città tra isole pedonali, sensi unici, zone a traffico limitato e chi più ne ha più ne metta, perchè la fantasia non manca da parte di amministratori repressi che sanno solo inventare divieti e sanzioni, si aggiungono anche superbolli e tasse sulla benzina in aumento.
E che dire della buffonata di imporre il "bollino blu", salvo poi proibire la circolazione alle automobili acquistate pochi anni fa, ma caratterizzate da "euro due" o "euro tre" ?
Un favore enorme alla consorteria dei produttori di automobili, in Italia particolarmente forte e capace di socializzare le perdite e privatizzare i guadagni, visto che se dopo tre o quattro anni una autovettura non è più libera di circolare, allora uno, potendo, ne compra una nuova.
E chi non può ?
Vogliamo ribellarci a questa continua aggressione verso gli automobilisti ?
Vogliamo chiedere, anzi pretendere, che i ciclisti siano obbligati a rispettare le regole, come chiunque altro ?
Sì, perchè se uno di loro venisse "asfaltato" da un'auto, anche se l'automobilista avesse tutte le evidenti ragioni dalla sua, subirebbe una infinità di angherie, a cominciare dal ritiro della patente.
E smettiamola con i limiti di velocità in strade a due o più corsie nelle quali vengono imposti i cinquanta o, bontà loro, i settanta solo perchè sono strade cittadine !
E basta con tutti gli strumenti di spionaggio : telecamere, rivelatori di velocità, appostamenti in strade a veloce scorrimento con limiti ridicoli !
E' ora di finirla di subire passivamente.
Se non ci pensa l'Aci, dobbiamo tutelare noi stessi e non stare sempre a capo chino e subire.
Lobbies ben più ridotte ottengono tutele e privilegi: perchè gli automobilisti sono quelli che devono sempre pagare ?
La libertà di circolazione è una delle libertà fondamentali per un cittadino che viene sistematicamente conculcata dai nuovi sceriffi di Sherwood.

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14 luglio 2011

Berlusconi novello Dorando Pietri

Dorando Pietri fu il marciatore italiano che alle olimpiadi di Londra del 1908, avendo tagliato il traguardo sorretto dai giudici di gara impietositi e preoccupati perchè lo vedevano barcollare, fu squalificato e perse la medaglia d'oro.
Il suo nome, però, è ricordato più del vincitore (che dovrei cercare appositamente) e la sua vicenda è nota agli appassionati e sportivi di tutto il mondo.
Mi viene spontaneo accostare allo sfortunato marciatore italiano dell'inizio del secolo scorso, il nostro Premier, Silvio Berlusconi.
Dal 1994, quando "scese in campo" per nostra fortuna e per maggior scorno della sinistra, suscitò speranze e passioni.
La sua proposta politica era non solo accattivante, ma dava anche una casa a quanti speravano in una modernizzazione dell'Italia e, soprattutto, nella difesa contro la "gioiosa macchina da guerra" comunista che sembrava proiettata al governo.
Berlusconi ottenne il governo e se il primo risultato fu colto (impedire l'ingresso al governo dei comunisti) da subito si coalizzarono contro di lui tutte le lobbies, i poteri forti, le consorterie che da una modernizzazione della nazione avevano ed hanno tutto da perdere.
Il resto è cronaca.
Pur osteggiato con sempre maggiore veemenza da tutti coloro che dalla modernizzazione della nazione avrebbero perso privilegi e laute remunerazioni, nonostante i tradimenti di amici ed alleati, il Cavaliere riuscì a vincere le elezioni del 2001, ad interdire la dubbia vittoria dei comunisti a quelle del 2006 ed a rivincere nel 2008.
Purtroppo la sfortuna si è accanita contro la buona volontà di un Premier liberale in economia e conservatore nei valori (come testimonia la buona legge in via di approvazione sul cosiddetto "fine vita" che blocca le velleità dei sostenitori dell'eutanasia più o meno mascherata).
L'attentato dell'11 settembre 2001, lo tsunami economico globale del 2008 e quello giapponese del 2010, hanno imbrigliato le iniziative liberiste e hanno ulteriormente alimentato le aggressive opposizioni delle varie cosorterie.
Ciononostante Berlusconi era riuscito ad arrivare in vista del traguardo.
La crisi economica globale, con la necessità di imporre una cura dimagrante ai costi dello stato, gli ha messo a disposizione l'ultimo giro di pista per dare una svolta liberista alla nostra economia, abbattendo le tasse, tagliando drasticamente la spesa pubblica e privatizzando i servizi.
Purtroppo, mal sorretto (consigliato) nei momenti di debolezza, si è affidato alla sinistra manovrina di Tremonti con le vecchie ricette dell'incremento delle tasse, l'aggiunta di una autentica patrimoniale come è la tassa sui risparmi aumentata al 20% e poi la tassa sui depositi amministrati, tasse sul trading, tasse sul ticket, tasse sulla benzina.
Come Dorando Pietri, Berlusconi è crollato in vista del traguardo e come lo storico marciatore si è fatto sorreggere da chi ha fatto il suo male e non il suo (e nostro) interesse.
E' uscita così una manovra che, se sarà approvata, rappresenta una autentica porcheria che impedirà, a qualsiasi persona di buon senso di Centro Destra, di votare per Pdl e Lega che hanno, in tal modo, tradito gli impegni elettorali del "non mettere le mani nelle tasche degli Italiani".
Posso capire e condividere la necessità di una manovra da 40 o più miliardi di euro.
Ma perchè possa essere efficace, doveva essere fatta integralmente di tagli alla spesa pubblica.
Invece, a fianco di una manovra da gabellieri, leggo che vengono assunti dallo stato sessantasettemila ulteriori dipendenti pubblici nella scuola.
I nostri sacrifici vanno così in fumo e ci troveremo fra un anno, due, tre, al punto di partenza: a dover fare una manovra, che sarà di tasse, per contenere il debito pubblico, invece di sforbiciare le spese per non doverle affrontare nei prossimi anni.
Berlusconi ci ha indicato la strada e in buona parte l'ha anche percorsa.
Adesso aspettiamo che un nuovo Berlusconi ne raccolga il testimone e riesca a condurci al traguardo.


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