Quale differenza, leggendo i giornali di oggi, tra il “giovane” Pierferdinando Casini e il “vecchio” Silvio Berlusconi !
Il primo a sostenere la grande coalizione che dovrebbe governare per ben due anni fino al 2009.
Il secondo a sfottere la sinistra e rifiutare con fermezza di lasciarsi coinvolgere nel naufragio politico, istituzionale, morale ed economico cui la sinistra sta conducendo l’Italia.
E’ la migliore risposta che è inutile pretendere un ricambio della classe politica basato solo sul dato anagrafico, perché è sin troppo evidente che, tra i due, il giovane è Berlusconi, mentre Casini appare un decrepito Matusalemme ad onta della sua carta di identità e del suo aspetto.
Silvio Berlusconi sempre all’attacco.
A Silvio Berlusconi non basta una poltrona ministeriale, lui vuole governare e sa che per farlo bene non deve sottoporsi alle estenuanti mediazioni, già onerose all’interno di una coalizione coesa come quella del Centro Destra, figuriamoci se dovesse comprendere anche il partito presunto democratico.
Pierferdinando Casini, invece, attratto ancestralmente dal compromesso di stampo doroteo, dove tutto sfuma in contorni non ben definiti e tutto viene deciso da un ristretto sinedrio di notabili.
Un deja vù che non ci porta alla memoria nulla di buono, ma solo la peggior stagione politica che l’Italia abbia vissuto, prima del governo Prodi nato da una dubbia elezione : quella degli anni 1976-1979, quella del governo della “non sfiducia”, quella dell’assassinio di Moro, quella ad un passo dal compromesso storico.
E chi può definire “giovane” un Veltroni che fa politica dalla nascita, che era vicepresidente e ministro già nel 1996 per poi fare il sindaco di Roma ?
La questione del ricambio della classe politica va affrontata in base alla capacità e alle proposte che vengono formulate, non in base al dato anagrafico che, come abbiamo visto, non significa proprio nulla.
E’ una questione parallela a quella delle donne in politica, le c.d. “quote rosa”, ispirate ad un protofemminismo figlio di un’Italia che non c’è più.
Un protofemminismo che per giustificare la sua esistenza pretende privilegi, le quote, appunto, ma appena si parla di parificare i doveri, ad esempio l’età per la pensione di vecchiaia, insorge scandalizzato, non può rappresentare il futuro della nostra classe politica, esattamente come non lo può rappresentare il giovanilismo anagrafico di politici che sono un prodotto dei corridoi dei partiti, dove sono cresciuti sin da quando avevano le braghe corte e che non hanno mai abbandonato per misurarsi nel mondo reale del lavoro e della produzione.
Leggete l’intervista di Casini e il discorso di Berlusconi ieri a Napoli e vedrete che il rinnovamento e il futuro dell’Italia non può passare attraverso un dato meramente anagrafico.
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Il primo a sostenere la grande coalizione che dovrebbe governare per ben due anni fino al 2009.
Il secondo a sfottere la sinistra e rifiutare con fermezza di lasciarsi coinvolgere nel naufragio politico, istituzionale, morale ed economico cui la sinistra sta conducendo l’Italia.
E’ la migliore risposta che è inutile pretendere un ricambio della classe politica basato solo sul dato anagrafico, perché è sin troppo evidente che, tra i due, il giovane è Berlusconi, mentre Casini appare un decrepito Matusalemme ad onta della sua carta di identità e del suo aspetto.
Silvio Berlusconi sempre all’attacco.
A Silvio Berlusconi non basta una poltrona ministeriale, lui vuole governare e sa che per farlo bene non deve sottoporsi alle estenuanti mediazioni, già onerose all’interno di una coalizione coesa come quella del Centro Destra, figuriamoci se dovesse comprendere anche il partito presunto democratico.
Pierferdinando Casini, invece, attratto ancestralmente dal compromesso di stampo doroteo, dove tutto sfuma in contorni non ben definiti e tutto viene deciso da un ristretto sinedrio di notabili.
Un deja vù che non ci porta alla memoria nulla di buono, ma solo la peggior stagione politica che l’Italia abbia vissuto, prima del governo Prodi nato da una dubbia elezione : quella degli anni 1976-1979, quella del governo della “non sfiducia”, quella dell’assassinio di Moro, quella ad un passo dal compromesso storico.
E chi può definire “giovane” un Veltroni che fa politica dalla nascita, che era vicepresidente e ministro già nel 1996 per poi fare il sindaco di Roma ?
La questione del ricambio della classe politica va affrontata in base alla capacità e alle proposte che vengono formulate, non in base al dato anagrafico che, come abbiamo visto, non significa proprio nulla.
E’ una questione parallela a quella delle donne in politica, le c.d. “quote rosa”, ispirate ad un protofemminismo figlio di un’Italia che non c’è più.
Un protofemminismo che per giustificare la sua esistenza pretende privilegi, le quote, appunto, ma appena si parla di parificare i doveri, ad esempio l’età per la pensione di vecchiaia, insorge scandalizzato, non può rappresentare il futuro della nostra classe politica, esattamente come non lo può rappresentare il giovanilismo anagrafico di politici che sono un prodotto dei corridoi dei partiti, dove sono cresciuti sin da quando avevano le braghe corte e che non hanno mai abbandonato per misurarsi nel mondo reale del lavoro e della produzione.
Leggete l’intervista di Casini e il discorso di Berlusconi ieri a Napoli e vedrete che il rinnovamento e il futuro dell’Italia non può passare attraverso un dato meramente anagrafico.
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5 commenti:
Massimo,
ho appena visto la seconda parte del film I DUE VIGILI, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, ambientato a Roma negli anni '70.
Com'era diversa l'Italia di soli trenta anni fa, rispetto a quella di oggi; e che senso di squallore mi ha dato nel rivedere e rivivere quell'epoca che hanno vissuto quelli della "nostra" età.
Il notevole cambiamento che c'è stato, è senzaltro da attribuire (checchè ne dicano i bempensanti)alla discesa in campo di Berlusconi (e al grande "mazzo" che s'è fatto) che ha dato, e continua a dare, la "scossa" a tutto il sistema.
I posteri potranno comprendere e quindi valutare meglio di tutti noi il "fenomeno" Berlusconi.
Titolo più che azzeccato, quindi.
In linea con te Massimo.
Il fatto è che ormai, con la formazione del Partito Democratico, Casini ha visto sfumare il suo desiderio di Centro: addio a pezzi di Margherita, di Udeur, di Udc e, perchè no, di Ds.
Non gli resta altro che tornare a Canossa.
Ma ti dirò che un alleato così, fossi in Berlusconi, non lo vorrei.
In ultimo. Grande il Cav a Napoli, ma la sua stanchezza è, purtroppo, sempre più evidente.
Baci
concordo perfettamente monsoreau ma berlusconi purtroppo rappresenta l'eccezione.
un giovane anagraficamente vecchio a fronte di una totalità composta di giovani-vecchi e vecchi-vegetali.
la gerontocrazia si estirpa proprio con la presa di coscienza di un cambiamente "mentale" che implica che vecchio e gerontocratico sia tutto ciò che accetta il compromesso, il doppiogiochismo e il "Moderatismo".
insomma quello che sarebbe un altro compromesso storico
rinnovo sempre il mio invito a Berlusconi di dare un calcio in culo a quel parassita parolaio di Casini
Tra Franchi e Ingrassia da una parte e Prodi e D'alema dall'altra c'è una profonda differenza. I primi volevano farci ridere. I secondi ci fanno ridere agendo con seriosità.
Se c'è stanchezza in Berlusconi è nel dover aspettare, vedendo che l'Italia sta naufragando nell'immobilismo e nel ridicolo e, quindi, capendo che il suo compito, ogni giorno che passa, sarà sempre più difficile una volta tornato al governo.
Metafisico. Le reazioni di una Melloni all'iniziativa di Storace di mettere la fiaccola come simbolo, mi inducono a pensare che i giovani in politica siano generalmente peggio dei più anziani. :-D
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