Mi ricordo una vecchia pubblicità di uno yogurt il cui protagonista era un Grillo giovane e che ancora faceva ridere.
Si vedeva un folto gruppo di lavoratori che stava rientrando in fabbrica quando arriva la notizia che era finito lo yogurt.
Grillo, con mimica azzeccata, urlava: è finito lo yougurt ? Sciopero !
E tutti tornavano fuori dai cancelli.
Erano gli anni in cui gli scioperi venivano proclamati in continuazione.
Dalla legge non gradita alla visita in Italia del Presidente degli Stati Uniti.
L'ironia di Grillo coglie nel segno, fustigando i costumi, per la futilità del motivo, magari meno di tanti che furono posti a base di vere astensioni dal lavoro.
Oggi ci risiamo.
Abbiamo attraversato i diciotto anni dell'Italia di Berlusconi (perchè il periodo iniziato nel 1994 così passerà alla Storia … magari con l'aggiunta di qualche altro annetto …) con dei sindacati ingessati sui vecchi schemi ottocenteschi.
Difendono una legge, il cosiddetto statuto dei lavoratori, che data 20 maggio 1970 (41 anni fa !) ma che è stata ideata e messa assieme negli ultimi tre anni del decennio precedente (i tempi di approvazione delle leggi sono sempre stati molto lunghi …).
Nessuno può negare che l'Italia del 1967-70 sia lontana anni luce da quella odierna e che altrettanto lo sia il mondo nella sua globalità e nelle sue varie segmentazioni economiche, sociali, politiche, culturali.
Nel 1970 il Caudillo governava ancora la Spagna, Allende il Cile, la Giunta dei Colonnelli la Grecia, Carosello era lo spartiacque tra il telegiornale e il film della sera, presidente degli Stati Uniti era Richard Nixon, l'Italia sfornava governi con cadenza semestrale, Giovanni Leone sarebbe stato eletto a dicembre presidente della repubblica al posto di Giuseppe Saragat e lo scudetto lo aveva vinto il Cagliari (pensate quanto sono cambiati i tempi !!!).
Nomi, eventi, episodi che forse a molti non diranno nulla, immagini in bianco e nero che scorrono nella memoria di chi c'era e nei frammenti dell'epoca, ma la legge del 1970 resta un totem inamovibile … per i sindacati italiani.
I sindacalisti della trimurti minacciano lo sciopero generale con il pretesto della norma (ancora tutta da definire) dei “licenziamenti facili” chiesta da quella stessa europa alla quale loro più di chiunque altro si inginocchiano come gli islamici verso La Mecca.
Non dicono che tale norma è stata richiesta perchè l'ottima soluzione del Governo con la manovra di luglio (deroghe alla legge nazionale su base contrattuale) è stata stupidamente accantonata dall'accordo di Confindustria con la trimurti e l'impegno (preventivo, a prescindere) a non derogare.
Ma, poi, pensano che gli imprenditori siano tutti assatanati di licenziamenti ?
Pensano che, una volta approvata quella norma, si divertiranno esclusivamente a firmare lettere di licenziamento ?
E poi chi produce ?
Chi farà andare i macchinari ?
Più ragionevole pensare che ad essere licenziati saranno pochi lavativi, probabilmente ben noti agli stessi sindacalisti interni, il cui comportamento è dannoso all'intera comunità dei lavoratori, perchè la loro indolenza non solo rallenta la produttività, ma scarica anche su chi lavora quello che loro non fanno.
Però, come abbiamo visto in alcuni eclatanti casi che hanno avuto l'onore delle cronache, non possono essere licenziati, neppure se colti in flagranza a rubare.
Vale la pena far perdere una frazione di punto del pil ( e vedersi decurtare la busta paga) per uno sciopero generale passatista, a difesa di norme che tutelano essenzialmente fannulloni e lavativi ?
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3 commenti:
A proposito di questo passo Più ragionevole pensare che ad essere licenziati saranno pochi lavativi, probabilmente ben noti agli stessi sindacalisti interni, il cui comportamento è dannoso all'intera comunità dei lavoratori, perchè la loro indolenza non solo rallenta la produttività, ma scarica anche su chi lavora quello che loro non fanno.
c'è questo interessante articolo di Nicola Porro sull'art.18 e i sindacalisti. Ci sono anche tanti commenti interessanti.
avevo risposto l'altro giorno qui, ma penso non mi abbia preso il commento.
Ci riprovo.
Come dici anche tu, la norma dei "licenziamenti facili" è ancora da definire, e da quanto appreso in qs. gg. è più un percorso di alcuni lavoratori, all'interno di aziende in chiusura/fallimento, che verranno accompagnati o tramite cassa integrazione o altri percorsi lavorativi, verso un altro impiego.
E' umano però, al di là delle strumentalizzazioni sindacali, però temere:
probabilmente alle vostre generazioni frega poco,
ma
la condizione del lavoro in Eu e in Italia non è affatto buona.
Grande abuso dei contratti a termine, cococo cocopro e simili, e ora la paventata idea che anche chi ha ottenuto un lavoro a tempo indeterminato, diventa una sorta di cococo anche lui.
Solo uno con le spalle ben foderate di capitali e sicuro 100% del suo posto non se ne preoccuperebbe.
E ora vengo al punto 2.
scrivi :
"Ma, poi, pensano che gli imprenditori siano tutti assatanati di licenziamenti ?
Pensano che, una volta approvata quella norma, si divertiranno esclusivamente a firmare lettere di licenziamento ?
E poi chi produce ?
Chi farà andare i macchinari ?"
te lo dico io chi produce.
Dal momento che ho svolto più di una attività, anche quella di pubblicitario, ho una conoscenza diretta di miriadi di aziende sul territorio.
Con questa norma o senza, già adesso chi produce è ANCHE "l'esercito di riserva" di marxiana memoria,
ovvero in molte aziende, accanto agli operai, (che ormai tutti così lavativi non sono, visto che sono osservati e registrati spesso per tutto il turno di lavoro con telecamera, in molti casi) ci sono extracomunitari che lavorano anche 10-12 ore ore al giorno A NERO sottopagati, accanto ai nostri operai.
Una norma del genere, vedremo come andrà, ma causerà, cosa già accaduta da anni, un ulteriore abbassamento degli stipendi degli operai nostrani e una ulteriore precarizzazione degli stessi, che hanno già questa "concorrenza".
Tutto potrà accadere, ma trovo una banalità affermare che "ad essere licenziati saranno pochi lavativi, probabilmente ben noti agli stessi sindacalisti interni, il cui comportamento è dannoso all'intera comunità dei lavoratori, perchè la loro indolenza non solo rallenta la produttività, ma scarica anche su chi lavora quello che loro non fanno."
la situazione è peraltro molto diversa.
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