Sono contrario alla missione in Libano, così come si prospetta.
I motivi sono gli stessi che, in modo elegante, ha esposto Paolo Guzzanti ne Il Giornale di Ferragosto (articolo purtroppo non in linea nel sito del quotidiano), dal quale apprendo con soddisfazione che lui voterà comunque contro.
Bisogna evitare ogni ipocrisia e dire che la missione dovrebbe consistere in una forza combattente che abbia come scopo il disarmo e la neutralizzazione dei terroristi di hetzbollah.
Cioè l’obiettivo che si era prefissato Israele e che non è riuscito completamente.
Intendiamoci.
I terroristi hanno perso: sono stati costretti a sloggiare dal sud del Libano e dovranno accettare la presenza dell’esercito regolare libanese e delle forze onu in una zona che, fino a un mese fa, era loro territorio riservato.
Ma Israele, purtroppo, non ha vinto, perché i terroristi sono ancora armati, continuano a ricevere armi dalla Siria e dall’Iran e abbiamo potuto constatare come l’arsenale e la preparazione acquisita grazie al disinteresse di chi avrebbe dovuto vigilare, rendono necessaria un’azione repressiva e di neutralizzazione delle bande terroriste.
Purtroppo di tutto questo non c’è traccia nell’intendimento della sinistra di inviare truppe.
Anzi è apparso evidente lo sbilanciamento verso i musulmani di D’Alema, che ha visitato Beirut e Il Cairo, ma non Gerusalemme ed ha rilasciato dichiarazioni che non possono certo essere considerate un buon viatico per la missione dei nostri militari e neppure "equivicinanti".
Se, quindi, la missione sarà solo di mettersi in mezzo tra due contendenti, senza agire per rimuovere le cause della tensione che sono rappresentate dalla presenza di una milizia terrorista musulmana armata, allora tanto vale restare a casa e lasciare che, alla prossima scintilla, Israele completi, anche nel nostro interesse, l’operazione di bonifica nel Libano.
Anche perché non sono ben chiare le regole di ingaggio alle quali i nostri militari dovrebbero attenersi.
Potranno perquisire i mezzi che arrivano nel sud del Libano ?
I motivi sono gli stessi che, in modo elegante, ha esposto Paolo Guzzanti ne Il Giornale di Ferragosto (articolo purtroppo non in linea nel sito del quotidiano), dal quale apprendo con soddisfazione che lui voterà comunque contro.
Bisogna evitare ogni ipocrisia e dire che la missione dovrebbe consistere in una forza combattente che abbia come scopo il disarmo e la neutralizzazione dei terroristi di hetzbollah.
Cioè l’obiettivo che si era prefissato Israele e che non è riuscito completamente.
Intendiamoci.
I terroristi hanno perso: sono stati costretti a sloggiare dal sud del Libano e dovranno accettare la presenza dell’esercito regolare libanese e delle forze onu in una zona che, fino a un mese fa, era loro territorio riservato.
Ma Israele, purtroppo, non ha vinto, perché i terroristi sono ancora armati, continuano a ricevere armi dalla Siria e dall’Iran e abbiamo potuto constatare come l’arsenale e la preparazione acquisita grazie al disinteresse di chi avrebbe dovuto vigilare, rendono necessaria un’azione repressiva e di neutralizzazione delle bande terroriste.
Purtroppo di tutto questo non c’è traccia nell’intendimento della sinistra di inviare truppe.
Anzi è apparso evidente lo sbilanciamento verso i musulmani di D’Alema, che ha visitato Beirut e Il Cairo, ma non Gerusalemme ed ha rilasciato dichiarazioni che non possono certo essere considerate un buon viatico per la missione dei nostri militari e neppure "equivicinanti".
Se, quindi, la missione sarà solo di mettersi in mezzo tra due contendenti, senza agire per rimuovere le cause della tensione che sono rappresentate dalla presenza di una milizia terrorista musulmana armata, allora tanto vale restare a casa e lasciare che, alla prossima scintilla, Israele completi, anche nel nostro interesse, l’operazione di bonifica nel Libano.
Anche perché non sono ben chiare le regole di ingaggio alle quali i nostri militari dovrebbero attenersi.
Potranno perquisire i mezzi che arrivano nel sud del Libano ?
Potranno imporre il disarmo dei terroristi ?
Potranno sparare per primi se valuteranno di essere in una situazione di pericolo ?
L’interesse dell’Italia non è di difendere i resti delle milizie terroriste, ma quello di neutralizzarle definitivamente, per chiudere uno dei fronti esterni che minacciano la nostra sicurezza.
L’altro fronte, quello interno, appare fortemente compromesso da una maggioranza nata per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere, nella quale allignano forze politiche organizzate manifestamente antisraeliane e che simpatizzano per i terroristi (che loro chiamano “resistenti”).
Un fronte interno nel quale cominciano torbide manovre come la bomba esplosa a Milano, senza danni, con una rivendicazione che, se interpreta il sentimento di moltissimi italiani (soprattutto dopo il ddl sulla cittadinanza, la legalizzazione di centinaia di migliaia di immigrati, la liberazione di migliaia di extracomunitari, i fatti di Padova, il barbaro assassinio della ragazza pakistana a Brescia, i falliti attentati di Londra e l’elenco potrebbe continuare) ha però il sospetto sapore di un trappolone per i soliti babbei.
Potranno sparare per primi se valuteranno di essere in una situazione di pericolo ?
L’interesse dell’Italia non è di difendere i resti delle milizie terroriste, ma quello di neutralizzarle definitivamente, per chiudere uno dei fronti esterni che minacciano la nostra sicurezza.
L’altro fronte, quello interno, appare fortemente compromesso da una maggioranza nata per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere, nella quale allignano forze politiche organizzate manifestamente antisraeliane e che simpatizzano per i terroristi (che loro chiamano “resistenti”).
Un fronte interno nel quale cominciano torbide manovre come la bomba esplosa a Milano, senza danni, con una rivendicazione che, se interpreta il sentimento di moltissimi italiani (soprattutto dopo il ddl sulla cittadinanza, la legalizzazione di centinaia di migliaia di immigrati, la liberazione di migliaia di extracomunitari, i fatti di Padova, il barbaro assassinio della ragazza pakistana a Brescia, i falliti attentati di Londra e l’elenco potrebbe continuare) ha però il sospetto sapore di un trappolone per i soliti babbei.
E ancora una volta chiniamoci davanti alla brillante matita di Forattini , che ha saputo, con la vignetta pubblicata ne Il Giornale del 15 agosto, cogliere l’essenza dell’invio delle nostre truppe in Libano.
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3 commenti:
Anche a me sembra tutto un grande pasticcio. Preparato dai peggiori cuochi!
Ciao, Paolo
La cosa bella è che neanche Prodi sa che cacchio ci vanno a fare i nostri ragazzi laggiù. Oggi ha chiamato Kofi Annan e, riferiscono i nostri imparzialissimi media, gli ha detto chiaro e tondo: "Senti Pocket Kofi, spiegami cosa devono fare le nostre truppe!".
Ora, a parte che un presidente del Consiglio così disinformato grida vendetta al cospetto di Dio, te lo vedi tu Prodino che fa la voce grossa col capo dell'Onu? Con il fisico da Fantozzi stanco che si ritrova? Aridatece Silvio...
Quelli sono peggio che dilettanti, perchè uniscono al pressapochismo la loro prevenzione ideologica, frutto di una formazione politica coltivata nei corridoi dei partiti e delle aziende di stato, tra clientele, complotti slogan precotti.
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