La disoccupazione esiste, ovunque, da sempre.
Tecnicamente quando scende sotto il 4% di disoccupati di parla di “piena occupazione”.
In Italia i disoccupati sono quasi l’8% (tra i quali peraltro molti lavorano “in nero”).
In Francia e in Germania la disoccupazione è a due cifre (11 e 13 %) tanto che è proprio questo il punto che potrebbe far perdere alla sinistra di Schroeder la Cancelleria: 5 milioni di disoccupati, simbolo di scelte economiche sbagliate.
In Francia la famigerata legge sulle 35 ore lavorative non solo non ha risolto il problema della disoccupazione, ma ha sensibilmente ridotto la produttività delle aziende.
In Italia, invece, la tanto criticata (e peggio) politica del Governo Berlusconi ha consentito una progressiva riduzione della disoccupazione, portando al lavoro un milione e seicentomila persone.
Lavori seri, di cui il 73% a tempo indeterminato (alla faccia del conclamato precariato), che nulla hanno a che spartire con l’assistenzialismo improduttivo e clientelare degli LSU (lavori socialmente utili) di sinistra memoria.
Evidentemente c’è chi ha nostalgia della disoccupazione a due cifre e, nella foga di seguire sempre e comunque l’esempio francotedesco, prova a riportare l’Italia indietro nel tempo.
Rifondazione Comunista, partito determinante nella sinistra, con l’approvazione di tutta la sua coalizione ha presentato un progetto di legge centrato sull’erogazione di uno “stipendio” ai disoccupati, unito ad agevolazioni nei servizi (scuola, trasporti sanità, abitazione).
Incentivi anche ai datori di lavoro che assumessero tali persone.
Costo ? 13500 miliardi il primo anno, 27000 negli anni successivi.
Provate a dire con quali soldi la sinistra intende incentivare la disoccupazione (perché di questo si tratta: chi mai vorrà dannarsi ed adattarsi per un lavoro, magari faticoso, quando lo stato eroga sull’unghia 1 milioncino delle vecchie lire ?) e, soprattutto, il clientelismo elettorale ?
Bravi, indovinato: più tasse per tutti.
Il partito delle tasse è la sinistra.
Con Berlusconi sappiamo che le tasse diminuiscono.
Con la sinistra abbiamo la certezza, per averlo provato tra il 1996 e il 2001 e perché ce lo stanno dicendo ora in tutte le salse, che le tasse aumenteranno.
E aumentando le tasse, diminuirà la nostra libertà.
Ancora una volta, non è uno slogan è la realtà: meno tasse = più libertà.
Tecnicamente quando scende sotto il 4% di disoccupati di parla di “piena occupazione”.
In Italia i disoccupati sono quasi l’8% (tra i quali peraltro molti lavorano “in nero”).
In Francia e in Germania la disoccupazione è a due cifre (11 e 13 %) tanto che è proprio questo il punto che potrebbe far perdere alla sinistra di Schroeder la Cancelleria: 5 milioni di disoccupati, simbolo di scelte economiche sbagliate.
In Francia la famigerata legge sulle 35 ore lavorative non solo non ha risolto il problema della disoccupazione, ma ha sensibilmente ridotto la produttività delle aziende.
In Italia, invece, la tanto criticata (e peggio) politica del Governo Berlusconi ha consentito una progressiva riduzione della disoccupazione, portando al lavoro un milione e seicentomila persone.
Lavori seri, di cui il 73% a tempo indeterminato (alla faccia del conclamato precariato), che nulla hanno a che spartire con l’assistenzialismo improduttivo e clientelare degli LSU (lavori socialmente utili) di sinistra memoria.
Evidentemente c’è chi ha nostalgia della disoccupazione a due cifre e, nella foga di seguire sempre e comunque l’esempio francotedesco, prova a riportare l’Italia indietro nel tempo.
Rifondazione Comunista, partito determinante nella sinistra, con l’approvazione di tutta la sua coalizione ha presentato un progetto di legge centrato sull’erogazione di uno “stipendio” ai disoccupati, unito ad agevolazioni nei servizi (scuola, trasporti sanità, abitazione).
Incentivi anche ai datori di lavoro che assumessero tali persone.
Costo ? 13500 miliardi il primo anno, 27000 negli anni successivi.
Provate a dire con quali soldi la sinistra intende incentivare la disoccupazione (perché di questo si tratta: chi mai vorrà dannarsi ed adattarsi per un lavoro, magari faticoso, quando lo stato eroga sull’unghia 1 milioncino delle vecchie lire ?) e, soprattutto, il clientelismo elettorale ?
Bravi, indovinato: più tasse per tutti.
Il partito delle tasse è la sinistra.
Con Berlusconi sappiamo che le tasse diminuiscono.
Con la sinistra abbiamo la certezza, per averlo provato tra il 1996 e il 2001 e perché ce lo stanno dicendo ora in tutte le salse, che le tasse aumenteranno.
E aumentando le tasse, diminuirà la nostra libertà.
Ancora una volta, non è uno slogan è la realtà: meno tasse = più libertà.
3 commenti:
Compatibilmente con il liberismo economico e con le risorse in cassa, andrebbe affrontato il nodo del sussidio, soprattutto in tempi di lavoro precario e per incentivare il collocamento privato e nazionale a fare il proprio lavoro. Infatti l'Italia e' l'unico tra i paesi piu' industrializzati a non avere alcun istituto del genere, con tutto cio' che ne consegue. D'altronde i bassi salari non consentono come altrove di accedere a forme di sostegno private come le assicurazioni, sulle quali andrebbe fatto un discorso a parte. Questo e' comunque compito dello Stato e non puo' essere devoluto alle famiglie che non hanno tutte le stesse possibilita' economiche. Dunque un istituto sul modello americano, che pero' e' innestato su di un mercato assai flessibile e dispone di relazioni tra pubblico e privato impensabili per l'Italia. Ovviamente, siccome l'accesso all'istituto e' ovunque previsto per chiunque risieda sul territorio nazionale, ne consegue che la politica immigratoria deve essere molto restrittiva onde non correre il rischio, poco peregrino, di dover mantenere l'universo mondo.
Sussidi ai disoccupati, non incentivi a restare disoccupati, magari con qualche lavoretto in nero per arrotondare.
Poi una clausola che preveda l'azzeramento dei sussidio se si rifiuta un lavoro.
Infatti, secondo il metodo USA, alla terza offerta rifiutata: via il sussidio. Secondo quello tedesco, invece, uno puo' rifiutare ogni offerta che continua a percepire l'indennita'. E' anche per questo che la Germania ha dovuto cambiare. Non ce la fa piu' a sostenerne il costo. Il paradosso e' che gli stranieri agganciati da questo meccanismo sono inamovibili, mentre i disoccupati tedeschi devono emigrare altrove...
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