Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

16 settembre 2005

Incentivo alla disoccupazione

La disoccupazione esiste, ovunque, da sempre.

Tecnicamente quando scende sotto il 4% di disoccupati di parla di “piena occupazione”.

In Italia i disoccupati sono quasi l’8% (tra i quali peraltro molti lavorano “in nero”).

In Francia e in Germania la disoccupazione è a due cifre (11 e 13 %) tanto che è proprio questo il punto che potrebbe far perdere alla sinistra di Schroeder la Cancelleria: 5 milioni di disoccupati, simbolo di scelte economiche sbagliate.

In Francia la famigerata legge sulle 35 ore lavorative non solo non ha risolto il problema della disoccupazione, ma ha sensibilmente ridotto la produttività delle aziende.

In Italia, invece, la tanto criticata (e peggio) politica del Governo Berlusconi ha consentito una progressiva riduzione della disoccupazione, portando al lavoro un milione e seicentomila persone.
Lavori seri, di cui il 73% a tempo indeterminato (alla faccia del conclamato precariato), che nulla hanno a che spartire con l’assistenzialismo improduttivo e clientelare degli LSU (lavori socialmente utili) di sinistra memoria.

Evidentemente c’è chi ha nostalgia della disoccupazione a due cifre e, nella foga di seguire sempre e comunque l’esempio francotedesco, prova a riportare l’Italia indietro nel tempo.

Rifondazione Comunista, partito determinante nella sinistra, con l’approvazione di tutta la sua coalizione ha presentato un progetto di legge centrato sull’erogazione di uno “stipendio” ai disoccupati, unito ad agevolazioni nei servizi (scuola, trasporti sanità, abitazione).
Incentivi anche ai datori di lavoro che assumessero tali persone.

Costo ? 13500 miliardi il primo anno, 27000 negli anni successivi.

Provate a dire con quali soldi la sinistra intende incentivare la disoccupazione (perché di questo si tratta: chi mai vorrà dannarsi ed adattarsi per un lavoro, magari faticoso, quando lo stato eroga sull’unghia 1 milioncino delle vecchie lire ?) e, soprattutto, il clientelismo elettorale ?

Bravi, indovinato: più tasse per tutti.

Il partito delle tasse è la sinistra.

Con Berlusconi sappiamo che le tasse diminuiscono.

Con la sinistra abbiamo la certezza, per averlo provato tra il 1996 e il 2001 e perché ce lo stanno dicendo ora in tutte le salse, che le tasse aumenteranno.

E aumentando le tasse, diminuirà la nostra libertà.

Ancora una volta, non è uno slogan è la realtà: meno tasse = più libertà.

15 settembre 2005

Linguaggio curiale ?

Oggi, sul quotidiano Libero , è apparsa una intervista di Laura d'Incalci a Monsignor Maggiolini, Vescovo di Como ed editorialista, significativamente intitolata: "Ma i gay vanno curati".

Il tema ? L'europa, la cristianità e anche la questione delle unioni di fatto.

Ho avuto il piacere di leggere che c'è ancora chi non ha paura di considerare alcuni omosessuali dei malati, da curare.

Ecco il brano di interesse dell'intervista che è linkata al titolo (almeno nella edizione ridotta):

La Chiesa ha sempre considerato il diritto naturale un punto di riferimento vincolante per chi detta le regole e organizza la società. In Europa si fa strada invece una concezione dello stato che riconosce ogni istanza sociale a prescindere da qualsiasi criterio di verità sull'uomo e di bene per la comunità. Zapatero insegna... e altri ricalcano le sue orme. Come giudica questa tendenza?
«Oggi, invece di riprendere la teoria - per altro saggia - del diritto naturale, si preferisce parlare di soggetto umano singolo o sociale. Come si nota, il discorso viene maggiormente soggettivizzato, ma arriva a conclusioni analoghe. E supera una certa concezione fisicistica della natura che oggi è mal tollerata. L'Europa è trionfalmente sulla strada della dissoluzione. Non si riesce quasi più a distinguere lo Stato dalla società. Non solo: si tende a trascrivere ogni desiderio - anche il più balordo - in termini di diritti. Così si arriva a uno stato che fa propria la morale dei singoli e delle "famiglie di senso". E questo meccanismo segue soprattutto gli istinti meno nobili. L'Europa deve essere vigile nella difesa dei valori fondamentali della persona e delle libere aggregazioni. Se no, moritur et ridet: sta languendo ed è convinta d'essere arrivata all'apice della gloria».

"Maschio e femmina li creò" diventa oggi un problema politico?
«È un problema politico. Lo è sempre stato. Le leggi statuali devono stabilire il minimo dovere da compiere per non ledere le persone o la società intera. Tenendo conto che la legislazione non solo recepisce, in parte, il costume diffuso, ma influisce sullo stile comune di pensiero e di vita».

A chi considera illiberale e discriminatorio il mancato riconoscimento dei matrimoni-gay cosa risponde?
«Rispondo che strutturalmente la persona è uomo o donna, e che la sessualità si pone come una forza enorme nel costituire la società. Se si svilisce la stima nei confronti della famiglia, alla lunga - nemmeno troppo - si hanno contraccolpi sui coniugi e soprattutto sui figli. La sessualità non è semplicemente fonte di godimento sensibile: è anche una responsabilità che si pone come modo di esprimere l'amore autentico. Va da sé che per attuare e addirittura per capire queste vedute, occorre una sensibilità educata secondo norme morali che includano e sono come giustificate dall'amore umano. Il matrimonio non è un'istituzione da combinare a piacimento. Molti omosessuali possono essere curati. Coloro che hanno l'omosessualità quasi come una seconda natura devono accettare la rinuncia alla famiglia che è fondata sul matrimonio»."

A volte si dice "linguaggio curiale" per indicare contorsionismi verbali tali da non far capire all'interlocutore quel che si pensa (se mai si pensa qualcosa).

L'intervista del Vescovo di Como sfata tale luogo comune.
Ed è una bella lezione di italiano, di morale, di chiarezza allo zapatero stagionato che da una settimana farfuglia sui Pacs, cercando di acquisire simpatie nella sinistra estrema, ma sempre più preoccupato di non irritare l'area cattolica.

Sia "no" il "no", sia "sì" il "sì".

14 settembre 2005

Badoglio o Niccolai ?

Stiamo parlando di Casini, ovviamente, le cui esternazioni e argomentazioni ci hanno posto simile quesito.

Per la cronaca Pietro Badoglio fu il responsabile dell’8 settembre 1943.
Infatti quando divenne presidente del consiglio il 25 luglio 1943 dopo la sostituzione del Duce, proclamò: “la guerra continua”, mentre già intavolava trattative con quello che allora era il nemico, all’insaputa degli alleati con i quali avevamo iniziato la guerra.
La sua figura è passata alla storia e gli inglesi coniarono un verbo apposito: to badogliate, per indicare un tradimento spregevolmente tramato nell’ombra.

Comunardo Niccolai, invece, fu (è) indimenticabile difensore del Cagliari anni settanta, quello di Gigi Riva, Ricki Alberatosi, Pierluigi Cera, Domenghini, Boninsegna, Gori … campione d’Italia.
Niccolai aveva una particolarità tutta sua: segnava da difensore, sì valanghe di gol nella … propria rete !
E se ai mondiali messicani del 1970 arrivammo in finale, la leggenda narra che sia stato merito di un provvidenziale infortunio che costrinse Valcareggi a sostituire Niccolai con Rosato.

Capite, quindi, che ogniqualvolta si sente parlare Casini o un altro dei suoi sodali, l’alternativa è una e una sola: ci sono o ci fanno ?

Irritano l’elettore del Centro Destra scientemente per “tirare la volata” alla sinistra (magari in cambio di un qualche cadreghino) oppure fanno autogol nella loro (che purtroppo è anche la nostra) rete perché hanno la natura del grande Niccolai ?

La stessa storia dei sondaggi è singolare.

Casini ritiene che sia reale il vantaggio della sinistra, quantificato da alcuni in una forbice che varia dal 9 al 12 percento, mentre i sondaggi in possesso del Premier parlano di una parità.

Ma, a ben guardare, quella forbice può essere realistica se la situazione di parità fosse alterata dalla fuoriuscita dei casinisti, accreditati di una percentuale tra il 4,5 e il 6 e che, passando da una parte all’altra provocherebbe quel differenziale.

Conti fatti senza l’oste: l’elettore centrista.
Abbiamo molti dubbi che sarebbe disponibile a consegnare l’Italia allo zapatero stagionato e alla sua confusa combriccola sinistra.

Casini: sei Badoglio o Niccolai ?

13 settembre 2005

Joseph McCarthy: come si inventa un mostro

Vi ricordate di Yalta ?
Sì, quella amena località balneare in Crimea dove si decisero gli assetti del mondo in previsione della sconfitta dell’Asse.
Sapete come il debole e malato presidente Americano Roosevelt chiamava il dittatore sovietico Stalin ? Zio Joe.

Se sapete questo, sapete anche che, nonostante la resistenza di Churchill, la terza guerra mondiale è derivata dalla debolezza di Roosevelt e dal tradimento di parte del suo entourage.
E ci è anche andata bene che, per il suo quarto mandato, Roosevelt decise per Harry Truman quale vice e non per Henry Wallace, Vicepresidente uscente e vicinissimo alle posizioni dell’estrema sinistra Americana.

Ebbene noi sappiamo che i sovietici, nel giro di pochi anni, riuscirono a coprire il gap della bomba atomica: come ?

Grazie allo spionaggio che si era infiltrato sin dentro la Amministrazione democratica di Washington.

L’innocenza raramente lancia urla di indignazione. La colpevolezza invece sì

La frase è di Wittaker Chambers, l’ex comunista Americano, che alzò il velo sulle attività antiamericane dei comunisti negli USA.

E chi ha lanciato, e continua a lanciare, grida più stridule di chi continua a dipingere il senatore Joseph McCarthy come un aguzzino ?

L’11 luglio 1995 furono resi noti i documenti con i quali si accertavano le responsabilità nelle attività spionistiche di Alger Hiss, Julius Rosenberg e I. F. Stone: McCarthy non era un visionario, era realista e aveva puntato l’indice contro chi si era infiltrato nella società Americana per fornire informazioni al nemico sovietico.

Ci furono degli eccessi ? Probabilmente sì, come sempre quando per fare pulizia è necessario incidere il tumore in profondità e vengono rimosse anche cellule sane.
Ma l’attività del senatore McCarthy fu tale da consentire di spurgare l’amministrazione di Washington dagli elementi inaffidabili e consentire al Governo Statunitense di affrontare gli impegnativi confronti con il nemico sovietico, senza allevare in seno troppe serpi.

La parabola del senatore McCarthy fu breve, ma sufficiente a ribaltare l’andazzo di Washington.

Oggi il nome di McCarthy viene ancora dileggiato dalla sinistra liberal e contro di lui si producono film che rispecchiano il “politically correct” che lo vuole un “mostro”.

L’articolo di Paolo Guzzanti linkato al titolo risponde con grande chiarezza alle mistificazioni della sinistra.

Se abbiamo vinto la terza guerra mondiale contro l’impero del male, l’Unione Sovietica, lo dobbiamo anche alla sua battaglia contro le infiltrazioni comuniste negli Stati Uniti.


Gliene saremo sempre grati e il Senatore Joseph McCarthy merita un posto di rilievo nel Pantheon dei Grandi della Libertà.

11 settembre 2005

11 settembre


L' 11 settembre 2001 è una data che rimarrà nella memoria e nella Storia della Civiltà.


Fanatici musulmani compirono un atto proditorio di aggressione, colpendo e assassinando vigliaccamente civili e non militari, aprendo quella che è la quarta guerra mondiale: quella contro il terrorismo islamico.


A chi è di memoria corta ricordiamo la data: 11 settembre 2001, due anni prima della liberazione dell'Iraq cui alcuni (in buona o mala fede che sia) attribuiscono la responsabilità del terrorismo musulmano.


Ma il terrorismo islamico, come abbiamo recentemente sintetizzato , risale ad almeno 32 anni fa, con l'omicidio degli atleti Israeliani alle Olimpiadi di Monaco 1972.


L'attacco dell'11 settembre 2001 è, dunque, l'atto violento che ha svegliato le coscienze migliori dell'Occidente.


Purtroppo i terroristi musulmani possono contare sulla complicità di chi, anche in Occidente, trova giustificazioni per loro, raccoglie finanziamenti, preferisce marciare contro le democrazie invece che contro i violenti.

La guerra sarà lunga, ma il ricordo delle vittime dell'11 settembre e di tutte le vittime di 32 anni di terrorismo musulmano, ci fanno gridare: non preavalebunt !

08 settembre 2005

Sex Bomb

Sembra che l'elezione di una musulmana a Miss Inghilterra, Hammasa Kohistani, sia stata presa molto male dai fondamentalisti islamici.



Così come non hanno gradito la partecipazione al concorso di altre 3 musulmane.

LONDRA - Per la prima volta una ragazza di religione musulmana è stata eletta Miss Inghilterra. «È un fatto storico e sono davvero orgogliosa. Spero di non essere l'ultima musulmana a diventare Miss» ha detto Hammasa Kohistani, 18 anni, che a dicembre aveva rappresentato l'Inghilterra al concorso di Miss Mondo. La premiazione si è svolta sabato sera all'Olympia di Liverpool. Corvina, poliglotta (parla sei lingue, tra cui russo e farsi), Hammasa è nata a Tachkent in Uzbekistan da genitori precedentemente fuggiti dall'Afghanistan. E' stata scelta tra 40 aspiranti reginette al termine di una competizione durata due giorni. Tra le 20 ragazze selezionate per la fase finale c'erano quattro musulmane.

IL «NO» DEI CONSERVATORI - Tra le favorite per la vittoria c'era anche Sarah Medley, ventitreenne irachena. E contro di lei si sono scagliati i leader musulmani più conservatori, chiedendo che la ragazza si ritirasse dal concorso. «È fuori discussione che una ragazza musulmana possa prendere parte in alcun modo a questo concorso di bellezza, perché è illegale» ha tuonato Hashim Sulaiman dell'Istituto Islamico di Liverpool. «Le uniche parti del corpo che possono essere esposte sono il volto, le mani e i piedi» ha aggiunto Sulaiman, non soddisfatto del fatto che Sarah, in ossequio alla propria fede, non ha sfilato davanti alla giuria in bikini, ma con un costume intero, stretto in vita da un pareo.


Alla faccia dell'integrazione.

Chissà che la voglia di apparire non possa essere la chiave che possa scardinare l'arteriosclerotica mentalità di tanti musulmani.

07 settembre 2005

Le nostre radici

Dopo il Novecento (2002-2003), l’Ottocento (2003-2004) e l’Era Antica (2004-2005) Il Giornale dal 29 agosto propone per la sua Biblioteca StoricaIl Medio Evo”: 50 volumi e 15 DVD per conoscere cosa è stata quell’epoca, spesso sottostimata o bistrattata, ma fondamentale per la formazione della nostra Civiltà.

Il primo DVD, sulle Crociate, conferma la positiva opinione che si è avuta dell’analoga opera relativa all’Antichità.

I titoli dei volumi contengono sia biografie (in relazione alle quali ho sempre diffidenza, poiché il biografo tende un po’ troppo ad “innamorarsi” del soggetto prescelto) ma anche pregevoli studi sulla vita del Medio Evo.

Per chi già è appassionato dell’epoca e, più in generale, della nostra Storia, una occasione per integrare la propria biblioteca: sicuramente troverà qualche titolo mancante.

Ma è la coincidenza (casuale o meno che sia) con l’epoca che stiamo vivendo che ci porta a rinnovare l’interesse per la Storia e per il Medio Evo.

E’ nel Medio Evo che, dopo la caduta dell’Impero Romano, gli europei devono far fronte alla nuova minaccia esterna: quella musulmana.

Le Crociate, dunque, che caratterizzano un lungo periodo, ma anche la lotta tra papato e impero e la formazione dei primi sentimenti nazionali.

Dopo la Civiltà del diritto, della conoscenza, diffusa dai Romani e conservata dalla Chiesa Cristiana, è la creazione delle Nazioni europee cui assistiamo con il Medio Evo, in attesa di avere tutte quelle altre scoperte, rivoluzioni e innovazioni che hanno fatto fiorire quella che è adesso la Civiltà.

Questa Biblioteca storica del Giornale, consapevolmente o meno, soprattutto in queste ultime due serie di pubblicazioni, con la Storia Antica e con il Medio Evo, ci riporta ad una questione che tiene banco nell’ultimo anno: le nostre radici.

E piaccia o meno al comunislam, piaccia o meno a Chirac, Schroeder e Zapatero, le nostre sono radici inequivocabilmente Romane e Cristiane.

Le pubblicazioni della Biblioteca Storica sono un’ottima occasione perché lo capiscano anche quelli le cui menti sono ottenebrate dal nichilismo relativista.

04 settembre 2005

Cow gays ? No, grazie !

Venezia è una vetrina per filmografari di vario genere.

Osannati liberals vi arrivano per presentare opere “impegnate”, naturalmente sorvolando sulle peggiori nefandezze del mondo, ma interpretando come devianze alcuni fatti datatissimi.
E’ per loro una sorta di lasciapassare per faraoniche opere di ristrutturazione nei loro possedimenti, senza finire sulla graticola della sinistra.

Poi c’è chi ha l’obbligo di dissacrare o di scandalizzare.
A tutti i costi.
Una forma mentis che difficilmente si supera anche quando si avrebbero idee per fare delle belle opere.

Ci voleva infatti molto a realizzare un film su un amore tra una donna e un uomo ?
Evidentemente, sì.

Forse pensando ad un target ben preciso (due lui o due lei, mano nella mano nel buio di una sala cinematografica dopo aver pagato un bel biglietto di ingresso: almeno non mi risulta esistano ancora sconti per omosessuali) che, a quanto si legge, sembrano tra i principali consumatori di simili prodotti di evasione dalla realtà, Ang Lee ha realizzato un film sull’amore omosessuale tra due cow … gays.

Che l’omosessualità sia … un vizio (direi io e la libertà di opinione è ancora un diritto), noto sin dall’antichità è un dato di fatto.

Ma far ruotare un film western su un amore omosessuale mi sembra una ricerca artificiosa della notizia, della visibilità.

E non si capisce se il film di Ang Lee voglia essere denuncia, spettacolo o semplicemente un prodotto di consumo fine a se stesso (come penso e ribadisco: finalizzato ad un target ben preciso).

Il Western non ha mai voluto mandare “messaggi” ma può ragionevolmente rappresentare la Forza del Bene.
Decadde quando lo si volle infarcire di “messaggiche ne svilivano il piacere di guardarlo.

Per fortuna il vero Western ha spalle robuste e se la serie Deadwood troverà presto la sua continuazione sul satellitare Fox, possiamo comunque appassionarci con film sempre verdi.

Quelli di John Ford, quelli con protagonisti veri, come John Wayne e Richard Widmark, e con le ballerine del saloon che, senza dubbio, sono un vedere migliore di un paio di cow gays.



Questo è l’unico Western (una scena di Soldati a Cavallo con John Wayne)




02 settembre 2005

Vicini con il cuore

Grazie a Lisistrata l'idea di dare un segnale di solidarietà agli Stati Uniti si concretizza.


Le possibilità di versamento sono sostanzialmente due:
la prima è quella che fa riferimento ad un'associazione di volontariato di cui Lisistrata è presidente e che si chiama A.L.V.I.N. - che possiede un conto corrente postale, e queste sono le coordinate per il versamento tramite bollettino: c/c n. 42410209 - Intestato a: A.L.V.I.N. Associazione Libera Volontariato - Viale Ungheria, 5 - 20128 MILANO

o l'accreditamento postale bancario, attraverso queste coordinate:
Naz. IT - Chek 63 - CN 0 - Cod. ABI 07601 - cab 01600
La seconda è quella di inviare le offerte entro una raccomandata o posta prioritaria, a:
A.L.V.I.N. Associazione Libera Volontariato - Viale Ungheria, n. 5 - 20138 - Milano

Dove sono i conti di solidarietà per l'America ?

Dove sono i conti della Caritas prontamente attivati per ogni disastro naturale e sui quali si possano versare somme a favore degli Stati Uniti colpiti dall’uragano Katrina ?

Dove sono gli “aiuti subito” del Corriere della Sera e TG5 a favore della Louisiana ?

Dove sono gli sms di solidarietà a favore del Mississipi ?

Dove sono tutta quella pletora di organizzazioni del “volontariato” che ad ogni cataclisma naturale si premurano di comunicarci numeri di conti sui quali far affluire denaro per i colpiti da tali disastro ?

In ogni disastro naturale (e non) gli Americani hanno sempre offerto aiuti e inviato mezzi per alleviare le sofferenze e per dare impulso alla ripresa.

Sempre in prima fila, gli Americani, con uno spirito umanitario che demolisce ogni critica relativa ad un loro presunto materialismo e infantilismo culturale, perché chi dimostra simile sensibilità verso altri esseri umani, dimostra, con i fatti, di avere un chiaro senso morale e una statura intellettuale che articolisti italiani in questi giorni neanche si sognano.

Gli Americani sono stati in prima fila ad aiutare anche nemici mortali come gli iraniani e i cinesi in occasioni di disastri come terremoti e alluvioni.

Ed è assolutamente ridicolo leggere articoli che interpretano, l’uragano che si abbattuto su Louisiana e Mississipi come una sorte di vendetta della natura perché … non è stato firmato un inutile protocollo di Kyoto.

E chi guarda soddisfatto alle devastazioni di Katrina ha il medesimo spessore morale di chi, l’11 settembre, ha pensato e scritto che gli Americani se l’erano meritata, ha lo stesso spessore morale di chi aiuta i terroristi nella loro opera di morte, ha lo stesso spessore morale degli Osama Bin Laden, degli Al Zarquawi.

A quelli augurerei, se fossi al loro livello di meschinità e bassezza morale, di vivere quelle stesse devastazioni sulla loro pelle e senza aiuti da parte degli Americani.

Ed è certo che se c’è razzismo in Italia è di chi, anche davanti a simili eventi, divide i popoli a seconda che si debbano o meno raccogliere aiuti.
E quando ciò accade significa che non esiste più una comunità nazionale.

Allora, nel silenzio delle associazioni che in queste circostanze solitamente già hanno il conto corrente pronto, accogliamo la proposta di Lisistrata per organizzare una raccolta di fondi da consegnare al Governo Americano come testimonianza di amicizia e solidarietà.

Ma l’iniziativa di Lisistrata, di cui daremo presto conto nello specifico, non ha certo un valore pratico, perché per quanto saremo in grado di raccogliere, sappiamo benissimo che sarà sempre poco e che gli Americani, popolo laborioso e che non si sofferma a piangersi addosso, sanno reagire e ricostruire, meglio di prima.

La raccolta ha una fortissima caratterizzazione morale: è un grazie che si vuole dire a voce alta agli Americani ai quali dobbiamo molto del nostro attuale benessere, della nostra sicurezza e della nostra libertà.

Grazie America. Grazie Bush.