Se è vero (e per rispetto
all’ intelligenza dei miei connazionali mi rifiuto di crederlo) che
il 66% degli Italiani ha fiducia nella possibilità che Renzi produca
quelle riforme necessarie a farci incamminare verso un futuro di
Benessere e Sicurezza, allora abbiamo la dimostrazione che le
informazioni corrotte sono l'anima della propaganda.
Chi, infatti, si dovesse soffermare
sulle presunte “riforme” renziane, dovrebbe solo
riconoscere che l’eventuale fiducia in esse e in chi le sostiene è
mal riposta.
Partendo da quelle istituzionali.
Con una demagogia pari a quella di un
qualunque Chavez, Renzi vuole sopprimere il senato, sostituendone
l’elettività diretta da parte dei cittadini con una pletora di
nominati.
Negli anni ci si è posti ripetutamente
il problema dei senatori a vita nominati dal presidente della
repubblica, eppure adesso Renzi vorrebbe fargli nominare ben 23
senatori.
Senza, almeno, far eleggere dal Popolo
il presidente della repubblica che, quindi, resterebbe un nominato
della casta.
E che dire della legge elettorale ?
Un sistema complesso, una autentica
masturbazione legislativa con tre o quattro quorum, liste bloccate,
collegi mini ma non troppo e un doppio turno come ciliegina sulla
torta.
Come sempre più tortuoso è il
meccanismo, maggiori sono i brogli che possono alterare la volontà
popolare e, come per il senato di nominati, sembra proprio che la
volontà sia quella di escludere il Popolo dalle scelte reali di chi
deve governarlo.
E così dicasi per le province, da
abolire sostituendole con altri marchingegni degni del dottor
Azzeccagarbugli, che alla fine non solo costeranno come (e forse più)
delle province attuali, ma esproprieranno ancora una volta i
cittadini dalla possibilità di scegliersi gli amministratori.
Anche qui la via più semplice avrebbe
voluto la conservazione della struttura provinciale, proprio
dell’Italia e l’abolizione delle regioni, per trasformare
l’Italia in una federazione di tre o cinque (se vogliamo dare
autonomia a Sicilia e Sardegna) macroregioni.
Il tanto decantato disegno sul lavoro
non è altro che una rimasticatura (in pejus)delle precedenti operazioni
effettuate dal governo Berlusconi nel 2001-2006 e 2008-2011, con la
tanto contestata precarietà che viene praticamente
istituzionalizzata, anche perché nessun governo può imporre
assunzioni a tempo indeterminato ed è ridicola la discussione tra la
reiterazione della chiamata per otto o cinque volte o quattro.
Gli ottanta euro sono una bufala.
Perché non sono quei mille euro annui
che Renzi aveva propagandato.
Perché non sono strutturali.
Perché quel poco che sarà è
destinato ad una minoranza dei lavoratori che sono una ancor maggiore
minoranza di cittadini.
Perché a pagare la “generosità”
di Renzi sarà la maggioranza dei cittadini Italiani che vedrà i
propri risparmi taglieggiati dall’aumento della tassazione.
E mentre i Marò continuano ad essere
sequestrati in India, a Renzi non resta altro che cinguettare con la
retorica resistenzialista, quella sì degna del suo livello.
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