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10 marzo 2025

L'Interesse Nazionale prevalga sul riarmo della Von der Leyen

Leggo di interviste che un imbolsito signore di 86 anni, che già tanti danni ha causato con le sue privatizzazioni in perdita (per la Nazione), le tasse imposte da due governi per poi passare a presiedere la commissione europea, rilascia a manca ed a manca (non è un errore ...) per sostenere, ancora oggi, interessi estranei a quelli dell'Italia e degli Italiani.

Non passa argomento che costui non si schieri a favore di coloro che vorrebbero sempre più rinunciare ad altri pezzi di Sovranità Nazionale, per delegarla ai parrucconi suoi simili e con passaporto tedesco o francese.

L'ultima è sulle armi e sul suo sostegno al riarmo vagheggiato dalla Von der Leyen.

Uno sproloquio sull'europa unita che potrebbe fermare la Russia.

Costui non si rende conto di aver sostenuto le tesi che i suoi compagni hanno tanto dileggiato negli anni Ottanta quando ad esporle era il Presidente Ronald Reagan che attuò una politica, i cui frutti arrivarono con il suo successore George H. W. Bush, quando l'Unione Sovietica crollò non essendo in grado di sostenere le spese cui era stata costretta dalla politica non più difensiva, ma aggressiva di Reagan.

Ma allora la competizione era tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti erano una Nazione sola, con un Presidente eletto dal Popolo (e amato dal Popolo, non certo come la Von der Leyen !), un solo Esercito, una sola politica estera.

Qui abbiamo 27 stati, ognuno con un capo di stato o di governo, con 27 eserciti, 27 ministri degli esteri e molteplici armamenti, munizionamenti, fabbriche di armi.

Quali carri armati si dovrebbero produrre se ci sono almeno tre tipologie di mezzi, fabbricati in tre differenti stati da tre diverse fabbriche in concorrenza tra loro ?

Chi dovrebbe, in sostanza, chiudere la sua fabbrica ?

Analogamente possiamo dire di navi da guerra, aerei da combattimento, batterie missilistiche e per tutti gli armamenti individuali ed i rifornimenti di munizioni.

E' una situazione di gran lunga peggiore di quella che, a metà degli anni Settanta, coinvolse il sistema per le imminenti trasmissioni della televisione a colore.

Non so quanti se ne ricordino: PAl (tedesco) e SECAM (francese) ?

Prevalse il PAL, ma i francesi non lo accettarono e continuarono ad usare il loro secam diffuso in una minoranza di stati, così adesso esistono ancora entrambi (oltre, per la precisione, l'NTSC americano, ma in Italia si parlò solo di pal o secam).

Se per una questione ridicola (quale sistema per la televisione a colori) non si è trovato un accordo unitario perchè ogni nazione ha (giustamente !) difeso le proprie aziende, come si può pensare che lo si raggiunga in un settore di gran lunga più sensibile e in relazione ad una industria, quella degli armamenti, che muove ben più miliardi ?

Fino ad ora la Meloni si è comportata molto bene, anteponendo l'Interesse Nazionale alle fughe in avanti (e anche quelle in retromarcia dei soliti mai goduti pacifinti a cominciare dai cinque stelle e dall'ala Schlein dei cattocomunisti) ed evitando di prendere impegni o di rinunciare alla Sovranità sulle proprie Forze Armate e sul loro utilizzo, ma le pressioni immagino siano molto forti, proprio perchè gli interessi (economici e non solo) in ballo sono tanti.

Invece di dividersi in un tifo ignorante tra sostenitori di Kiev e di Mosca, guardiamo qual è l'interesse dell'Italia.

E l'unica risposta valida è che l'Interesse Nazionale dell'Italia e degli Italiani è di avere Forze Armate addestrate, pronte all'utilizzo, bene armate, poste sotto il comando esclusivo del Governo di Roma, che utilizzino armamenti costruiti in Italia, da fabbriche italiane o, almeno, con la partecipazione paritaria delle aziende italiane.

Il tutto nel quadro della Nato, unica alleanza che, come dimostrano i rovesci degli ucraini nel momento in cui gli Stati Uniti hanno interrotto la collaborazione, è, qui e ora, il miglior deterrente contro ogni aggressore esterno.

Tutto il resto sono vagheggiamenti su un futuro distopico che troverebbe miglior collocazione in un romanzo di fantascienza.



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