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No alla deriva

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18 marzo 2025

Il prezzo della Libertà

Ho svolto l'obbligatorio, allora, servizio di leva, in Cavalleria, cioè sui carri armati, con il ruolo di capo carro Leopard.

Prima della destinazione definitiva in provincia di Udine, feci tre mesi di addestramento base a Caserta alla Scuola Truppe Corazzate, dove prendemmo conoscenza dei tre carri che allora (1979) erano in dotazione all'Esercito: M47, M60 (che già hanno nel nome l'anno di produzione) e il Leopard prodotto a fine anni Sessanta.

Rispetto ai primi due il Leopard aveva una serie di dotazioni che rendevano gli altri carri non solo superati, ma autentiche bare in un eventuale conflitto.

Altrettanto si poteva dire del Leopard rispetto ai modelli successivi, ma il nostro Esercito si è dotato solo di carri armati Ariete, di produzione nazionale di fine anni Ottanta: un carro di 40 anni fa !

Suppongo che quasi altrettanto sia per gli altri mezzi a nostra disposizione, aerei, navi, missili, batterie antiaeree.

Con un simile arsenale saremmo giusto in grado di contrastare una aggressione da parte di nazioni ancor meno armate, non certo di poter competere alla pari con una nazione che abbia fatto della propria difesa una priorità.

In aggiunta, nel 2005, fu sostanzialmente abolita la leva obbligatoria per passare a Forze Armate di professionisti.

Ben addestrati, certo, forse anche con dotazioni individuali di eccellenza, ma pochi.

Non a caso le missioni militari che hanno visto protagonisti i nostri militari sono essenzialmente quelle cosiddette di peace keeping, cioè di presidio di un territorio sul quale altri erano intervenuti in combattimento (a parte i bombardamenti aerei sulla Serbia del 1999, con D'Alema presidente del consiglio e Mattarella ministro della difesa)

Lo abbiamo potuto fare, perchè abbiamo delegato alla Nato ed agli Stati Uniti la nostra difesa, in cambio di una sorta di vassallaggio culturale (ma non solo) che ha portato, mutuando le varie devianze provenienti da oltre oceano, all'attuale stato di degrado della nostra Civiltà.

Il vento sta cambiando, lentamente, ma con una certa costanza, al punto che possiamo sperare che la nostra Civiltà, quella Occidentale, abbia gli anticorpi per risanarsi da sola.

Un aiutino (come stimolo) lo possono dare le minacce che arrivano dall'estero e, in primis, dalla Cina con la sua economia drogata dal dumping salariale e di controlli sulla qualità e salubrità dei prodotti e dall'Islam che, con la complicità delle ong, ci sta spedendo milioni di clandestini che provano (spesso riuscendoci) a scardinare le nostre fondamenta valoriali.

Contemporaneamente gli Stati Uniti, corrosi dalla stessa nostra crisi valoriale, cercano di ritrovarsi, facendo leva sulle loro tradizioni e chiedendo che le Nazioni della vecchia e decadente Europa ritrovino lo spirito dei secoli passati, che le avevano viste portare la nostra Civiltà in ogni parte del Mondo, per difendere se stesse, come possono e devono fare.

La questione del riarmo è tutta qui.

Senza seguire le sciocchezze della baronessa tedesca, noi dobbiamo investire in Sicurezza, ammodernando i nostri arsenali (e mantenendoli aggiornati nel tempo) e creando i presupposti per avere la possibilità di mobilitare, previo un addestramento obbligatorio di base, tutti i cittadini abili alle armi.

Per fare questo ci vogliono soldi da utilizzare e indirizzare verso le industrie nazionali (l'Ariete era un ottimo carro, quindi possiamo produrne altri, moderni) e per il ripristino del sistema di leva obbligatorio che avrebbe anche benefici effetti sui più giovani che imparerebbero così regole di convivenza, il rispetto della Gerarchia e dell'Autorità che, oggi, mi sembrano particolarmente deficitari.

Lo dobbiamo fare nel tempo, non dobbiamo fare tutto e subito, ma costantemente, senza fermate o marce indietro. 

Lo dobbiamo fare in Italia, per l'Italia, non delegare, ancora una volta, come vorrebbero i cattocomunisti che sono per l'esercito comune europeo, ad una entità straniera la nostra Sicurezza che è anche la nostra Libertà.


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