Chi mi conosce sa che sono favorevole ad una profonda riforma delle pensioni, anche se dovesse essere momentaneamente dannosa nei miei confronti allungando il periodo lavorativo, perchè in prospettiva mi darebbe la certezza di una pensione dignitosa e stabile.
L’ho anche più volte scritto nel blog (basta usare il motore di ricerca per trovare i precedenti) l’ultima volta tre mesi fa .
Mi disturba, però, che l’innalzamente doveroso della pensione delle donne (e per giunta solo nel settore pubblico) avvenga per l’imposizione dell’europa.
Mi disturba perché rappresenta l’ennesima violazione della Sovranità che è la caratteristica essenziale di uno stato che sia tale.
Vorrei che al diktat del soviet europeo si rispondesse con un sonoro “no!” usando la relativa sanzione economica come si dovrebbe fare per tutte le direttive europee che violano la Sovranità di uno stato.
Mi piacerebbe, però, che dopo il “no!” all’europa si procedesse ad una vera riforma delle pensioni, provvedendo a quei tre punti che ritengo necessari per garantire la pensione futura a chi già ne usufruisce, a chi ci andrà tra poco e a chi è da poco entrato nel mondo del lavoro:
- equiparazione a 65 anni della pensione di vecchiaia per uomini e donne
- abolizione della pensione di anzianità;
- unificazione al sistema contributivo per tutti.
Questo è ciò che deve essere realizzato, a prescindere dalle paturnie dirigiste del soviet di Bruxelles.
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L’ho anche più volte scritto nel blog (basta usare il motore di ricerca per trovare i precedenti) l’ultima volta tre mesi fa .
Mi disturba, però, che l’innalzamente doveroso della pensione delle donne (e per giunta solo nel settore pubblico) avvenga per l’imposizione dell’europa.
Mi disturba perché rappresenta l’ennesima violazione della Sovranità che è la caratteristica essenziale di uno stato che sia tale.
Vorrei che al diktat del soviet europeo si rispondesse con un sonoro “no!” usando la relativa sanzione economica come si dovrebbe fare per tutte le direttive europee che violano la Sovranità di uno stato.
Mi piacerebbe, però, che dopo il “no!” all’europa si procedesse ad una vera riforma delle pensioni, provvedendo a quei tre punti che ritengo necessari per garantire la pensione futura a chi già ne usufruisce, a chi ci andrà tra poco e a chi è da poco entrato nel mondo del lavoro:
- equiparazione a 65 anni della pensione di vecchiaia per uomini e donne
- abolizione della pensione di anzianità;
- unificazione al sistema contributivo per tutti.
Questo è ciò che deve essere realizzato, a prescindere dalle paturnie dirigiste del soviet di Bruxelles.
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