Quando frequentavo le elementari, c’era una materia chiamata, anche in pagella: disegno, recitazione e canto.
In disegno ero totalmente negato e, infatti, fu l’unica insufficienza nell’ammissione all’esame di terza media e fu anche uno dei motivi che mi spinsero verso il liceo classico.
Recitazione era il mio cavallo di battaglia.
Avevo una voce sovrastante e più che recitare, declamavo ed ero aiutato da una grande memoria.
Per fortuna perché la materia (disegno, recitazione e canto) senza la recitazione sarebbe stata per me un calvario, visto che in “canto” ero così stonato che la maestra dedicata al canto mi impose di stare zitto “sennò fai stonare anche gli altri”.
Potevo accettare il diktat (che ancora non sapevo chiamarsi così) per tutte le canzoni, tranne quelle patriottiche, che mi sono sempre piaciute e, in particolare, per la “Canzone del Piave”.
Sì, perché allora i nostri insegnanti e i nostri genitori avevano dei Valori solidi che cercarono, riuscendovi in molti casi, di trasmetterci e il Valore della Patria, della Nazione, si tramandava anche insegnando ai pargoli le canzoni risorgimentali, nazionaliste e patriottiche.
Erano inni ad un periodo sicuramente gonfiato dalla retorica ma, almeno, quel 4 novembre 1918 l’Italia vinse la sua guerra e il 4 novembre, oggi come allora, si può legittimamente festeggiare una impresa positiva tutta italiana, non certo una sconfitta durissima e l’occupazione della nostra terra ad opera di truppe straniere.
Quel 4 novembre, di cui oggi festeggiamo legittimamente il 91° anniversario, era una vittoria tutta italiana, perché nessun esercito alleato contribuì alla nostra impresa, nessun esercito straniero ancorché alleato ci aiutò nel disegnare la linea del Piave e nessun esercito straniero collaborò per sfondare a Vittorio Veneto.
A differenza, mi piace sottolinearlo, dei francesi che, pur con la loro “grandeur”, è dai tempi di Napoleone che non riescono a vincere una guerra da soli, avendo avuto bisogno degli angloamericani tanto nella prima quanto nella seconda guerra mondiale, per non parlare del flop in Algeria e nel Vietnam.
Il 4 novembre, dunque, possiamo ricordare e festeggiare una Vittoria tutta italiana, per una data che, forse, rappresenta l’unica possibilità per una Festa Nazionale unificante e tonificante.
E non sarebbe male che alle elementari riprendessero ad insegnare le nostre, vecchie canzoni patriottiche e in televisione, qualche telefilm americano in meno e riproporre invece quegli sceneggiati che rappresentavano le vicende della prima guerra mondiale.
In una epoca dove tutto ciò che è “nazione”, “nazionalismo”, “Patria”, “patriottismo” viene occultato come se fosse un male, è ora di tornare a cantare, anche stonando, che il Piave mormorava: non passa lo straniero !
E chi ha orecchie per intendere, intenda, perché mai verso di canzone fu più attuale.
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In disegno ero totalmente negato e, infatti, fu l’unica insufficienza nell’ammissione all’esame di terza media e fu anche uno dei motivi che mi spinsero verso il liceo classico.
Recitazione era il mio cavallo di battaglia.
Avevo una voce sovrastante e più che recitare, declamavo ed ero aiutato da una grande memoria.
Per fortuna perché la materia (disegno, recitazione e canto) senza la recitazione sarebbe stata per me un calvario, visto che in “canto” ero così stonato che la maestra dedicata al canto mi impose di stare zitto “sennò fai stonare anche gli altri”.
Potevo accettare il diktat (che ancora non sapevo chiamarsi così) per tutte le canzoni, tranne quelle patriottiche, che mi sono sempre piaciute e, in particolare, per la “Canzone del Piave”.
Sì, perché allora i nostri insegnanti e i nostri genitori avevano dei Valori solidi che cercarono, riuscendovi in molti casi, di trasmetterci e il Valore della Patria, della Nazione, si tramandava anche insegnando ai pargoli le canzoni risorgimentali, nazionaliste e patriottiche.
Erano inni ad un periodo sicuramente gonfiato dalla retorica ma, almeno, quel 4 novembre 1918 l’Italia vinse la sua guerra e il 4 novembre, oggi come allora, si può legittimamente festeggiare una impresa positiva tutta italiana, non certo una sconfitta durissima e l’occupazione della nostra terra ad opera di truppe straniere.
Quel 4 novembre, di cui oggi festeggiamo legittimamente il 91° anniversario, era una vittoria tutta italiana, perché nessun esercito alleato contribuì alla nostra impresa, nessun esercito straniero ancorché alleato ci aiutò nel disegnare la linea del Piave e nessun esercito straniero collaborò per sfondare a Vittorio Veneto.
A differenza, mi piace sottolinearlo, dei francesi che, pur con la loro “grandeur”, è dai tempi di Napoleone che non riescono a vincere una guerra da soli, avendo avuto bisogno degli angloamericani tanto nella prima quanto nella seconda guerra mondiale, per non parlare del flop in Algeria e nel Vietnam.
Il 4 novembre, dunque, possiamo ricordare e festeggiare una Vittoria tutta italiana, per una data che, forse, rappresenta l’unica possibilità per una Festa Nazionale unificante e tonificante.
E non sarebbe male che alle elementari riprendessero ad insegnare le nostre, vecchie canzoni patriottiche e in televisione, qualche telefilm americano in meno e riproporre invece quegli sceneggiati che rappresentavano le vicende della prima guerra mondiale.
In una epoca dove tutto ciò che è “nazione”, “nazionalismo”, “Patria”, “patriottismo” viene occultato come se fosse un male, è ora di tornare a cantare, anche stonando, che il Piave mormorava: non passa lo straniero !
E chi ha orecchie per intendere, intenda, perché mai verso di canzone fu più attuale.
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19 commenti:
Non deve passare nemmeno l'europeo. Guarda che scempio hanno fatto del crocefisso. VERGOGNAAAAA!!!!
Serafino, un mio prozio muore a 22 anni sul Carso straziato da una granata. Medaglia d'oro al valor militare dorme fra i seicentomila di Redipuglia. Oggi non ha senso nemmeno nominarlo quel luogo e di quei valori pare non resti traccia.
Oniore e ricordo per quella Italia e quegli italiani.
Jet, stranieri sono tutti i non italiani :-)
Quanto al Crocefisso mi sembra che si stia rivelando un bel boomerang per chi ha gioito della "SENTENZA" vista la incredibile unanimità di critiche.
Press. Onore anche a questi Italiani che continuano a ricordare il 4 novembre.
Onore agli italiani combattenti per la patria e nelle missioni all'estero! Ed onore anche agli eroi civili che come Quattrocchi che con il loro coraggio sono rimasti nei nostri cuori!
ma che diavolo c'entra quattrocchi accidenti!
era un bodiguard, mercenario, mica un patriota!
Quattrocchi fu un Uomo che per mestiere aveva scelto di rischiare la vita per proteggere quella e i beni altrui.
Ma, soprattutto, ha saputo morire mostrando al mondo la dignità che appartiene ai Grandi Eroi dell'Italia Risorgimentale e, prima ancora, di Roma.
i grandi eroi dell'italia risorgimentale non adavano a rompere le palle in casa d'altri.
e non erano dei mercenari. ma, appunto, grandi eroi.
quattrocchi era un bodyguard lautamente retribuito.
ne conosco uno che ha fatto quello stesso lavoro in terra di guerra, e non rispecchia esattamente lo stereotipo dell'eroe risorgimentale.
600.000 morti in Italia, 6 milioni di morti in tutta Europa, ragazzini di 18 anni mandati al macello, un'intera generazione spazzata via. Cosa c'avrete da festeggiare lo sapete solo voi
Si vede, Viciuos, che del Risorgimento hai un'idea molto vaga. Pisacane, Menotti, lo stesso Garibaldi (che pure solo "fu ferito" e non perse la vita nelle sue "imprese") non erano stinchi di santo. Ma chi morì per la propria idea seppe morire coraggiosamente e con dignità. Esattamente come Quattrocchi. Quattrocchi più che un mercenario fu un "vigilante", cioè una di quelle persone che, anche in Italia, rischiano in proprio per garantire la sicurezza di noi cittadini e delle nostre proprietà.
Reineke. Tutti i grandi passi della storia comportano anche dei lutti. La Grande Guerra rappresentò la prima impresa dell'Italia tornata Nazione, e il sangue che ha irrigato il Carso parla tutti i dialetti della nostra Patria. Il 4 novembre fu la vittoria delle Nazioni e dei Popoli, per noi fu l'unica grande Vittoria sui campi militari dopo Roma. Un aVittoria tutta nostra, da nons partire con alleati ingombranti. Con quella Vittoria l'Italia arrivò al tavolo delle grandi nazioni e pose le premesse per il successivo Impero. Purtroppo l'errore di scandere in guerra contro gli Anglo Americani e alleati dei tedeschi vanificò gran parte di quello che era stato costruito dal 4 novembre 1918 in poi. Ma resta la memoria dell'impresa e l'indicazione che l'Italia debba essere Indipendente e Sovrana, dalle Alpi a Lampedusa, dalla Valle d'Aosta all'Istria e alla Dalmazia. Il ricordo del 4 novembre 1918 ci indica, ancora oggi, l'obiettivo da perseguire e raggiungere. Non importa il costo e quanto tempo ci si debba impiegare.
già, già. chissà perché questi discorsi li fanno sempre quelli rimasti al calduccio della propria casa. Dimmi un po': tu lo hai fatto il militare? Sei stato in guerra? Hai sentito le pallottole fischiarti vicino alla festa? Hai visto i tuoi amici guardarsi le budella uscire dalla pancia? Hai visto la tua generazione tornare senza braccia o senza gambe? Se la risposta è sì, beh, allora rispetto la tua opinione.
Ma se la risposta è no, mi pare che tu liquidi la vita degli altri con troppa semplicità. Mi sembra, anzi, che non sai neanche di cosa stai parlando. Facciamo così, se proprio rispetti così tanto il sacrificio di così tanti giovani fatti amputare un piede. Un segno di rispetto e di vicinanza a tutti quegli italiani che hanno lasciato la vita o un pezzo del loro corpo sul campo di battaglia.
Non sarai mica così vigliacco da tirarti indietro di fronte ad un così piccolo sacrificio per la patria. Pensa al rispetto e all'esempio che potresti dare alle giovani generazioni. "Ecco, io ho sacrificato solo un piede, ma centinaia di migliaia di altri hanno dato la vita" potresti dire, attirandoti il rispetto e riportando sotto la luce dei riflettori un momento storico così importante.
Allora, ci stai...
E’ evidente, Reineke, che tu non hai consapevolezza di quanto sia importante, per il nostro futuro, comprendere il significato di Valori come Patria e Nazione, sennò non scriveresti simili sciocchezze, insistendo con una replica di ancor più infimo livello .
Sei con ogni evidenza il frutto del nichilismo che ha imperversato in Occidente fino a cercare di cancellarne le radici, Romane e Cristiane.
Quello stesso nichilismo che porta a ritenere una “conquista” l’aborto, un “diritto” l’unione di due omosessuali, che vorrebbe imporre la cancellazione di simboli come il Crocefisso, che porta presidenti di regione ad esplorare i bassifondi del sesso anomalo e commentare un post manifestando morbosità come il ... procurarsi lesioni senza ragione.
Quel nichilismo che festeggia una sconfitta e ha trasformato una Vittoria in evento da celebrare non il giorno a ciò preposto, ma alla prima domenica successiva.
Quel nichilismo che cercando di cancellare la memoria delle pagine più belle della nostra Storia, rischia di compromettere anche ogni prospettiva per il futuro.
Tutte le grandi civiltà sono crollate quando hanno perso di vista i grandi ideali che le hanno sviluppate.
Tu rappresenti il prototipo della decadenza della Civiltà Occidentale.
Per fortuna siamo ancora in tanti a contrastare una simile deriva suicida.
@ Massimo: quindi i vigilantes dell'Ivri o della Vedetta lombarda devo considerarli dei novelli Garibaldi??? ahahahah non esser ridicolo sù sù
Viciuos, connettere il cervello e capire l'italiano no, eh ?
Dunque, fammi capire, 600.000 soldati italiani, di un paese che all'epoca viveva ancora un conflitto politico con il vaticano e che era guidato da liberali, sono morti in una guerra contro un impero cattolico, guidato dal discendendente dell'Imperatore del Sacro Romano Impero (l'austria) per difenderci dall'aborto e dai matrimoni gay?
Perbacco, chi l'avrebbe mai detto. Sarà per questo che tu riesci tranquillamente a parlare di nazione e patria difendendo a spada tratta i rappresentati di un partito che con il tricolore ci si "puliscono il culo" (mi scuso per il termine ma lo dicono loro) e che ne vogliono la secessione.
scusami, scemo io a non capire.
Reineke: ti sei già risposto ...
ottusangolo mode switch off
sarcasmo mode switch on
capito?
sarcasmo mode switch off
ottusangolo mode switch on
Ed ecco che abbiamo anche la conferma ...
massimo una volta voi di destra eravate più ironici. non è la goliardia figlia del futurismo fatta propria dal fascismo?
comunque, tornando ai discorsi seri, non credo proprio che il sig 4eyes fosse in iraq perchè ci voleva bene.
e la stessa opinione la potrei avere dei nostri militi, ma ho paura di farti incazzare.
io credo che si tratta di persone che sono là a svolgere un lavoro, retribuito, quindi mercenari. l'eroismo ottocentesco con questo non c'entra una pippa.
Viciuos, facendo uno strappo pubblico anche questo tuo commento perchè mi è venuto il sospetto che tu, veramente, non abbia capito che il paragone con gli eroi risorgimentali riguarda il "come" Quattrocchi è morto, non come è vissuto e come si guadagnava (onestamente) da vivere. Esattamente come quegli eroi risorgimentali di cui non si ricorda come sono vissuti, ma solo come sono morti.
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