Personalmente credo che uno stato non sia tale se non ha Forze Armate tali da contribuire alla difesa degli Interessi Nazionali, a proteggere i Confini ed a operare eventuali azioni di ritorsione nei confronti di aggressioni altrui.
Per avere quella capacità di risposta che rende uno stato tale, occorre avere armi sempre aggiornate, tecnologicamente al passo con i tempi e un personale con le stellette addestrato e competente, sotto il profilo qualitativo, ma anche in numero tale da poter opporre una resistenza adeguata in caso di un conflitto che si protragga a lungo nel tempo e che richieda un diffuso volume di fuoco.
Il personale è, da venti anni, volontario, quindi si tratta di professionisti ai quali deve essere affidata la gestione degli strumenti bellici più complessi e, in virtù del loro addestramento, le azioni che richiedono maggiore competenza e preparazione.
La quantità dovrebbe essere data da un ripristino del servizio di leva obbligatorio, in ossequio al principio per cui "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge.", come leggiamo nell'art. 52 della costituzione.
Per avere armi tecnologicamente moderne ed efficaci e una forza numerica adatta al loro utilizzo combinando assieme professionisti e personale di leva, è necessario finanziare l'acquisto di armi sempre aggiornate e mantenere Forze Armate numericamente sufficienti.
Il tutto, costa, molto di più del misero 1,5% sul PIL che, a mala pena, fornisce di che pagare dignitosamente i nostri professionisti della difesa.
E' quindi giusta la rivendicazione del Presidente Trump che non vuole più che la difesa degli stati europei ricada sul bilancio americano e chiede che ogni stato porti al 5% del Pil la spesa militare.
Ne discende che per portare (ovviamente nel tempo, visto che, contrariamente alla propaganda europeista, non appare alcun pericolo russo all'orizzonte) al 5% il contributo di ogni nazione alle spese militari, senza intaccare le altre necessarie spese di natura civile, occorre liberare i bilanci nazionali dalla cappa imposta da Bruxelles.
In questo senso è stato giusto votare a favore del principio di un "riarmo" corposo, fondato su 650 miliardi di spese degli stati nazionali e 150 di prestiti da restituire.
Benissimo spendere per armi potenti e avanzate, ma ogni nazione deve mantenere il controllo sulle proprie Forze Armate, decidendo dove e come spendere quei soldi che, liberati dalla cappa di Bruxelles, devono diventare liquidi e disponibili per le libere scelte di ogni singolo governo.
L'Italia ha fabbriche di armi e una tecnologia (che spesso esportiamo) tale da poter utilizzare quei fondi per incentivare l'industria pesante, creando quindi non solo un esercito adeguato ai tempi, ma anche un volano per l'economia nazionale.
Ma la forza militare non può essere delegata ad una entità che non risponda, direttamente ed esclusivamente, al governo dello stato cui fa riferimento, quindi ai cittadini che lo hanno votato.
Poi possono essere organizzate alleanze, consorzi per la realizzazione di armi o acquisti cumulativi, ma le Forze Armate di uno stato devono essere poste sotto il comando esclusivo di quello stato.
Quindi è giusto dotarsi, senza limiti di bilancio, degli armamenti più moderni e tecnologicamente avanzati, ma non per porre il tutto sotto il comando di un qualche generale o politico straniero.
2 commenti:
In un contesto comunitario, è impossibile dissociare le due cose: riarmo e cessione di sovranità militare. Perciò, bene ha fatto la Lega a dire un chiaro NO. Anche perché quando Salvini era al governo giallo-verde del 201, ci venne imposto addirittura il 2% di deficit pubblico.
Meloni, in questo contesto coercitivo e autoritario non può che barcamenarsi, poveretta.
Governo del 2018. Ad ogni modo è stata una grande bastardata quella di non passare nemmeno per il Parlamento Ue (che già conta poco). Se anche avessero votato tutti quanti all'unisono per il NO, questi sarebbero andati avanti lo stesso. E alla faccia della democrazia!
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