Dalla fine della seconda guerra mondiale, quando gli Americani formalizzarono di aver ereditato dall'Inghilterra il ruolo di attore protagonista nella politica internazionale, gli Stati Uniti si sono accollati l'onere di sostenere gli stati alleati sia finanziariamente che militarmente.
Lo schieramento americano nell'Europa Occidentale e la Nato, hanno consentito di creare una barriera contro le preponderanti armate comuniste e, nonostante le quinte colonne rosse allora incarnate dai vari partiti comunisti soprattutto in Italia, Francia e Grecia, ci hanno garantito dal fare la triste fine degli europei che ebbero la sfortuna di ricadere sotto la sfera di influenza attribuita all'Unione Sovietica.
Le ingenti risorse investite dagli Stati Uniti, soprattutto con l'avvento alla presidenza di Ronald Reagan, finirono con il mandare in fallimento i comunisti e anche l'est Europa fu liberato.
La generosità degli Stati Uniti non è sempre stata ricambiata come dovuto, basti ricordare i distinguo di Francia e Germania in occasione della liberazione dell'Iraq e, al contrario, l'avventurismo francese in Libia nel 2011 che, approfittando di una presidenza imbarazzante come quella di Obama, spinse gli Stati Uniti al clamoroso errore delle "primavere arabe" che regalò alla Cina e alla Russia (ma anche alla Turchia) praterie africane.
Nel 2001, con l'ingresso alla Casa Bianca di George W. Bush, sembrava che gli Stati Uniti tornassero a chiudersi nel loro ambito, si parlava infatti, in base alle promesse elettorali, di un neo isolazionismo, simile a quello successivo alla prima guerra mondiale.
Il crimine dell'11 settembre cambiò la prospettiva di quella presidenza, ritardando l'inevitabile.
Così come, per motivi interni, fu rinviata la svolta con la prima presidenza Trump nel 2017-2021.
Ma adesso Trump, uscito rinforzato dalle elezioni, senza oppositori interni al GOP e molto forte nei sondaggi, ha accelerato i tempi e se da un lato sta progettando di ridurre l'ombrello protettivo, tanto più che non esistono concrete minacce (anzi, le minacce più gravi sono all'interno delle singole nazioni, come le sentenze che escludono persone o partiti dalle competizioni elettorali) alla democrazia degli stati, dall'altro non intende più caricare sui contribuenti americani l'onere della prosperità delle economie europee.
Con la tabella che si allega e che è ampiamente diffusa su X, il Presidente Trump ha dimostrato come, fino ad oggi, gli Stati Uniti hanno pagato e pagano tasse e dazi sulle loro merci in ingresso nell'unione europea e in tanti altri stati.
Le tasse, come i dazi, sono un male, ma a volte sono necessarie per ripristinare una condizione di parità che viene alterata da vari fattori: le retribuzioni e i diritti dei lavoratori, la sicurezza del lavoro e dei prodotti, le tasse locali.
In presenza di uno o più di quei fattori è legittimo applicare dazi, cioè tasse, che riequilibrino il rapporto della concorrenza.
In base alla presenza di tali fattori sono stati applicati da Trump dazi differenziati in base alla provenienza delle merci.
La pacchia è finita e non resta che trattare per togliere dazi e sanare i fattori di squilibrio, perchè i consumatori finali possano scegliere il prodotto migliore, a parità di condizioni di base.
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