Ormai
ci siamo, domani le squadre nazionali di Italia e Germania si
affronteranno nell'ennesima sfida che suscita, sempre, emozione e
passione.
Per
ognuno di noi si tratta di emozioni e passioni differenti, legate ad
episodi e momenti della propria vita e che se hanno nella sfida
calcistica il loro momento apicale, coinvolgono in genere anche
sentimenti ed episodi di vita vissuta che non hanno nulla a che vedere con il calcio.
Per
me la sfida tra Italia e Germania risale, alla prima infanzia, quando
con gli altri bambini (gli stessi che conosco e che frequento da
cinquantadue anni) di un nuovo quartiere di Bologna (lo stesso in cui
abito dall’età di tre anni e mezzo) giocavamo “alla guerra”.
Il
nemico erano “i tedeschi” nella più classica interpretazione dei
film allora in voga che alternavano soggetti bellici (seconda guerra
mondiale) a western (e qui i cattivi erano e per me restano gli
“indiani”, i pellerossa).
Ancora
infanzia, ma in Val Gardena.
Vacanze
estive in una Selva non ancora assurta a centro turistico di
eccellenza.
Sì
le escursioni con i genitori, ma ci divertivamo di più a giocare con
i nostri coetanei del luogo … dandocele di santa ragione come, una
volta, in modo sano e leale accadeva tra bambini che per fortuna non
erano troppo tenuti nella bambagia.
Eravamo
solo tre “italiani”: io e due fratelli genovesi, però facevamo
per dieci.
Il
1966 è un anno che non dimenticherò.
L’Italia
fu eliminata dalla Corea del Nord … ecco che ci avviciniamo al
calcio.
I
tedeschi locali e quelli di Germania (allora Ovest) esultavano e le
prese in giro si sprecavano.
Ad
ogni partita facevamo il tifo per la squadra che affrontava la
Germania, ma solo l’Inghilterra dei fratelli Charlton, di Bobby
Moore, di Banks, di “Dracula” Stiles, di Hunt, riuscì a darci
soddisfazione tanto che credo la mia anglofilia di oggi, figlia di quella grande soddisfazione del 1966 quando i tedeschi rimasero con le pive nel sacco grazio agli Inglesi.
Cresciamo
e arriviamo all'esame di terza media, continuamente rinviato per lo
sciopero dei professori.
Si
studia e si guarda il mondiale del Messico 1970 cui la squadra,
affidata a Valcareggi andava da Campione d’europa 1968.
Fu
l’anno della staffetta tra Mazzola e Rivera, ma anche del caso,
sotto forma di appendicite, che bloccò Anastasi e portò ai mondiali
Boninsegna e Prati (costringendo il CT a lasciare a casa anche
Lodetti).
Fu
l’anno in cui partiva titolare il blocco del Cagliari, incluso il
re degli autogoal, Comunardo Niccolai , che, per fortuna, si infortunò lasciando
spazio al più affidabile Rosato.
E
fu l’anno di Italia-Germania 4 a 3, celebrata anche in un film.
Quella
partita, vinta ai supplementari, fu il momento più alto, più ancora
delle successive vittorie, più ancora dell’amarezza per la
sconfitta in finale contro il Brasile.
Quella
partita, per me, è LA partita, pari solo allo spareggio del 7 giugno
1964 tra Bologna e Inter.
Vincemmo.
Passiamo
poi dai mondiali di Germania, deludenti, del 1974, l’Argentina (a
colori) del riscatto e arriviamo a QUEL 1982.
Anno
infausto che segnò la prima retrocessione del Bologna, ma anche il
primo mondiale che la mia generazione abbia avuto la possibilità di
vedere, vinto.
Cosa
rimane del mondiale spagnolo ?
Il
calcio scommesse e Pablito Rossi riabilitato appena in tempo.
Le
emozionanti partite vinte contro Argentina e Brasile e la finale
contro la Germania.
Chissà
perché sorvoliamo sempre sulla semifinale vinta contro la Polonia …
Il rigore sbagliato da Cabrini, l’urlo
di Tardelli e Zoff che solleva la coppa.
Poi
ancora due squadre che si temono, ma noi che vinciamo quando conta e
loro nelle “amichevoli”.
E
così fu anche nel 2006, in Germania, con i panzer riunificati (e oggi
sappiamo che, ancora una volta, Andreotti aveva visto giusto dicendo che noi vogliamo
così bene alla Germania che preferiremmo averne sempre due distinte
…) .
Semifinale
vinta che ci mandò direttamente in finale a consumare la vendetta
contro i galletti francesi del “testone” Zidane.
Oggi,
alla vigilia di un’altra Italia contro Germania, riaffiorano
ricordi del passato.
Delle
vicende che hanno coinvolto questi due popoli così diversi e con una
storia così intrecciata.
Perché
non possiamo dimenticare il nostro Risorgimento (quello vero, non
quello che un vecchio comunista dal pianto troppo retoricamente
facile si ostina a voler paragonare alla cosiddetta resistenza) dove
i tedeschi, del ramo austriaco, erano i nemici per antonomasia.
Vostra
eccellenza che mi sta in cagnesco per quei pochi scherzucci di dozzina e mi gabella per antitedesco ….
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