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11 agosto 2005

Spazio 1999: addio alla Luna

Continuando nell’excursus estivo sui cult dell’adolescenza e con una logica consecutio, arriviamo a Spazio 1999 , prodotto dalla stessa fortunata coppia Gerry e Sylvia Anderson.





UFO aveva ottenuto un grande successo e allora si stava preparando una terza serie, con un soggetto innovativo: gli Alieni attaccavano base Luna che si staccava e andava alla deriva nel cosmo con tutto il suo personale.

Nel corso del progetto fu deciso di abbandonare il vecchio UFO per dar vita ad una serie nuova di zecca: nasce così Spazio 1999.

Il primo episodio è un tipico prodotto inglese: dalla quieta normalità, con un crescendo wagneriano, si arriva al distacco della Luna dall’orbita terrestre ed al suo vagabondare per le stelle, con avventure di ogni genere, incontrando alieni buoni e cattivi.





E caratteristico anche il personaggio del politico supervisore, arrogante e pieno di se, che rimane bloccato su Base Alpha e … farà una brutta fine, figlia della sua grettezza, alcuni episodi dopo.

Il telefilm (del 1973, arrivato in Italia due anni dopo) consta di due serie, la prima di produzione italo inglese e la seconda preparata specificatamente per il mercato americano.

Dal mio personale punto di vista è meno avvincente di UFO, ma ugualmente godibile.

I personaggi sono ben caratterizzati (attori di spessore come Martin Landau, la moglie Barbara Bain e Barry Morse) e ha una suo pubblico di affezionati fans e probabilmente ha avuto anche più successo rispetto a Ufo, sfruttando anche la ripresa della fantascienza di fine anni settanta e le tecnologie più perfezionate che sono state messe in campo.





Nel 1973, l’anno 1999 doveva sembrare abbastanza lontano per ambientarvi un telefilm che prende l’avvio da un disastro non di poco conto (il distacco della Luna dall’orbita terrestre provocherebbe un bel po’ di sconquassi nel nostro piccolo globo !).

Era un’abitudine di quegli anni pensare ad un futuro abbastanza vicino figlio di eventi catastrofici (non vorrei che gli attuali ecoambientalisti siano cresciuti guardando troppa fantascienza ) e viene alla mente un (bel) film con Charlton Heston, intitolato 1975:occhi bianchi sul pianeta Terra del 1971 (tratto da un romanzo di Richard Matheson) dove si immaginava la Terra dopo una guerra batteriologica.


E se le arti non sono altro che la rappresentazione delle sensazioni e dei sentimenti dell’autore, non possiamo che essere confortati da questi film e telefilm del nostro recente passato: la realtà non è mai così brutta come spesso si indulge a dipingerla.

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