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09 settembre 2025

La spocchia non basta a Macron

Ricordate nel 2011 i sorrisini della Merkel e di Sarkozy quando chiesero loro di Berlusconi ?

Oggi la Meloni, Orban, Netanyahu, Trump, idealmente, si scambiano gli stessi sorrisini sarcastici (e se ne fossi in grado creerei una immagine del genere con l'IA) qualora i giornalisti chiedessero loro di Macron che, con l'arroganza tipica dei livorosi, li ha costantemente criticati e attaccati.

La Francia è in crisi, non da oggi, ma è una crisi che si avvita sempre di più per l'ostinazione di Macron di tenere in piedi una costruzione ormai collabente. 

Mentre cercava di stornare l'attenzione dai gravi problemi interni, friggendo solo perchè, senza gli Stati Uniti, non poteva dichiarare guerra alla Russia e provava a trascinare nel baratro tutti i Popoli e le Nazioni d'Europa ricevendo dal nostro Presidente un meritatissimo due di picche, con l'affermazione, reiterata, che non avremmo inviato soldati in Ucraina, la Francia perdeva credibilità, forza finanziaria, produttività, ma anche autorevolezza come dimostra la cacciata dei francesi da tutte le ex colonie africane che pensavano di poter controllare con la abituale arroganza.

I quotidiani sono oggi pieni di analisi da parte di "dotti e sapienti" che ci raccontano la rava e la fava del come e del perchè si è giunti a questo punto e tutti prospettano il "timore" che la caduta della Francia porti all'implosione dell'intera costruzione europea.

Timore ?

Speranza !

Dubito che possa accadere, perchè tanti e tali sono gli interessi che sono stati posti sul tavolo dell'unione europea che anche il crollo francese non porterebbe all'abbattimento di questa costruzione, ma potrebbe invece portare a modifiche nei rapporti di forza e nelle scelte che già, dopo le ultime elezioni del 2024, cominciano a cambiare registro.

Ma ci vuole ancora una spintarella che potrebbe essere data proprio dall'ostinazione di Macron di restare a dispetto dei numeri parlamentari e della volontà dei francesi.

Se Macron, invece di chiamare a nuove elezioni o, meglio, dimettersi, scegliesse un nuovo primo ministro, con una coalizione raffazzonata all'ultimo momento, magari a fronte di mirabolanti promesse, allora dovremmo solo sederci in riva al fiume per aspettare che il crollo si completi e vederne gli effetti sull'unione europea che, purgata dall'ideologismo di un Macron, di una Merkel e anche di un Sanchez, potrebbe tornare ad essere quell'Europa dei Popoli e delle Nazioni e non della finanza, dei divieti e delle imposizioni ambientaliste, woke e lgtb.

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