La guerra è una delle attività più antiche dell’Umanità.
Non c’è periodo nel quale non si siano registrate guerre, “mondiali” o locali.
"La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi".
Karl Von Clausewitz.
Ed è valida anche la inversione dei termini, per cui la politica non è che la continuazione della guerra con altri mezzi.
Crudeltà compiute contro il nemico vinto e crudeltà compiute dal nemico ormai vinto in una disperata resistenza.
Per questo, nel corso degli anni, una serie di Convenzioni (L’Aia, Ginevra) hanno fissato alcuni criteri per tutelare chi in guerra ha perso tutto tranne la vita, ma anche chi risulta vincitore dello scontro.
Vengono così fissate norme per il trattamento dei prigionieri di guerra e per la definizione degli stessi.
Ma vengono fissate norme anche a garanzia dei vincitori.
Queste norme si riassumono in un diritto che, in quanto tale, affonda le sue radici nella storia e nella logica: il diritto di rappresaglia.
Io sono aggredito, quindi rispondo cercando di infliggere a chi mi aggredisce un danno ben maggiore di quello subito per dissuaderlo dal compiere ulteriori atti.
Questo diritto di rappresaglia è stato riconosciuto legittimo dal Tribunale di Norimberga:"le misure di rappresaglia in guerra sono atti che, anche se illegali, nelle condizioni particolari in cui esse si verificano possono essere giustificati: ciò "in quanto l'avversario colpevole si è a sua volta comportato in maniera illegale e la rappresaglia stessa è stata intrapresa allo scopo di impedire all'avversario di comportarsi illegalmente anche in futuro."
E trova la sua codifica nella Convenzione dell’Aia: "La popolazione ha l'obbligo di continuare nelle sue attività abituali astenendosi da qualsiasi attività dannosa nei confronti delle truppe e delle operazioni militari. La potenza occupante può pretendere che venga data esecuzione a queste disposizioni al fine di garantire la sicurezza delle truppe occupanti e al fine di mantenere ordine e sicurezza. Solo al fine di conseguire tale scopo la potenza occupante ha la facoltà, come ultima ratio, di procedere alla cattura e alla esecuzione degli ostaggi".
La stessa carta dell’onu, all’art 51 prevede il diritto alla legittima difesa che altro non è che l’applicazione del diritto di rappresaglia, definito con altre parole che oggi diremmo “politicamente corrette”: Articolo 51: “Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell'esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell'azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale."
Da tale articolo deriva la legittimità dell’intervento degli Stati Uniti e dei suoi Alleati in Afghanistan e Iraq.
Ci troviamo ora davanti ad una aggressione continuata e indiscriminata negli obiettivi.
L’aggressione del terrorismo musulmano che colpisce (o cerca di colpire) l’Occidente in quanto tale, con la finalità di distruggere la nostra società, minando la resistenza morale dei cittadini e danneggiando l’economia.
A questa aggressione è legittimo rispondere con delle rappresaglie che rappresentino un severo monito al nemico.
Un monito tanto più forte e devastante quanto più insistente e mortale diventa l’aggressione del terrorismo.
Un monito che tenga anche conto dei fattori psicologici e, soprattutto, della mentalità delle popolazioni che offrono terreno fertile al terrorismo.
La coscienza comune in Occidente rifugge dal pensare a reazioni (rappresaglie) ritenendo che con il “dialogo” si possano risolvere i problemi.
Questo è vero tra persone civili, questo è vero tra stati democratici.
Infatti nessuna guerra è scoppiata negli ultimi cento anni tra stati retti da democrazie.
La prima guerra mondiale ha visto democrazie quali Gran Bretagna, Italia e Francia, opposte alle monarchie assolute di Germania e Austria.
La seconda guerra mondiale ha visto Stati Uniti e Gran Bretagna, battersi contro l’Asse.
In Corea gli Stati Uniti hanno combattuto contro uno stato comunista e così pure in Vietnam.
Israele è una democrazia, l’unica del Medio oriente) ed ha combattuto 4 guerre contro gli stati dittatoriali arabi.
La Gran Bretagna (democratica) ha combattuto contro l’Argentina (dittatura) per liberare le Falklands occupate da un blitz della dittatura militare di Buenos Aires.
La Grecia dei Colonnelli ha combattuto per Cipro contro la Turchia.
La Coalizione degli stati democratici e civilizzati ha combattuto due volte contro l’Iraq di Saddam e contro i talebani in Afghanistan.
E’ quindi evidente che il dato di fondo delle guerre è l’esistenza di stati retti da dittature, nei quali la libertà di pensiero è sconosciuta, come pure la circolazione libera di informazioni e istruzione.
A questo punto non possiamo applicare a questi stati gli stessi criteri che applicheremmo nel caso di una controversia con un’altra nazione democratica, ma dobbiamo ricorrere a strumenti più convincenti e necessariamente coercitivi.
Possono essere sanzioni economiche o, nel caso di aggressioni, il ricorso alla forza, come espressione di legittima difesa/rappresaglia.
George Bush, Tony Blair e Silvio Berlusconi lo hanno capito.
Quando tutte le nazioni Civili ne saranno convinte, sperando che ciò non debba accadere dopo ulteriori lutti, allora la partita contro il terrorismo musulmano sarà entrata nella fase finale e saremo ad un passo dal vincere, dopo la terza guerra mondiale contro il comunismo, anche questa quarta guerra mondiale contro il terrorismo musulmano.
Non c’è periodo nel quale non si siano registrate guerre, “mondiali” o locali.
"La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi".
Karl Von Clausewitz.
Ed è valida anche la inversione dei termini, per cui la politica non è che la continuazione della guerra con altri mezzi.
Crudeltà compiute contro il nemico vinto e crudeltà compiute dal nemico ormai vinto in una disperata resistenza.
Per questo, nel corso degli anni, una serie di Convenzioni (L’Aia, Ginevra) hanno fissato alcuni criteri per tutelare chi in guerra ha perso tutto tranne la vita, ma anche chi risulta vincitore dello scontro.
Vengono così fissate norme per il trattamento dei prigionieri di guerra e per la definizione degli stessi.
Ma vengono fissate norme anche a garanzia dei vincitori.
Queste norme si riassumono in un diritto che, in quanto tale, affonda le sue radici nella storia e nella logica: il diritto di rappresaglia.
Io sono aggredito, quindi rispondo cercando di infliggere a chi mi aggredisce un danno ben maggiore di quello subito per dissuaderlo dal compiere ulteriori atti.
Questo diritto di rappresaglia è stato riconosciuto legittimo dal Tribunale di Norimberga:"le misure di rappresaglia in guerra sono atti che, anche se illegali, nelle condizioni particolari in cui esse si verificano possono essere giustificati: ciò "in quanto l'avversario colpevole si è a sua volta comportato in maniera illegale e la rappresaglia stessa è stata intrapresa allo scopo di impedire all'avversario di comportarsi illegalmente anche in futuro."
E trova la sua codifica nella Convenzione dell’Aia: "La popolazione ha l'obbligo di continuare nelle sue attività abituali astenendosi da qualsiasi attività dannosa nei confronti delle truppe e delle operazioni militari. La potenza occupante può pretendere che venga data esecuzione a queste disposizioni al fine di garantire la sicurezza delle truppe occupanti e al fine di mantenere ordine e sicurezza. Solo al fine di conseguire tale scopo la potenza occupante ha la facoltà, come ultima ratio, di procedere alla cattura e alla esecuzione degli ostaggi".
La stessa carta dell’onu, all’art 51 prevede il diritto alla legittima difesa che altro non è che l’applicazione del diritto di rappresaglia, definito con altre parole che oggi diremmo “politicamente corrette”: Articolo 51: “Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell'esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell'azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale."
Da tale articolo deriva la legittimità dell’intervento degli Stati Uniti e dei suoi Alleati in Afghanistan e Iraq.
Ci troviamo ora davanti ad una aggressione continuata e indiscriminata negli obiettivi.
L’aggressione del terrorismo musulmano che colpisce (o cerca di colpire) l’Occidente in quanto tale, con la finalità di distruggere la nostra società, minando la resistenza morale dei cittadini e danneggiando l’economia.
A questa aggressione è legittimo rispondere con delle rappresaglie che rappresentino un severo monito al nemico.
Un monito tanto più forte e devastante quanto più insistente e mortale diventa l’aggressione del terrorismo.
Un monito che tenga anche conto dei fattori psicologici e, soprattutto, della mentalità delle popolazioni che offrono terreno fertile al terrorismo.
La coscienza comune in Occidente rifugge dal pensare a reazioni (rappresaglie) ritenendo che con il “dialogo” si possano risolvere i problemi.
Questo è vero tra persone civili, questo è vero tra stati democratici.
Infatti nessuna guerra è scoppiata negli ultimi cento anni tra stati retti da democrazie.
La prima guerra mondiale ha visto democrazie quali Gran Bretagna, Italia e Francia, opposte alle monarchie assolute di Germania e Austria.
La seconda guerra mondiale ha visto Stati Uniti e Gran Bretagna, battersi contro l’Asse.
In Corea gli Stati Uniti hanno combattuto contro uno stato comunista e così pure in Vietnam.
Israele è una democrazia, l’unica del Medio oriente) ed ha combattuto 4 guerre contro gli stati dittatoriali arabi.
La Gran Bretagna (democratica) ha combattuto contro l’Argentina (dittatura) per liberare le Falklands occupate da un blitz della dittatura militare di Buenos Aires.
La Grecia dei Colonnelli ha combattuto per Cipro contro la Turchia.
La Coalizione degli stati democratici e civilizzati ha combattuto due volte contro l’Iraq di Saddam e contro i talebani in Afghanistan.
E’ quindi evidente che il dato di fondo delle guerre è l’esistenza di stati retti da dittature, nei quali la libertà di pensiero è sconosciuta, come pure la circolazione libera di informazioni e istruzione.
A questo punto non possiamo applicare a questi stati gli stessi criteri che applicheremmo nel caso di una controversia con un’altra nazione democratica, ma dobbiamo ricorrere a strumenti più convincenti e necessariamente coercitivi.
Possono essere sanzioni economiche o, nel caso di aggressioni, il ricorso alla forza, come espressione di legittima difesa/rappresaglia.
George Bush, Tony Blair e Silvio Berlusconi lo hanno capito.
Quando tutte le nazioni Civili ne saranno convinte, sperando che ciò non debba accadere dopo ulteriori lutti, allora la partita contro il terrorismo musulmano sarà entrata nella fase finale e saremo ad un passo dal vincere, dopo la terza guerra mondiale contro il comunismo, anche questa quarta guerra mondiale contro il terrorismo musulmano.
8 commenti:
D'altronde il pacifismo non è altro che un prdotto della sinistra radical chic, tutta presa dai suoi bei salotti a lanciare proclami di pace, per poi accorgersi al contatto con la vita reale che la forza spesso è necessaria. ma intrisi di ipocrisia non lo dicono. GM
io dierei allora di colpire ancora prima di essere colpiti, con un diritto di rappresaglia preventivo: tanto si sa che se uno li invade quelli si difendono magari tentando di farti secco , quindi una bella rappresaglia preventiva per fargli passare qualsiasi voglia di fiatare a sti cani bastardi che devono ritenersi fortunati se gli lasciamo il diritto di respirare nel sonno.
Cari Mariniello e Riccardo, vedete com'è la sinistra ?
Si spiegano le ragioni per cui il diritto è dalla nostra parte e loro continuano a ficcare la testolina sempre più nella sabbia.
Non vedono, non sentono ma parlano, anche troppo.
E i terroristi li sentono e si convincono che sono sulla buona strada.
Alè, qualche altra bombetta e l'Occidente cade ai nostri piedi, pensano leggendo le affermazioni che, a partire dal leader sinistro Prodi, vengono diffuse dalla sinistra.
Errore.
Non siamo tutti zapateriani ... :-)
Ah, Freccia Nera: ma se attaccano Roma, tu quale reazione proponi ?
Una lettera indignata a Repubblica o un manifesto da far firmare agli intellettuali in s.p.e.?
Io proporrei di attaccare loro prima che attacchino Roma.
Si potrebbero uccidere tutti gli arabi, i diversi, i terroristi, gli islamici, i talebani, i barbuti, i comunisti, gli stranieri, i negri, i diseredati, i puzzoni, e i culattoni del mondo.
Ecco si potrebbe fare così: si mette un annuncio sulla Padania, si invitano i suddetti a recarsi un tale giorno ad una tale ora in certo posto (bisognerà scegliere un posto molto capiente), gli si promette un premio o qualcosa del genere, insomma li si alletta con una bella promessina e poi, quando l'ultimo dei predetti avrà unito le sue putride membra a quelle dei suoi consimili, si potrebbe far esplodere la testatina nucleare previamente interrata nel posto in questione, e, puf, il problema è risolto, Roma è salva.
Ecco io propongo questo per salvarci dalla guerra di religione che gli islamici comunisti ci hanno dichiarato.
Riguardo alla pretesa dimostrazione dell'agire giuridicamente lecito, a chi, con una banale scusa, porta illegittimamente la guerra tra la popolazione civile, uccide 25mila persone inermi, per poi riconoscere candidamente di aver mentito, ma comunque assicura che trattasi di missione di pace e nel contempo pretende di avvalersi del diritto di guerra, potendo, se del caso, pure ricorrere alla rappresaglia, l'unica cosa che posso dire è che il parossismo non attiene soltanto alla tettonica delle zolle, ma può trovare una spiegazione anche nel mondo dei disturbi di mente.
Ecco la sostanza della sinistra: tante parole per una risposta sciocca.
Manipolazione della realtà, occultamento della verità.
In Iraq c'erano campi di addestramento per terroristi, Saddam finanziava i terroristi suicidi palestinesi, l'Iraq di Saddam aveva il know how per realizzare le armi che già aveva (i curdi e gli sciti mica sono morti dal ridere !) e che o ha utilizzato o ha occultato (magari in Siria).
E i benefici effetti della liberazione in Iraq li abbiamo visti con il cambiamento di Libia e Siria che si è ritirata dal Libano (due piccioni con una fava: liberato l'Iraq e il Libano con una sola azione).
Ma questo - ed è il fatto più grave ! - è ben conosciuto da chi continua a preferire criticare gli Americani e gli Alleati, magari usando le stesse parole dei terroristi definendole "truppe di occupazione".
Dopo aver letto post e parziali commenti risulta dannatamente evidente che il vero conflitto non è tra bene e male, tra destra e sinistra, tra cip e ciop, bensì tra una visione del mondo inscatolata e servita in comode confezioni monouso e una che - semplicemente - non lo è.
Posso condividere in linee generali il commento di Fainberg (ma tra il Bene e il Male una differenza c'è, come pure tra Destra e sinistra).
Naturalmente bisogna prima intendersi su chi è che serve "una visione del mondo inscatolata e servita in comode confezioni monouso" ....
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