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No alla deriva

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Diciamo NO alla deriva

04 aprile 2025

L'Italia non deve morire per Berlino e Parigi


I dazi sono realtà e la reazione dei mercati è scomposta quanto quella della Von der Leyen, di Macron e di tutto il gregge europeista.

Mi conforta un po' l'intervista di Giorgia Meloni ieri al Tg1, in cui, pur ritenendo sbagliati i dazi imposti (ed è tutto da discutere) ritiene eccessivamente allarmistico il can can che se ne fa e, soprattutto, non ritiene che si debba rispondere ai dazi con altri dazi che richiamerebbero altri dazi ancora, ma con una trattativa per eliminare i dazi, cioè averne di meno, non di più.

Mi conforta anche l'esito della riunione di vertice del Governo dalla quale sono uscite una serie di proposte finalizzate a liberarci da quelle tasse che l'unione europea si è autoimposta nel nome di una malintesa politica ecologica e di una uniformità imposta nonostante le situazioni tra i 27 siano diverse, a volte poco, a volte tanto.

Vedremo fino a quando la Meloni e il suo Governo riusciranno a resistere alla canea rosso europeista che ha in Mattarella il più insistente interprete, al punto che, fossero sufficienti le sue dichiarazioni, saremmo giù in guerra contro la Russia e gli Stati Uniti contemporaneamente.

Ma, purtroppo, non è solo un ottuagenario al Quirinale che soffia sul fuoco, ma anche una pletora di "professionisti dell'informazione" che forniscono carburante ad una sinistra asfittica e chiusa nella sua riserva antifascista.

La debolezza del Governo Meloni e di tutti i governi italiani è che i cattocomunisti per l'ancestrale ragione che cattolici e socialisti hanno sempre avuto in odio lo Stato Nazionale, per cui o ci si inginocchia e, per dirla con un altro ottuagenario "l'Italia sta dietro a Germania e Francia", oppure ci si scaglia contro il Governo Nazionale che cerca una strada autonoma rispetto alla soffocante unione europea, più sovietica che liberale.

Del resto la posizione della Meloni, lasciando da parte le valutazioni di merito (sbagliati o non sbagliati) dei dazi è quella corretta e lo sbocco naturale è una trattativa bilaterale con Washington, lasciando che Germania e Francia cuociano nel loro brodo.

Non dobbiamo infatti sacrificarci per favorire una Germania che, con una politica strettamente utilitaristica, ha contratto la domanda interna per poter raggiungere i surplus nell'export che ha fatto tracimare il vaso americano.

Nè possiamo e dobbiamo sacrificarci per un riarmo che vedrebbe Germania e Francia tra i maggiori se non unici beneficiari, la prima con la conversione in fabbriche di armi quelle che adesso sfornano automobili non più richieste, la seconda che gonfia il petto essendo l'unico stato a possedere testate nucleare.

In sostanza, seguendo l'unione europea l'Italia e noi Italiani ci sveneremmo per portare acqua al mulino di chi non solo non ci ama, ma vorrebbe farci tornare terra di conquista per le loro armate, militari una volta, finanziarie oggi.

Infine dazi e tasse, quelle che l'unione europea ha scioccamente imposto a se stessa, con tanti lacci e lacciuoli, nel nome di un improbabile e inesistente ecologismo.

Forse basterebbe eliminare quelle con una abolizione dell'Iva per sottoscrivere un accordo con gli Stati Uniti, buono per Trump, come per noi.

Il problema è se i poteri occulti che stanno dietro al movimentismo degli ottuagenari e dei cattocomunisti permetteranno alla Meloni di fare una politica per l'Italia e gli Italiani e non più funzionale ai loro oscuri interessi.

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