Stefano Livadiotti è un giornalista dell’Espresso, quindi sicuramente non imputabile di faziosità filoberlusconiana.
Ha scritto un saggio, la cui immagine è qui riprodotta, che dovrebbe essere letto da tutti coloro che, ancora, hanno dubbi sul comportamento di alcuni nostri magistrati.
Come sempre, ovviamente, non si può generalizzare.
Livadiotti, da giornalista, ha citato casi eclatanti, quelli che facendo notizia, fanno anche “vendere” ciò che si scrive.
Debolezza umana che nei giornalisti è elevata all’ennesima potenza, anche perché devono rendere conto al loro editore che non è un Mecenate, ma un contabile che alla fine della giornata guarda il saldo tra entrate e uscite.
Ciò non toglie che i casi riportati dal Livadiotti hanno un filo conduttore: il silenzio sui comportamenti anomali.
Perché se ci sono, come ci sono sicuramente, molti magistrati che ogni giorno svolgono con correttezza e puntualità il loro lavoro, quei pochi che alzano i decibel e così finiscono sui giornali dando l’impronta all’intera categoria, non vengono messi a tacere dai più.
Forse perché, come illustra Livadiotti, tutti trovano beneficio in certi provvedimenti, come nel capitolo 4 “Una carriera a prova d’asino”, riassunto nell’occhiello iniziale: “Le paghe più alte d’europa. La pensioni d’oro. E 51 giorni di ferie l’anno. Sono i privilegi di un sistema unico al mondo. Dove si avanza in base alla sola anzianità. E dopo 28 anni tutti raggiungono lo status di magistrato di cassazione con funzioni direttive. Anche i brocchi rimasti sempre in un tribunale di provincia”.
Eppure l’Anm lamenta vuoti di organico che, magari, riducendo le ferie annue ai 25-30 giorni dei lavoratori “normali”, potrebbero non esserci.
Ultima riflessione per tutti.
Non so se qualche magistrato si sia sentito offeso dal saggio del Livadiotti, ma qualora così fosse lo avrebbe querelato e chi avrebbe dovuto giudicare nel processo ?
Un magistrato.
Esattamente come capiterebbe a chiunque di noi avesse un problema (di condomino, un incidente stradale, una qualsiasi vicenda della vita quotidiana) da finire in tribunale: se l’altra parte fosse un magistrato, sarebbe sempre un magistrato a decidere.
Chi scommetterebbe sulla nostra vittoria ?
Entra ne
Ha scritto un saggio, la cui immagine è qui riprodotta, che dovrebbe essere letto da tutti coloro che, ancora, hanno dubbi sul comportamento di alcuni nostri magistrati.
Come sempre, ovviamente, non si può generalizzare.
Livadiotti, da giornalista, ha citato casi eclatanti, quelli che facendo notizia, fanno anche “vendere” ciò che si scrive.
Debolezza umana che nei giornalisti è elevata all’ennesima potenza, anche perché devono rendere conto al loro editore che non è un Mecenate, ma un contabile che alla fine della giornata guarda il saldo tra entrate e uscite.
Ciò non toglie che i casi riportati dal Livadiotti hanno un filo conduttore: il silenzio sui comportamenti anomali.
Perché se ci sono, come ci sono sicuramente, molti magistrati che ogni giorno svolgono con correttezza e puntualità il loro lavoro, quei pochi che alzano i decibel e così finiscono sui giornali dando l’impronta all’intera categoria, non vengono messi a tacere dai più.
Forse perché, come illustra Livadiotti, tutti trovano beneficio in certi provvedimenti, come nel capitolo 4 “Una carriera a prova d’asino”, riassunto nell’occhiello iniziale: “Le paghe più alte d’europa. La pensioni d’oro. E 51 giorni di ferie l’anno. Sono i privilegi di un sistema unico al mondo. Dove si avanza in base alla sola anzianità. E dopo 28 anni tutti raggiungono lo status di magistrato di cassazione con funzioni direttive. Anche i brocchi rimasti sempre in un tribunale di provincia”.
Eppure l’Anm lamenta vuoti di organico che, magari, riducendo le ferie annue ai 25-30 giorni dei lavoratori “normali”, potrebbero non esserci.
Ultima riflessione per tutti.
Non so se qualche magistrato si sia sentito offeso dal saggio del Livadiotti, ma qualora così fosse lo avrebbe querelato e chi avrebbe dovuto giudicare nel processo ?
Un magistrato.
Esattamente come capiterebbe a chiunque di noi avesse un problema (di condomino, un incidente stradale, una qualsiasi vicenda della vita quotidiana) da finire in tribunale: se l’altra parte fosse un magistrato, sarebbe sempre un magistrato a decidere.
Chi scommetterebbe sulla nostra vittoria ?
Entra ne
Nessun commento:
Posta un commento