Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 luglio 2007

Maramaldeggiando

Solo pochi giorni dopo che sono venute a cadere tutte le fantasiose ipotesi di contiguità tra il Presidente Silvio Berlusconi e la mafia, alimentate da perizie ora smentite con la transazione sottoscritta dall'esperto della Banca d'Italia, la camera dei deputati scrive una delle pagine più brutte della sua storia accogliendo, alla prima votazione, le dimissioni dell'on. avv. Cesare Previti.
Ricordo che l'on. avv. Cesare Previti ha un sito (http://www.previti.it/) dove sono contenuti utili documenti relativi alla vicenda che lo ha coinvolto e della quale continua a proclamarsi innocente.
La chiusura della "questione mafiosa" induce a pensare che possa aver ragione l'on. Vito, capo gruppo di Forza Italia alla camera, che ha definito l'on. avv. Previti un obiettivo politico.
E se si poteva immaginare che la sinistra avrebbe approfittato dell'occasione per maramaldeggiare (e questo sia di insegnamento a chi vorrebbe votare "no" all'uso delle intercettazioni che coinvolgono Fassino e D'alema !) e anche per stornare l'attenzione dalla vicenda delle scalate bancarie, mi sarei augurato una compatta solidarietà da parte dei parlamentari del Centro Destra.
Purtroppo così non è stato e tanti, troppi deputati del Centro Destra hanno votato, nel segreto dell'urna, per accogliere in prima battuta le dimissioni dell'on. avv. Previti.
Se a destra vogliamo contrapporci alla sinistra con successo, dobbiamo imparare anche ad adottare alcuni dei metodi e dei comportamenti della sinistra.
Uno di questi è di non abbandonare mai uno di noi.
Perchè oggi tocca a lui, ma domani, può toccare a chiunque altro.
Si ricordino quelli del Centro Destra che hanno votato per l'accoglimento in prima istanza delle dimissioni dell'on. avv. Previti che oggi sono stati utili strumenti nelle mani della sinistra, ma domani, se uno o più di loro non saranno più necessari ai disegni della sinistra, saranno messi sulla graticola a loro volta.
Chi di voto colpisce, di voto può perire.



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29 luglio 2007

Il Centro Destra si interroga

Ultimi fuochi della politica prima della pausa agostana che, come sempre, sarà costellata dalle dichiarazioni estemporanee dettate al cellulare da chi sarà in crisi di astinenza di visibilità.
Se a sinistra la spaccatura tra gli estremisti e i presunti moderati (che comunque continuano a sedere al governo con i primi e sempre con loro si alleano alle elezioni) emerge sempre più e conferma lo stallo in cui hanno gettato la nazione (mentre il mondo progredisce), capaci solo di votare controriforme insanamente ideologiche e lobbistiche, il Centro Destra si interroga sulle prospettive future che appaiono sempre più rosee.
E, come sempre, quando le cose vanno bene, c’è la corsa a mettere il cappello sul marchio.
L’ultima polemica nasce all’insegna del partito unico delle libertà.
Berlusconi, che fu il primo a lanciare l’idea, frena, giustamente consapevole delle riserve dei leghisti (e dei neodemocristiani) ma anche della realtà di un sistema elettorale che non favorisce i partiti unici onnicomprensivi, bensì le coalizioni all’interno delle quali possano trovare spazio anche movimenti identitari in grado di intercettare il consenso di elettorato border line.
Fini, invece, dopo aver cavalcato la tigre del referendum (in equivoca compagnia !) e aver subito l’emorragia identitaria di Storace, si erge a paladino del partito unico delle libertà, consapevole di aver portato Alleanza Nazionale in mezzo al guado politico, dove non è più di destra, ma non è ancora di centro, ma soprattutto bisognoso di essere accolto nel PPE per giustificare i suoi valzer degli ultimi 4 anni e gratificare quei colonnelli che si sono piegati alla sua strategia.
E’ evidente che qui si sta con Berlusconi, unico Leader del Centro Destra, anche se si è consapevoli che il Presidente non è di destra, ma sa coinvolgere anche la destra, come risulta dalle sue iniziative in campagna elettorale quando portò nella Casa delle Libertà anche Alternativa Sociale (la federazione elettorale di Azione Sociale, Forza Nuova e Fronte Sociale Nazionale) e la Fiamma Tricolore.
Ma quel che è più grave è che Fini, per perseguire il suo disegno, è arrivato al punto, all’Assemblea Nazionale di sabato, di rivalutare quella iniziativa che va sotto il nome di partito (presunto) democratico e delle sue “primarie”.
In pratica Fini avalla le posizioni dei comunisti di osservanza diessina in un non tanto nascosto desiderio di ricevere reciproca legittimazione, come se la destra, cui Fini continua a dire di appartenere, avesse bisogno di essere legittimata dai comunisti.
Il richiamo che in Assemblea Fini ha fatto circa l’appartenenza di AN alla destra, stride con il comportamento tenuto dallo stesso Fini:
2003voto agli immigrati
2004il Fascismo come “male assoluto”
2005 sostegno a 2 “sì” per il referendum sulla fecondazione assistita, contro una legge da lui stesso firmata e votata
2006tiepida campagna elettorale e, dopo la “vittoria” per soli 25000 voti della sinistra, riconoscimento immediato della stessa nonostante i dubbi
(tuttora ben vivi) sul reale esito degli scrutini
2007sostegno alla raccolta di firme per il referendum elettorale in compagnia di diessini e Di Pietro.
Un filotto ( e tralasciamo tutte le occasioni in cui, al governo, cercò di distinguersi dal Presidente Berlusconi anche agendo per silurare il Ministro Tremonti) che non ci induce a nutrire fiducia nelle prossime iniziative di Fini, tra le quali la “minaccia” di entrare in competizione con Forza Italia.
Una “minaccia” che sa di tentativo di smarcarsi per, nuovamente, ottenere accrediti da parte del nemico che vede come il fumo negli occhi Berlusconi e gradirebbe un avversario più debole come Fini.
In tutto questo continuano le adesioni a La Destra di Storace.
Potrebbe essere la autentica novità se gli altri movimenti della Destra Radicale si convincessero che è giunto il momento di ricostituire l’MSI della tradizione almirantiana.
Purtroppo leggo che solo Fiamma Tricolore di Romagnoli ha con favore commentato l’iniziativa di Storace e solo in termini di “alleanza” e non di “fusione”.
Un nuovo MSI costringerebbe molti in AN a gettare il cuore oltre la convenienza del momento per riabbracciare antichi e sicuramente mai sopiti ideali.
Del resto, con l’abbandono di Selva, in AN non c’è più nessuno di quelli che erano giunti dopo il big bang della DC e i vertici sono ormai tutti ex missini o, magari, “missini in sonno”…

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27 luglio 2007

La guerra dei clementi


Rieccomi.
Breve sintesi della serie: la recente attualità.


Accordo sulle pensioni
Già chiamarlo “accordo”, con le reazioni che ha innescato, mi sembra attribuirgli sin troppa rilevanza, ma cosa ha sortito il traballante compromesso tra le varie componenti della sinistra e i sindacati ?
Andremo in pensione (tranne i pochi che nei prossimi 3 anni raggiungeranno i 58/59 anni e i 35/36 di anzianità) negli stessi termini della Riforma Maroni (anzi dal 2014 potrebbe andare anche peggio),
dopo aver pagato di più per mantenere quei pochi “raccomandati” che andranno in pensione prima (e così esserci “usurati” più di loro),
e con una pensione più bassa perché dal 2010 verranno rivisti i coefficienti (al ribasso, naturalmente) e tale revisione verrà effettua non più ogni 10 anni, come è avvenuto sinora, ma ogni 3 anni.
Ne valeva la pena ?

Preferisco Clementina a Clemente
Non dimentico che la Forleo fu quella che mandò liberi dei “guerriglieri”, ma nella querelle che la oppone a Clemente Mastella preferisco lei.
Non solo perché ha messo a nudo l’ipocrisia della sinistra, giustizialista con gli esponenti di Centro Destra e ipergarantista con i propri;
non solo perché ha costretto Napolitano a gettare la maschera e scendere in campo a difesa dei suoi compagni di sempre, a dimostrazione che al Quirinale non c’è un soggetto neutrale, checchè si autoproclami tale;
ma anche e soprattutto perché nel chiedere l’uso delle intercettazioni (regolari perché effettuate su telefono di un non parlamentare) ne ha accuratamente motivato le ragioni.
E se quelle motivazioni non piacciono a Fassino e D’alema, non posso che accogliere ghignando le loro recriminazioni.

Referendum
Ancora una volta si dimostra che 500000 firme per richiedere un referendum, inutile come la maggior parte di quelli effettuati, sono troppo poche.
Il mezzo milione fu stabilito 38 anni fa, quando non votavano i 18enni e in un’Italia meno popolata.
Non sono mai state adeguata alla crescita della popolazione.
Saranno altri soldi pubblici bruciati, per un referendum che non riuscirà – se mai sarà tenuto – a raggiungere il quorum.
Perché una cosa è raccogliere 800000 firme, un’altra convincere 25 milioni di italiani a recarsi a votare le astrusità referendarie.

Islam e moschee
A Perugia è suonato un campanello di allarme che sembra essere stato recepito dal Capo della Polizia, ma non dal governo e dai ministri.
A Bologna la sinistra vorrebbe, come se niente fosse, concedere agli islamici 6000 metri quadrati per la costruzione di una moschea, di un centro di cultura e relativi annessi e connessi.
Quos vult perdere, Iupiter dementat prius.

Terminare Enduring Freedom ?
D’alema, il temporaneo ministro degli esteri, ha dichiarato che l’operazione “Enduring Freedom” dovrebbe essere chiusa e inglobata nella missione Nato.
Gli Stati Uniti lo hanno opportunamente rimpallato.
Qui si vorrebbe invece che Enduring Freedom allargasse i suoi orizzonti, magari all’ Italia prima che sia troppo tardi …

La Destra
Il movimento di Storace continua a registrare adesioni.
Me ne compiaccio.
Manca ancora un nome di alta risonanza, che metterebbe in serie ambasce Fini, per dare lustro e volano mediatico alla nuova compagine.
Per quanto mi riguarda, atteso che la nuova legge elettorale non si discosterà granchè dalla presente e, quindi, farebbe venir meno la necessità di un partito unico del Centro Destra (anzi, lo renderebbe un autogol) aderirò a La Destra ma solo se si fonderà – quindi una semplice “alleanza” non basta – con gli altri movimenti di Destra come Fiamma Tricolore e Forza Nuova.
Diversamente sarebbe solo una ulteriore, inutile, frammentazione.
La Mussolini si è riconciliata con Fini ?
Meglio, potrebbe aiutare a chiarire i contorni della nuova Destra: da una parte Fini e i suoi che sono salpati per un approdo incerto e non sempre nel solco della Tradizione della Destra in Italia.
Dall’altra la riunificazione delle anime della vera Destra che formerebbero la gamba sociale e nazionale della Casa delle Libertà.

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18 luglio 2007

La Destra del cuore e della ragione

Le vicende che accompagnano l’agonia di Prodi mostrano all’Italia, persino a chi non vuol riconoscere i suoi errori, come la sinistra non sia in grado di amministrare la nazione.
Divisi sulle pensioni, flop dell’asta per l’Alitalia, Bankitalia che denuncia l’inesistenza di un qualsivoglia “tesoretto”, l’inaffidabilità conclamata nei confronti degli Alleati che ora ci tornano a guardare con sospetto e sfiducia, persino l’europa che rifiuta i penosi giustificazionismi borbottati dal suo ex presidente di commissione.
Un ministro che si fa querelare da un Generale e una borsa, sempre più vuota, ma dalla quale tutti cercano arraffare per i propri clientes quanto più è possibile.
Sono convinto che davanti allo scempio che la sinistra sta facendo di ogni serietà al governo, anche molti che il 9 e 10 aprile votarono a sinistra, oggi sono pentiti e contriti.
Dovrebbero essere tutti, peraltro.
E allora la Destra non più solo nel o del cuore, ma anche Destra della Ragione.
Una Destra che, nonostante tutte le difficoltà, anche interne e le resistenze che ha dovuto sopportare, è riuscita a realizzare ben 36 riforme tra le quali:
scuola
università
immigrazione
giustizia
mercato del lavoro
pensioni
riduzione delle tasse
affidabile presenza sulla scena internazionale
grandi opere
comunicazioni
.
E, oggi, possiamo dire che con quelle riforme, riforme vere, l’Italia aveva avviato un ciclo virtuoso, fermato solo dagli interessi di bottega di chi voleva un governo che realizzasse i suoi interessi (guardate, ad esempio, come sono riprese le fusioni bancarie dopo che la sinistra è tornata al governo), indifferente ai costi pubblici della scelta e, soprattutto, grazie a scrutini elettorali sui quali gravano dubbi non ancora, dopo un anno, rimossi.
E’ quindi la Destra della Ragione che ci consente di affermare che il futuro dell’Italia è a Destra, perché la sinistra guarda solo al passato, non ha un progetto comune, perché trova la sua unità solo nel conservare la poltrona e nell’odio verso Silvio Berlusconi.
Non so quando Prodi cadrà definitivamente.
Mi piacerebbe svegliarmi nei prossimi giorni in montagna, accendere la radio e imparare che questo governo si è dimesso, magari con Prodi e i suoi ministri che scappano dai palazzi del potere inseguiti da orde di cittadini inferociti che li punzecchiano nel fondo schiena con affilati forconi per impedire loro di rimettere l’onorevole deretano su poltrone governative.
Purtroppo è solo un sogno e dovrò aspettare i fatidici 2 anni, sei mesi e un giorno, prima di assaporare il dolce sapore delle elezioni (felicissimo, peraltro, di sbagliare previsione ...).
L’estate è vacanza per tutti, quindi non sembrerà vero a Prodi di restare in sella fino all’autunno i “doverosi” impegni sul bagnasciuga di chi potrebbe e dovrebbe rispedirlo a casa.
In autunno si vedrà.
E se la Destra della ragione ha dimostrato la sua capacità governativa che si ingigantisce vieppiù a confronto con la melma nella quale sguazza Prodi con i suoi ministri, la Destra del cuore è quella che, nella realistica percezione che la politica è l’arte del possibile, deve ricordarci i Valori, i Principi, le Radici e gli Ideali per i quali facciamo politica e che hanno portato alla costituzione di una nazione.
La Destra del cuore ci dice che l’Italia e gli Italiani vengono davanti a tutto e tutti.
La Destra della ragione ci mostra come agire per realizzare tale principio.

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16 luglio 2007

Letizia Jekyll e Moratti Hyde

Il Sindaco di Milano, Letizia Moratti, alterna momenti di grande lucidità, ad appannamenti che danneggiano seriamente non solo la sua immagine, ma anche la Coalizione del Centro Destra.
Anche in questi giorni abbiamo visto come, da un lato, la Moratti abbia opportunamente revocato il patrocinio per la mostra omosessuale (includervi il “di arte” mi sembrerebbe un po’ grossa !), dall’altro insista per un ticket di ingresso alla città, provvedimento contrario alla libertà di movimento dei cittadini.
Non è nuova la Moratti a simili oscillazioni.
Ricordiamo la fermezza con la quale sta affrontando la questione sicurezza a Milano e, al contrario, la sudditanza psicologica alla liturgia antifascista e resistenziale che l’ha portata non solo a partecipare (subendone gli insulti) alle manifestazioni del 25 aprile e primo maggio, ma anche a regredire rispetto all’iniziativa del Sindaco Albertini di rendere omaggio ai Combattenti della R.S.I.
Questa Letizia Jekyll e Moratti Hyde mi fornisce giusto lo spunto per allargare la questione alle oscillazioni degli esponenti di primo piano del Centro Destra, il cui esempio paradigmatico è Gianfranco Fini.
Nel settembre 2003, a Mirabello, ero presente, un bellissimo comizio nel quale, tra l’altro, accentuava la posizione della Bossi Fini nei confronti dell’invasione extracomunitaria.
Pochi giorni dopo l’esternazione, che mi ha indotto a lasciare il partito, favorevole al voto agli extracomunitari.
Poi “Mussolini il più grande Statista del secolo” è diventato “il Fascismo male assoluto”.
Quindi la legge sulla fecondazione assistita, da lui firmata e votata, seguita dai due “sì” al referendum (abortito per volontà del Popolo) per abrogarla.
Adesso la conferenza stampa congiunta con Di Pietro (!!!) a sostegno del referendum che vorrebbe abrogare la legge elettorale che come Vicepremier ha firmato e votato.
Su tale, pessima, strada troviamo anche Nicholas Sarkozy, da poco presidente di Francia, che se da un lato non firma alcuna amnistia in occasione del 14 luglio e istituisce un ministero per l’identità nazionale, dall’altro regala posizioni di potere a esponenti della sinistra, a cominciare dall’importantissimo ministero degli esteri dove mette il cofondatore di Medici senza frontiere: come se Berlusconi, tornato al governo, affidasse a Gino Strada la Farnesina !
Mi sembra alquanto evidente la ricerca di una captatio benevolentiae nei confronti del “nemico”, una ricerca spasmodica e narcisista di apprezzamenti da parte dell’avversario, anche a costo di confondere e scontentare la propria base elettorale.
Sono esempi da non seguire.
Il Centro Destra è maggioranza in Italia (e non solo) ma simili comportamenti rischiano di alienare la fiducia di un elettorato che è pensante e molto critico riguardo alle iniziative che vengono assunte quansdo in contrasto con quello che era sempre sostenuto.
Abbiamo bisogno di linearità, di coerenza di comportamenti, di fedeltà ai Valori, ai Principi e agli Ideali, di valorizzazione del personale politico e professionale cresciuto nel Centro Destra (e ce n’è a volontà senza dover inseguire infidi saltimbanco).
Il Centro Destra che desideriamo e quello di Silvio Berlusconi che respinge al mittente le proposte di grande coalizione, non quello di chi strizza l’occhio all’inciucio su questa o quella legge, mascherando l’accordo di potere per “senso di responsabilità”.
“In Italia, quando si è di sinistra, si può fare impunemente una politica conservatrice; quando si è di Destra, bisogna fare una politica radicale.”: sapete chi l’ha scritto ?
Il Marchese Alessandro Guiccioli … nel 1898.
Vogliamo cambiarla questa Italia con una Destra che sia realmente tale e faccia una politica di Destra ?

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13 luglio 2007

"Giovani" già vecchi e "vecchi" sempre giovani

Quale differenza, leggendo i giornali di oggi, tra il “giovanePierferdinando Casini e il “vecchio Silvio Berlusconi !
Il primo a sostenere la grande coalizione che dovrebbe governare per ben due anni fino al 2009.
Il secondo a sfottere la sinistra e rifiutare con fermezza di lasciarsi coinvolgere nel naufragio politico, istituzionale, morale ed economico cui la sinistra sta conducendo l’Italia.
E’ la migliore risposta che è inutile pretendere un ricambio della classe politica basato solo sul dato anagrafico, perché è sin troppo evidente che, tra i due, il giovane è Berlusconi, mentre Casini appare un decrepito Matusalemme ad onta della sua carta di identità e del suo aspetto.
Silvio Berlusconi sempre all’attacco.
A Silvio Berlusconi non basta una poltrona ministeriale, lui vuole governare e sa che per farlo bene non deve sottoporsi alle estenuanti mediazioni, già onerose all’interno di una coalizione coesa come quella del Centro Destra, figuriamoci se dovesse comprendere anche il partito presunto democratico.
Pierferdinando Casini, invece, attratto ancestralmente dal compromesso di stampo doroteo, dove tutto sfuma in contorni non ben definiti e tutto viene deciso da un ristretto sinedrio di notabili.
Un deja vù che non ci porta alla memoria nulla di buono, ma solo la peggior stagione politica che l’Italia abbia vissuto, prima del governo Prodi nato da una dubbia elezione : quella degli anni 1976-1979, quella del governo della “non sfiducia”, quella dell’assassinio di Moro, quella ad un passo dal compromesso storico.
E chi può definire “giovane” un Veltroni che fa politica dalla nascita, che era vicepresidente e ministro già nel 1996 per poi fare il sindaco di Roma ?
La questione del ricambio della classe politica va affrontata in base alla capacità e alle proposte che vengono formulate, non in base al dato anagrafico che, come abbiamo visto, non significa proprio nulla.
E’ una questione parallela a quella delle donne in politica, le c.d. “quote rosa”, ispirate ad un protofemminismo figlio di un’Italia che non c’è più.
Un protofemminismo che per giustificare la sua esistenza pretende privilegi, le quote, appunto, ma appena si parla di parificare i doveri, ad esempio l’età per la pensione di vecchiaia, insorge scandalizzato, non può rappresentare il futuro della nostra classe politica, esattamente come non lo può rappresentare il giovanilismo anagrafico di politici che sono un prodotto dei corridoi dei partiti, dove sono cresciuti sin da quando avevano le braghe corte e che non hanno mai abbandonato per misurarsi nel mondo reale del lavoro e della produzione.
Leggete l’intervista di Casini e il discorso di Berlusconi ieri a Napoli e vedrete che il rinnovamento e il futuro dell’Italia non può passare attraverso un dato meramente anagrafico.

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12 luglio 2007

Prodi appeso a un pannolone

Una settimana che si era aperta con l’offensiva della sinistra contro Silvio Berlusconi, nella speranza di riattizzare quell’odio nei confronti del Leader del Centro Destra che, unico, consentirebbe di prolungare l’agonia di Prodi, sembra chiudersi sulle immagini dei taroccamenti delle schede elettorali in Australia nel voto degli italiani all’estero e sulla gaffe contro i siciliani del ministro Amato.
Qui ho sempre sostenuto i dubbi sul reale risultato delle elezioni del 9 e 10 aprile 2006 e quindi posso astenermi dal commentare ulteriormente una vicenda che avrebbe dovuto vedere la Casa delle Libertà più reattiva sin dal 10 aprile, quando emersero i primi dubbi sull’andamento delle operazioni di scrutinio.
Sulla campagna antiberlusconiana, basata su un concetto antitetico quello di giustizia (la “responsabilità oggettiva”) val solo la pena di ricordare come l’odio contro il Presidente Berlusconi sia uno dei due collanti (l’altro è la poltrona) della sinistra incapace di proporre alla nazione un progetto di ampio respiro per il nostro futuro.
La controriforma della giustizia il cui primo articolo passa per il voto di un senatore a vita (non eletto) e grazie all’incontinenza di un senatore di Forza Italia (cui sarebbe simpatico inviare una scorta di pannoloni per anziani) rende ancor più delegittimati i provvedimenti assunti da una presunta maggioranza, tale solo per i verbali degli scrutini elettorali.
A fronte dell’inettitudine della sinistra vediamo un Centro Destra che non prende ancora quelle iniziative necessarie a lacerare le ultime difese governative, lasciando alle sole categorie produttive di manifestare contro una legislazione che oltre ad essere repressiva e punitiva, se verranno confermati gli “errori” nei conteggi e i taroccamenti di schede, diventa anche nulla per illegittimità di chi l’ha votata.
Se poi il timoroso Amato, che sembra sempre preoccupatissimo di non rompere le uova sulle quali cammina, scivola rovinosamente paragonando i siciliani ai musulmani integralisti, allora la misura della putrefazione di questa “maggioranza” è ben evidente.
L’auspicio resta quello di sempre: una coraggiosa, dirompente e prolungata iniziativa del Centro Destra per accelerare il giorno in cui nuove elezioni renderanno giustizia vera, senza raccogliere i naufraghi della sinistra come inopinatamente in Francia sta facendo un negativamente sorprendente Sarkozy.
Una “chiamata alle armi” delle categorie produttive, del lavoratori, dei cittadini tutti, contro chi ci sta scippando il futuro e per riprendere il cammino virtuoso delle riforme.
Un’azione che non può prescindere da iniziative e sollecitazioni clamorose, come la resistenza fiscale , per porre, giorno dopo giorno, ora dopo ora, all’attenzione di tutti gli italiani l’inettidune della sinistra a creare Benessere, Sicurezza, garantendo la nostra Libertà.

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06 luglio 2007

Uniti a Destra

La notizia risale all’inizio settimana, ma ho preferito attendere a commentarla, per poter leggere le reazioni sulla stampa e, anche, per lasciare questo post come ultimo nel fine settimana e presumibilmente per qualche altro giorno visto che il sottoscritto con lunedì inizierà un breve periodo di vacanza che lo porterà solo saltuariamente davanti a questo computer.
La notizia è: Storace lascia AN per cercare di fare a Destra quel che solo a Berlusconi è riuscito per l’intera area del Centro Destra.
Sì, perchè la fuoriuscita di Storace ha un senso solo se ha come prospettiva l’unificazione di tutte le formazioni politiche della Destra Radicale, eredi dell’M.S.I. di Giorgio Almirante e accreditate, se unite, di un 5/6 % che non rappresenta altro che lo “zoccolo duro” di quell’M.S.I.
Ricordo che in occasione delle ultime politiche la Destra Radicale era divisa in due partiti che ottennero rispettivamente lo 0,67% (Alternativa Sociale con Mussolini per Azione Sociale, Fiore per Forza Nuova e Tilgher per il Fronte Sociale Nazionale) e lo 0,61% (Romagnoli con la Fiamma Tricolore), per un totale dell’1,28% che rappresenterebbe il quinto partito della Coalizione di Centro Destra con una forza elettorale pari all’Udeur che esprime il ministro della giustizia.
Se aggiungessimo l’elettorato di Storace e, magari, di qualche altro esponente di A.N. che non sente più quel partito come il “suo” partito (e sono convinto che ve ne siano tanti !) l’obiettivo indicato dai sondaggisti non sarebbe poi così utopico.
Ma il presupposto è che vi sia un passo indietro di tutti per far fare un passo avanti all’Idea.
E su questo posso esprimere qualche dubbio.
Il difetto principale di noi di Destrache per altri aspetti è anche la nostra forza – è che abbiamo uno spiccato senso individualista, convinti come siamo di poter, con la sola forza delle nostre idee, fare a meno di chi ci costringerebbe a rinunciare agli aspetti più identitari di essa.
Ma come c’è stata una “prima volta” per il Centro Destra che Berlusconi è riuscito a coalizzare, così ci sarà, prima o poi, una “prima volta” anche per la Destra.
E sarà un evento fausto per tutto il Centro Destra che potrà così contare su una gamba sociale, rappresentativa di istanze nazionali e fortemente identitarie, con una sua autonoma forza elettorale tale da renderla imprescindibile in ogni circostanza e con qualsiasi sistema elettorale.
E’ evidente, con buona pace dei referendari che vagheggiano una soluzione maggioritaria all’inglese (più che alla francese che ci porterebbe l’esiziale doppio turno) che la legge elettorale in Italia dovrà contemperare una duplice funzione.
Da un lato assicurare stabilità governativa, con un premio che non potrà che essere di coalizione.
Dall’altro consentire la rappresentanza anche ai partiti maggiormente identitari.
Magari con un filtro dato da un quorum un po’ più consistente di quello attuale e che costringerebbe i simili ad unirsi.
In ogni caso, per vincere, la Coalizione di Centro Destra non potrà fare a meno di quel 5/6 % della Destra Sociale e Nazionale.
Lo scenario, quindi, che più volte ho dipinto è dietro l’angolo.
Due coalizionil’una contro l’altra armata” all’interno delle quali attorno ad un nucleo d’attrazione (che potrà essere il partito sedicente democratico a sinistra e il Partito della Libertà nel Centro Destra) orbitino partiti minori, con caratteristiche fortemente identitarie (una “cosa rossa” a sinistra, un partito leghista, uno cattolico e una Destra Sociale e Nazionale nel Centro Destra).
Un quadro che potrebbe essere travolto solo da una grande coalizione tra i due grossi partiti, con il rischio di un immobilismo prolungato (perchè non si vede cosa possano avere in comune) e con un progressivo rafforzamento delle ali identitarie che raccoglierebbero i frutti di una opposizione ad una nuova melassa democristiana.
Vi è un’altra alternativa che, personalmente, mi attrae, anche se non la vedo concretamente realizzabile.
E’ quella dipinta da Marcello Veneziani su Libero del 4 luglio: “fare un gran partito-metropoli con i suoi quartieri, dai parioli alla sgarbatella. Ovvero un iperpartito dove c'è dentro tutto e ognuno si conquista la sua fetta. Come a sinistra il Partito democratico. Ma con un leader riconosciuto da tutti, un popolo di elettori omogeneo e un filo conduttore chiaro su temi alti e concreti: più sicurezza e meno fisco, difesa della famiglia e della tradizione civile e religiosa, identità e patriottismo di civiltà. Il primo c'è ma non è eterno; il secondo tutto sommato c'è ed è più avanti dei singoli partiti; il terzo scarseggia, perché scarseggia un progetto politico. ... Se fossi Fini e se fossi Storace non cercherei di far la guerra per tenermi An o per fondare un nuovo partito; ma affretterei la nascita di un Grande Contenitore. Dove tutti restano se stessi e nessuno pretende di accoppare l'altro” .
Un bel sogno ed è un sogno “americano”, perchè rappresenta quel che sono il partito Democratico e quello Repubblicano: grandi contenitori di area, dove ognuno è se stesso e accetta il prossimo, vicino.
Nel frattempo non facciamo mancare a Francesco Storace l’appoggio perchè riesca in quell’azione di aggregazione che unisca i tanti, valorosi rivoli della Destra, saldamente alleata a tutto il Centro Destra guidato da Silvio Berlusconi.

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05 luglio 2007

Tanto paga Pantalone

La sinistra è in mezzo al guano (no, non è un lapsus calami …) e anche se, personalmente, ho sempre pensato che il suo elemento naturale fosse quello, oggi lo è ancor di più.
Il problema da far quadrare è quello delle pensioni.
Il monumentale programma, l’opera omnia del pensiero (?) debole prodiano, accoglieva l’ukase della sinistra estrema e prevedeva l’abolizione, tout court, dello “scalone” previsto dalla Riforma Maroni.
Quando sono andati, nel modo dubbio che tutti sappiamo , al potere dello “scalone” si parlava sempre, ma non si interveniva mai.
Ma le promesse erano sempre lì che incombevano e i sindacati, per non farsi travolgere dal malcontento generale, hanno rispolverato quel problema.
Però, ahiloro, la Riforma Maroni, articolata in quel modo, aveva conseguito una serie di risparmi e lo “scalone” ne è parte integrante
Varie le alchimie provate, ma alla fine, persino il pallottoliere di Padoa Schioppa non era in grado di fornire un responso positivo.
Persino il baffino di D’alema sentenzia: non ci sono i soldi e se anche ci fossero sarebbe sciocco utilizzarli tutti per abolire lo “scalone”.
Ma i sindacati e la sinistra estrema insistono e se non si abolisse lo “scalone” perderebbero anche quella faccia di riserva che hanno indossato dopo averne perso un’altra quando hanno votato per la missione in Afghanistan e in Libano.
Se fossero uomini seri manterrebbero ognuno le proprie posizioni e il governo cadrebbe come merita.
Se fossero uomini con gli attributi...
Invece ..
Un compromesso lo troveranno e sarà quello minimale dello “scalino” (58 anni) accompagnato, neanche dirlo, da una riduzione dei coefficienti in modo tale che andremo a pagare due volte perché un piccolo spicchio di popolazione possa andarsene in pensione a 58 anni.
Pagheremo perché anche con un simile escamotage i risparmi non saranno sufficienti a coprire le perdite e, quindi, ci tartasseranno con ulteriori gabelle.
Pagheremo perché le nostre pensioni saranno più misere a causa della riduzione dei coefficienti.
Ma queste non sono valutazioni che a persone imbevute di ideologia possano interessare.
Soprattutto se in ballo c’è il loro strapuntino che perderebbero se si tornasse alle urne, travolti come sarebbero da una (tardiva) presa di coscienza anche di chi il 9 e 10 aprile scorso li votò nonostante fosse stato avvisato di quel che sarebbe accaduto.
Intanto Pantalone è costretto a pagare, per errori e incapacità non sue.
Attenzione, perché quando Pantalone sbotterà, saranno dolori per tanti, visto che non c’è rabbia più incontrollata e violenta di quella dei pacifici cittadini, tartassati e presi per i fondelli.

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04 luglio 2007

Il Grande Paese

Appartengo ad una generazione cresciuta a pane, nutella e John Wayne.
Non posso quindi non sentirmi partecipe, ogni 4 luglio, alla Festa dell’Indipendenza che ha tutte quelle caratteristiche gioiose, sentimentali e virtuose, che mi piacerebbe ritrovare in una analoga festa in Italia.
Gli Stati Uniti nacquero con una ribellione alla lontana autorità del Re d’Inghilterra che, tramite un parlamento nel quale i Coloni non avevano rappresentanti, imponeva odiosi balzelli.
I fatti accaddero 231 anni fa, ma sembra di rivivere l’oggi dell’Italia, dove una sinistra che in modo assai dubbio ha ottenuto una risicata maggioranza in parlamento, ha cominciato imponendo subito una tassazione che grida vendetta e penalizzando le categorie produttive per incassare soldi destinati alle proprie clientele.
Il 4 luglio rappresenta la ricorrenza dell’unica rivoluzione riuscita e compiuta senza degenerazioni.
E lo dimostra anche l’affetto con il quale gli Americani pensano e si rapportano alla monarchia britannica.
La stessa Presidenza, per alcuni “imperiale”, può essere considerata una rielaborazione in chiava repubblicana del concetto di monarchia, costituzionale e, dopo Truman, quindi in tempi recenti, a termine.
Un “Re” eletto dal Popolo e che è destinato a regnare al massimo per 8 anni.
E se lo spazio è “l’ultima frontiera”, come recita il fortunato incipit di una pluridecennale serie televisiva di fantascienza da poco terminata, gli Stati Uniti continuano ad essere quel “Grande Paese” che ha fatto galoppare la nostra fantasia da adolescenti e che ci rassicura, oggi, davanti alle aggressioni del terrorismo, del nichilismo e della barbarie.
Gli Stati Uniti sono legittimamente gli eredi di Roma e di Londra, dei due grandi Imperi che hanno marcato a fuoco ed indelebilmente il progresso civile dell’Umanità, anche di chi, oggi, cerca di distruggere quella stessa civiltà.
Ricordiamo come, ad ogni disastro naturale, i paesi colpiti si volgano a Washington in attesa di quegli aiuti che, immancabilmente, arrivano, nonostante le ormai reiterate ingratitudini.
Gli Stati Uniti ancora oggi rappresentano la nostra infanzia e il nostro futuro.
E non si vede chi possa tenere alto il testimone della Civiltà in un mondo in cui il barbaro preme nuovamente alle nostre porte.
Ricordiamo quindi anche noi il 4 luglio, come una data fondamentale anche per la nostra Libertà.



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03 luglio 2007

Giustizia è sfatta

Ad Adriano Sofri, condannato a 22 anni di carcere quale mandante dell'omicidio del Commissario Calabresi, è stata resa definitiva la libertà, sia pure attraverso gli arresti domiciliari con possibilità di uscire per ragioni inerenti alla sua attività.
Ecco un altro dei "moribondi" (veggasi anche Baraldini) che in relazione al suo stato di salute, ottiene di non scontare una pena, già di lieve entità in rapporto alla colpa ed ancor più leggera se si considera il carcere di lusso che ha scontato in quei pochi anni di detenzione.
In rapporto alle agevolazioni concesse a Sofri, reo di aver mandato dei sicari ad assassinare un Commissario di Polizia, i 23 giorni di carcere per la reginetta del gossip che guidava senza patente appaiono come il frutto di una crudeltà giustizialista.
Ancora una volta lo stato perde credibilità (la poca ancora residua) agli occhi dei suoi cittadini.
A maggior ragione se si considera che è lo stesso stato che, con una puntigliosità degna di ben migliori cause, revoca la concessione del lavoro esterno ad un vecchio di 93 anni, ormai l'unico ergastolano rimasto in Italia.
La libertà concessa a Sofri è una nuova offesa inflitta alle vittime del terrorismo.
Sì, perchè Sofri, con i suoi "insegnamenti" e in virtù delle colpe ascrittegli nella condanna definitiva, è oggettivamente un protagonista negativo degli "anni di piombo" e, come altri che non hanno scontato tutta la loro pena, si è sottratto, grazie a cavilli e lobbies, alla giusta punizione che lo vorrebbe ancora in carcere e in un carcere duro.
Vergogna su chi ha deciso che Sofri resti fuori dal carcere quando doveva essere uno stato temporaneo.
A noi non resta che l'indignazione nel prendere atto che
giustizia è sfatta.


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02 luglio 2007

Un ddl italiondo

In una vecchia edizione del Bagaglino, con Lionello e Pippo Franco, fu coniato il neologismo “italiondo”, cioè “italiano del terzo mondo”.
Un neologismo che oggi si può rispolverare alla grande, assieme ad una nuova denominazione del nostro territorio, non più Patria né Nazione, che potrebbe essere tanto Italiastan quanto Italiallah o altre variazioni sul tema.
Il merito di tutto ciò va senza dubbio attribuito alla sinistra e, in particolare, al disegno di legge Amato-Ferrero che si proporrebbe di stravolgere la Bossi-Fini, l’unica legge che, pur con i suoi limiti imposti dal politicamente corretto e dal buonismo politico, ha comunque rappresentato una utile inversione di tendenza rispetto all’invasione di extracomunitari, in special modo quelli che non hanno voglia né cultura per integrarsi con noi.
Un disegno di legge che, riparato dietro il fuoco di copertura dello sciopero dei giornalisti, dello scandalo Visco e dell’ascensione alla guida del partito “democratico” di Veltroni, è stato varato dal consiglio dei ministri venerdì 29 giugno.
Un disegno di legge che mi auguro si vada ad aggiungere, negli scantinati dei palazzi, a quello Mastella sulla repressione del libero pensiero, a quello Bindi-Pollastrini sul “visto” statale alle unioni omosessuali, ai vari progetti per la legalizzazione della droga.
Si spera che non venga mai approvato, ma dobbiamo confrontarci con una sinistra che non si cura del futuro dell’Italia pur di restare incollata al potere, anche cercando i voti di chi è estraneo alla nostra cultura e alla nostra Civiltà, concedendogli facilità di ingresso, insediamento e cittadinanza.
Tutto ciò si va ad aggiungere ad una serie di iniziative locali, sempre delle giunte di sinistra, che ammettono gli extracomunitari nei consigli comunali, concedono aiuti finanziari e spazi per la costruzione di moschee e strutture che manicciano di diventare una enclave senza controllo.
Tutto ciò quando in Gran Bretagna scoprono dolorosamente come anche gli immigrati musulmani di seconda e terza generazione non sono integrati e rappresentano un pericolo costante per la sicurezza pubblica, con il rischio che il loro fanatismo importi in europa un sistema terroristico mutuato dai palestinesi.
E’ evidente che il disegno di legge Amato Ferrero è un prezzo politico pagato all’estrema sinistra, come quello Mastella è una concessione al politicamente corretto, quello Bindi-Pollastrini alla lobby omofila.
Ed è dubbio che la sinistra riesca su tali temi a compattarsi in modo sufficiente per ottenere la maggioranza, almeno al senato.
Ma resta l’atto di (ir)responsabilità politica con la sua approvazione e presentazione alle camere.
Un atto che rappresenta la rottura di quel contratto sociale tra i cittadini che diedero vita alla nostra comunità nazionale e che, con il disegno di legge Amato Ferrero, vedono messa in pericolo la loro sicurezza e il loro controllo sulla loro terra.
L’atto del consiglio dei ministri deve quindi trovare una adeguata risposta popolare, di rigetto dello stesso, nei fatti ancor prima che sia eventualmente approvato.
Si ripropone quindi la questione di una immigrazione che sia disposta ad integrarsi nel corpo della nostra nazione, accettandone tradizioni, leggi, costumi, lingua e religione.
E’ la riproposizione del discorso del 30 settembre 2000 del Cardinale Giacomo Biffi da me ripetutamente citato .
Con grande lungimiranza il Porporato fece una chiara distinzione tra il tipo di immigrazione possibile e suggeriva la selezione dell’immigrato in base alle sue caratteristiche di assimilabilità e integrazione.
Un discorso che, provocatoriamente può essere riassunto con due frasette.
Meglio cento filippini di un marocchino.
Meglio cento ucraine di una palestinese
.

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